Il sito sorge a circa 11 km da Sassari a circa 800 mt dalla SS 131 scendendo verso Cagliari. Gli scavi, condotti dal Prof. Ercole Contu nel 1952 proseguirono in varie fasi sino al 1985, poi ripresi ed estesi dal 1979 al 1989 dal Prof. Santo Tinè. Il Ministro della Pubblica Istruzione dell’epoca, Antonio Segni, garantì il finanziamento degli scavi, convinto che la collinetta fosse una specie di tumulo, mentre sin dal 900’ gli archeologici pensavano fosse uno dei tanti nuraghi in degrado. Sotto la collina invece, vi era un monumento sorto 1600 anni prima dei più antichi nuraghi, ma andato in disuso e in rovina prima dell’età Nuragica. Il suo nome più antico dalle carte catastali è “Monte de Code” che significava “Collina delle pietre”. Più avanti fu accertato che si trattava invece di un terrapieno, delimitato da un semplice muro rozzo che sosteneva la terrazza adibita alla celebrazione di riti. La costruzione è troncopiramidale ed è preceduta a sud da una lunga rampa d’accesso, come gli altari a terrazza della Mesopotamia. Parecchi anni dopo si scoprì che l’altare era stato preceduto da uno più piccolo e più basso, poi inglobato in quello che vediamo ora. Il monumento nel suo insieme è lungo 75 mt e occupa circa 1600 mq. La rampa è lunga 41,50 mt e larga dai 7 ai 13,50 mt. Le murature sono di blocchi irregolari di calcare disposti a filari e hanno la funzione di incorniciare e sostenere un ammasso stratificato di terra e pietrame. La costruzione precedente risale al 4000-3200 a.C e aveva una cella che costituiva il principale luogo di culto. Di questa struttura rimangono il pavimento ed il muro perimetrale, intonacati di rosso ocra. L’altare più recente è attribuito alla cultura di Filigosa alcuni secoli dopo, e le capanne al 2700 a.C. Vicino alla grande rampa è presente un dolmen di pietra calcarea (3,15 mt x 3,20) del peso di 8,266 t. e presenta 7 grossi fori ai bordi. Al di sotto vi è un inghiottitoio naturale. Si pensa avesse funzione sacrificale. La lastra fa parte del secondo periodo costruttivo. Nello stesso lato si trova, vicino alla rampa, un’altra tavola di offerte in trachite, ma più piccola. Al lato opposto invece vi è un menhir alto 4,44 mt del peso di 5,753 t., ritrovato rovesciato. Anch’esso era già presente nella prima fase costruttiva. Vicino al dolmen è presente (ma sicuramente fuori posto) una pietra calcarea sacra, a forma sferoidale, alta 90 cm, con 4,85 mt di circonferenza e pesante circa 1,3 t. Sono poi state recuperate 3 stele in pietra calcarea: una presenta un disegno con losanga a spirali; la seconda presenta una figura femminile stilizzata, in rilievo; la terza di forma piatta ellittica segnata da 13 scalanature parallele che potrebbe appartenere alla sepoltura di un fanciullo di sei anni, di cui è stato rinvenuto solo il cranio coperto da un vaso di terracotta e con accanto una ciotola. Non è ritenuto però un sacrificio di fondazione poiché seppellito tra il1800 e il 1600 a.C. quando l’altare era già crollato e abbandonato da tempo. Sul lato destro dell’altare vi è un villaggio di cinque isolati risalente agli inizi e seconda metà del 3° millennio. Le capanne avevano bassi muri di pietra con pareti o di mattoni crudi o canne e frasche e una copertura di pali e frasche ad uno o due spioventi. Si pensa sia un vero e proprio villaggio-santuario sviluppatosi in funzione del grande altare. Tra tutte, la capanna più interessante è quella dello “Stregone” che prende il nome da una punta di corno bovino e alcune conchiglie marine bivalve trovate dentro una brocca capovolta e abbandonata a seguito di un incendio. Il suo interno è di 5 vani di forma irregolare e al momento del ritrovamento conservava più di 100 vasi in terracotta e macine di pietra. Altresì sono state rinvenute punte di freccia, lame di coltelli in pietra scheggiata e accette in pietra levigata. Vicino all’altare sono state ritrovate statuette in pietra femminili, un ciotolone in terracotta con incisa una scena di danza e dei pesi da telaio di...
Read moreThe site at Turris Libisonis had taken longer than planned but the next site was only about 15 minutes away. Monte d'Accoddi is around 5-6000 years old and looks like a ziggurat. Smaller than the ones of Mesopotamia it is nevertheless an impressive site and unique in Europe. The walls are around 5m tall and the access ramp is 25m and there were lots of wildflowers around the site. Next to it is a large flat stone that could have been a sacrificial altar or feasting table as lots of animals bones were discovered around it. There is also the remains of a neolithic village and one of the many menhirs on the island next to the ramp.
The lady at the site was extremely helpful and there was also a useful explanatory app. The aerial photos gave a far better idea of the site size and layout and it is strange that this site is pretty much unheard of while Stonehenge - far more mundane - is world famous. The site was in use from around 3000BC to around 1800BC, so it fell out of use around the time the nuraghe started...
Read moreL’altare preistorico di Monte d’Accoddi, conosciuto anche come “ziqqurat di Monte d’Accoddi”, è un grande e importantissimo monumento megalitico scoperto nel 1954 presso Sassari, in Sardegna. E’ considerato l’unico esempio di ziqqurat dell’intera Europa, e faceva parte di un complesso di epoca prenuragica, le cui origini sembrerebbero risalire alla seconda metà del IV millennio a.C.
Accanto all’altare altare si trovano due grandi massi ovali e un lastrone di pietra calcarea con dei fori in prossimità dei bordi. Probabilmente queste pietre avevano una funzione precisa nei riti preistorici, funzione tuttavia ad oggi sconosciuta agli studiosi. In una prima fase si insediarono in questa zona montuosa diversi villaggi di capanne quadrangolari, appartenenti alla cultura di Ozieri, assieme a una necropoli con tombe ipogeiche e quello che appare essere un santuario con menhir. Successivamente venne edificata una piattaforma sopraelevata, a forma di tronco di piramide, sulla quale venne eretto un ampio vano rettangolare, identificato con una struttura templare, conosciuta come “Tempio rosso”, dal nome del colore delle superfici delle quali era costituito.
All’inizio del III millennio a.C. la struttura fu abbandonata, per poi venir ricoperta, due secoli dopo, da un colossale riempimento, costituito da terra, pietre e marna calcarea locale polverizzata. Venne creata una seconda grande piattaforma troncopiramidale, conosciuta anche come “Tempio a gradoni”, che strizza l’occhio alle contemporanee ziqqurat mesopotamiche. L’edificio venne abbandonato con l’età del bronzo antico: intorno al 1800 a.C. era ormai in rovina. Nel frattempo in Sardegna si stavano diffondendo i rituali legati ai nuraghi. Purtroppo negli ultimi decenni la piramide fu utilizzata come luogo di avvistamento militare: la preparazione ne causò danni irreparabili.
Nonostante il termine ziqqurath significhi letteralmente tempio del sole, questo fu dedicato invece a due divinità lunari, il dio Narma e la dea Ningal. L’altare sulla torre era considerato il punto in cui umano e divino si incontrano, e si pensa che qui vennero sacrificati numerosi bovini per propiziare la rigenerazione della vita. Proprio ai piedi della piramide, infatti, sono stati rinvenuti resti di antichi pasti sacri ed utensili dei riti propiziatori. Al suo interno si trova una camera dal contenuto ancora ignoto per timore di possibili frane all’accesso; è qui che potrebbe trovarsi il letto sacro dove il sacerdote che presiedeva ai riti sacrificali si accoppiava ogni anno con una vergine per adempiere al rituale della fertilità...
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