Il sito archeologico è ubicato sul colle di Sa Pranedda, che domina la pianura attraversata dal Rio Palmas in un anfiteatro naturale di roccia trachitica. Il parco ha una grandezza complessiva di circa 50 ettari e consta di una quarantina di tombe portate alla luce dall’archeologo Enrico Atzeni nel 1972. La Necropoli è stata utilizzata nel periodo che va dal Neolitico finale (3200/1800 a.C.) fino al Bronzo Antico (1800/1600 a.C.) da una popolazione che viveva dove oggi sorge il paese di Villaperuccio a circa 3 km e sino a due secoli fa dava rifugio al bestiame dei pastori. Le tombe sono suddivise in quattro gruppi da est verso ovest (1/13 – 14/23 - 24/28 - 29/35). Tra queste troviamo le più importanti come le Tombe Santuario (7/33) così denominate per la loro imponenza e particolarità architettonica. La numero 7, chiamata “Sa Grutta de is Proccus” presenta un ingresso alto quasi 2 metri e ha ancora intatta l’anticamera. Due grosse finestre laterali sono state ricavate successivamente per dare più luce all’ambiente interno ma in origine l’ingresso era dato dalla sola piccola porticina in basso al centro. Le sepolture scavate e scolpite nel pavimento danno la parvenza di una chiglia di una barca in dimensioni reali: mt. 4,20 di lunghezza per metri 2,30 di larghezza e cm. 50 di profondità. La tomba numero 33, nel versante opposto, è denominata “Sa Cresiedda” per le colonne presenti al suo interno che ricordano la chiesa Cristiana. Al contrario della precedente, questa non possiede l’anticamera, ormai crollata. Le pareti sono dipinte con ocra rossa e gialla a simboleggiare il sangue e la vita ed è ancora presente il portello che chiude la cella principale dell’area sepolcrale. Anch’essa è stata utilizzata come abitazione nei periodi successivi e le mura adiacenti l’ingresso sono state sfondate per aumentare la luminosità interna e nello stesso vano costruite delle vasche atte alla raccolta dell’acqua che veniva portata dall’esterno all’interno attraverso un solco scavato nel pavimento. Nello stesso sono presenti altresì coppelle rotonde e vaschette ellittiche utilizzate come offertorio. All’esterno si ergono piccoli menhir o betili sacrali. Sono poi straordinarie le tombe delle spirali (2/6) che hanno incisi motivi a spirale, denti di lupo, linee spezzate e triangoli. Nella n°6 si notano tracce di ocra rosso sangue e il profilo della Dea Madre scolpito il alto a sinistra rispetto al portello. La tomba numero 34 è invece quella del Dio Toro che a differenza delle altre è scavata in profondità nel terreno e viene definita “a pozzo”. La discesa è agevolata da uno scalino costruito in modo da riprodurre la testa di un Toro con muso e corna. Sulle pareti sono state incise corna taurine, elemento maschile simbolo di fertilità. In questa tomba trovarono riposo circa 20 inumati, tramite sepoltura a strati: un primo strato di ossa, coperto da terra ed ocra, poi altro strato di ossa di nuovo ricoperto di terra e ocra e così via. E’ possibile visitare il sito accompagnati da una guida esperta che vi illustrerà la storia millenaria di questo luogo...
Read moreCi siamo alzati presto apposta per poter coprire la distanza tra Villasimius e Villaperuccio, in particolare in località “Sa Pranedda”, in tempo per la prima visita programmata alle ore 10,00 in un giorno che sarebbe dovuto essere caratterizzato da tempo variabile e scelto proprio per questo per evitare il blocco delle attività per allerta meteo da eccessivo calore. Non poteva andarci meglio : una giornata luminosa rotta ogni tanto da nuvole sparse, leggermente ventilata, che ci ha permesso, una volta fatti i biglietti, di salire in quota in soli 5 minuti senza risentirne troppo. In quota ci attendeva pronta e sorridente l'archeologa Laura iniziando il giro della necropoli dal gruppo di tombe 1/35. Il sito si sviluppa quasi ad anfiteatro su di un grande banco di tufo (materiale friabile e permeabile che ha comportato parecchi crolli specie delle tombe più grandi - ndr) e la visita si svolge in senso antiorario dalle più antiche sulla destra alle più recenti sulla sinistra per un periodo che va dal protonuragico al nuragico, con ulteriore uso anche in epoche successive. Ovviamente non tutte sono visitabili e per vari motivi : o sono chiuse per studi di approfondimento, o sono anguste o ripetitive, o sono in manutenzione. Dalle prime tombe "a forno" si passa ad alcune più grandi "a camera" fino alle cosiddette "a santuario" con un atrio per i riti funebri, un'anticamera votiva e quindi uno o più ambienti in comunicazione tra di loro, acune decorate, altre incise con i primi segni caratteristici della cultura prenuragica e nuragica: spirali, denti di lupo, corna di toro, cerchi concentrici.. Attraversando la parte centrale dell'area è stato possibile riconoscere i grandi cerchi megalitici, la base di un primordiale tempio ed una strada funeraria anche lastricata che collegava il “presunto” vicino villaggio alla necropoli. La visita dura circa 1 ora e mezza e, tra salita e discesa tramite una lunga rampa a gradoni, anche 2 ore. ... ma ne vale decisamente la pena! Il centro servizi è ben organizzato con una piccola mostra ed una piccola libreria sui siti della zona, bagni, spazi riunione ed un vasto parcheggio. Sono inoltre disponibili altre soluzioni di visita con percorso trekking e percorso naturalistico. Ancora un sentito grazie all’archeologa Laura per la sua simpatia...
Read moreSito archeologico fra i più vasti in Sardegna, per quanto riguarda le domus de janas il cui scavo, in questo caso, viene fatto risalire agli inizi del III° millennio a.C.. Le domus erano delle tombe nelle quali venivano deposte le ossa dei defunti i quali, presumibilmente, venivano ricomposti in posizione fetale nelle varie celle. Ve ne sono alcune molto grandi, con diverse celle collegate fra loro e, in pochi casi però, anche su più livelli. In qualche caso sono state oggetto di modificazioni, avvenute in tempi anche distanti fra loro e, pertanto, vi sono state riutilizzazioni, anche con usi diversi, fino a tempi relativamente recenti, fino agli anni '60 del secolo scorso. In alcuni casi sono state utilizzate come cave per recupero di materiale lapideo, utile per la costruzione di manufatti, dato che si tratta di un sito vulcanico dove è presente la trachite. In alcune tombe, per altro poste agli estremi dell'anfiteatro naturale, sono visibili, soprattutto in bassorilievo, delle spirali, dei denti di lupo e dei c.d. segni taurini (che, forse più correttamente, alcuni interpretano come rappresentazione dell'apparato sessuale femminile). In alcune tombe, poi, sono presenti delle coppelle che vengono ritenute come la rappresentazione, in negativo, del seno femminile. Fra i reperti rinvenuti vi sono diverse statuine in pietra della "madre mediterranea". Tutti simboli, quindi, che rappresentano la fertilità in virtù del fatto che le tipologie delle tombe sono proprie del culto propiziatorio della rinascita. C'è da ritenere che, proprio per questo, nel sito vi venissero officiati dei riti di incubazione poiché, soprattutto in prossimità delle tombe più grandi e monumentali, sono visibili delle pietre infisse nel terreno che delimitavano degli spazi utilizzati come santuari. E' presente anche qualche resto di tombe successive, fuori terra, realizzate con il sistema definito ad "allée couverte" la cui evoluzione, anche se non qui, ha prodotto qualche "tomba di gigante". Il sito originario viene ritenuto come luogo di deposizione degli individui appartenenti ad un villaggio le cui tracce sono state rinvenute in prossimità dell'abitato di attuale di Villaperuccio, sul lato sinistro della strada che...
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