Il Santuario della Madonna della Cornabusa si trova a Sant’Omobono Terme, in frazione Cepino. Incastonato in una zona impervia e boschiva sul versante destro della Valle Imagna, è situato precisamente lungo il dorsale del monte Albenza, a 658 metri sul livello del mare: un territorio di grande spiritualità e fede religiosa. Il cuore del Santuario è la grotta, che lunga 96 m e larga 20 m, è un esempio unico in Italia, in cui gli elementi dell’acqua, della luce e della roccia la rendono esclusiva. La cavità è uno dei fori naturali all’interno delle Orobie, formatasi grazie al fenomeno dell’erosione dell’acqua, che sgorga fino ad arrivare sul fondo della caverna al di sotto della volta, che che sostiene tutto il peso della roccia sovrastante. L’acqua, fin dall’antichità fonte di refrigerio per chi raggiungeva il Santuario, è un elemento di purificazione e di speranza: gli stessi emigranti valdimagnini portavano con sé boccette d’acqua benedetta, come prezioso legame con la loro terra nativa. L’attuale corna busa, ‘roccia bucata’ nel dialetto locale, è la conseguenza dell’erosione dell’acqua, ma anche dai vari lavori avvenuti nel Novecento per il consolidamento del massiccio banco calcareo sovrastante e il rifacimento del pavimento. Niente colonne e niente marmi, solo pareti di roccia e tanta meraviglia di fronte a un prodigio della natura che gli uomini e il tempo hanno voluto rivestire di sacro. Dal piazzale antistante la sacra grotta, si gode un panorama suggestivo e di ampio respiro su tutta la zona circostante, evocando riflessioni e sensazioni mistiche.
Le origini del luogo risalgono ai tempi delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra il 1350 e il 1440, quando alcuni abitanti della zona, per sfuggire alle violenze, si nascosero in una ‘corna busa’, che nel dialetto locale significa cavità naturale. Una donna anziana molto religiosa avrebbe portato con sé nella grotta la statua della Madonna Addolorata, alla quale il gruppo di rifugiati avrebbe rivolto le proprie invocazioni. La devozione accresce in seguito al primo miracolo, in cui una pastorella sordo-muta, rifugiatasi nella grotta con il suo gregge per sfuggire ad un temporale, fu attratta dall’effigie della Madonna, e inginocchiatasi a pregare, riacquisì voce e udito. Dopo il primo miracolo la devozione a Maria Addolorata accresce portando così, a partire dal ‘500, alla costruzione del Santuario dedicato al culto della Madonna della Grotta, che in seguito divenne Madonna della Cornabusa.
La statuetta, raffigurante la Madonna Addolorata, ha un’altezza di quaranta centimetri ed è stata scolpita in un legno di squisita fattura, che le analisi scientifiche hanno datato alla prima parte del XV secolo, di provenienza toscana. Inoltre racconti popolari riportano che, dopo l’evento miracoloso, la statua venne trasferita prima nella chiesa di Bedulita e successivamente in quella di Cepino e che in entrambe le occasioni sarebbe stata ritrovata miracolosamente nella grotta, da cui non venne più spostata.
La meravigliosa caratteristica della sacra grotta era nota anche ad uno dei suoi più cari visitatori, Angelo Giuseppe Roncalli, che definì questa “basilica rupestre” come “il Santuario più bello che esiste, perché non l’ha fatto la mano dell’uomo, ma Dio stesso”. Angelo Giuseppe Roncalli ha spesso dichiarato il suo legame con la Valle Imagna, la sua famiglia infatti proveniva dalla contrada medievale di Roncaglia del Comune di Corna Imagna, come lui stesso ricorda nel suo diario riportato ne “Il Giornale dell’anima”. Era solito recarsi in ritiro al Santuario, in particolare nell’agosto del 1956 per il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale e fino a poco prima dall’elezione al soglio pontificio nel 1958. Dopo 60 anni da quella data Papa Giovanni XXIII ha fatto ritorno nella sua Valle Imagna: l’urna con le sue spoglie ha fatto tappa al Santuario della Cornabusa durante la peregrinatio concessa da Papa Francesco. Oggi una statua in bronzo, dello scultore Gregorio Cividini, raffigurante il Santo Papa, veglia dal 2000 la grotta...
Read moreIl Santuario si richiama fortemente al più noto luogo devozionale di Lourdes. È accumunato dal trovarsi in un antro artificiale, originariamente una grotta di piccole dimensioni, poi ampliata nel tempo, presso cui nella tradizione, è apparsa la Vergine Maria ad una pastorella di Bedulita; a commemorare l'episodio, l'ambientazione di una cappella votiva, all'ingresso dell'area del Santuario, ove sono sistemate, a grandezza quasi naturale, le statue raffiguranti detta pastorella, alcune pecore che aveva al seguito e la Madonna in apparizione, addossata alla parete interna del manufatto; la rappresentazione, protetta da una cancellata metallica, è tradizionalmente oggetto di offerta di monetine che i pellegrini lanciano attraverso le inferriate. Due le vie di accesso che confluiscono sul piazzale prospiciente la cappella votiva: una costituita dal sentiero che con un percorso a zig-zag, attraverso il bosco, parte dal basso, dall'abitato di Cepino; l'altra, una via carrabile, che si diparte, provenendo da Cepino, imboccando a destra il bivio all'ingresso del comune di Bedulita, alla cui sommità si aprono ampi parcheggi anche per la sosta di autobus e similari. Di pregio il fatto che l'area limitrofa al Santuario e due pertinenze (cappella votiva, ristorante, negozi di souvenir e area pic-nic attrezzata), siano inibiti al transito dei veicoli a motore; ciò accresce l'atmosfera di rispetto, concentrazione e ricerca dell'interiorità che aleggia nel luogo. Come premesso, il Santuario vero e proprio, è ricavato nella profondità della rupe a picco; vi si giunge a piedi, percorrendo i 200 metri dalla cappella votiva e ristorante ubicati all'inizio dell'area, percorrendo un ampio e bel lastricato; incutono il giusto rispetto per il luogo, alcune scritte che ricordano la sacralità del sito e ribadiscono l'invito al silenzio. La "grotta" è protetta da imponente cancellata metallica, che richiusa, preclude l'ingresso al termine delle funzioni giornaliere; colpisce la maestosità del luogo, il cui accesso si sviluppa con una larghezza di 60-70 metri, per un altezza dell'antro a partire da circa 8-10 metri, per poi decrescere sino ad altezza d'uomo (e perdersi nelle viscere della terra) man mano che si procede verso l'interno. Gli elementi salienti: nella parte più profonda, un'ampia vasca artificiale in pietra, a formare una sorta di mini-laghetto, piena d'acqua per effetto dello scorrere di un ruscelletto naturale (che sgorga da sorgente sempre attiva), ove per tradizione i fedeli lanciano monete metalliche come piccola offerta devozionale; poi, retrocedendo verso l'ingresso, l'altare per le celebrazioni eucaristiche, alla sua sinistra la nicchia in cui è allocata la statuetta lignea (antichissima, massimo oggetto di culto del Santuario), raffigurante la Madonna che tiene nelle braccia Gesù Cristo; la parte centrale della grotta è arredata con i banchi per i fedeli che assistono alle celebrazioni ai cui fianchi si ergono le due pareti; quella di sinistra, ricoperta in gran parte della sua estensione da ex-voto di fedeli che hanno voluto rappresentare momenti miracolistici della loro vita, accaduti per intercessione della Madonna della Cornabusa (a proposito, Corna=roccia, busa=bucata, dal dialetto bergamasco locale), quella di sinistra caratterizzata tra l'altro dalla presenza di gigantografia di Papa San Giovanni XXIII, a ricordo di visita al Santuario di poco precedente all'elevazione al soglio pontificio e la bicicletta di Felice Gimondi (recentemente scomparso) che il grande ciclista volle fosse conservata in segno di gratitudine alla Vergine per averlo protetto da pericoli che la professione presentava. Chiudo, in modo profano, con una menzione al ristorante gestito dalla dinamica famiglia di Elena e Gianangelo, presso cui, a prezzi modici e qualità del servizio, si possono degustare piatti tipici ed a richiesta menù specifici (anche per...
Read moreLa visita alla Madonna della Cornabusa si è rivelata un'esperienza di profonda spiritualità e impeccabile ospitalità, un perfetto connubio tra misticismo e accessibilità. Accompagnata da mia madre Gina, di 83 anni, e da mia cugina, abbiamo trascorso un sabato pomeriggio indimenticabile, immersi nella serena bellezza di questo luogo sacro.
Sin dall'arrivo, siamo stati accolti da un personale gentilissimo, sempre pronto a fornire assistenza con un sorriso e una parola gentile. La struttura si distingue per l'assenza di barriere architettoniche, rendendo il santuario accessibile a tutti, inclusi coloro che, come mia madre, necessitano di una mobilità assistita. Il servizio di noleggio gratuito di carrozzine è stato un vero e proprio toccasana, permettendoci di esplorare ogni angolo del santuario senza alcuna difficoltà.
Il percorso per raggiungere la terrazza panoramica è stato agevole, grazie a un sistema di piste perfettamente mantenute. La vista dalla terrazza, un vero balcone naturale sulla valle sottostante, ha offerto un momento di riflessione e contemplazione, arricchito dalla cornice naturale di una giornata limpida e serena.
Abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla messa, un'esperienza che ha ulteriormente arricchito il nostro pomeriggio. L'atmosfera di raccoglimento e la partecipazione sentita dei presenti hanno reso la celebrazione un momento di profonda connessione spirituale.
In sintesi, la nostra visita alla Madonna della Cornabusa è stata non solo un viaggio fisico, ma anche un percorso dell'anima, reso possibile dalla straordinaria accoglienza e dalla cura per ogni dettaglio del santuario. Consiglio vivamente questa esperienza a chiunque desideri trascorrere un pomeriggio all'insegna della pace, del conforto e della...
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