Nel febbraio del 1529 il vicerè Filiberto d’Orange ordinò la costruzione di una castellina bastionata in assi sul luogo più elevato della città, per tener con grosso presidio a freno i cittadini. Per costruire la castellina fu fatto parecchio largo, abbattendo 47 case, 7 chiese ed un ospedale. Il suo successore Pedro da Toledo ordinò al posto della castellina un edificio in pietra e affidò i lavori all'architetto Pedro Luis Escrivà. Per la realizzazione del forte furono tagliate le mura cittadine dalla Porta di Paganica alla Porta di Barisciano. Questa viene chiusa (non demolita) ed aperta Porta Castello, tuttora visibile. Nel 1536 Escrivà lascia la conduzione dei lavori per andare a Napoli dove realizzerà il Castello di Sant’Elmo. Al suo posto Gian Girolamo Scrivà, probabilmente un parente e nel 1542 Giovanni Giacomo dell’Acaja. L’anno seguente il governatore Gerolamo Xarque fece apporre il cartiglio sulla trabeazione secondo la quale avrebbe terminato i lavori nel 1543, cosa non corrispondente a verità. E’ la città a farsi carico dell’opera, materiali e manodopera. I lavori continuarono fino al 1567, quando la Regia Udienza di Napoli accolse le lagnanze degli aquilani sollevandoli da un onere che era diventato insostenibile. Oltre al denaro, gli aquilani erano precettati per il lavoro non retribuito. Per la costruzione degli enormi cannoni posti a difesa della fortezza vennero fuse una trentina di campane della città, tra cui la grande Campana posta sulla Torre Civica da 22.000 libbre (circa 7 tonnellate e 2,32 m di diametro) più grande del campanone di Milano. Nell’edificazione del Forte lo Scrivà tiene presente tutte le innovazioni per prevenire i danni causati da mine e cannoni nemici. Il castello dell’Aquila è un prototipo assoluto delle nuove fortezze dopo l’invenzione del cannone. Ha base quadrata con le diagonali orientate ai punti cardinali (3° di scarto) , ogni vertice dista 130 m. dal suo prossimo, le cortine comprese tra i bastioni sono lunghe 60 metri. La struttura esterna è in pietra di San Silvestro: c’era una cava a Collebrincioni, oggi esaurita, che ha dato la materia a questo castello. Le cortine salgono a scarpa fino a metà altezza e poi, dopo una cornice a forma di toro, verticalmente fino in cima. La scarpa ha una funzione antimina: all’interno ci sono spazi che lasciano sfogare i gas di scoppio non permettendo alla deflagrazione di danneggiare la muratura in modo grave. Lo spessore dei muri è di 10 metri alla base, 5 alla sommità. I bastioni, con 2 lati ciascuno da 35 m., sono raccordati alle cortine da doppi orecchioni, il più interno dei quali nasconde un fianco ritirato. Il fossato è largo in media 23 metri, mai allagato, serviva per ostacolare l’avvicinamento dei nemici e tenere coperta la parte bassa della cortina dal fuoco nemico. Conteneva una strada protetta da due metri di muraglia, di cui oggi restano alcune tracce, costruita nel 1647 dopo la sommossa antispagnola. Il ponte di accesso, lungo 33 m., è a 4 campate, l’ultima delle quali costruita nel 1885 con i conci prelevati dal teatro di Amiternum. I pilastri, due di pianta quadrata ed uno esagonale, sono posti con i lati orientati a 45° rispetto al forte, in questo modo i nemici non avrebbero potuto nascondersi dal fuoco di difesa. Il portale d’ingresso, in pietra marmorea, è stato eseguito dal maestro Pietro di Stefano, allievo di Salvato Salvati a cui un tempo era attribuita l’opera, a sua volta allievo di Silvestro Aquilano. Il portale è costituito da due arcate tra e quali sono scolpiti un teschio e una croce nodosa e ai cui lati si presentano due lesene che sorreggono la trabeazione. Al di sopra, il ricco fastigio che reca lo stemma di Carlo V con l’aquila bicipite, emblema del sacro romano impero. Lo stemma è sorretto da due draghi ed è posto in mezzo a due cornucopie. Sulla trabezione c’è il cartiglio fatto apporre dal governatore Xarque e reca le insegne di Don Pedro da Toledo. Il cortile ha pianta quadrata, con lati...
Read moreIn the 15th century, L’Aquila had grown to become the second most powerful city in the Kingdom of Naples, thriving on sheep, wool, and saffron exports, but much of this wealth was lost when the city sided with the French during the war for the Neapolitan throne, leading to Spanish occupation in 1504, intermittent French recapture in 1527, and the eventual defeat of Aquilan rebels by Viceroy Philibert of Orange, who ordered the construction of Forte Spagnolo on the city’s northern heights—a massive fortress designed by Spanish architect Pedro Luis Escrivà, later continued by Gian Girolamo Escribà, whose construction over thirty years imposed heavy taxes that impoverished the city, left parts unfinished, and necessitated the sale of the silver case of St. Bernardino of Siena, yet the fortress, intended not to defend the city but to control it with self-sufficient bastions, slanted walls, a deep ditch, merlons, cannons, “case matte,” a deviated aqueduct, and an anti-mine corridor, was never used in battle, later serving as a prison, military headquarters, suffering damage in World War II, and ultimately restored between 1949 and 1951 to house the Museo...
Read moreQuesta imponente fortezza del XVI secolo, eretta per volere del viceré spagnolo Don Pedro de Toledo, si erge maestosamente nella parte più elevata della città, offrendo una testimonianza tangibile della sua ricca storia e del suo glorioso passato. Il Forte Spagnolo, conosciuto anche come Castello Spagnolo, non è soltanto un monumento storico, ma è anche la dimora del Museo Nazionale d'Abruzzo, che attrae numerosi visitatori grazie alla sua eclettica collezione. Camminare attraverso le sale di questo museo è come intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo: dai reperti archeologici che raccontano la storia antica della regione, alle opere d'arte del XIX secolo che testimoniano la sua evoluzione culturale, fino alla notevole sezione numismatica che offre uno sguardo approfondito sullo sviluppo economico e sociale dell'area dall'antichità fino all'epoca moderna. Uno dei pezzi che maggiormente ha catturato la mia attenzione è stato il "Archidiskon meridionalis", una ricostruzione scheletrica impressionante di un elefante preistorico, che sottolinea l'importanza del museo anche nel campo della paleontologia. Inoltre, le opere del celebre scultore siciliano Emilio Greco aggiungono un ulteriore livello di profondità alla collezione, permettendo ai visitatori di apprezzare il talento artistico che ha fiorito in Italia nel corso dei secoli. Nonostante il museo sia stato temporaneamente chiuso per lavori di riparazione strutturale in seguito al terremoto, l'attrattiva del Forte Spagnolo rimane immutata. Il forte stesso, con le sue imponenti mura e i fossati che un tempo avrebbero potuto essere utilizzati per la difesa, racconta storie di strategie militari e di un passato in cui la sicurezza e la protezione erano di fondamentale importanza. La posizione del forte, dominante l'intera città dall'alto, offre inoltre una vista panoramica mozzafiato sull'Aquila e sui suoi dintorni, offrendo ai visitatori l'opportunità unica di contemplare la bellezza della regione dell'Abruzzo in tutta la sua gloria. È proprio questa combinazione di valore storico, culturale e naturale che rende il Forte Spagnolo e il Museo Nazionale d'Abruzzo tappa obbligata per chiunque visiti l'Aquila, offrendo spunti di riflessione sulla storia, l'arte e la natura che caratterizzano questa meravigliosa...
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