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St. Nicholas Abbey Olivetana — Attraction in Rodengo Saiano

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St. Nicholas Abbey Olivetana
Description
St Nicholas Abbey is located in Saint Peter, Barbados, and is a plantation house, museum and rum distillery. Colonel Benjamin Berringer built the house in 1658. This house is one of only three genuine Jacobean mansions in the Western Hemisphere.
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St. Nicholas Abbey Olivetana
ItalyLombardyRodengo SaianoSt. Nicholas Abbey Olivetana

Basic Info

St. Nicholas Abbey Olivetana

Via Brescia, 83, 25050 Rodengo Saiano BS, Italy
4.6(478)
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spot

Ratings & Description

Info

St Nicholas Abbey is located in Saint Peter, Barbados, and is a plantation house, museum and rum distillery. Colonel Benjamin Berringer built the house in 1658. This house is one of only three genuine Jacobean mansions in the Western Hemisphere.

Cultural
Family friendly
attractions: , restaurants:
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Phone
+39 030 610182
Website
abbaziarodengo.it
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Reviews of St. Nicholas Abbey Olivetana

4.6
(478)
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5.0
4y

L'abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo-Saiano, in Franciacorta, è un complesso religioso di grande rilevanza spirituale e di notevole interesse storico-artistico.

La storiaModifica

L'abbazia fu fondata dai monaci cluniacensi - congregazione dell'Ordine di San Benedetto - verso la metà dell'XI secolo. Un documento del 1085 parla di un già esistente monastero; un altro documento del 1109 fa menzione della dedicazione a san Nicola, che rimarrà inalterata nel tempo[1]. La ubicazione del monastero fu posta su un quadrivio romano, che portava alla città e serviva da ostello per i pellegrini in viaggio per Roma. Il sito era già stato occupato in età romana ed altomedievale, come documentato da scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un muro romano e di una capanna longobarda.

Lo sviluppo del monastero - come quello di altri cenobi cluniacensi presenti in Franciacorta- avvenne inizialmente per impulso della importante badia di Pontida e di quella di San Paolo d'Argon. Il monastero di Rodengo affermò presto una propria autonomia, in connessione anche con lo sviluppo economico dovuto alle molteplici donazioni ed acquisti di proprietà terriere. Come per tutti gli altri monasteri benedettini la gestione di tali proprietà fece subito riferimento all'ausilio di fratelli conversi.

Già nella seconda metà del XIII secolo, tuttavia, lo sviluppo spirituale ed economico del monastero si era arrestato. Documenti relativi alle adunanze capitolari riferiscono di un numero di monaci e di conversi che non arrivava a dieci persone[2]. Alla fine del XIV secolo si arrivò alla installazione di un abate commendatario al posto di quello nominato dall'ordine cluniacense; ma tale evenienza non arrestò - anzi accelerò – la decadenza del monastero. Le autorità che avevano voce in capitolo (dal papato, alla diocesi di Brescia, alla Repubblica di Venezia che aveva inglobato i territori bresciani, alla municipalità di Rodengo) si trovarono spesso in disaccordo sulle scelte relative alla gestione del monastero.

Nel 1446, per volere di papa Eugenio IV, la primitiva abbazia fu affidata agli olivetani. Aspri contrasti segnarono la rinuncia ai propri privilegi da parte dell'ultimo abate commendatario, e solo nel 1450 il passaggio del monastero agli olivetani divenne definitivo[3].

Iniziò subito una forte ripresa delle fortune spirituali ed economiche del monastero. Fu consolidato l'impiego delle proprietà terriere ed altre vennero acquisite anche attraverso i lavori di bonifica dei terreni paludosi circostanti. Fin dal 1450 si assunse la decisione di riedificare il complesso abbaziale, a cominciare dalla chiesa di San Nicola, interamente ricostruita nel luogo ove sorgeva la vecchia chiesa cluniacensa. Il progetto di ampliamento delle strutture architettoniche riguardò presto anche la costruzione del chiostro occidentale e del chiostro grande, (rifatto poi nel 1560-70, con l'ampliamento dei piani superiori), e progressivamente interessò tutto il monastero. I priori olivetani si mostrarono subito consapevoli della importanza della azione intrapresa e furono attenti a valersi della collaborazione dei più importanti artisti bresciani.[4]

Il fervore di opere costruttive si protrasse per circa tre secoli dando luogo ad uno dei complessi abbaziali artisticamente più significativi dell'Italia settentrionale. Nel Cinquecento furono coinvolti pittori come il Romanino, il Moretto, Lattanzio Gambara e Grazio Cossali; in epoche successive troviamo troviamo impegnati i pittori Gian Giacomo Barbelli, Giovan Battista Sassi ed altri. Di grande pregio sono anche alcune opere lignee (come il coro a tarsie realizzato da Cristoforo Rocchi nel 1480), opere marmoree ed in ceramica (come le decorazioni del chiostro maggiore).

Nel 1797 il Governo Provvisorio di Brescia, in virtù delle leggi napoleoniche, decretò la soppressione del monastero e la sua assegnazione all'Ospedale femminile di Brescia.

Dopo un lungo periodo di decadenza, nel 1969 l'abbazia è tornata, per interessamento di papa Paolo VI ai...

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4.0
5y

Eh....Bacco, Bacco, so che risiedi in Franciacorta. Hai saputo scegliere la zona più bella dell' Italia dove i verdi e poi rossi vigneti tappezzano queste collinette e con i loro corposi grappoli permettono di produrre quei famosi vini che durante la fermentazione emanano un profumo fruttato che rende inconfondibile tutta la zona. Peccato che quando fu costruita l'abbazia ( circa, attorno all'anno mille e cento) la zona chiamata "Francha Curtis" era paludosa, povera e non era coltivata a vite. Inizialmente la struttura era intitolata a San Pietro ed era gestita dai monaci Benedettini Cluniacensi, poi venne dedicata a San Nicola di Bari . Nel 1446 il Papa Eugenio la passo' alla confederazione Olivetana. Qui, ebbe la fortuna di essere affrescata dai migliori pittori dell'epoca residenti nel territorio circostante. Dal Romanino al Moretto al Gambara al Cossali, Castellini, Sassi e Lechi. Arrivo' poi Napoleone, attorno al 1800 (che come consuetudine) lo depredo' riducendolo in uno stato miserevole e cosi' rimase fino al 1969, anno in cui, grazie al Papa bresciano Paolo Vl, che conoscendo il degrado vi fece rientrare i monaci Olivetani per il ripristino dello stabile. Oggi, e'ritornato al suo primitivo splendore considerando pero' quanto sia stato depredato da tesori esistenti antecendentemente alla venuta di Napoleone. Resta comunque intriso, sia nella chiesa che nel convento, di quella enorme fede accresciuta in un millennio di storia che visitando i locali si percepisce e che permane nelle persone lasciandole internamente quella voglia di fare del bene e di pregare,.....si di pregare perché e' in luoghi come questo che i miracoli possono diventare...

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5.0
49w

L'Abbazia di Rodengo-Saiano è uno dei luoghi più affascinanti della provincia di Brescia, una perfetta combinazione di spiritualità, arte e storia.

1️⃣ Architettura: L’abbazia è un capolavoro di architettura religiosa. Il complesso monastico è imponente, con un chiostro elegante e armonioso, e la chiesa presenta affreschi di rara bellezza, che catturano lo sguardo e invitano alla riflessione.

2️⃣ Atmosfera: È un luogo perfetto per chi cerca pace e tranquillità. L’ambiente circostante, immerso nel verde, contribuisce a creare un’atmosfera rilassante e meditativa.

3️⃣ Storia: Fondata dai monaci benedettini e successivamente passata alla congregazione olivetana, l’abbazia ha un passato ricco di significato e rappresenta un pezzo importante della storia religiosa della zona.

4️⃣ Eventi e visite guidate: L’abbazia organizza spesso visite guidate che permettono di scoprire i dettagli storici e artistici del complesso. Inoltre, è sede di eventi culturali e religiosi che arricchiscono l’esperienza.

5️⃣ Accessibilità: È facilmente raggiungibile in auto, con parcheggi comodi nelle vicinanze. L’ingresso al complesso è ben organizzato, e il personale è disponibile e cordiale.

6️⃣ Enogastronomia: Nelle vicinanze si trovano cantine della Franciacorta, perfette per abbinare la visita a una degustazione di vini locali.

Conclusione: L’Abbazia Olivetana di Rodengo-Saiano è un luogo imperdibile per chiunque sia interessato all’arte, alla storia e alla spiritualità. Consigliata per una gita fuori porta o un momento di contemplazione in un...

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CristianCristian
L'abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo-Saiano, in Franciacorta, è un complesso religioso di grande rilevanza spirituale e di notevole interesse storico-artistico. La storiaModifica L'abbazia fu fondata dai monaci cluniacensi - congregazione dell'Ordine di San Benedetto - verso la metà dell'XI secolo. Un documento del 1085 parla di un già esistente monastero; un altro documento del 1109 fa menzione della dedicazione a san Nicola, che rimarrà inalterata nel tempo[1]. La ubicazione del monastero fu posta su un quadrivio romano, che portava alla città e serviva da ostello per i pellegrini in viaggio per Roma. Il sito era già stato occupato in età romana ed altomedievale, come documentato da scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un muro romano e di una capanna longobarda. Lo sviluppo del monastero - come quello di altri cenobi cluniacensi presenti in Franciacorta- avvenne inizialmente per impulso della importante badia di Pontida e di quella di San Paolo d'Argon. Il monastero di Rodengo affermò presto una propria autonomia, in connessione anche con lo sviluppo economico dovuto alle molteplici donazioni ed acquisti di proprietà terriere. Come per tutti gli altri monasteri benedettini la gestione di tali proprietà fece subito riferimento all'ausilio di fratelli conversi. Già nella seconda metà del XIII secolo, tuttavia, lo sviluppo spirituale ed economico del monastero si era arrestato. Documenti relativi alle adunanze capitolari riferiscono di un numero di monaci e di conversi che non arrivava a dieci persone[2]. Alla fine del XIV secolo si arrivò alla installazione di un abate commendatario al posto di quello nominato dall'ordine cluniacense; ma tale evenienza non arrestò - anzi accelerò – la decadenza del monastero. Le autorità che avevano voce in capitolo (dal papato, alla diocesi di Brescia, alla Repubblica di Venezia che aveva inglobato i territori bresciani, alla municipalità di Rodengo) si trovarono spesso in disaccordo sulle scelte relative alla gestione del monastero. Nel 1446, per volere di papa Eugenio IV, la primitiva abbazia fu affidata agli olivetani. Aspri contrasti segnarono la rinuncia ai propri privilegi da parte dell'ultimo abate commendatario, e solo nel 1450 il passaggio del monastero agli olivetani divenne definitivo[3]. Iniziò subito una forte ripresa delle fortune spirituali ed economiche del monastero. Fu consolidato l'impiego delle proprietà terriere ed altre vennero acquisite anche attraverso i lavori di bonifica dei terreni paludosi circostanti. Fin dal 1450 si assunse la decisione di riedificare il complesso abbaziale, a cominciare dalla chiesa di San Nicola, interamente ricostruita nel luogo ove sorgeva la vecchia chiesa cluniacensa. Il progetto di ampliamento delle strutture architettoniche riguardò presto anche la costruzione del chiostro occidentale e del chiostro grande, (rifatto poi nel 1560-70, con l'ampliamento dei piani superiori), e progressivamente interessò tutto il monastero. I priori olivetani si mostrarono subito consapevoli della importanza della azione intrapresa e furono attenti a valersi della collaborazione dei più importanti artisti bresciani.[4] Il fervore di opere costruttive si protrasse per circa tre secoli dando luogo ad uno dei complessi abbaziali artisticamente più significativi dell'Italia settentrionale. Nel Cinquecento furono coinvolti pittori come il Romanino, il Moretto, Lattanzio Gambara e Grazio Cossali; in epoche successive troviamo troviamo impegnati i pittori Gian Giacomo Barbelli, Giovan Battista Sassi ed altri. Di grande pregio sono anche alcune opere lignee (come il coro a tarsie realizzato da Cristoforo Rocchi nel 1480), opere marmoree ed in ceramica (come le decorazioni del chiostro maggiore). Nel 1797 il Governo Provvisorio di Brescia, in virtù delle leggi napoleoniche, decretò la soppressione del monastero e la sua assegnazione all'Ospedale femminile di Brescia. Dopo un lungo periodo di decadenza, nel 1969 l'abbazia è tornata, per interessamento di papa Paolo VI ai monaci olivetani.
Carmine. LotanoCarmine. Lotano
L’Abbazia Olivetana Benedettina di Rodengo Saiano Brescia è uno dei complessi religiosi più famosi della Franciacorta. Fondato nel 1090, è intitolata ai Santi Nicola e dal 2019 anche il Papa Paolo VI, Santo bresciano a cui questo luogo era tanto caro, in una teca nella chiesa vi è conservata la tunica talare. La Chiesa rinascimentale dalla facciata semplice e con l’elegante protiro del Quattrocento e una trifora del '700. L'interno è barocchismo rifatto agli inizi del 1700 circa conserva dei bei tromp d'ouile o finte prospettiva dipinte. Tra le meraviglie che più colpiscono sono i tre chiostri – del ‘400, del ‘500 e del ‘600 detto “Cisterna” – e gli affreschi del Romanino nel refettorio della foresteria. Da non perdere infine la sacrestia e il coro lignei, la galleria monumentale lunga 106 metri e il piccolo museo di oggetti sacri, tra cui spicca un bellissima presepe dove la natività e' collocata nelle tipiche cascine agricole della zona.
LunaLuna
Posto magico, dove si respira tutta l'atmosfera delle chiese di una volta. La chiesa vista da fuori non sembra nulla di speciale, ma una volta dentro ci sono affreschi importanti. Molto particolare anche la statuetta del bambin Gesu' posta al fondo (mi sono soffermata a guardarla perche' non avevo mai visto nulla di simile). Per quanto riguarda l'abbazia... e' aperta a tutti ed e' gratuita. All'ingresso trovate opuscoli (sia in italiano che in inglese) e alcune cartoline omaggio. In portineria troverete inoltre un simpatico monaco polacco/americano - che parla italiano ma con cui e' anche possibile fare una bella chiacchierata in inglese. E siccome l'abbazia e' collocata proprio sul tragitto di alcuni cammini (es. via valeriana, Cammino delle sette sorelle, etc...) e' anche possibile richiedere il timbro. Parcheggio spazioso e gratuito proprio di fronte, attraversando la strada, e centro del paese a meno di 1 km di distanza.
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