Escursione tra natura e storia. In questo Agosto 2018 purtroppo c'è un' affinità terribile tra la tragedia di questa Diga e il crollo del ponte di Genova. L' evitabile dramma in entrambi i casi fa molto pensare.
Nel 1919 qui iniziano i lavori per realizzare la Diga che all'epoca era considerata una delle più moderne concezioni dell'ingegneria idraulica. Il bacino è posto a 1500 mt s.l.m. Era uno sbarramento del torrente Povo in Val di Gleno. Gli archi multipli (fatti solo per renderla meno costosa ) non erano previsti, ma realizzati con una variante in corso d'opera e il progetto fu modificato senza nessuna autorizzazione. Si sospetta anche, da subito, che il materiale non fosse adeguato per questo progetto. I lavori finiscono e il 22 Ottobre 1923 viene riempito, per la prima volta, d'acqua a causa di forti piogge. Vengono ripetutamente segnalate perdite d'acqua alla base e nella muratura in calce allo sbarramento. Il 1* Dicembre 1923 alle ore 06.30 il guardiano avverte un forte moto sussultorio. Alle 07.15 la Diga del Gleno CROLLA. La mattinata era fredda, pioveva pochissimo e c'era nebbia, ci fu un forte boato e un terrificante spostamento d'aria che strappò i vestiti ai sopravvissuti. La cascata d'acqua e detriti spazzo' via qualunque cosa si trovasse sul suo percorso e raggiunse il lago d' Iseo in 45 minuti. Ci furono almeno 500 morti, ma i numeri sono tutt'ora incerti. Furono rasi al suolo Bueggio(solo parzialmente), Dezzo, Azzone, Corne di Darfo e Gorzone e colpito anche Boario. Il 3 Dicembre 1923 giunse a Darfo il re Vittorio Emanuele III e Gabriele D' Annunzio. Mi sono dilungata perché trovo doveroso conservare e non stravolgere la verità storica sulle responsabilità che hanno portato al crollo. Infatti, a me, gente del posto aveva raccontato cose non vere, ma diventate leggenda e che davano la colpa del crollo ai poveri lavoratori che hanno costruito la diga. UNA COSA TERRIBILE.
Oggi regna una tranquillità assoluta e fare questo percorso deve farci partecipi di questa catastrofe, perché è giusto non dimenticare. Non capisco perché vicino alla diga non c'è un monumento ai caduti. Comunque questo percorso è bellissimo. Partendo da Pianezza in un'oretta ci si arriva. È impegnativo, ma basta fermarsi ogni tanto per riprendere fiato, avere scarpe adatte gommate, portarsi una bottiglietta d'acqua, tenere d'occhio il meteo e quindi avere un impermeabile a portata di mano. Ho visto molti con i bastoncini per camminare e ritengo siano utili soprattutto in discesa. Io non li avevo e strada facendo ho trovato dei pezzi grossi di rami che mi hanno aiutata in discesa. I percorsi sono 6 : Pianezze, Vilminore, San Carlo, Bueggio, Roccolo e Nona. Il più semplice e veloce è Pianezze. Il panorama è stupendo e quando arrivi alla diga la trovi bella e enorme e per un attimo ti sembra impossibile che un luogo così bello e tranquillo abbia avuto una storia così triste. C'è anche un Chiosco dove rifocillarsi e una toilette in una casetta di legno(chiedere la chiave al barista) Si possono fare escursioni tutto intorno al bacino o tornarsene subito a casa con una storia in più da...
Read moreWe visited the Gleno Dam and it was an unforgettable experience. The dam has a fascinating yet tragic history: it was built in the early 1920s, but in December 1923 it suddenly collapsed, releasing millions of cubic meters of water and causing severe destruction in the Scalve Valley. Today, the ruins stand as a powerful reminder and also as a truly impressive sight surrounded by the mountains.
We left the car in Vilminore di Scalve, where you can find both free and paid parking areas. From there, it takes about 1 hour and 50 minutes on foot to reach the top of the dam. The hike is not too difficult and once you arrive, the panoramic view is absolutely breathtaking.
At the top there is also a small kiosk where you can enjoy delicious local food – we tried polenta and panini with salamella, both excellent. They also accept card payments, which is very convenient.
Highly recommended for those who love a mix of history, nature, and authentic...
Read moreL'escursione alla Diga del Gleno non presenta grandi difficoltà anche per i principianti. E' possibile salire da Pianezza o dal sentiero di Nona. E' un luogo davvero bello e il laghetto, che si trova alle spalle dei resti della diga, è la meta ogni anno di centinaia di appassionati di montagna, che arrivano qui alla ricerca di una giornata da passare nella natura. Ma è importante anche conoscere la storia di questa diga: "La Valle della Diga del Gleno si trova a 1.534 metri di altitudine. La diga era uno sbarramento realizzato sul torrente Gleno, nel comune di Vilminore, in Valle di Scalve. Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino si riempì per la prima volta. Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d'acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non appoggiavano sulla roccia. Infine, il 1º dicembre 1923 alle ore 7:15 la diga crollò. Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d'Iseo.
Il primo borgo a essere colpito fu Bueggio. L'enorme massa d'acqua, preceduta da un terrificante spostamento d'aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il ponte Formello e il Santuario della Madonnina di Colere. Raggiunse in seguito l'abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che fu praticamente distrutto. Prima di raggiungere l'abitato di Angolo, l'enorme massa d'acqua formò una sorta di lago - tutt'oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell'acqua nella gola della via Mala - che preservò l'abitato di Angolo, che rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzati via la centrale elettrica e il cimitero.
La fiumana discese quindi velocemente verso l'abitato di Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d'acqua raggiunse il lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti. Di quella che doveva essere la prima diga al mondo realizzata “mischiando” due tipologie costruttive, a gravità e ad archi multipli, rimangono oggi solo due tronconi, resti della diga e monumento a una delle più grandi tragedie della...
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