Pare che nel VI secolo, a causa della presenza dei Longobardi, fosse sorto come centro fortificato. Nel IX secolo i Franchi conquistarono tutto il territorio della Gera d’Adda compreso quello che doveva essere il nucleo originario del castello. In quel periodo Pagazzano passò sotto la giurisdizione del Conte di Bergamo e successivamente dei Vescovi della città. Non ci sono altre notizie più antiche. Il documento cartaceo più vecchio finora trovato è una pergamena del 1032 in cui un certo Lanfranco del fu Lanfranco da Martinengo elargisce per testamento alla chiesa di Bergamo i suoi beni e le sue terre. Tra questi viene nominato per due volte il nome Pagazanum. Si sa ancora che con bolla del 1168 papa Adriano IV concesse provvisoriamente alla diocesi di Cremona la pieve di Pagazzano che fino ad allora apparteneva alla diocesi di Pavia. Ma la concessione resterà sulla carta perché, come sappiamo, apparterrà invece a Pavia fino al 1820.
DALLA NASCITA AL ‘300
Nella metà del XII secolo arrivarono i milanesi che, traendo vantaggio dalla sconfitta del Barbarossa (pace di Costanza del 1183) inflitta dai comuni lombardi, occuparono alcuni castelli della Ghiera o Gera d’Adda ivi compreso quello di Pagazzano. Ciò è attestato da un diploma nel quale si nomina per la prima volta il nome del luogo. Il diploma è del 1186. Quando nel XIII sec. cominciarono ad incrinarsi le istituzioni comunali e sorsero le Signorie, a Milano il potere si consolidò; nelle mani di Filippo Della Torre che, nel 1263, divenne Signore della città. I Torriani occuparono nel 1279 anche la Gera d’Adda. Da quel periodo le schermaglie tra i vari Signori portarono Pagazzano ad essere occupato sia dai Torriani che dai Visconti. Si narra che “Nel 1353 le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini infierirono a danno della patria, e nel mese d’agosto i Guelfi diedero l’assalto al castello di Pagazzano, e dopo avervi uccisi 200 ghibellini, e dato il guasto col fuoco a non poche ezze (?) di quel villaggio, si portarono a Masano per uccidervi certo Alberto Masano del partito contrario”. Alla morte di Giovanni Visconti (1354) il suo potere venne diviso tra i suoi tre nipoti: Matteo, Galeazzo e Bernabò. A quest’ultimo toccò, tra l’altro, il territorio della Gera d’Adda, incluso Pagazzano. La Signoria di Bernabò segnò per il castello l’inizio delle vicende più conosciute. Tra l’altro è di questo periodo la visita e il soggiorno a più riprese di Francesco Petrarca nel maniero di Pagazzano. Una delle testimonianze riguarda la presenza nei sotterranei del maniero di una lapide rinvenuta nel 1822 (ora andata persa) a ricordo del ricevimento dato in onore del cavaliere Filippo Borromeo.
NEL ‘400
Dopo la morte di Bernabò Visconti, il potere passò nelle mani di Gian Galeazzo che nel 1386 donò i possedimenti di Pagazzano alla moglie Caterina. Il castello andò nelle mani dei Suardi e successivamente di Bertolino Zamboni. Nel 1428, dopo la sconfitta dei milanesi a Maclodio (1427), la Serenissima definì con precisione i confini di meridionali con il Milanese prendendo come riferimento l’antico Fosso Bergamasco scavato nel XIII sec. I paesi a sud di questo confine artificiale sarebbero appartenuti al Ducato di Milano, compresa la Gera d’Adda. Ma la divisione non accontentò nessuno. Infatti questi territori furono contesi lungamente. Con la suddivisione dei beni, datata 22 giugno 1465, il castello di Pagazzano, indicato come “Castrum de Pagatiano”toccò a Sagramoro II di Brignano.
DAL ‘500 AI GIORNI NOSTRI
Con la discesa di Luigi XII d’Orlèans la Gera d’Adda fu dominata dai francesi. Dopo la battaglia di Agnadello (1509), questo territorio passò sotto la giurisdizione del Ducato di Milano. Dal 1522 gli spagnoli si impadronirono della Gera d’Adda. Da questo momento Pagazzano subì le sorti del Ducato di Milano. Visconti di Brignano. Ma la definitiva cessione del castello avvenne il primo settembre del 1747. Nel 1707 la Gera d’Adda fu governata dagli austriaci. Dal 1718 al 1760 i territori di Pagazzano vennero misurati, definiti e ridisegnati durante il censimento noto come...
Read moreCome sempre nel passato, anche questa interessante struttura difensiva andò a sostituirsi ad una preesistente costruzione munita. La difesa del territorio proponeva arroccamenti e punti di controllo del traffico commerciale lungo le scarse vie di comunicazione. In questo caso la struttura risale alla fine del XIII ed inizio del XIV secolo e fa parte della grande cinta difensiva più esterna del ducato visconteo a fronteggiare gli appetiti della Serenissima. Anche in questo caso la funzione difensiva si affiancava a quella gestionale del territorio e delle coltivazioni, fondamentali per uno stato senza sbocchi a mare. Assegnato a Milano a seguito delle spartizioni derivate dalla Pace di Costanza ne restò nell’orbita nonostante le lotte per il controllo del territorio che contrapposero Venezia a Milano, grazie anche alla definizione dei confini con la tracciatura del fosso bergamasco. Il canale difatti altro non era che una traccia d’acqua a congiungere vari invasi che dall’epoca romana venne più volte rimaneggiato ed allungato fino alla seconda metà del 1400. Ormai pacificata l’area, la struttura continuò ad avere senso soprattutto nella sua funzione di cerniera agricola. Le opere di ammodernamento ed estensione non vanno difatti a proporre assetti adatti ad una logica difensiva nei confronti degli armamenti ormai impostisi all’epoca. La struttura quadrata del mastio e gli allargamenti a loggiato, ben poco avrebbero potuto contrastare assedianti muniti di artiglieria. Erano infatti molto più utili per la lavorazione e lo stoccaggio dei prodotti del coltivo. Dai Visconti passò ai Bigli ed infine ai Crivelli e ad altri, finchè non subentrò il comune rilevandolo dagli ultimi proprietari. Il fossato, tuttora funzionante, difende un impianto quadrato con torri agli angoli e mastio al cento della parete nord. A fianco del portone si presenta la classica pusterla e più in là, a livello delle acque, un accesso diretto ai magazzini di epoca più moderna. La rete dei canali, utilizzata per i trasporti era infatti ben articolata e molto utilizzata, piuttosto che le poche e malsicure strade. Inoltre è da considerare che una chiatta può trasportare un carico enormemente superiore rispetto ad un carro. Da considerare è anche che quanto rimaneva delle strade romane quali la Emilia, Francigena, Postumia, Brixiana, etc, non erano certo più nelle condizioni migliori e le zone paludose erano ancora molto estese nonostante il perdurare delle bonifiche di quanto rimaneva del lago Gerundo. Il castello si presenta dunque nel modo migliore e come ci si aspetta da un maniero visconteo Ottima la decisione di mantenere le acque del fossato, una vera rarità che ci dà però una visione più completa del complesso. All’interno sono fortunatamente sopravvissuti alcuni affreschi cinquecenteschi, nonostante la malgrazia con cui gli ultimi proprietari li hanno trattati. Il castello ospita una ricca e ben articolata collezione etnografica con ottimi esempi delle arti e mestieri del passato. Pezzo forte è il torchio che impone la sua presenza in uno spazio in cui con l’ausilio di diapositive e puntuali spiegazioni si è portati a comprendere le vicende del luogo e della vita che ivi si svolgeva. La collezione e l’allestimento sono in continua crescita e vengono curati con ammirevole amore da molti cittadini consapevoli del valore del passato, cui non può non andare un plauso. La visita è fortemente consigliata, gli anfitrioni sono estremamente cortesi e preparati. Ovviamente tutto è perfettibile, ma diamo...
Read moreJoined one of their guided tours and it was well worth it. The guides are local folks, volunteers, some were cosplaying in medieval armour and dresses which was cool.
Me and my gf were engaged during the visit, we’ve heard specific details only a local would know. It looked like everybody else in our group enjoyed it.
Our castle visits was scheduled to take 1 hour but it lasted 2. I am so glad it went long, it would have felt rushed in 1hour.
Our guide (Fiorenzo) did an outstanding job at making it a memorable visit.
Call their number to check when they’re open.
Feedback for venue: I think you should extend the castle tour to at least 1h30m or even 2h. Maybe have two options: quick visit 1h and extended 2h visit. Perhaps gather quick feedback from participants at the end of the tours. We loved Fiorenzo’s knowledge...
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