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Church of Saint Peter — Attraction in Bosa

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Church of Saint Peter
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Church of Saint Peter
ItalySardiniaBosaChurch of Saint Peter

Basic Info

Church of Saint Peter

Via S. Pietro, 08013 Bosa OR, Italy
4.4(128)
Open 24 hours
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spot

Ratings & Description

Info

Cultural
Scenic
Family friendly
Accessibility
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+39 334 742 9014
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castellodibosa.com

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Mon, Dec 29 • 4:00 PM
09075, Santu Lussurgiu, Sardinia, Italy
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Reviews of Church of Saint Peter

4.4
(128)
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4.0
9y

San Pietro extra muros (1062-73; ultimo quarto XIII sec.) Giudicato di Torres, curatoria della Planargia Bosa La chiesa di S. Pietro è nel circondario campestre di Bosa, a breve distanza dalla sponda sinistra del fiume Temo in località Calameda/Calmedia. Il sito, frequentato in epoca fenicio-punica, corrisponde alla romana “Bosa vetus”; nella pavimentazione della chiesa erano inserite «molte lapidi antiche con iscrizioni romane» (G. Spano). La doppia intitolazione ai SS. apostoli Pietro e Paolo non è originaria; la denominazione “extra muros” è riferita al borgo medioevale ai piedi del castello di Serravalle, che domina l’abitato moderno alla foce del Temo. Bosa è sede di diocesi dal 1073, quand’è attestato il vescovo Constantinus de Castra; la cattedra è nella chiesa di S. Maria (d’impianto romanico, ricostruita con intitolazione all’Immacolata), dove fu traslata entro il XV secolo dalla chiesa di S. Pietro. Di questa, le strutture d’impianto (1062-73) s’identificano nei tratti di paramento in cantonetti trachitici appena sbozzati, che consentono di restituire tre navate di cui la mediana coperta in legno e le laterali voltate a crociera. All’interno i setti divisori sono forati da arcate su pilastri a sezione rettangolare e (in alto) da monofore a più rincassi architravati; nei fianchi sono inserite robuste mensole scalettate, per l’imposta degli archi trasversi fra le campatelle voltate a crociera. All’esterno i fianchi, le ultime due campate e l’abside (a sudest) risultano sfigurati dal restauro del 1938, che ha comportato la sostituzione di quasi tutti i conci, risparmiando a sudovest una monofora a più rincassi centinati, a nordest alcuni peducci degli archetti, a sudest soltanto capitelli delle lesene di partizione dell’abside in specchi. In un concio di lesena oggi manomesso si leggeva l’iscrizione di Sisinnio Etra, con la data 1062, riferibile all’inizio della fabbrica conclusa nel 1073 come attesta l’iscrizione di Costantino de Castra. La facciata in cantoni trachitici di media pezzatura è di ricostruzione tardoduecentesca al pari delle prime tre campatelle, con crociere divise da sottarco a spigolo modanato anziché vivo. Dallo zoccolo a scarpa hanno origine le larghe paraste d’angolo e la coppia di robuste lesene, sulle quali basano le quattro sculture che compongono il Tetramorfo. Da queste nascono tre arcate ogivali; negli specchi laterali si aprono oculi molto risarciti, con rosone quadrilobato, come quello in asse con il portale nello specchio mediano. Gli stipiti hanno colonnine angolari goticamente modellate, i capitelli foglie a crochet. L’arcata mediana inscrive l’arco di scarico ogivale, impostato sull’architrave calcareo, mutilo lungo i margini brevi per la caduta degli stucchi che dovevano completarlo. L’architrave è delimitato in alto da torciglione e scolpito a finta loggia, con arcatelle trilobate che incorniciano alberi e i SS. Pietro e Paolo ai lati della Madonna col Bambino, alla cui destra è un santo vescovo (forse S. Costantino). Lungo gli spioventi delle navatelle e del frontone corrono archetti a semicerchi intrecciati. Al vertice si innalza un’edicola su colonnine ofitiche, “sigla” del maestro Anselmo da Como, cui va restituito il progetto della facciata bosana, da ascrivere all’ultimo quarto del XIII secolo....

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3.0
5y

San Pietro extra muros è la più antica chiesa romanica dell'isola, e sicuramente vale una sosta se siete a Bosa, dato che dista appena due km dal centro! Spesso è chiusa, ma vale comunque la pena arrivare fino a qui per girarci intorno: con un po' di attenzione si possono riconoscere le parti in muratura originarie dai rifacimento novecenteschi, eseguiti comunque con la stessa bella pietra rosa! Notevole l'architrave scolpito, così come alcuni capelli fitomorfi o zoomorfi che si possono ancora distinguere sull'esterno dell'abisde e sui muri laterali! Curiosa l'edicola in facciata, sorretta da serpenti...

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1y

Nice church (if you have a car). The only pity is that inside, they could make a bit more like a museum, showing something more (as there is personnel in place and you...

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Michele MarrasMichele Marras
San Pietro extra muros (1062-73; ultimo quarto XIII sec.) Giudicato di Torres, curatoria della Planargia Bosa La chiesa di S. Pietro è nel circondario campestre di Bosa, a breve distanza dalla sponda sinistra del fiume Temo in località Calameda/Calmedia. Il sito, frequentato in epoca fenicio-punica, corrisponde alla romana “Bosa vetus”; nella pavimentazione della chiesa erano inserite «molte lapidi antiche con iscrizioni romane» (G. Spano). La doppia intitolazione ai SS. apostoli Pietro e Paolo non è originaria; la denominazione “extra muros” è riferita al borgo medioevale ai piedi del castello di Serravalle, che domina l’abitato moderno alla foce del Temo. Bosa è sede di diocesi dal 1073, quand’è attestato il vescovo Constantinus de Castra; la cattedra è nella chiesa di S. Maria (d’impianto romanico, ricostruita con intitolazione all’Immacolata), dove fu traslata entro il XV secolo dalla chiesa di S. Pietro. Di questa, le strutture d’impianto (1062-73) s’identificano nei tratti di paramento in cantonetti trachitici appena sbozzati, che consentono di restituire tre navate di cui la mediana coperta in legno e le laterali voltate a crociera. All’interno i setti divisori sono forati da arcate su pilastri a sezione rettangolare e (in alto) da monofore a più rincassi architravati; nei fianchi sono inserite robuste mensole scalettate, per l’imposta degli archi trasversi fra le campatelle voltate a crociera. All’esterno i fianchi, le ultime due campate e l’abside (a sudest) risultano sfigurati dal restauro del 1938, che ha comportato la sostituzione di quasi tutti i conci, risparmiando a sudovest una monofora a più rincassi centinati, a nordest alcuni peducci degli archetti, a sudest soltanto capitelli delle lesene di partizione dell’abside in specchi. In un concio di lesena oggi manomesso si leggeva l’iscrizione di Sisinnio Etra, con la data 1062, riferibile all’inizio della fabbrica conclusa nel 1073 come attesta l’iscrizione di Costantino de Castra. La facciata in cantoni trachitici di media pezzatura è di ricostruzione tardoduecentesca al pari delle prime tre campatelle, con crociere divise da sottarco a spigolo modanato anziché vivo. Dallo zoccolo a scarpa hanno origine le larghe paraste d’angolo e la coppia di robuste lesene, sulle quali basano le quattro sculture che compongono il Tetramorfo. Da queste nascono tre arcate ogivali; negli specchi laterali si aprono oculi molto risarciti, con rosone quadrilobato, come quello in asse con il portale nello specchio mediano. Gli stipiti hanno colonnine angolari goticamente modellate, i capitelli foglie a crochet. L’arcata mediana inscrive l’arco di scarico ogivale, impostato sull’architrave calcareo, mutilo lungo i margini brevi per la caduta degli stucchi che dovevano completarlo. L’architrave è delimitato in alto da torciglione e scolpito a finta loggia, con arcatelle trilobate che incorniciano alberi e i SS. Pietro e Paolo ai lati della Madonna col Bambino, alla cui destra è un santo vescovo (forse S. Costantino). Lungo gli spioventi delle navatelle e del frontone corrono archetti a semicerchi intrecciati. Al vertice si innalza un’edicola su colonnine ofitiche, “sigla” del maestro Anselmo da Como, cui va restituito il progetto della facciata bosana, da ascrivere all’ultimo quarto del XIII secolo. (Sardegna Cultura)
Ilaria OrlandiniIlaria Orlandini
San Pietro extra muros è la più antica chiesa romanica dell'isola, e sicuramente vale una sosta se siete a Bosa, dato che dista appena due km dal centro! Spesso è chiusa, ma vale comunque la pena arrivare fino a qui per girarci intorno: con un po' di attenzione si possono riconoscere le parti in muratura originarie dai rifacimento novecenteschi, eseguiti comunque con la stessa bella pietra rosa! Notevole l'architrave scolpito, così come alcuni capelli fitomorfi o zoomorfi che si possono ancora distinguere sull'esterno dell'abisde e sui muri laterali! Curiosa l'edicola in facciata, sorretta da serpenti intrecciati!
manucsnmanucsn
Nice church (if you have a car). The only pity is that inside, they could make a bit more like a museum, showing something more (as there is personnel in place and you pay to enter)
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San Pietro extra muros (1062-73; ultimo quarto XIII sec.) Giudicato di Torres, curatoria della Planargia Bosa La chiesa di S. Pietro è nel circondario campestre di Bosa, a breve distanza dalla sponda sinistra del fiume Temo in località Calameda/Calmedia. Il sito, frequentato in epoca fenicio-punica, corrisponde alla romana “Bosa vetus”; nella pavimentazione della chiesa erano inserite «molte lapidi antiche con iscrizioni romane» (G. Spano). La doppia intitolazione ai SS. apostoli Pietro e Paolo non è originaria; la denominazione “extra muros” è riferita al borgo medioevale ai piedi del castello di Serravalle, che domina l’abitato moderno alla foce del Temo. Bosa è sede di diocesi dal 1073, quand’è attestato il vescovo Constantinus de Castra; la cattedra è nella chiesa di S. Maria (d’impianto romanico, ricostruita con intitolazione all’Immacolata), dove fu traslata entro il XV secolo dalla chiesa di S. Pietro. Di questa, le strutture d’impianto (1062-73) s’identificano nei tratti di paramento in cantonetti trachitici appena sbozzati, che consentono di restituire tre navate di cui la mediana coperta in legno e le laterali voltate a crociera. All’interno i setti divisori sono forati da arcate su pilastri a sezione rettangolare e (in alto) da monofore a più rincassi architravati; nei fianchi sono inserite robuste mensole scalettate, per l’imposta degli archi trasversi fra le campatelle voltate a crociera. All’esterno i fianchi, le ultime due campate e l’abside (a sudest) risultano sfigurati dal restauro del 1938, che ha comportato la sostituzione di quasi tutti i conci, risparmiando a sudovest una monofora a più rincassi centinati, a nordest alcuni peducci degli archetti, a sudest soltanto capitelli delle lesene di partizione dell’abside in specchi. In un concio di lesena oggi manomesso si leggeva l’iscrizione di Sisinnio Etra, con la data 1062, riferibile all’inizio della fabbrica conclusa nel 1073 come attesta l’iscrizione di Costantino de Castra. La facciata in cantoni trachitici di media pezzatura è di ricostruzione tardoduecentesca al pari delle prime tre campatelle, con crociere divise da sottarco a spigolo modanato anziché vivo. Dallo zoccolo a scarpa hanno origine le larghe paraste d’angolo e la coppia di robuste lesene, sulle quali basano le quattro sculture che compongono il Tetramorfo. Da queste nascono tre arcate ogivali; negli specchi laterali si aprono oculi molto risarciti, con rosone quadrilobato, come quello in asse con il portale nello specchio mediano. Gli stipiti hanno colonnine angolari goticamente modellate, i capitelli foglie a crochet. L’arcata mediana inscrive l’arco di scarico ogivale, impostato sull’architrave calcareo, mutilo lungo i margini brevi per la caduta degli stucchi che dovevano completarlo. L’architrave è delimitato in alto da torciglione e scolpito a finta loggia, con arcatelle trilobate che incorniciano alberi e i SS. Pietro e Paolo ai lati della Madonna col Bambino, alla cui destra è un santo vescovo (forse S. Costantino). Lungo gli spioventi delle navatelle e del frontone corrono archetti a semicerchi intrecciati. Al vertice si innalza un’edicola su colonnine ofitiche, “sigla” del maestro Anselmo da Como, cui va restituito il progetto della facciata bosana, da ascrivere all’ultimo quarto del XIII secolo. (Sardegna Cultura)
Michele Marras

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