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Saint Nicola of Silanis — Attraction in Séddini/Sedini

Name
Saint Nicola of Silanis
Description
The Chiesa di San Nicola di Silanis is a church in a state of ruins in the comune of Sedini, northern Sardinia, Italy.
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Saint Nicola of Silanis
ItalySardiniaSéddini/SediniSaint Nicola of Silanis

Basic Info

Saint Nicola of Silanis

Valle del Silanis, 07035 Sedini SS, Italy
4.7(87)
Open until 12:00 AM
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The Chiesa di San Nicola di Silanis is a church in a state of ruins in the comune of Sedini, northern Sardinia, Italy.

Cultural
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Reviews of Saint Nicola of Silanis

4.7
(87)
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4.0
7y

La chiesa di S. Nicola trae la denominazione dal rio Silanis, nella cui valle si conserva allo stato di rudere invaso dalla vegetazione. Il S. Nicola “in solio” fu edificato prima del 1122 per volontà di Furatu de Gitil e della moglie Susanna de Lacon-Zori, esponenti della cerchia giudicale turritana, che in quell’anno la donarono a Montecassino. A membri della famiglia Zori si riferisce l’iscrizione funeraria scolpita nella facciata. Sussistono scarse tracce del monastero, sede di priorato cassinese dipendente dall’abbazia di S. Maria di Tergu, già in rovina alla fine del XV secolo. Della chiesa restano il muro absidale, il campanile mozzo, il fianco destro con la relativa navatella e parte della facciata, nonché i corsi basali delle altre strutture. I paramenti sono in cantoni calcarei di media pezzatura, tagliati e messi in opera con speciale accuratezza. La fabbrica, di notevole livello sotto il profilo sia tecnico, sia qualitativo, fu condotta secondo modi lombardi da un maestro lucchese, probabilmente nel primo ventennio del XII secolo. L’impianto è trinavato con abside insolitamente a nordovest. Le arcate dei muri divisori nascono da pilastri quadrangolari con stretta cornice d’imposta in luogo del capitello. La penultima coppia di sostegni verso il presbiterio è data da pilastri cruciformi, l’ultima invece da colonne, una delle quali ancora sormontata da capitello classicista e abaco toscano a tavoletta. Tutt’e tre le navate erano voltate a crociera con sottarco di separazione. Il telaio strutturale esterno è dato da zoccolo a scarpa piana, paraste d’angolo e larghi archetti nei fianchi, con ritmo di due per ogni specchio, impostati su robusti peducci a sguscio e su lesene di forte aggetto. Nell’abside si disegnano tre alti specchi, ognuno concluso da arcatella sgusciata nascente da lesene; lo specchio mediano è pieno, mentre negli altri si aprono sfilate monofore centinate a doppio strombo. Identiche luci sono nel fianco tuttora in piedi e nel corrispondente muro della navata mediana, dove una monofora ha centina ogivale ospitante una foglia d’acqua dalla cima riversa. Nel fianco settentrionale una porta architravata con arco di scarico semicircolare consente l’accesso al campanile a canna quadrata, di cui rimane solo l’ordine inferiore. Negli stipiti dell’ingresso sono scolpite a sinistra una croce greca, a destra un chiasmo. Nelle tre facce si apre una monofora a feritoia, strombata solo verso l’interno. È andato disperso il concio con tralcio fitomorfo a girali, un tempo poggiato sull’architrave, mentre ancora si leggono le figure di un felino e di un toro, sagomate a rilievo bassissimo nei cantoni del paramento murario esterno. Lo schema restitutivo della facciata presenta in corrispondenza della navata mediana un timpano con cornice decorata a motivi classicheggianti e una coppia di paraste che si raccordano con archetti poggianti su peduccio in asse con l’oculo circolare e con il portale architravato, provvisto di stretti capitelli e arco di scarico a tutto sesto. Come in quelle occidentali, nelle testate delle navatelle rincassano specchi ampi quanto un’arcatella, qui aperti...

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2y

La splendida chiesa di San Nicola è situata nella vallata del rio Silanis. Purtroppo oggi è idotta a rudere invaso dalla vegetazione, ricostruita nell'ultimo restauro. Il sito corrisponde a un insediamento monastico benedettino, presso il villaggio abbandonato di Speluncas. Malgrado ciò gli ffascinanti ruderi della chiesa di San Nicola, in una lussureggiante vallata percorsa dal rio Silanis, si impongono nel panorama romanico sardo per la perfetta tecnica di taglio della pietra e la particolare purezza delle forme architettoniche. La chiesa ha pianta trinavata ed è costruita interamente in conci calcarei tagliati e messi in opera con estrema cura. Fu costruita prima del 1122 per volontà di Furatu de Gitil e della moglie Susanna de Lacon-Zori, appartenenti alla cerchia aristocratica del regno di Torres. In quell'anno i due coniugi la donarono all'abbazia Montecassino, come dipendenza dell'abbazia di Nostra Signora di Tergu. All'interno si trova un' iscrizione funeraria incisa nella facciata è riconducibile proprio a membri della famiglia degli Zori. Assieme al San Pietro di Sorres è l'unica chiesa romanica sarda voltata a crociera anche nella navata centrale. La superstite navata a N conserva le volte a crociera con sottarco di separazione. L'abside è orientata insolitamente a N/O. Nel fianco settentrionale una porta architrave , con arco di scarico a tutto sesto, consentiva di accedere al campanile a canna quadrata, ora mutilato . Da visitare...

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4.0
26w

La chiesa è stata facile da raggiungere, anche se gli ultimi 100 metri sono su una stradina bianca non asfaltata, con sassi. Consiglio vivamente di non proseguire con l’auto, ma di parcheggiare prima e fare quel tratto a piedi. La chiesetta in sé è carina, semplice, interessante da vedere se si è in zona. Tuttavia, non ci sono né cartelli né spiegazioni o indicazioni storiche, quindi la visita è abbastanza veloce e “visiva”.

Un avvertimento importante: Google Maps suggerisce di continuare oltre la chiesa su quella stessa stradina bianca, ma è meglio evitarlo. La strada dopo diventa impraticabile: erba alta, percorso sconnesso, e si rischia di rimanere incastrati. Il mio consiglio è di tornare indietro per la stessa via con cui si è arrivati.

Vale una breve visita, ma con attenzione al percorso. Al...

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Michele MarrasMichele Marras
La chiesa di S. Nicola trae la denominazione dal rio Silanis, nella cui valle si conserva allo stato di rudere invaso dalla vegetazione. Il S. Nicola “in solio” fu edificato prima del 1122 per volontà di Furatu de Gitil e della moglie Susanna de Lacon-Zori, esponenti della cerchia giudicale turritana, che in quell’anno la donarono a Montecassino. A membri della famiglia Zori si riferisce l’iscrizione funeraria scolpita nella facciata. Sussistono scarse tracce del monastero, sede di priorato cassinese dipendente dall’abbazia di S. Maria di Tergu, già in rovina alla fine del XV secolo. Della chiesa restano il muro absidale, il campanile mozzo, il fianco destro con la relativa navatella e parte della facciata, nonché i corsi basali delle altre strutture. I paramenti sono in cantoni calcarei di media pezzatura, tagliati e messi in opera con speciale accuratezza. La fabbrica, di notevole livello sotto il profilo sia tecnico, sia qualitativo, fu condotta secondo modi lombardi da un maestro lucchese, probabilmente nel primo ventennio del XII secolo. L’impianto è trinavato con abside insolitamente a nordovest. Le arcate dei muri divisori nascono da pilastri quadrangolari con stretta cornice d’imposta in luogo del capitello. La penultima coppia di sostegni verso il presbiterio è data da pilastri cruciformi, l’ultima invece da colonne, una delle quali ancora sormontata da capitello classicista e abaco toscano a tavoletta. Tutt’e tre le navate erano voltate a crociera con sottarco di separazione. Il telaio strutturale esterno è dato da zoccolo a scarpa piana, paraste d’angolo e larghi archetti nei fianchi, con ritmo di due per ogni specchio, impostati su robusti peducci a sguscio e su lesene di forte aggetto. Nell’abside si disegnano tre alti specchi, ognuno concluso da arcatella sgusciata nascente da lesene; lo specchio mediano è pieno, mentre negli altri si aprono sfilate monofore centinate a doppio strombo. Identiche luci sono nel fianco tuttora in piedi e nel corrispondente muro della navata mediana, dove una monofora ha centina ogivale ospitante una foglia d’acqua dalla cima riversa. Nel fianco settentrionale una porta architravata con arco di scarico semicircolare consente l’accesso al campanile a canna quadrata, di cui rimane solo l’ordine inferiore. Negli stipiti dell’ingresso sono scolpite a sinistra una croce greca, a destra un chiasmo. Nelle tre facce si apre una monofora a feritoia, strombata solo verso l’interno. È andato disperso il concio con tralcio fitomorfo a girali, un tempo poggiato sull’architrave, mentre ancora si leggono le figure di un felino e di un toro, sagomate a rilievo bassissimo nei cantoni del paramento murario esterno. Lo schema restitutivo della facciata presenta in corrispondenza della navata mediana un timpano con cornice decorata a motivi classicheggianti e una coppia di paraste che si raccordano con archetti poggianti su peduccio in asse con l’oculo circolare e con il portale architravato, provvisto di stretti capitelli e arco di scarico a tutto sesto. Come in quelle occidentali, nelle testate delle navatelle rincassano specchi ampi quanto un’arcatella, qui aperti con un oculo.
Andrea PiliaAndrea Pilia
La splendida chiesa di San Nicola è situata nella vallata del rio Silanis. Purtroppo oggi è idotta a rudere invaso dalla vegetazione, ricostruita nell'ultimo restauro. Il sito corrisponde a un insediamento monastico benedettino, presso il villaggio abbandonato di Speluncas. Malgrado ciò gli ffascinanti ruderi della chiesa di San Nicola, in una lussureggiante vallata percorsa dal rio Silanis, si impongono nel panorama romanico sardo per la perfetta tecnica di taglio della pietra e la particolare purezza delle forme architettoniche. La chiesa ha pianta trinavata ed è costruita interamente in conci calcarei tagliati e messi in opera con estrema cura. Fu costruita prima del 1122 per volontà di Furatu de Gitil e della moglie Susanna de Lacon-Zori, appartenenti alla cerchia aristocratica del regno di Torres. In quell'anno i due coniugi la donarono all'abbazia Montecassino, come dipendenza dell'abbazia di Nostra Signora di Tergu. All'interno si trova un' iscrizione funeraria incisa nella facciata è riconducibile proprio a membri della famiglia degli Zori. Assieme al San Pietro di Sorres è l'unica chiesa romanica sarda voltata a crociera anche nella navata centrale. La superstite navata a N conserva le volte a crociera con sottarco di separazione. L'abside è orientata insolitamente a N/O. Nel fianco settentrionale una porta architrave , con arco di scarico a tutto sesto, consentiva di accedere al campanile a canna quadrata, ora mutilato . Da visitare assolutamente
Mr Jack WestMr Jack West
La chiesa è stata facile da raggiungere, anche se gli ultimi 100 metri sono su una stradina bianca non asfaltata, con sassi. Consiglio vivamente di non proseguire con l’auto, ma di parcheggiare prima e fare quel tratto a piedi. La chiesetta in sé è carina, semplice, interessante da vedere se si è in zona. Tuttavia, non ci sono né cartelli né spiegazioni o indicazioni storiche, quindi la visita è abbastanza veloce e “visiva”. Un avvertimento importante: Google Maps suggerisce di continuare oltre la chiesa su quella stessa stradina bianca, ma è meglio evitarlo. La strada dopo diventa impraticabile: erba alta, percorso sconnesso, e si rischia di rimanere incastrati. Il mio consiglio è di tornare indietro per la stessa via con cui si è arrivati. Vale una breve visita, ma con attenzione al percorso. Al prossimo episodio!
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La chiesa di S. Nicola trae la denominazione dal rio Silanis, nella cui valle si conserva allo stato di rudere invaso dalla vegetazione. Il S. Nicola “in solio” fu edificato prima del 1122 per volontà di Furatu de Gitil e della moglie Susanna de Lacon-Zori, esponenti della cerchia giudicale turritana, che in quell’anno la donarono a Montecassino. A membri della famiglia Zori si riferisce l’iscrizione funeraria scolpita nella facciata. Sussistono scarse tracce del monastero, sede di priorato cassinese dipendente dall’abbazia di S. Maria di Tergu, già in rovina alla fine del XV secolo. Della chiesa restano il muro absidale, il campanile mozzo, il fianco destro con la relativa navatella e parte della facciata, nonché i corsi basali delle altre strutture. I paramenti sono in cantoni calcarei di media pezzatura, tagliati e messi in opera con speciale accuratezza. La fabbrica, di notevole livello sotto il profilo sia tecnico, sia qualitativo, fu condotta secondo modi lombardi da un maestro lucchese, probabilmente nel primo ventennio del XII secolo. L’impianto è trinavato con abside insolitamente a nordovest. Le arcate dei muri divisori nascono da pilastri quadrangolari con stretta cornice d’imposta in luogo del capitello. La penultima coppia di sostegni verso il presbiterio è data da pilastri cruciformi, l’ultima invece da colonne, una delle quali ancora sormontata da capitello classicista e abaco toscano a tavoletta. Tutt’e tre le navate erano voltate a crociera con sottarco di separazione. Il telaio strutturale esterno è dato da zoccolo a scarpa piana, paraste d’angolo e larghi archetti nei fianchi, con ritmo di due per ogni specchio, impostati su robusti peducci a sguscio e su lesene di forte aggetto. Nell’abside si disegnano tre alti specchi, ognuno concluso da arcatella sgusciata nascente da lesene; lo specchio mediano è pieno, mentre negli altri si aprono sfilate monofore centinate a doppio strombo. Identiche luci sono nel fianco tuttora in piedi e nel corrispondente muro della navata mediana, dove una monofora ha centina ogivale ospitante una foglia d’acqua dalla cima riversa. Nel fianco settentrionale una porta architravata con arco di scarico semicircolare consente l’accesso al campanile a canna quadrata, di cui rimane solo l’ordine inferiore. Negli stipiti dell’ingresso sono scolpite a sinistra una croce greca, a destra un chiasmo. Nelle tre facce si apre una monofora a feritoia, strombata solo verso l’interno. È andato disperso il concio con tralcio fitomorfo a girali, un tempo poggiato sull’architrave, mentre ancora si leggono le figure di un felino e di un toro, sagomate a rilievo bassissimo nei cantoni del paramento murario esterno. Lo schema restitutivo della facciata presenta in corrispondenza della navata mediana un timpano con cornice decorata a motivi classicheggianti e una coppia di paraste che si raccordano con archetti poggianti su peduccio in asse con l’oculo circolare e con il portale architravato, provvisto di stretti capitelli e arco di scarico a tutto sesto. Come in quelle occidentali, nelle testate delle navatelle rincassano specchi ampi quanto un’arcatella, qui aperti con un oculo.
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Andrea Pilia

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