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Foresteria Monastero San Pietro di Sorres — Attraction in Boruta/Borutta

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Foresteria Monastero San Pietro di Sorres
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Foresteria Monastero San Pietro di Sorres
ItalySardiniaBoruta/BoruttaForesteria Monastero San Pietro di Sorres

Basic Info

Foresteria Monastero San Pietro di Sorres

Via S. Pietro di Sorres, 07040 San Pietro di Sorres SS, Italy
4.7(409)
Open 24 hours
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spot

Ratings & Description

Info

Cultural
Relaxation
Scenic
Off the beaten path
Accessibility
attractions: , restaurants:
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Phone
+39 371 442 9993
Website
sorres.it

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Reviews of Foresteria Monastero San Pietro di Sorres

4.7
(409)
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4.0
9y

La chiesa di S. Pietro apostolo sorge nel sito campestre alla sommità di un colle (c), sede della diocesi di Sorres documentata dal 1112 (vescovo Iacobus) al 1503, quando fu incorporata nell’arcivescovado turritano. Nell’area sono state individuate tombe di età bizantina, che fra gli oggetti di corredo hanno restituito una coppia di orecchini in argento, una fibbia e una brocchetta in bronzo. Mancano fonti documentarie sui tempi di fabbrica della cattedrale romanica, ascrivibili alla seconda metà rispettivamente dell’XI e del XII secolo, sulla base dell’analisi formale. Delle strutture più antiche restano corsi basali nel tratto orientale del fianco sud e, meno evidenti, lungo tutto il perimetro esterno dove la muratura allinea cantonetti di taglio rettangolare. La ricostruzione fu operata sul medesimo impianto trinavato da maestranze di formazione pisano-pistoiese, ma con cambio di progetto nella facciata, prevista ad alte arcate parietali nel campo inferiore, poi partito in due ordini. L’aula è voltata in tutt’e tre le navate con crociere a spigoli smussati, divise da archi trasversi nascenti dal capitello delle paraste addossate ai pilastri cruciformi. Ogni elemento portante è trattato in bicromia o con regolare listatura di conci calcarei e trachitici delle cave di Torralba, o con contrasto di paramenti chiari (nei muri perimetrali e in quelli alti dei setti divisori) e scuri (nelle volte tessute con cantonetti in pietra vulcanica). Analoghe ma più sobrie giustapposizioni di conci in bicromia si osservano nei paramenti esterni, privi di membrature verticali tranne che nella facciata. Nei fianchi e nell’abside (a nordest) le monofore sono centinate a doppio strombo; lungo l’asse mediano della facciata si aprono un oculo circolare, una bifora e il portale, nella cui lunetta è intarsiata una croce chiara in campo scuro. Come nell’ingresso sud, gli stipiti monolitici e l’architrave sono in trachite, i capitelli in calcare e l’arco di scarico a sesto rialzato è descritto da conci in bicromia. I fianchi, le testate delle navatelle e l’abside sono conclusi da archetti a doppia ghiera modanata, con lunette intarsiate a ornati geometrici e peducci decorati con varietà di motivi. La base del frontone è segnata da cornice su mensole, che gira lungo il terminale dei muri della navata mediana. La facciata ha larghe paraste d’angolo e cornici orizzontali per la partizione in tre ordini di false logge, chiusi in alto dal frontone liscio. In quello orientale, archeggiato, l’inserto di colonnine si deve agli interventi di restauro, iniziati nel 1859 e condotti nel 1895 fino al ripristino delle decorazioni della facciata, in misura spesso arbitraria. Sono originari il partito delle membrature di superficie (primo ordine: specchi ampi quanto un’arcatella su lesene; secondo: tre analoghi specchi rinfiancati da altri due con coppia di arcatelle su colonnina mediana; terzo: tre arcatelle pensili) e gran parte degli ornati intarsiati in bicromia, che annoverano trame scultoree a motivi geometrici, losanghe a rincassi entro profili scalettati, ruote a giri concentrici di tasselli triangolari. Nell’aula si conservano un sarcofago con croce e pastorale, una cassetta funeraria con figura di vescovo e un pulpito litico probabilmente trecentesco. L’altare romanico è al suo posto nel presbiterio sopraelevato, in origine chiuso da plutei a ruote intarsiate, ascritti alla fine del XII-inizi del XIII secolo. Nel 1953-55 l’insediamento di una comunità monastica benedettina comportò l’aggiunta di corpi di fabbrica in stile neoromanico alle strutture superstiti della canonica. Ne restano una descrizione, una pianta approssimativa e un rilievo anteriori alla ricostruzione, che risparmiò ambienti con muri bicromi, aperti in bifore e voltati a botte ogivale....

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2y

Il complesso monastico è museale di S. Pietro di Sorres è il tipico esempio di come non riescano ad interagire per un obiettivo comune l'amministrazione ecclesiastica e l'amministrazione pubblica. Quando è aperta la chiesa è chiuso il Museo, quando è aperto il chiostro non si può visitare il magnifico retroprospetto della chiesa con la sua bellissima abside perché è chiuso il cancello di accesso al retrostante parco. Eppure fanno tutti parte di un complesso di rara bellezza, ricco di storia, anche se molto frammentata. Infatti, solo da poco più di 50 anni fa il monastero è stato affidato ai Monaci Benedettini dopo un lungo periodo di abbandono ed alterne vicende di possedimento e spossesamento del bene. Una cosa buona almeno la fanno i monaci: se chiami al telefono, intanto rispondono, e ti sanno riferire l'orario di apertura della chiesa del chiostro e degli altri ambienti sotto la loro cura; invece, anche rivolgendosi a personale laico presente, quando non insistentemente occupato con il proprio cellulare, per avere informazioni sull'apertura del museo, sulle visite accompagnate al retroprospetto della chiesa ed al parco, ... tutto è fumoso, da rinviare a nuova data, perché ... ancora non si sa nulla! Perdindirindina! Ma quando sarà mai la stagione giusta per il turismo per coordinare visite complessive all'intero complesso se non nei mesi estivi? E così, con la coda tra le gambe, ci siamo accontentati di ammirare il favoloso prospetto della chiesa, il suo scarno e semplice interno, purtroppo buio (una illuminazione a richiesta, magari a gettone da 1€ o da 2€, a tempo, non credo che sia difficile da pensare e da realizzare!), il chiostro con le lunette del portico istoriate con atti e miracoli di S.Benedetto, la libreria con la farmacia e gli immancabili gadget a sfondo religioso. Monaci vs/ Amministrazione pubblica = 3 a 0 !!! Rimane incrollabile, ma vana, la speranza di un pareggio nel...

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4y

Storico , arte Pisana del XI secolo, poi abbandonato dal 1500 al 1948, ora completamente ristrutturato, conservato e ospitante una comunità di Benedettini con seminario e novizi. Particolare la firma del costruttore incisa in un blocco di alabastro e usato come soglia al portone. Pregievole e fatta da un frate la protezione in rame martellato del portone della chiesa esposta a SudEst e esposta alle intemperie e i venti. Nel chiostro serie di scene di San Benedetto di fattura moderna con n affreschi monocromatici con la storia della vita del Santo. Ambiente ameno e non solo contemplativo, ricco di semplicità e contatto diretto con lo spirito, invoglia alla riflessione e meditazione. Eccezionale per il materiale da costruzione ,tutto in pietra locale. All'interno della chiesa un pulpito di n arenaria scolpita. Merita una visita particolareggiata e profonda, tante sono le...

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Michele MarrasMichele Marras
La chiesa di S. Pietro apostolo sorge nel sito campestre alla sommità di un colle (c), sede della diocesi di Sorres documentata dal 1112 (vescovo Iacobus) al 1503, quando fu incorporata nell’arcivescovado turritano. Nell’area sono state individuate tombe di età bizantina, che fra gli oggetti di corredo hanno restituito una coppia di orecchini in argento, una fibbia e una brocchetta in bronzo. Mancano fonti documentarie sui tempi di fabbrica della cattedrale romanica, ascrivibili alla seconda metà rispettivamente dell’XI e del XII secolo, sulla base dell’analisi formale. Delle strutture più antiche restano corsi basali nel tratto orientale del fianco sud e, meno evidenti, lungo tutto il perimetro esterno dove la muratura allinea cantonetti di taglio rettangolare. La ricostruzione fu operata sul medesimo impianto trinavato da maestranze di formazione pisano-pistoiese, ma con cambio di progetto nella facciata, prevista ad alte arcate parietali nel campo inferiore, poi partito in due ordini. L’aula è voltata in tutt’e tre le navate con crociere a spigoli smussati, divise da archi trasversi nascenti dal capitello delle paraste addossate ai pilastri cruciformi. Ogni elemento portante è trattato in bicromia o con regolare listatura di conci calcarei e trachitici delle cave di Torralba, o con contrasto di paramenti chiari (nei muri perimetrali e in quelli alti dei setti divisori) e scuri (nelle volte tessute con cantonetti in pietra vulcanica). Analoghe ma più sobrie giustapposizioni di conci in bicromia si osservano nei paramenti esterni, privi di membrature verticali tranne che nella facciata. Nei fianchi e nell’abside (a nordest) le monofore sono centinate a doppio strombo; lungo l’asse mediano della facciata si aprono un oculo circolare, una bifora e il portale, nella cui lunetta è intarsiata una croce chiara in campo scuro. Come nell’ingresso sud, gli stipiti monolitici e l’architrave sono in trachite, i capitelli in calcare e l’arco di scarico a sesto rialzato è descritto da conci in bicromia. I fianchi, le testate delle navatelle e l’abside sono conclusi da archetti a doppia ghiera modanata, con lunette intarsiate a ornati geometrici e peducci decorati con varietà di motivi. La base del frontone è segnata da cornice su mensole, che gira lungo il terminale dei muri della navata mediana. La facciata ha larghe paraste d’angolo e cornici orizzontali per la partizione in tre ordini di false logge, chiusi in alto dal frontone liscio. In quello orientale, archeggiato, l’inserto di colonnine si deve agli interventi di restauro, iniziati nel 1859 e condotti nel 1895 fino al ripristino delle decorazioni della facciata, in misura spesso arbitraria. Sono originari il partito delle membrature di superficie (primo ordine: specchi ampi quanto un’arcatella su lesene; secondo: tre analoghi specchi rinfiancati da altri due con coppia di arcatelle su colonnina mediana; terzo: tre arcatelle pensili) e gran parte degli ornati intarsiati in bicromia, che annoverano trame scultoree a motivi geometrici, losanghe a rincassi entro profili scalettati, ruote a giri concentrici di tasselli triangolari. Nell’aula si conservano un sarcofago con croce e pastorale, una cassetta funeraria con figura di vescovo e un pulpito litico probabilmente trecentesco. L’altare romanico è al suo posto nel presbiterio sopraelevato, in origine chiuso da plutei a ruote intarsiate, ascritti alla fine del XII-inizi del XIII secolo. Nel 1953-55 l’insediamento di una comunità monastica benedettina comportò l’aggiunta di corpi di fabbrica in stile neoromanico alle strutture superstiti della canonica. Ne restano una descrizione, una pianta approssimativa e un rilievo anteriori alla ricostruzione, che risparmiò ambienti con muri bicromi, aperti in bifore e voltati a botte ogivale. (Sardegna Culturale)
Carlo SalvettiCarlo Salvetti
Il complesso monastico è museale di S. Pietro di Sorres è il tipico esempio di come non riescano ad interagire per un obiettivo comune l'amministrazione ecclesiastica e l'amministrazione pubblica. Quando è aperta la chiesa è chiuso il Museo, quando è aperto il chiostro non si può visitare il magnifico retroprospetto della chiesa con la sua bellissima abside perché è chiuso il cancello di accesso al retrostante parco. Eppure fanno tutti parte di un complesso di rara bellezza, ricco di storia, anche se molto frammentata. Infatti, solo da poco più di 50 anni fa il monastero è stato affidato ai Monaci Benedettini dopo un lungo periodo di abbandono ed alterne vicende di possedimento e spossesamento del bene. Una cosa buona almeno la fanno i monaci: se chiami al telefono, intanto rispondono, e ti sanno riferire l'orario di apertura della chiesa del chiostro e degli altri ambienti sotto la loro cura; invece, anche rivolgendosi a personale laico presente, quando non insistentemente occupato con il proprio cellulare, per avere informazioni sull'apertura del museo, sulle visite accompagnate al retroprospetto della chiesa ed al parco, ... tutto è fumoso, da rinviare a nuova data, perché ... ancora non si sa nulla! Perdindirindina! Ma quando sarà mai la stagione giusta per il turismo per coordinare visite complessive all'intero complesso se non nei mesi estivi? E così, con la coda tra le gambe, ci siamo accontentati di ammirare il favoloso prospetto della chiesa, il suo scarno e semplice interno, purtroppo buio (una illuminazione a richiesta, magari a gettone da 1€ o da 2€, a tempo, non credo che sia difficile da pensare e da realizzare!), il chiostro con le lunette del portico istoriate con atti e miracoli di S.Benedetto, la libreria con la farmacia e gli immancabili gadget a sfondo religioso. Monaci vs/ Amministrazione pubblica = 3 a 0 !!! Rimane incrollabile, ma vana, la speranza di un pareggio nel prossimo futuro!
Andrea OrzalesiAndrea Orzalesi
Storico , arte Pisana del XI secolo, poi abbandonato dal 1500 al 1948, ora completamente ristrutturato, conservato e ospitante una comunità di Benedettini con seminario e novizi. Particolare la firma del costruttore incisa in un blocco di alabastro e usato come soglia al portone. Pregievole e fatta da un frate la protezione in rame martellato del portone della chiesa esposta a SudEst e esposta alle intemperie e i venti. Nel chiostro serie di scene di San Benedetto di fattura moderna con n affreschi monocromatici con la storia della vita del Santo. Ambiente ameno e non solo contemplativo, ricco di semplicità e contatto diretto con lo spirito, invoglia alla riflessione e meditazione. Eccezionale per il materiale da costruzione ,tutto in pietra locale. All'interno della chiesa un pulpito di n arenaria scolpita. Merita una visita particolareggiata e profonda, tante sono le parti da vedere
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La chiesa di S. Pietro apostolo sorge nel sito campestre alla sommità di un colle (c), sede della diocesi di Sorres documentata dal 1112 (vescovo Iacobus) al 1503, quando fu incorporata nell’arcivescovado turritano. Nell’area sono state individuate tombe di età bizantina, che fra gli oggetti di corredo hanno restituito una coppia di orecchini in argento, una fibbia e una brocchetta in bronzo. Mancano fonti documentarie sui tempi di fabbrica della cattedrale romanica, ascrivibili alla seconda metà rispettivamente dell’XI e del XII secolo, sulla base dell’analisi formale. Delle strutture più antiche restano corsi basali nel tratto orientale del fianco sud e, meno evidenti, lungo tutto il perimetro esterno dove la muratura allinea cantonetti di taglio rettangolare. La ricostruzione fu operata sul medesimo impianto trinavato da maestranze di formazione pisano-pistoiese, ma con cambio di progetto nella facciata, prevista ad alte arcate parietali nel campo inferiore, poi partito in due ordini. L’aula è voltata in tutt’e tre le navate con crociere a spigoli smussati, divise da archi trasversi nascenti dal capitello delle paraste addossate ai pilastri cruciformi. Ogni elemento portante è trattato in bicromia o con regolare listatura di conci calcarei e trachitici delle cave di Torralba, o con contrasto di paramenti chiari (nei muri perimetrali e in quelli alti dei setti divisori) e scuri (nelle volte tessute con cantonetti in pietra vulcanica). Analoghe ma più sobrie giustapposizioni di conci in bicromia si osservano nei paramenti esterni, privi di membrature verticali tranne che nella facciata. Nei fianchi e nell’abside (a nordest) le monofore sono centinate a doppio strombo; lungo l’asse mediano della facciata si aprono un oculo circolare, una bifora e il portale, nella cui lunetta è intarsiata una croce chiara in campo scuro. Come nell’ingresso sud, gli stipiti monolitici e l’architrave sono in trachite, i capitelli in calcare e l’arco di scarico a sesto rialzato è descritto da conci in bicromia. I fianchi, le testate delle navatelle e l’abside sono conclusi da archetti a doppia ghiera modanata, con lunette intarsiate a ornati geometrici e peducci decorati con varietà di motivi. La base del frontone è segnata da cornice su mensole, che gira lungo il terminale dei muri della navata mediana. La facciata ha larghe paraste d’angolo e cornici orizzontali per la partizione in tre ordini di false logge, chiusi in alto dal frontone liscio. In quello orientale, archeggiato, l’inserto di colonnine si deve agli interventi di restauro, iniziati nel 1859 e condotti nel 1895 fino al ripristino delle decorazioni della facciata, in misura spesso arbitraria. Sono originari il partito delle membrature di superficie (primo ordine: specchi ampi quanto un’arcatella su lesene; secondo: tre analoghi specchi rinfiancati da altri due con coppia di arcatelle su colonnina mediana; terzo: tre arcatelle pensili) e gran parte degli ornati intarsiati in bicromia, che annoverano trame scultoree a motivi geometrici, losanghe a rincassi entro profili scalettati, ruote a giri concentrici di tasselli triangolari. Nell’aula si conservano un sarcofago con croce e pastorale, una cassetta funeraria con figura di vescovo e un pulpito litico probabilmente trecentesco. L’altare romanico è al suo posto nel presbiterio sopraelevato, in origine chiuso da plutei a ruote intarsiate, ascritti alla fine del XII-inizi del XIII secolo. Nel 1953-55 l’insediamento di una comunità monastica benedettina comportò l’aggiunta di corpi di fabbrica in stile neoromanico alle strutture superstiti della canonica. Ne restano una descrizione, una pianta approssimativa e un rilievo anteriori alla ricostruzione, che risparmiò ambienti con muri bicromi, aperti in bifore e voltati a botte ogivale. (Sardegna Culturale)
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