CHIESA DI SAN PLATΑΝΟ
Le prime notizie sulla chiesa di San Platano si riferiscono alla donazione, da parte del giudice Costantino, della Chiesa di S. Ambrogio e delle relative pertinenze ai benedettini dell'Abbazia di S. Vittore di Marsiglia giunti in Sardegna alla metà del XI secolo. La Chiesa viene menzionata come proprietà dei monaci Vittorini nel 1141-1144 ed è circa a questa fase che si riconduce il primo impianto. L'originaria copertura in pietra voltata a botte venne sostituita, a seguito del crollo, da un tetto ligneo a due falde su cui si realizzò il campanile a vela. I rivestimenti in pietra sono stati oggetto d'interventi durante i restauri della metà del novecento. In occasione di questi fu necessario provvedere al ripristino delle fondazioni a seguito di alcuni cedimenti causati da dissesti alluvionali. In tale circostanza i conci vennero smontati e rimontati pezzo per pezzo con alcune riparazioni. L'interno è definito da due navate absidate divise da tre arcate a tutto sesto sostenute da due colonne romane reimpiegate e sormontate da capitello e abaco a tavoletta secondo la norma toscana. Dei capitelli uno è la sezione superiore di un esemplare corinzio a foglie d'acanto, di datazione classica, l'altro, romano, presenta i segni delle lavorazioni eseguite per il nuovo adattamento ma conserva ancora una parte delle decorazioni originali con motivi a foglie d'acqua, ovoli, voluta ionica, pane crociato e rosetta a doppio giro di petali. Nel complesso la struttura mostra un telaio definito da uno zoccolo a scarpa piana, larghe paraste d'angolo e una lesena (pilastro decorativo) per ogni fianco. A circa metà dell'altezza di ogni abside si apre una finestra arcuata (monofora) con strombo gradinato. II registro decorativo è definito dal ritmo di due archetti a doppia ghiera che s'impostano su semicolonne con capitelli classicheggianti. Questi elementi, assieme alla scala esterna sul fianco nord, all'impianto a doppia navata absidata e al pregevole rivestimento della facciata, sono il risultato di un'integrazione provenzale del modello pisano-lucchese. L'utilizzo dei marmi bianco e bardiglio, provenienti dallo spoglio di edifici più antichi, sono un elemento di spicco nella decorazione dell'edificio che richiama il gusto toscano. La gradinata di mensoloni infissi sul lato nord accede al tetto e al campanile a vela che conserva una campana datata al 1428. Sulla facciata due arcatelle pensili, parzialmente conservate, circoscrivono le grandi ruote intarsiate alla maniera pisana, mentre a metà altezza corre un filare di blocchi con incavi che, in origine, contenevano recipienti ceramici utilizzati come decorazione. Nella parte inferiore, inglobato nella muratura, si nota un architrave proveniente dallo spoglio di resti tardoromani che è stato riscolpito, secondo il gusto romanico, al momento del suo reimpiego nell'edificio. Ai lati della facciata si aprono i portali ognuno in asse con due finestre arcuate, di cui resta solo quella a sinistra, i cui archi marmorei sono decorati in bassorilievo da una cornice fiancheggiata da due dischi, uno con quadrupede e uno con croce greca. La chiesa costituisce uno dei più importanti esempi di edificio romanico in Sardegna. Attualmente il monumento è dichiarato bene d'interesse culturale storico-artistico con D.M. n. 88...
Read moreLa chiesa di S. Platano, dedicata al santo «che dicesi fosse fratello di S. Antioco Sulcitano» (G. Spano), si trova all’immediata periferia campestre di Villaspeciosa, il cui territorio documenta la continuità d’insediamento dall’epoca preistorica a quella altomedioevale. Un titolo “sancti Platani”, privo di specificazione toponimica, è menzionato come possesso vittorino nel 1141. L’impianto binavato con absidi a nordest è ascrivibile al secondo quarto del XII secolo. Le due navate erano voltate a botte, con sottarchi nascenti nei fianchi da paraste e nel setto divisorio da mensole che interrompono la cornice d’imposta. Nel XIV secolo, il crollo delle volte determinò la perdita dei terminali, la ricostruzione del campanile a vela e la sostituzione della pesante copertura litica con un tetto ligneo a due falde. I paramenti risultano abbondantemente risarciti nel corso dei restauri. Facciata e setto divisorio sono in conci calcarei di media pezzatura, mentre il paramento dei fianchi e dell’abside è in cantonetti subsquadrati. La qualità della pietra è molto varia specie nella facciata, dove sono inseriti spogli in marmo bianco e bardiglio. I sostegni del setto divisorio ad arcate sono fusti di colonne romane, con capitello e abaco a tavoletta secondo la norma toscana. Dei capitelli, uno è la sezione superiore di un esemplare corinzio a foglie d’acanto, di probabile età classica; l’altro, eseguito ad hoc, presenta sulle quattro superfici corrispondenti ai lati dell’abaco quadrato una serie di motivi, che va dalle foglie d’acqua agli ovoli del capitello composito, quindi a una sola voluta ionica e a un pane crociato entro cordoncino attorto, per arrivare a una corposa rosetta con due giri di petali. Il telaio strutturale è dato da zoccolo a scarpa piana, larghe paraste d’angolo, una lesena in ogni fianco e semicolonne di partizione delle absidi. Nello specchio mediano di ogni abside si apre una monofora centinata con strombo gradonato, mentre sui capitelli classicheggianti delle semicolonne s’impostano archetti a doppia ghiera, con ritmo di due per ogni specchio. Alcuni tratti dell’archeggiatura sono risarciti con elementi monolitici tagliati a filo. L’estradosso dei catini è segnato da cornice sgusciata. Nel fianco nord è una scala pensile per l’accesso ai tetti, i cui gradini sono mensoloni infissi nel muro. La facciata aveva coronamento ad arcatelle, due per ogni specchio, nascenti dalle paraste d’angolo e impostate sulle semicolonne di tripartizione in specchi. In quello mediano, le arcatelle circoscrivono grandi ruote intarsiate alla maniera pisana. A metà altezza corre un filare di conci con alloggi per bacini ceramici, che determina la bipartizione orizzontale del prospetto. Nella parte inferiore è tessuto al centro un cielo d’architrave tardoromano, riscolpito per il reimpiego “antiquario” al momento della fabbrica romanica. Negli specchi laterali si aprono i portali centinati, ognuno in asse con una luce, di cui resta quella sinistra, con centina marmorea dove sono scolpiti in bassorilievo un disco con quadrupede e una croce...
Read moreVILLASPECIOSA CAMPIDANO DI ORISTANO, CHIESA ROMANICA DEDICATA A SAN PLATANO
La chiesa romanica dedicata a San Platano, si trova nella periferia del centro abitato di Villaspeciosa. E' stata realizzata in pietra calcarea e in materiale di spoglio proveniente dalla vicina area archeologica di epoca romano-paleocristiana di san Cromazio. La facciata, fortemente irregolare, culmina con un campanile a vela con luce ad arco a sesto acuto. Spartita in tre specchi da semicolonnine e delimitata da paraste angolari, in essa si aprono due portali, uno dei quali sormontato da una monofora. Centralmente il prospetto è decorato da un fregio. L'aula interna è binavata e biabsidata e spartita da tre arcate a tutto sesto su colonne con scolpiti capitelli. La chiesa, attestata da un documento che riporta la data 1141, è stata realizzata per volontà dei monaci Vittorini. La strutturazione dell'edificio, che vede tra le altre caratteristiche la spartizione in due navate absidate, è presente in diverse chiese dell'isola. Essa risulta, insieme ad altri elementi che contraddistinguono l'edificio, come gli archetti pensili su colonnine o la scala posta esternamente, da un'integrazione tra il modello provenzale, portato dai monaci di San Vittore Marsiglia, con quello pisano-lucchese.
PURTROPPO COME MOLTO SPESSO ACCADE LA CHIESA...
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