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Archeological Area 'Santu Pedrù — Attraction in Alghero

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Archeological Area 'Santu Pedrù
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The necropolis of Santu Pedru is an archaeological site of the municipality of Alghero, Sardinia. Located near the road to Uri, the necropolis consists of 10 domus de janas.
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Archeological Area 'Santu Pedrù
ItalySardiniaAlgheroArcheological Area 'Santu Pedrù

Basic Info

Archeological Area 'Santu Pedrù

Località Santu Pedru, 07041 Alghero SS, Italy
4.2(93)
Open 24 hours
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Ratings & Description

Info

The necropolis of Santu Pedru is an archaeological site of the municipality of Alghero, Sardinia. Located near the road to Uri, the necropolis consists of 10 domus de janas.

Cultural
Outdoor
Adventure
Scenic
Off the beaten path
attractions: , restaurants:
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+39 329 438 5947
Website
donnanuragica.com

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Reviews of Archeological Area 'Santu Pedrù

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Ubicata sul pendio est della collina trachitica di Santu Pedru lungo la strada che collega Alghero e Uri, comprende una decina di tombe a domus de janas, un nuraghe monotorre posto sulla sommità e un villaggio con capanne circolari e rettilinee. Il sito risale al 4000/3500 a.C. (utilizzato sino al 600 d.C.) e completamente sconosciuto sino alla fine degli anni 50’ quando fu scoperto per caso a seguito di lavori di messa in opera dell’acquedotto di Alghero. Da lì venne scavato da Ercole Contu che nel 1959 mise in luce la tomba I. I lavori continuarono negli anni 89/94 con Alberto Moravetti e infine con Paolo Melis nel 2004/2005. La tomba I è denominata “dei Vasi Tetrapodi” poiché è l’unica in Sardegna ad aver restituito vasi a 4 piedi e tra tutte e dieci, è la più spettacolare per grandiosità e complessità, nonché capace di restituire la prima vera stratigrafia di una tomba ipogeica a domus de janas. L’ingresso della tomba è preceduto da un lungo dromos (interrotto dalla strada statale 127 bis) che porta ad una anticella con soffitto inciso a raggiera nel tentativo di riprodurre il tetto di un’abitazione. Nel muro un portello coronato da un finto architrave con tracce di pittura rossa e doppia cornice scolpita che introduce alla camera principale tramite due scalini finemente lavorati. L’interno della camera sepolcrale presenta due pilastri rettangolari scolpiti che “reggono” il soffitto. Sulla parete di fondo, una riproduzione in rilievo di una falsa porta decorata da cornici e tracce di ocra rossa. In tempi recenti è stata danneggiata dai tombaroli nella convinzione che al di là della cornice vi fosse una stanza nascosta con probabili tesori. Dal vano principale si accede a 9 celle minori sopraelevate, con portelli decorati da cornici e in uno di essi delle corna taurine. Sotto due di essi vi sono fori di pedata e un alto scalino che facilitavano l’ingresso all’interno. Oltre ai vasi tetrapodi, furono recuperati altri 447 reperti, tutti restaurati e conservati presso il Museo di Sassari Giovanni Antonio Sanna. La tomba III è probabilmente la più grande della necropoli. Ha un lungo dromos di accesso di circa 9 mt ma con ancora 3-4 metri non scavati. Il portello di ingresso è stato ampliato a posteriori e introduce in un’anticella che presenta un tetto a spiovente e un piano pavimentale con 4 coppelle. Come la tomba I anche questa ha due pilastri che sorreggono la volta e una falsa porta scolpita al centro della parete dipinta in ocra rossa opposta all’ingresso. L’ipogeo non ha restituito nessun reperto preistorico e ciò che è stato recuperato risale all’età del Ferro. La tomba IV venne trasformata nel VI e VII sec. d. C. in chiesa rupestre dedicata ai Santi Pietro e Lucia (da qui il nome del sito Santu Pedru). Si presenta ormai come un’ampia aula con degli altari scavati nella trachite, al posto delle celle di sepoltura originali. L’anticella e il dromos sono ormai demoliti. La tomba venne riutilizzata anche dai pastori e dai soldati durante la seconda guerra mondiale, dove vennero aggiunte parti in muratura dove è possibile scorgere il segno scolpito di una croce. La tomba V è l’unica in tutta la necropoli che ha restituito resti scheletrici umani (due individui). La tomba VI testimonia l’utilizzo dell’ipogeo in età nuragica grazie al parziale crollo del soffitto che, proteggendo il sepolcro, ha permesso di ritrovare reperti nuragici, collegandoli così alla presenza del nuraghe e il villaggio sulla collina sovrastante. La tomba X, l’ultima ad essere indagata negli anni 2000, è preceduta da un lungo corridoio e si compone di un’anticella, una cella principale e tre celle laterali che si aprono ai lati di quest’ultima. Nella parete di fondo, una falsa porta. Sono presenti due pilastri e al centro del pavimento la riproduzione di un focolare del tipo ad anello in rilievo con ulteriore fossetta circolare in posizione centrale. La tomba I è visibile solo tramite cooperativa, le altre sono di...

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1y

Vastissimo complesso di Domus de Janas sulla strada che da Alghero conduce a Uri. Lo svincolo è un pò brutto, poichè è proprio in una curva a braccio sulla sinistra e bisogna prestare molta attenzione quando si svolta, per la via secondaria e cieca dove lasciare la macchina: la necropoli si trova proprio accanto alla stradina sulla sinistra, anzi un pezzo di corridoio della prima domus è stato tranciato proprio per la realizzazione della strada, che evidentemente doveva passare proprio là senza deroghe (!). Il sito è selvaggio, il che significa il più completo abbandono; l'unico segno di cura è dato da un cancello che preclude l'accesso alla domus con il corridoio monco, a quanto pare la più bella, riccamente decorata all'interno e in cui è stato trovato un vasto assortimento di reperti (domus dei vasi tetrapodi). Il complesso sorge su un gigantesco affioramento di calcare e si sviluppa tutto verso l'alto, verso la cima della collina; troverete domus in ogni anfratto, dalle più piccole, alle più grandi ed elaborate, alcune purtroppo in rovina, e l'abbandono non contribuisce in tal senso. Ho notato una domus con il soffitto della prima cella interamente crollato, che al momento della mia visita (agosto 2023) presentava un bello stagno con tanto di giunchi e ranocchi, e fatto più divertente è che l'acqua quel mese non la vedeva da tante settimane, e le pareti della domus presentano segni di pittura in ocra rossa ancora vividi e visibili nonostante il poco riparo offerto e le intemperie. Molto interessante è la domus forse più grande, con accesso originario semi divelto e ricoperto di frasche e rovi, con dei mattoni che ne precludono parzialmente l'accesso; presenta all'interno una camera enorme con tanto di due colonne in ottime condizioni e celle a specchio da ambo i lati. L'accesso non sto neanche a dirlo, ma è ovviamente gratuito e l'intero sito non è gestito. Intuibile il rimaneggiamento nei secoli scorsi di alcune domus, in una è presente persino un caminetto, le pareti sono incenerite ed è ovvio che alcune pareti siano state abbattute per fare spazio, magari per il ricovero di bestiame. Lascio qualche foto esplicativa. Se vi trovate ad Alghero il sito a mio parere merita...

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La nécropole de Santu Pedru est un site archéologique de la municipalité d' Alghero, en Sardaigne . Située près de la route d' Uri, la nécropole se compose de 10 tombes Domus de Janas. Datant de la période pré-nuragique. J'ai plusieurs conseils à vous donner : Le premier c'est l'accès, car aucunes indications sur la route alors suivez votre GPS et vous avez un petit chemin le long de la route pour garer la voiture. Le second c'est l'entrée, sur ma première photo le passage se trouve à droite de cette dernière. Enfin le dernier c'est d'avoir une tenue adaptée (baskets, pantalon et manche longue conseillé car il y a énormément d'épines sur les chemins) et également une lampe afin de visiter au mieux les tombes (parfois à quatre pattes). Pour les femmes, cheveux attachés. N'hésitez-pas à accéder au sommet de la colline afin d'avoir une vue imprenable sur le paysage mais également de vous situer afin de visiter un bunker. Éviter cette balade avec...

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Ilaria CardellaIlaria Cardella
Ubicata sul pendio est della collina trachitica di Santu Pedru lungo la strada che collega Alghero e Uri, comprende una decina di tombe a domus de janas, un nuraghe monotorre posto sulla sommità e un villaggio con capanne circolari e rettilinee. Il sito risale al 4000/3500 a.C. (utilizzato sino al 600 d.C.) e completamente sconosciuto sino alla fine degli anni 50’ quando fu scoperto per caso a seguito di lavori di messa in opera dell’acquedotto di Alghero. Da lì venne scavato da Ercole Contu che nel 1959 mise in luce la tomba I. I lavori continuarono negli anni 89/94 con Alberto Moravetti e infine con Paolo Melis nel 2004/2005. La tomba I è denominata “dei Vasi Tetrapodi” poiché è l’unica in Sardegna ad aver restituito vasi a 4 piedi e tra tutte e dieci, è la più spettacolare per grandiosità e complessità, nonché capace di restituire la prima vera stratigrafia di una tomba ipogeica a domus de janas. L’ingresso della tomba è preceduto da un lungo dromos (interrotto dalla strada statale 127 bis) che porta ad una anticella con soffitto inciso a raggiera nel tentativo di riprodurre il tetto di un’abitazione. Nel muro un portello coronato da un finto architrave con tracce di pittura rossa e doppia cornice scolpita che introduce alla camera principale tramite due scalini finemente lavorati. L’interno della camera sepolcrale presenta due pilastri rettangolari scolpiti che “reggono” il soffitto. Sulla parete di fondo, una riproduzione in rilievo di una falsa porta decorata da cornici e tracce di ocra rossa. In tempi recenti è stata danneggiata dai tombaroli nella convinzione che al di là della cornice vi fosse una stanza nascosta con probabili tesori. Dal vano principale si accede a 9 celle minori sopraelevate, con portelli decorati da cornici e in uno di essi delle corna taurine. Sotto due di essi vi sono fori di pedata e un alto scalino che facilitavano l’ingresso all’interno. Oltre ai vasi tetrapodi, furono recuperati altri 447 reperti, tutti restaurati e conservati presso il Museo di Sassari Giovanni Antonio Sanna. La tomba III è probabilmente la più grande della necropoli. Ha un lungo dromos di accesso di circa 9 mt ma con ancora 3-4 metri non scavati. Il portello di ingresso è stato ampliato a posteriori e introduce in un’anticella che presenta un tetto a spiovente e un piano pavimentale con 4 coppelle. Come la tomba I anche questa ha due pilastri che sorreggono la volta e una falsa porta scolpita al centro della parete dipinta in ocra rossa opposta all’ingresso. L’ipogeo non ha restituito nessun reperto preistorico e ciò che è stato recuperato risale all’età del Ferro. La tomba IV venne trasformata nel VI e VII sec. d. C. in chiesa rupestre dedicata ai Santi Pietro e Lucia (da qui il nome del sito Santu Pedru). Si presenta ormai come un’ampia aula con degli altari scavati nella trachite, al posto delle celle di sepoltura originali. L’anticella e il dromos sono ormai demoliti. La tomba venne riutilizzata anche dai pastori e dai soldati durante la seconda guerra mondiale, dove vennero aggiunte parti in muratura dove è possibile scorgere il segno scolpito di una croce. La tomba V è l’unica in tutta la necropoli che ha restituito resti scheletrici umani (due individui). La tomba VI testimonia l’utilizzo dell’ipogeo in età nuragica grazie al parziale crollo del soffitto che, proteggendo il sepolcro, ha permesso di ritrovare reperti nuragici, collegandoli così alla presenza del nuraghe e il villaggio sulla collina sovrastante. La tomba X, l’ultima ad essere indagata negli anni 2000, è preceduta da un lungo corridoio e si compone di un’anticella, una cella principale e tre celle laterali che si aprono ai lati di quest’ultima. Nella parete di fondo, una falsa porta. Sono presenti due pilastri e al centro del pavimento la riproduzione di un focolare del tipo ad anello in rilievo con ulteriore fossetta circolare in posizione centrale. La tomba I è visibile solo tramite cooperativa, le altre sono di libero accesso.
Sara OroSara Oro
Vastissimo complesso di Domus de Janas sulla strada che da Alghero conduce a Uri. Lo svincolo è un pò brutto, poichè è proprio in una curva a braccio sulla sinistra e bisogna prestare molta attenzione quando si svolta, per la via secondaria e cieca dove lasciare la macchina: la necropoli si trova proprio accanto alla stradina sulla sinistra, anzi un pezzo di corridoio della prima domus è stato tranciato proprio per la realizzazione della strada, che evidentemente doveva passare proprio là senza deroghe (!). Il sito è selvaggio, il che significa il più completo abbandono; l'unico segno di cura è dato da un cancello che preclude l'accesso alla domus con il corridoio monco, a quanto pare la più bella, riccamente decorata all'interno e in cui è stato trovato un vasto assortimento di reperti (domus dei vasi tetrapodi). Il complesso sorge su un gigantesco affioramento di calcare e si sviluppa tutto verso l'alto, verso la cima della collina; troverete domus in ogni anfratto, dalle più piccole, alle più grandi ed elaborate, alcune purtroppo in rovina, e l'abbandono non contribuisce in tal senso. Ho notato una domus con il soffitto della prima cella interamente crollato, che al momento della mia visita (agosto 2023) presentava un bello stagno con tanto di giunchi e ranocchi, e fatto più divertente è che l'acqua quel mese non la vedeva da tante settimane, e le pareti della domus presentano segni di pittura in ocra rossa ancora vividi e visibili nonostante il poco riparo offerto e le intemperie. Molto interessante è la domus forse più grande, con accesso originario semi divelto e ricoperto di frasche e rovi, con dei mattoni che ne precludono parzialmente l'accesso; presenta all'interno una camera enorme con tanto di due colonne in ottime condizioni e celle a specchio da ambo i lati. L'accesso non sto neanche a dirlo, ma è ovviamente gratuito e l'intero sito non è gestito. Intuibile il rimaneggiamento nei secoli scorsi di alcune domus, in una è presente persino un caminetto, le pareti sono incenerite ed è ovvio che alcune pareti siano state abbattute per fare spazio, magari per il ricovero di bestiame. Lascio qualche foto esplicativa. Se vi trovate ad Alghero il sito a mio parere merita sicuramente la visita.
Britany BietBritany Biet
La nécropole de Santu Pedru est un site archéologique de la municipalité d' Alghero, en Sardaigne . Située près de la route d' Uri, la nécropole se compose de 10 tombes Domus de Janas. Datant de la période pré-nuragique. J'ai plusieurs conseils à vous donner : Le premier c'est l'accès, car aucunes indications sur la route alors suivez votre GPS et vous avez un petit chemin le long de la route pour garer la voiture. Le second c'est l'entrée, sur ma première photo le passage se trouve à droite de cette dernière. Enfin le dernier c'est d'avoir une tenue adaptée (baskets, pantalon et manche longue conseillé car il y a énormément d'épines sur les chemins) et également une lampe afin de visiter au mieux les tombes (parfois à quatre pattes). Pour les femmes, cheveux attachés. N'hésitez-pas à accéder au sommet de la colline afin d'avoir une vue imprenable sur le paysage mais également de vous situer afin de visiter un bunker. Éviter cette balade avec les enfants.
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Ubicata sul pendio est della collina trachitica di Santu Pedru lungo la strada che collega Alghero e Uri, comprende una decina di tombe a domus de janas, un nuraghe monotorre posto sulla sommità e un villaggio con capanne circolari e rettilinee. Il sito risale al 4000/3500 a.C. (utilizzato sino al 600 d.C.) e completamente sconosciuto sino alla fine degli anni 50’ quando fu scoperto per caso a seguito di lavori di messa in opera dell’acquedotto di Alghero. Da lì venne scavato da Ercole Contu che nel 1959 mise in luce la tomba I. I lavori continuarono negli anni 89/94 con Alberto Moravetti e infine con Paolo Melis nel 2004/2005. La tomba I è denominata “dei Vasi Tetrapodi” poiché è l’unica in Sardegna ad aver restituito vasi a 4 piedi e tra tutte e dieci, è la più spettacolare per grandiosità e complessità, nonché capace di restituire la prima vera stratigrafia di una tomba ipogeica a domus de janas. L’ingresso della tomba è preceduto da un lungo dromos (interrotto dalla strada statale 127 bis) che porta ad una anticella con soffitto inciso a raggiera nel tentativo di riprodurre il tetto di un’abitazione. Nel muro un portello coronato da un finto architrave con tracce di pittura rossa e doppia cornice scolpita che introduce alla camera principale tramite due scalini finemente lavorati. L’interno della camera sepolcrale presenta due pilastri rettangolari scolpiti che “reggono” il soffitto. Sulla parete di fondo, una riproduzione in rilievo di una falsa porta decorata da cornici e tracce di ocra rossa. In tempi recenti è stata danneggiata dai tombaroli nella convinzione che al di là della cornice vi fosse una stanza nascosta con probabili tesori. Dal vano principale si accede a 9 celle minori sopraelevate, con portelli decorati da cornici e in uno di essi delle corna taurine. Sotto due di essi vi sono fori di pedata e un alto scalino che facilitavano l’ingresso all’interno. Oltre ai vasi tetrapodi, furono recuperati altri 447 reperti, tutti restaurati e conservati presso il Museo di Sassari Giovanni Antonio Sanna. La tomba III è probabilmente la più grande della necropoli. Ha un lungo dromos di accesso di circa 9 mt ma con ancora 3-4 metri non scavati. Il portello di ingresso è stato ampliato a posteriori e introduce in un’anticella che presenta un tetto a spiovente e un piano pavimentale con 4 coppelle. Come la tomba I anche questa ha due pilastri che sorreggono la volta e una falsa porta scolpita al centro della parete dipinta in ocra rossa opposta all’ingresso. L’ipogeo non ha restituito nessun reperto preistorico e ciò che è stato recuperato risale all’età del Ferro. La tomba IV venne trasformata nel VI e VII sec. d. C. in chiesa rupestre dedicata ai Santi Pietro e Lucia (da qui il nome del sito Santu Pedru). Si presenta ormai come un’ampia aula con degli altari scavati nella trachite, al posto delle celle di sepoltura originali. L’anticella e il dromos sono ormai demoliti. La tomba venne riutilizzata anche dai pastori e dai soldati durante la seconda guerra mondiale, dove vennero aggiunte parti in muratura dove è possibile scorgere il segno scolpito di una croce. La tomba V è l’unica in tutta la necropoli che ha restituito resti scheletrici umani (due individui). La tomba VI testimonia l’utilizzo dell’ipogeo in età nuragica grazie al parziale crollo del soffitto che, proteggendo il sepolcro, ha permesso di ritrovare reperti nuragici, collegandoli così alla presenza del nuraghe e il villaggio sulla collina sovrastante. La tomba X, l’ultima ad essere indagata negli anni 2000, è preceduta da un lungo corridoio e si compone di un’anticella, una cella principale e tre celle laterali che si aprono ai lati di quest’ultima. Nella parete di fondo, una falsa porta. Sono presenti due pilastri e al centro del pavimento la riproduzione di un focolare del tipo ad anello in rilievo con ulteriore fossetta circolare in posizione centrale. La tomba I è visibile solo tramite cooperativa, le altre sono di libero accesso.
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Sara Oro

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Britany Biet

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