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Santuario di San Mauro — Attraction in Sòrgono/Sorgono

Name
Santuario di San Mauro
Description
Nearby attractions
Nuraghe Talei
Strada Statale 388 del Tirso e del Mandrolisai, 08038 Sorgono NU, Italy
Parco archeologico Biru 'e Concas
08038 Sorgono, Province of Nuoro, Italy
Nearby restaurants
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B&B I Menhir a Sorgono
Localita' San Mauro, Snc, 08038 Sorgono NU, Italy
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Santuario di San Mauro
ItalySardiniaSòrgono/SorgonoSantuario di San Mauro

Basic Info

Santuario di San Mauro

Strada Statale 388 del Tirso e del Mandrolisai, 08038 Sorgono NU, Italy
4.7(22)
Open 24 hours
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spot

Ratings & Description

Info

Cultural
Scenic
attractions: Nuraghe Talei, Parco archeologico Biru 'e Concas, restaurants:
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Website
sagrasanmauro.it

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Nuraghe Talei

Parco archeologico Biru 'e Concas

Nuraghe Talei

Nuraghe Talei

4.5

(23)

Open until 12:00 AM
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Parco archeologico Biru 'e Concas

Parco archeologico Biru 'e Concas

4.5

(79)

Open 24 hours
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Weaving Tradition: Learn the Art of Pibione
Weaving Tradition: Learn the Art of Pibione
Wed, Dec 10 • 10:30 AM
08030, Seulo, Sardinia, Italy
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Reviews of Santuario di San Mauro

4.7
(22)
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4.0
7y

Il santuario campestre di S. Mauro sorge a circa sette chilometri da Sorgono, sulla strada per Ortueri, alle pendici del monte Lisai. Un numero cospicuo di “cumbessìas” (alloggi per pellegrini) disposte a formare un recinto quadrilatero irregolare, dà luogo a un piccolo villaggio avente come fulcro la chiesa; a essa è stata addossata una serie di ambienti, legati alle funzioni del novenario e databili perlopiù al secolo scorso, che ne movimentano il profilo. V. Angius riporta la notizia, senza ulteriore documentazione, che annesso alla chiesa vi fosse un monastero benedettino. Stilisticamente l’edificio si colloca sulla scia di quelli eretti tra la fine del Cinquecento e il terzo quarto del Seicento a Nughedu Santa Vittoria, Ardauli, Gavoi e nel vicino centro di Atzara; la datazione del prospetto del S. Mauro non può, comunque, salire oltre il 1641, data incisa nella semicolonna destra del portale. Un’altra data – 1656 – compare in un concio nella parte destra della facciata, in un’incisione che per alcuni ricorda lo scioglimento di un voto, per altri è legata all’epidemia di peste bubbonica che imperversò nell’Isola tra il 1652 e il 1656, e confermerebbe che nel santuario campestre venne istituito per l’occasione un lazzaretto. L’edificio ha un’unica navata voltata a botte spezzata con cinque sottarchi a sesto acuto che scaricano su lesene. Il profondo presbiterio rialzato è chiuso da un recinto balaustrato in trachite molto simile a quelli presenti nel coronamento di alcune torri campanarie nel centro Sardegna; coperto a botte a tutto sesto, è percorso da un cornicione aggettante e dentellato che prosegue nell’aula all’altezza dell’imposta della volta. Nelle pareti laterali dell’aula, in corrispondenza delle campate, si aprono dieci nicchie sormontate da timpani triangolari sorretti da lisce lesene; in prossimità del presbiterio, sul lato sinistro, una si differenzia per le lesene scanalate e i capitelli a fogliame; un’altra sul lato destro, invece, per le semicolonne scanalate, rudentate e con capitelli corinzi. La critica è concorde nel ravvisare la diretta dipendenza delle nicchie del santuario sorgonese dalle edicole di gusto palladiano nel S. Agostino nuovo eretto a Cagliari nel 1580. L’inusitata lunghezza dell’aula e del vano presbiteriale potrebbe aver dettato la soluzione di aumentare gradatamente l’altezza della volta e del presbiterio in direzione opposta all’ingresso, al fine di contrastare visivamente l’altrimenti eccessiva fuga prospettica. Il prospetto è preceduto da una scalinata affiancata da ali in muratura alla cui sommità stanno due statue leonine di gusto romanico reggenti scudi d’Aragona; improntato al modello goticocatalano con terminale piano e merlato, è arricchito alle estremità da due ali contraffortate che accentuano l’effetto scenografico dell’insieme ma non assolvono a una reale esigenza statica. Il liscio paramento murario, in conci trachitici grigio-rosati dal taglio regolare, è movimentato dal portale tardomanieristico – con timpano curvilineo, trabeazione con fregio a baule, semicolonne sormontate da capitelli compositi su piedritti decorati a motivi fitomorfi – e, ancora, dal rosone, il più grande dell’Isola, con cornicione a spina di pesce e sopracciglio sorretto da testine d’angeli....

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36w

Nice church in the middle of the countryside, it's a sanctuary dating back to the end of the 16th century, and it's the largest countryside sanctuary in Sardinia. Too bad it is closed when not used, so that you cannot easily visit it inside. The church is surrounded by rows of very small houses called "cumbessias", which originally were built to be opened and inhabited only during the few days of the local saint's...

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1y

Impressionante la bellissima facciata di questo santuario con il suo meraviglioso rosone che spicca nell'alto ed è visibile anche dalla strada. I parcheggi nei dintorni non sono molti ma l'area è visitabile ed accessibile anche da chi deambula su sedia a rotelle. Peccato che al momento della mia visita...

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Michele MarrasMichele Marras
Il santuario campestre di S. Mauro sorge a circa sette chilometri da Sorgono, sulla strada per Ortueri, alle pendici del monte Lisai. Un numero cospicuo di “cumbessìas” (alloggi per pellegrini) disposte a formare un recinto quadrilatero irregolare, dà luogo a un piccolo villaggio avente come fulcro la chiesa; a essa è stata addossata una serie di ambienti, legati alle funzioni del novenario e databili perlopiù al secolo scorso, che ne movimentano il profilo. V. Angius riporta la notizia, senza ulteriore documentazione, che annesso alla chiesa vi fosse un monastero benedettino. Stilisticamente l’edificio si colloca sulla scia di quelli eretti tra la fine del Cinquecento e il terzo quarto del Seicento a Nughedu Santa Vittoria, Ardauli, Gavoi e nel vicino centro di Atzara; la datazione del prospetto del S. Mauro non può, comunque, salire oltre il 1641, data incisa nella semicolonna destra del portale. Un’altra data – 1656 – compare in un concio nella parte destra della facciata, in un’incisione che per alcuni ricorda lo scioglimento di un voto, per altri è legata all’epidemia di peste bubbonica che imperversò nell’Isola tra il 1652 e il 1656, e confermerebbe che nel santuario campestre venne istituito per l’occasione un lazzaretto. L’edificio ha un’unica navata voltata a botte spezzata con cinque sottarchi a sesto acuto che scaricano su lesene. Il profondo presbiterio rialzato è chiuso da un recinto balaustrato in trachite molto simile a quelli presenti nel coronamento di alcune torri campanarie nel centro Sardegna; coperto a botte a tutto sesto, è percorso da un cornicione aggettante e dentellato che prosegue nell’aula all’altezza dell’imposta della volta. Nelle pareti laterali dell’aula, in corrispondenza delle campate, si aprono dieci nicchie sormontate da timpani triangolari sorretti da lisce lesene; in prossimità del presbiterio, sul lato sinistro, una si differenzia per le lesene scanalate e i capitelli a fogliame; un’altra sul lato destro, invece, per le semicolonne scanalate, rudentate e con capitelli corinzi. La critica è concorde nel ravvisare la diretta dipendenza delle nicchie del santuario sorgonese dalle edicole di gusto palladiano nel S. Agostino nuovo eretto a Cagliari nel 1580. L’inusitata lunghezza dell’aula e del vano presbiteriale potrebbe aver dettato la soluzione di aumentare gradatamente l’altezza della volta e del presbiterio in direzione opposta all’ingresso, al fine di contrastare visivamente l’altrimenti eccessiva fuga prospettica. Il prospetto è preceduto da una scalinata affiancata da ali in muratura alla cui sommità stanno due statue leonine di gusto romanico reggenti scudi d’Aragona; improntato al modello goticocatalano con terminale piano e merlato, è arricchito alle estremità da due ali contraffortate che accentuano l’effetto scenografico dell’insieme ma non assolvono a una reale esigenza statica. Il liscio paramento murario, in conci trachitici grigio-rosati dal taglio regolare, è movimentato dal portale tardomanieristico – con timpano curvilineo, trabeazione con fregio a baule, semicolonne sormontate da capitelli compositi su piedritti decorati a motivi fitomorfi – e, ancora, dal rosone, il più grande dell’Isola, con cornicione a spina di pesce e sopracciglio sorretto da testine d’angeli. (Sardegna Cultura)
Carlo ScibiliaCarlo Scibilia
Nice church in the middle of the countryside, it's a sanctuary dating back to the end of the 16th century, and it's the largest countryside sanctuary in Sardinia. Too bad it is closed when not used, so that you cannot easily visit it inside. The church is surrounded by rows of very small houses called "cumbessias", which originally were built to be opened and inhabited only during the few days of the local saint's celebration, every year.
Andrea Cugini vado di camperAndrea Cugini vado di camper
Impressionante la bellissima facciata di questo santuario con il suo meraviglioso rosone che spicca nell'alto ed è visibile anche dalla strada. I parcheggi nei dintorni non sono molti ma l'area è visitabile ed accessibile anche da chi deambula su sedia a rotelle. Peccato che al momento della mia visita era chiuso😔
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Il santuario campestre di S. Mauro sorge a circa sette chilometri da Sorgono, sulla strada per Ortueri, alle pendici del monte Lisai. Un numero cospicuo di “cumbessìas” (alloggi per pellegrini) disposte a formare un recinto quadrilatero irregolare, dà luogo a un piccolo villaggio avente come fulcro la chiesa; a essa è stata addossata una serie di ambienti, legati alle funzioni del novenario e databili perlopiù al secolo scorso, che ne movimentano il profilo. V. Angius riporta la notizia, senza ulteriore documentazione, che annesso alla chiesa vi fosse un monastero benedettino. Stilisticamente l’edificio si colloca sulla scia di quelli eretti tra la fine del Cinquecento e il terzo quarto del Seicento a Nughedu Santa Vittoria, Ardauli, Gavoi e nel vicino centro di Atzara; la datazione del prospetto del S. Mauro non può, comunque, salire oltre il 1641, data incisa nella semicolonna destra del portale. Un’altra data – 1656 – compare in un concio nella parte destra della facciata, in un’incisione che per alcuni ricorda lo scioglimento di un voto, per altri è legata all’epidemia di peste bubbonica che imperversò nell’Isola tra il 1652 e il 1656, e confermerebbe che nel santuario campestre venne istituito per l’occasione un lazzaretto. L’edificio ha un’unica navata voltata a botte spezzata con cinque sottarchi a sesto acuto che scaricano su lesene. Il profondo presbiterio rialzato è chiuso da un recinto balaustrato in trachite molto simile a quelli presenti nel coronamento di alcune torri campanarie nel centro Sardegna; coperto a botte a tutto sesto, è percorso da un cornicione aggettante e dentellato che prosegue nell’aula all’altezza dell’imposta della volta. Nelle pareti laterali dell’aula, in corrispondenza delle campate, si aprono dieci nicchie sormontate da timpani triangolari sorretti da lisce lesene; in prossimità del presbiterio, sul lato sinistro, una si differenzia per le lesene scanalate e i capitelli a fogliame; un’altra sul lato destro, invece, per le semicolonne scanalate, rudentate e con capitelli corinzi. La critica è concorde nel ravvisare la diretta dipendenza delle nicchie del santuario sorgonese dalle edicole di gusto palladiano nel S. Agostino nuovo eretto a Cagliari nel 1580. L’inusitata lunghezza dell’aula e del vano presbiteriale potrebbe aver dettato la soluzione di aumentare gradatamente l’altezza della volta e del presbiterio in direzione opposta all’ingresso, al fine di contrastare visivamente l’altrimenti eccessiva fuga prospettica. Il prospetto è preceduto da una scalinata affiancata da ali in muratura alla cui sommità stanno due statue leonine di gusto romanico reggenti scudi d’Aragona; improntato al modello goticocatalano con terminale piano e merlato, è arricchito alle estremità da due ali contraffortate che accentuano l’effetto scenografico dell’insieme ma non assolvono a una reale esigenza statica. Il liscio paramento murario, in conci trachitici grigio-rosati dal taglio regolare, è movimentato dal portale tardomanieristico – con timpano curvilineo, trabeazione con fregio a baule, semicolonne sormontate da capitelli compositi su piedritti decorati a motivi fitomorfi – e, ancora, dal rosone, il più grande dell’Isola, con cornicione a spina di pesce e sopracciglio sorretto da testine d’angeli. (Sardegna Cultura)
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Carlo Scibilia

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