Romanzesu costituisce uno dei più importanti complessi abitativi e cultuali della Sardegna nuragica, con un centinaio di capanne, cinque edifici di culto un tempio a pozzo e quattro a "megaron" - e un grande recinto cerimoniale. È costruito col granito locale. L'area si sviluppa attorno al tempio a pozzo, costruito nella roccia dalle cui fenditure sgorga l'acqua sorgiva. Esso ha scala d'accesso e camera circolare (diametro m 3,40; altezza m 3,60) costruita con filari regolari di blocchi accuratamente lavorati. Il pavimento è lastricato e un bancone-sedile corre lungo il perimetro della parete. Al pozzo erano associati tre betilini scoperti a N e S della struttura. Una sorta di corridoio a gradoni, segnato da alcuni menhir, collega il pozzo con una grande vasca circolare gradonata (diametro m 14), con pavimento lastricato, forse destinata alle abluzioni rituali, dove si raccoglieva l'acqua di piena della sorgente. L'area del pozzo ha restituito materiali del Bronzo recente e finale (XIII-IX sec. a.C.). I quattro templi a "megaron" e il recinto sono situati nell'area del villaggio, sul leggero pendio prossimo al pozzo. Il primo "megaron" (lunghezza m 12,15; larghezza m 5,40/6,20; altezza residua m 2,15) è a circa 100 m dal pozzo ed è volto ad E. Aveva nella sua prima fase, del XIV sec. a.C., uno schema doppiamente "in antis" (lati lunghi prolungati sulla fronte e sul retro) con un vestibolo che immetteva attraverso un ingresso strombato nel vano rettangolare interno (lunghezza m 5,30; larghezza m 3,30). Questo era dotato di sedili e di banconi per offerte, mentre una fossa centrale sembra documentare la presenza di un elemento architettonico rituale. Nel XIII-XI secolo a.C. il vestibolo fu chiuso con muri rettilinei e dotato di spazi per contenitori d'uso rituale; nel X-IX secolo a.C. fu ampliato con la costruzione di una fronte curvilinea. Nelle vicinanze del tempio è un grande recinto ellittico (diametro m 18,40/16,70) con ingresso ad E e una struttura interna di muri concentrici. Questi creano un percorso anulare, quasi labirintico, di collegamento con un vano centrale lastricato (diametro m 4,74): al centro un basamento costruito con blocchi a cuneo doveva sostenere un elemento cultuale, forse lo stesso modellino fittile di nuraghe restituito in frammenti dallo scavo. Il rinvenimento di un migliaio di ciottoli di quarzo sembra confermare la funzione rituale dell'ambiente. Il secondo "megaron" sorge a monte del pozzo. È rettangolare (lunghezza m 11,90/11,20; larghezza m 6-5,50) ed è costruito con blocchi disposti su filari irregolari livellati con zeppe. Il vano interno rettangolare (lunghezza m 5,15/4,90; larghezza m 1,65) conserva la pavimentazione lastricata e una parte di un largo bancone. All'esterno, sul lato destro, poggiano due basamenti per le offerte con resti delle colate di piombo. Il terzo "megaron" è situato a 100 m a N del primo. Ingloba alcuni salienti di roccia ed ha forma rettangolare doppiamente "in antis" (lunghezza m 8,80; larghezza m 2,30). Le pareti del vano interno sono realizzate con filari regolari di blocchi appena sbozzati. Il tempio era circondato da un recinto lastricato del quale si conserva il basamento. Tra le capanne del villaggio, circolari, alcune particolarmente spaziose sono dotate di banconi-sedile, nicchie e suddivisioni interne, similmente alle capanne delle riunioni di altri villaggi nuragici dell'isola. Le ceramiche restituite dalle capanne attestano un primitivo impianto dell'abitato nelle fasi evolute del Bronzo medio (XVI sec. a.C.). Altri edifici a pianta rettangolare, con lato di fondo absidato e banconi spiraliformi o circolari, erano forse funzionali all'accoglienza...
Read moreA 13 km da Bitti, su un altopiano granitico a 750 mt s.l.m. , dimora da ormai 3500 anni, il Villaggio/Santuario Nuragico di “Su Romanzesu" che si estende per oltre 7 ettari, laddove nasce la sorgente del fiume Tirso. Il complesso nuragico, edificato in granito locale, comprende un tempio a pozzo con anfiteatro annesso, 3 templi a megaron, un recinto cerimoniale (a labirinto) ed una serie di capanne (tra le quali 5 adibite a riunioni). Il primo a scoprire il pozzo fu Taramelli, l’allora Soprintendente alle Antichità nel 1919 durante i lavori di ricerca d’acqua. Dagli anni 80’ in poi vi furono una serie di campagne di scavo condotte dalla Dr.ssa M. Ausilia Fadda che hanno riportato alla luce circa 1/20mo dell’area insediativa. L’abitato risale al 1500 a.C.(Bronzo medio) e venne trasformato in villaggio santuario nel XIII e XII sec. a. C. quando, su una vena sorgiva, fu costruito il pozzo sacro dedicato alla divinità dell’acqua. Il complesso nuragico venne poi definitivamente abbandonato nel XII sec. a. C. L’edificio più importante è proprio il tempio a pozzo, edificato tra il 14°e il 13° sec. a. C. con struttura a tholos di altezza residua di 3,60 mt. La scala trapezoidale venne distrutta dagli operai durante i lavori di scavo per la raccolta dell’acqua ma il vano del pozzo dispone di una panchina ancora visibile che in origine doveva seguire tutta la circonferenza. Ai lati dell’ingresso si ergono 3 betili in granito in segno di sacralità. Quando il livello dell’acqua superava l’ultimo gradino, essa veniva convogliata, tramite un canale lungo 46 mt sormontato da gradoni, verso una grande vasca circolare di 8,50 mt circondata da 6 tribune di gradini sui quali la gente del villaggio si adunava per scopo rituale. Probabilmente veniva utilizzata anche per le Ordalie, durante le quali chi veniva accusato di reati contro la proprietà veniva sottoposto al giudizio divino che si rivelava attraverso l’acqua. Questa, secondo le credenze popolari, aveva il potere di accecare il colpevole. Nel complesso sono presenti anche 3 templi a megaron edificati nella fase del Bronzo Recente, nei quali sono state rinvenute collane di ambra, punte e puntali di lancia in bronzo. Tra il 13° e il 14° sec. a.C. venne edificato un recinto cerimoniale composto da muri con andamento labirintico che conducono alla capanna centrale dove è presente un sacello circolare in pietra. Probabilmente era la capanna del Sacerdote/Stregone e all'interno furono rinvenuti ciottoli fluviali di quarzo rossiccio. Tra tutte le capanne, la 1 e la 2 sono state costruite nelle fasi più antiche dell’abitato; caratterizzate da pavimento lastricato, ingresso ad est, un focolare al centro del vano e sedile che si sviluppa alla base della circonferenza interna. I materiali ceramici rinvenuti sono della prima età del ferro (9° e 8° sec. a.C.).
Se vi è possibile unitevi alle visite guidate, nessuno come loro può accompagnarvi alla scoperta di questo splendido luogo...
Read moreAl mio arrivo al Complesso Nuragico di Romanzesu, sono stato immediatamente colpito dalla qualità dell'aria, che non è solo dovuta alla sua posizione altimetria di 770 m circa s.l.m., ma anche dalla presenza di un fantastico bosco di sughere, che oltre a creare un contesto paesaggistico fantastico, concilia il visitatore alla scoperta e all'immersione in un luogo dove si sente fin da subito la forte presenza di storia. Muovendo i miei primi passi all'interno del bosco e osservando gli affioramenti delle rocce del passato e affidandomi alla descrizione sapiente della guida, è stato chiaro fin da subito che si stava parlando di un insediamento di epoca Nuragica, che si avvaleva di maestranze di tutto rispetto, che avevano delle abili capacità sia ingegneristiche che idrauliche. In tal senso mi ha colpito su tutto la Progettazione del bacino cerimoniale, dell'ampia vasca, delle canalizzazioni che col le opportune pendenze portavano l'acqua dalla risorgiva del pozzo sacro fino alla vasca di accumulo grande, passando per una vasca di compensazione evitando così il fenomeno del "troppo pieno" . Questo è un po' il sistema ancora utilizzato per chi progetta le piscine olimpioniche, che consente di non svuotare la vasca ad esempio con i frequenti tuffi, e la vasca di compensazione così ogni volta va a riportare il livello della vasca grande a quello di partenza. È però assolutamente sbalorditivo che una tale tecnologia possa essere stata già in uso tra il XIV/XIII sec a. C. . L'organizzazione architettonica è composta da 5 edifici monumentali a destinazione culturale e/o cerimoniale e da una decina di capanne. Tra la fine del XIII e gli inizi del XII sec. a. C., il villaggio di Romanzesu, per motivazioni ancora sconosciute, ha conosciuto la realizzazione di numerosi monumenti a destinazione culturale. Un'altra cosa che mi ha incuriosito ascoltando la narrazione della guida è che, oltre ad esser state ritrovate tracce di armi in bronzo e materiali ceramici della prima età del ferro, questo ad oggi sia ancora il più consistente ritrovamento di perle d'ambra. Ma che ci faceva tutta questa ambra in Sardegna se tipicamente la si trova nelle zone del Mar Baltico, della Romania e della Repubblica Ceca? Questo stava a testimoniare l'importante ruolo dei Nuragici nel mediterraneo e nei commerci e che non era un popolo che di certo si accontentava a stare nell'isola e che probabilmente navigava anche in delle terre così lontane. Se vi trovate dunque nella zona di Bitti, con i vostri ragazzi o con i vostri studenti, questa opportunità non ve la potete proprio perdere! Visita consigliatissima e descrizione...
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