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Old Rustic Filled Houses (Palmenti) — Attraction in Pietragalla

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Old Rustic Filled Houses (Palmenti)
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VialeQuaranta9”
Viale Mario Zotta, 85016 Pietragalla PZ, Italy
Pizzeria La Posada
Viale Mario Zotta, 37, 85016 Pietragalla PZ, Italy
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Vittorio Vertone Artist - La casa dell’artista B&B
Traversa I di, Via Giardino, 17, 85016 Pietragalla PZ, Italy
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Old Rustic Filled Houses (Palmenti)
ItalyBasilicataPietragallaOld Rustic Filled Houses (Palmenti)

Basic Info

Old Rustic Filled Houses (Palmenti)

Via Luigi Cadorna, 94, 85016 Pietragalla PZ, Italy
4.4(745)
Open until 12:00 AM
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spot

Ratings & Description

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Cultural
Scenic
Family friendly
Off the beaten path
attractions: , restaurants: VialeQuaranta9”, Pizzeria La Posada
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VialeQuaranta9”

Pizzeria La Posada

VialeQuaranta9”

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Pizzeria La Posada

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4.6

(41)

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CristianCristian
Palmenti Ipogei, orgoglio di Pietragalla I palmenti, si sa, sono quei luoghi in cui viene preparata l’uva per farla diventare vino. Sono le cantine dove si pesta, filtra, e si fa bollire l’uva per tramutarla in mosto e quasi sempre, nello stesso ambiente, avviene il riempimento delle botti al momento giusto. Gli abitanti di Pietragalla hanno utilizzato la roccia stessa delle loro colline per scavarvi dentro questi ambienti che – ancora oggi – emergono dai prati come casette di gnomi. Si può letteralmente camminare sui tetti dei palmenti, perché sono stati ricavati dal ventre della terra e hanno prati al posto di tegole! Un paesaggio magico, quasi irlandese, mette in risalto queste casupole di pietra bianca in una distesa di verde. L’umidità fresca dell’interno consente all’uva e ai suoi derivati di essere preparati con le migliori condizioni. Il risultato? Un ottimo vino! L’usanza del palmento risale probabilmente al XVI secolo, da una tradizione francese radicatasi qui con le invasioni Angioine. Usati inizialmente dai monaci che producevano il vino, nel corso dei secoli si sono evoluti come una vera e propria “industria” vinicola. Fino all’inizio del XX secolo erano utilizzati in tutto e per tutto.  Alcuni palmenti sono funzionanti ancora adesso. L’insieme degli ipogei è invece divenuto il Parco Urbano dei Palmenti, un’attrazione turistica unica. Dentro un palmento … Le 200 casette che formano questo percorso si somigliano un po’ tutte nella struttura. Immediatamente dopo aver varcato la soglia, in tutte troverete una apertura sul tetto. Serviva a far “sfiatare” l’anidride carbonica generata dalla fermentazione, per evitare che i vinai morissero avvelenati durante il lavoro. Seguiva poi una saletta con due o tre  vasche. Le due vasche sono presenti ovunque, perché servivano per trattare uva e mosto. L’ultima vasca esisteva solo in quei palmenti in cui il processo di produzione del vino arrivava fino alla spillatura nelle botti. A volte era presente un camino a legna, altre volte solo un angolo per braciere. Molti gli scaffali – oggi decorati con oggetti d’epoca – per gli utensili o il pranzo dei lavoratori. Ancora oggi è possibile ammirare questi ambienti praticamente intatti dal XIX secolo, periodo in cui la produzione vinicola di Pietragalla ha raggiunto numeri da record. In alcune di queste casette ipogee si organizzano degustazioni proprio dei migliori vini della zona. Area poco valorizzata...😀🖐🚗
Piero CatucciPiero Catucci
Nel piccolo borgo di Pietragalla, nella Provincia di Potenza, troviamo un tesoro di architettura rurale produttiva, simbolo della civiltà contadina: i palmenti, riprodotti in serie grazie alla conformazione rocciosa del suolo. Orgoglio cittadino, gli ipogei scavati nell’arenaria, armoniosamente integrati con l’ambiente circostante, nel loro complesso, a vista appaiono come un fantastico villaggio degli “Hobbit” della famosa saga del Signore degli Anelli di Tolkien. L’intera area è ormai impreziosita dal gigantesco murales di Eduardo Ettorre, che rappresenta una donna in abito tipico locale per le feste, nell’atto della pigiatura dell’uva a piedi nudi all’interno di una vasca. Sullo sfondo l’apertura della vasca di raccolta. L’immagine della giovane donna è impreziosita anche da dettagli, come i bracciali al polso e alla caviglia scoperta, per elevare la figura nella sua piena manifestazione di donna e valorizzare un lavoro contadino secolare con la freschezza della gioventù, in un percorso temporale che coniuga tradizioni memoriali e continuità attuale. Un messaggio iconico per recuperare il passato, conservarlo e renderlo fruibile, nelle forme di utilizzo che il tempo modifica, dalle generazioni future. Negli ambienti sono state scavate delle vasche. In alcune si depositavano i grappoli di uva per la spremitura fatta pestando i frutti, altre nelle quali defluiva il mosto per la fermentazione. Entrarci e osservare la disposizione delle vasche, rende appieno il processo produttivo. Al termine della fermentazione, il giovane vino veniva trasferito in botti e conservato in apposite cantine del paese chiamate “rutt”. Ogni palmento serviva due o più famiglie. Nell’unico palmento ancora in utilizzo, quello della famiglia Nolè, abbiamo incontrato Teodosio Nolè, il quale ci ha deliziato con un racconto romantico del complesso e dei progressi nel recupero dell’intera zona, non ancora giunto al termine. Non potevamo andar via senza un gadget: una bottiglia di vino “Il Palmento”, il cui processo di fermentazione avviene tutt’ora nella vasca di arenaria del loro Palmento. Significativa esperienza.
Antonio CotardoAntonio Cotardo
Il parco urbano dei palmenti è un luogo fuori dal tempo. Circondato da un paesaggio mozzafiato. Si trova all' ingresso di Pietragalla dove è stato creato un ampio parcheggio gratuito. Non esiste un percorso indicato. Si va su e giù come capita. Alcune strutture sono state recuperate bene ma altre sono piene di spazzatura ed è davvero un dolore al cuore. Il sito si visita in un'ora es è impreziosito da un bellissimo murales. Non ci sono servizi igienici e non è previsto un accesso per i disabili. Quanto meno per potersi avvicinare un po' di più. C'era l' indicazione di area pedonale e malgrado fosse un giorno festivo le macchine passavano tranquillamente anche con tanta gente che stava visitando e di servizio d'ordine nemmeno l'ombra. Il centro del paese è molto bello. Ho preso un caffè nel bar sulla sinistra, prima di salire a visitare il palazzo ducale. Il gentilissimo proprietario del bar mi ha spiegato cosa vedere, tra cui un tiglio bellissimo e centenario. Peccato per il palazzo ducale e per le cantine di fronte al tiglio, posti in cui siamo stati mandati via mentre stavamo entrando perché non c'era il custode e il ragazzo stava già portando in giro un gruppo di turisti. Certo che in ogni caso poteva girarsi meglio visto che le persone fanno centinaia di chilometri per venire. Il paese ha un potenziale incredibile, peccato che sia lasciato così.
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Palmenti Ipogei, orgoglio di Pietragalla I palmenti, si sa, sono quei luoghi in cui viene preparata l’uva per farla diventare vino. Sono le cantine dove si pesta, filtra, e si fa bollire l’uva per tramutarla in mosto e quasi sempre, nello stesso ambiente, avviene il riempimento delle botti al momento giusto. Gli abitanti di Pietragalla hanno utilizzato la roccia stessa delle loro colline per scavarvi dentro questi ambienti che – ancora oggi – emergono dai prati come casette di gnomi. Si può letteralmente camminare sui tetti dei palmenti, perché sono stati ricavati dal ventre della terra e hanno prati al posto di tegole! Un paesaggio magico, quasi irlandese, mette in risalto queste casupole di pietra bianca in una distesa di verde. L’umidità fresca dell’interno consente all’uva e ai suoi derivati di essere preparati con le migliori condizioni. Il risultato? Un ottimo vino! L’usanza del palmento risale probabilmente al XVI secolo, da una tradizione francese radicatasi qui con le invasioni Angioine. Usati inizialmente dai monaci che producevano il vino, nel corso dei secoli si sono evoluti come una vera e propria “industria” vinicola. Fino all’inizio del XX secolo erano utilizzati in tutto e per tutto.  Alcuni palmenti sono funzionanti ancora adesso. L’insieme degli ipogei è invece divenuto il Parco Urbano dei Palmenti, un’attrazione turistica unica. Dentro un palmento … Le 200 casette che formano questo percorso si somigliano un po’ tutte nella struttura. Immediatamente dopo aver varcato la soglia, in tutte troverete una apertura sul tetto. Serviva a far “sfiatare” l’anidride carbonica generata dalla fermentazione, per evitare che i vinai morissero avvelenati durante il lavoro. Seguiva poi una saletta con due o tre  vasche. Le due vasche sono presenti ovunque, perché servivano per trattare uva e mosto. L’ultima vasca esisteva solo in quei palmenti in cui il processo di produzione del vino arrivava fino alla spillatura nelle botti. A volte era presente un camino a legna, altre volte solo un angolo per braciere. Molti gli scaffali – oggi decorati con oggetti d’epoca – per gli utensili o il pranzo dei lavoratori. Ancora oggi è possibile ammirare questi ambienti praticamente intatti dal XIX secolo, periodo in cui la produzione vinicola di Pietragalla ha raggiunto numeri da record. In alcune di queste casette ipogee si organizzano degustazioni proprio dei migliori vini della zona. Area poco valorizzata...😀🖐🚗
Cristian

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Nel piccolo borgo di Pietragalla, nella Provincia di Potenza, troviamo un tesoro di architettura rurale produttiva, simbolo della civiltà contadina: i palmenti, riprodotti in serie grazie alla conformazione rocciosa del suolo. Orgoglio cittadino, gli ipogei scavati nell’arenaria, armoniosamente integrati con l’ambiente circostante, nel loro complesso, a vista appaiono come un fantastico villaggio degli “Hobbit” della famosa saga del Signore degli Anelli di Tolkien. L’intera area è ormai impreziosita dal gigantesco murales di Eduardo Ettorre, che rappresenta una donna in abito tipico locale per le feste, nell’atto della pigiatura dell’uva a piedi nudi all’interno di una vasca. Sullo sfondo l’apertura della vasca di raccolta. L’immagine della giovane donna è impreziosita anche da dettagli, come i bracciali al polso e alla caviglia scoperta, per elevare la figura nella sua piena manifestazione di donna e valorizzare un lavoro contadino secolare con la freschezza della gioventù, in un percorso temporale che coniuga tradizioni memoriali e continuità attuale. Un messaggio iconico per recuperare il passato, conservarlo e renderlo fruibile, nelle forme di utilizzo che il tempo modifica, dalle generazioni future. Negli ambienti sono state scavate delle vasche. In alcune si depositavano i grappoli di uva per la spremitura fatta pestando i frutti, altre nelle quali defluiva il mosto per la fermentazione. Entrarci e osservare la disposizione delle vasche, rende appieno il processo produttivo. Al termine della fermentazione, il giovane vino veniva trasferito in botti e conservato in apposite cantine del paese chiamate “rutt”. Ogni palmento serviva due o più famiglie. Nell’unico palmento ancora in utilizzo, quello della famiglia Nolè, abbiamo incontrato Teodosio Nolè, il quale ci ha deliziato con un racconto romantico del complesso e dei progressi nel recupero dell’intera zona, non ancora giunto al termine. Non potevamo andar via senza un gadget: una bottiglia di vino “Il Palmento”, il cui processo di fermentazione avviene tutt’ora nella vasca di arenaria del loro Palmento. Significativa esperienza.
Piero Catucci

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Il parco urbano dei palmenti è un luogo fuori dal tempo. Circondato da un paesaggio mozzafiato. Si trova all' ingresso di Pietragalla dove è stato creato un ampio parcheggio gratuito. Non esiste un percorso indicato. Si va su e giù come capita. Alcune strutture sono state recuperate bene ma altre sono piene di spazzatura ed è davvero un dolore al cuore. Il sito si visita in un'ora es è impreziosito da un bellissimo murales. Non ci sono servizi igienici e non è previsto un accesso per i disabili. Quanto meno per potersi avvicinare un po' di più. C'era l' indicazione di area pedonale e malgrado fosse un giorno festivo le macchine passavano tranquillamente anche con tanta gente che stava visitando e di servizio d'ordine nemmeno l'ombra. Il centro del paese è molto bello. Ho preso un caffè nel bar sulla sinistra, prima di salire a visitare il palazzo ducale. Il gentilissimo proprietario del bar mi ha spiegato cosa vedere, tra cui un tiglio bellissimo e centenario. Peccato per il palazzo ducale e per le cantine di fronte al tiglio, posti in cui siamo stati mandati via mentre stavamo entrando perché non c'era il custode e il ragazzo stava già portando in giro un gruppo di turisti. Certo che in ogni caso poteva girarsi meglio visto che le persone fanno centinaia di chilometri per venire. Il paese ha un potenziale incredibile, peccato che sia lasciato così.
Antonio Cotardo

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Palmenti Ipogei, orgoglio di Pietragalla

I palmenti, si sa, sono quei luoghi in cui viene preparata l’uva per farla diventare vino. Sono le cantine dove si pesta, filtra, e si fa bollire l’uva per tramutarla in mosto e quasi sempre, nello stesso ambiente, avviene il riempimento delle botti al momento giusto. Gli abitanti di Pietragalla hanno utilizzato la roccia stessa delle loro colline per scavarvi dentro questi ambienti che – ancora oggi – emergono dai prati come casette di gnomi.

Si può letteralmente camminare sui tetti dei palmenti, perché sono stati ricavati dal ventre della terra e hanno prati al posto di tegole! Un paesaggio magico, quasi irlandese, mette in risalto queste casupole di pietra bianca in una distesa di verde. L’umidità fresca dell’interno consente all’uva e ai suoi derivati di essere preparati con le migliori condizioni. Il risultato? Un ottimo vino!

L’usanza del palmento risale probabilmente al XVI secolo, da una tradizione francese radicatasi qui con le invasioni Angioine. Usati inizialmente dai monaci che producevano il vino, nel corso dei secoli si sono evoluti come una vera e propria “industria” vinicola. Fino all’inizio del XX secolo erano utilizzati in tutto e per tutto.  Alcuni palmenti sono funzionanti ancora adesso. L’insieme degli ipogei è invece divenuto il Parco Urbano dei Palmenti, un’attrazione turistica unica.

Dentro un palmento …

Le 200 casette che formano questo percorso si somigliano un po’ tutte nella struttura. Immediatamente dopo aver varcato la soglia, in tutte troverete una apertura sul tetto. Serviva a far “sfiatare” l’anidride carbonica generata dalla fermentazione, per evitare che i vinai morissero avvelenati durante il lavoro.

Seguiva poi una saletta con due o tre  vasche. Le due vasche sono presenti ovunque, perché servivano per trattare uva e mosto. L’ultima vasca esisteva solo in quei palmenti in cui il processo di produzione del vino arrivava fino alla spillatura nelle botti. A volte era presente un camino a legna, altre volte solo un angolo per braciere. Molti gli scaffali – oggi decorati con oggetti d’epoca – per gli utensili o il pranzo dei lavoratori.

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Nel piccolo borgo di Pietragalla, nella Provincia di Potenza, troviamo un tesoro di architettura rurale produttiva, simbolo della civiltà contadina: i palmenti, riprodotti in serie grazie alla conformazione rocciosa del suolo. Orgoglio cittadino, gli ipogei scavati nell’arenaria, armoniosamente integrati con l’ambiente circostante, nel loro complesso, a vista appaiono come un fantastico villaggio degli “Hobbit” della famosa saga del Signore degli Anelli di Tolkien. L’intera area è ormai impreziosita dal gigantesco murales di Eduardo Ettorre, che rappresenta una donna in abito tipico locale per le feste, nell’atto della pigiatura dell’uva a piedi nudi all’interno di una vasca. Sullo sfondo l’apertura della vasca di raccolta. L’immagine della giovane donna è impreziosita anche da dettagli, come i bracciali al polso e alla caviglia scoperta, per elevare la figura nella sua piena manifestazione di donna e valorizzare un lavoro contadino secolare con la freschezza della gioventù, in un percorso temporale che coniuga tradizioni memoriali e continuità attuale. Un messaggio iconico per recuperare il passato, conservarlo e renderlo fruibile, nelle forme di utilizzo che il tempo modifica, dalle generazioni future. Negli ambienti sono state scavate delle vasche. In alcune si depositavano i grappoli di uva per la spremitura fatta pestando i frutti, altre nelle quali defluiva il mosto per la fermentazione. Entrarci e osservare la disposizione delle vasche, rende appieno il processo produttivo. Al termine della fermentazione, il giovane vino veniva trasferito in botti e conservato in apposite cantine del paese chiamate “rutt”. Ogni palmento serviva due o più famiglie. Nell’unico palmento ancora in utilizzo, quello della famiglia Nolè, abbiamo incontrato Teodosio Nolè, il quale ci ha deliziato con un racconto romantico del complesso e dei progressi nel recupero dell’intera zona, non ancora giunto al termine. Non potevamo andar via senza un gadget: una bottiglia di vino “Il Palmento”, il cui processo di fermentazione avviene tutt’ora nella vasca di arenaria del loro Palmento....

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My wife saw a photo of these and demanded I bring her here. It's quite a challenge on public transport but there are buses from Potenza daily. The wine presses (that's what they are) are interesting - cut from solid rock with a series of tanks for the fermentation process. The real bonus however is the absolutely stunning location - you can almost see the Adriatic from here. Should you find yourself in the area they are well worth a look - and Pietragalla itself is also a...

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