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Orto della Regina — Attraction in Sessa Aurunca

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Orto della Regina
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Ristorante L'Antico Focolare
Strada Provinciale Roccamonfina-Valogno, loc. CESE, 81035 Roccamonfina CE, Italy
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Orto della Regina
ItalyCampaniaSessa AuruncaOrto della Regina

Basic Info

Orto della Regina

Via Cese, 81035 Roccamonfina CE, Italy
4.5(53)
Open 24 hours
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Ratings & Description

Info

Outdoor
Scenic
Adventure
Off the beaten path
attractions: , restaurants: Ristorante L'Antico Focolare
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Ristorante L'Antico Focolare

Ristorante L'Antico Focolare

Ristorante L'Antico Focolare

4.0

(122)

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Reviews of Orto della Regina

4.5
(53)
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5.0
7y

Chiunque sia appassionato di escursioni o di piacevoli passeggiate nei boschi rigogliosi, non può non conoscere l’Orto della Regina di Roccamonfina. La magnifica opera poligonale, sita sulla cima del monte Frascara (a 928 metri di altitudine), racchiude in sé tutta la magia e la suggestione di un luogo del cuore incontaminato. Questa piccola perla immersa in un vivace castagneto, è stata per anni fonte di discussione. Ci si è infatti interrogati non solo sulle sue antiche funzioni, ma anche sulle sue origini. Cosa è scaturito da questi studi? L’orto della Regina di Roccamonfina: la struttura… Le mura che compongono l’Orto della Regina sono costituite da diversi blocchi di trachite di svariate dimensioni. Contano ognuna un perimetro di 180 metri, e cingono un territorio di circa 2500 metri quadrati. Come anticipato, la struttura è a forma poligonale e può arrivare ad una lunghezza massima di 71 metri, e una larghezza massima di 35. Ci sono, però, alcuni segmenti che raggiungono persino i 2 metri di spessore e 3 di altezza. Le mura rispettano l’andamento orografico del pavimento naturale, e sebbene ci siano stati dei crolli in passato, il complesso è ben conservato. Oltretutto questa peculiare tappa paesaggistica dà vita, soprattutto in autunno, ad uno spettacolo cromatico favoloso. Il manto di foglie che accompagna il sentiero è caldamente variopinto, e gli esemplari di neviere che caratterizzano il percorso ricordano quando, nel passato, per produrre ghiaccio ci si destreggiava senza il sussidio della tecnologia. …e la toponomastica Sicuramente l’Orto della Regina rappresenta una cornice naturale degna di nota, ma cosa si cela dietro il suo nome? Ebbene, proprio il segreto della sua toponomastica ha fatto scaturire dubbi sulla sua antica funzione. Il termine orto potrebbe significare sia recinto (in senso militare), o rifarsi all’idioma hortus, come gli antichi popoli italici erano soliti designare i luoghi sacri. Anche l’attributo Regina ha sollevato non poche questioni, tanto da essere stata considerata come possibilmente veritiera l’ipotesi che la parola si riferisse ad una divinità femminile: Mefitis. Alcuni studiosi infatti hanno rinvenuto nella città di Roccamonfina una pietra tufacea di epoca romana, facente parte di un cunicolo utilizzato per la captazione delle acque, dove appare il nome Mifineis. L'iscrizione romana rinvenuta a Roccamonfina Esempio di incisione lapidare su tufo dedicata alla dea Mefitis Questa espressione ha generato varie interpretazioni. La prima, secondo cui nel territorio fosse stato eretto un tempio alla dea, e di conseguenza l’iscrizione facesse parte di un contesto più ampio (ammettendo che il nome della divinità venisse storpiato). Tutto ciò viene reso credibile dal fatto che questa figura mitologica fosse legata alle sorgenti e alle emissioni solforose, e chiamata Regina. La seconda interpretazione vuole che il recinto non fosse un posto sacro, bensì un confine militare. Infatti, Mifineis potrebbe significare pietra di confine, giacché in epoca preromana gran parte del territorio di Roccamonfina delimitava la frontiera orientale tra il territorio Aurunco e quello dei Sidicini (un’antica popolazione italica, vicina ai Sanniti). Esiste, poi, una terza via, che è quella considerata maggiormente plausibile: l’Orto della Regina fu dapprima adibito a santuario, e utilizzato successivamente come forte strategico per fronteggiare gli attacchi dei nemici. Qualunque sia la verità l’Orto della Regina incarna parte della storia del nostro territorio, e ne conserva immutata la bellezza e l’incanto nei secoli. Scrivo dall’età di sedici anni, e (per fortuna) non ho mai smesso. Sono laureata con orgoglio alla Federico II di Napoli, città che amo e che mi diede i natali. Con mia grande gioia, ho avuto la possibilità di veder pubblicato il mio primo romanzo, dopo tanti anni che era rimasto segregato in un cassetto. Una frase che mi rispecchia? I sogni migliori si...

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5.0
7y

L'Orto della regina è uno dei tanti esempi di luoghi fortificati con mura megalitiche sparsi un po ovunque in provincia di Caserta, esse rappresentano segni impressi nel territorio di popoli passati che abitavano queste terre perciò apportano un'ombra di mistero e di grande ammirazione in coloro che ne fanno visita. Il luogo poi di cui parliamo legato ai fattori panoramici e paesaggistici ne avvalora sicuramente l'entità! Ci troviamo nel parco regionale di Roccamonfina, nel nord della provincia, sulle pendici del monte Fascara, che costituiva la cinta esterna di questo antichissimo vulcano, ormai spento da millenni. Il percorso si svolge inizialmente in auto lungo una strada di avvicinamento al monte tutta immersa nei famigerati locali castagneti; quindi nel dettaglio dal centro di Roccamonfina seguiamo la strada per Sessa Aurunca, dopo un paio di km raggiungiamo uno stravagante quadrivio di ingresso al paese di Fontanafredda, qui svoltiamo alla seconda a destra e subito a sinistra, costeggiamo il lavatoio e fonte di Fontanafredda proseguendo dritto quindi dopo un paio di km imbocchiamo un viottolo a sinistra subito in ripida salita. Sulla sinistra vediamo delle belle neviere sotto i castagneti, esse servivano per accumulare ghiaccio per l'estate così da conservare al meglio i cibi; raggiungiamo un tornante e costeggiando il lato est del monte Fascara perveniamo ad un secondo tornante dove parcheggiamo l'auto nel grande spiazzo. Iniziamo ora la camminata imboccando un sentiero in direzione opposta a dove siamo arrivati con l'auto, esso subito si inoltra nel fitto bosco procedendo in leggera salita. Costeggiando il lato est della cresta accediamo ad una grande radura posta ora sulla cresta, da qui un grande panorama ci affascina in direzione delle terre Laziali, infatti scorgiamo in modo molto evidente il promontorio di Gaeta, i monti Aurunci e le isole dell'arcipelago Pontino; ovviamente il posto merita soprattutto per assistere a meravigliosi tramonti. In direzione opposta alla radura e proseguendo lungo la cresta in breve eccoci all'Orto della Regina, di fronte a noi i poderosi blocchi di pietra incastonati da millenni cingono l'intera zona più alta! Iniziando dalla parte sinistra costeggiamo tutta la base lungo tutto il suo perimetro esterno ritornando in 5 minuti al punto di partenza mentre sempre di poco a sinistra del muro di primo incontro ecco il varco di ingresso nell'interno della...

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5.0
3y

Diciamo che per arrivarci è stato un po complicato ma n'è valsa davvero la pena. Si percorre un sentiero tra l'odore del bosco e la vista della vegetazione allo stato naturale. Di tanto in tanto udendo qualche cinguettio, o si ha la fortuna di incontrare qualche coleottero (lucanus tetraodo), sinonimo di benessere della natura. Arrivati alla vetta (928 metri c. s.l.m.) c'è una bellissima struttura in opera poligonale, da girarla completamente nella sua ampiezza. Una zona costruita con enormi blocchi di roccia intagliati e incastrata da formare un muro di protezione che racchiude un'area di circa 2500 mq. Una specie di posto di vedetta o forse un santuario, non se ne sa molto ma comunque affascinante. Il pezzo forte arriva alla fine: pochi metri prima c'è un'apertura con un grande panorama che affaccia su tutta la costa Sud del Lazio e il Nord Campania, con la possibilità di osservare le stelle di notte grazie ad un'apposita strutturina. Nelle giornate serene e soleggiate si riesce ad escorgere le isole di Ventotene in mezzo al mare e l’aria è sempre fresca e ventilata. Bhè insomma, che dire, se siete amanti della natura ve lo consiglio vivamente! Ma comunque e sempre a 1 condizione: Rispettate sempre l'ambiente in cui state e se dovete proprio sporcare, non fate i soliti cafoni, abbiate la cura di riportarvi la vostra immondizia a casa x il rispetto...

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Michele MaioneMichele Maione
Chiunque sia appassionato di escursioni o di piacevoli passeggiate nei boschi rigogliosi, non può non conoscere l’Orto della Regina di Roccamonfina. La magnifica opera poligonale, sita sulla cima del monte Frascara (a 928 metri di altitudine), racchiude in sé tutta la magia e la suggestione di un luogo del cuore incontaminato. Questa piccola perla immersa in un vivace castagneto, è stata per anni fonte di discussione. Ci si è infatti interrogati non solo sulle sue antiche funzioni, ma anche sulle sue origini. Cosa è scaturito da questi studi? L’orto della Regina di Roccamonfina: la struttura… Le mura che compongono l’Orto della Regina sono costituite da diversi blocchi di trachite di svariate dimensioni. Contano ognuna un perimetro di 180 metri, e cingono un territorio di circa 2500 metri quadrati. Come anticipato, la struttura è a forma poligonale e può arrivare ad una lunghezza massima di 71 metri, e una larghezza massima di 35. Ci sono, però, alcuni segmenti che raggiungono persino i 2 metri di spessore e 3 di altezza. Le mura rispettano l’andamento orografico del pavimento naturale, e sebbene ci siano stati dei crolli in passato, il complesso è ben conservato. Oltretutto questa peculiare tappa paesaggistica dà vita, soprattutto in autunno, ad uno spettacolo cromatico favoloso. Il manto di foglie che accompagna il sentiero è caldamente variopinto, e gli esemplari di neviere che caratterizzano il percorso ricordano quando, nel passato, per produrre ghiaccio ci si destreggiava senza il sussidio della tecnologia. …e la toponomastica Sicuramente l’Orto della Regina rappresenta una cornice naturale degna di nota, ma cosa si cela dietro il suo nome? Ebbene, proprio il segreto della sua toponomastica ha fatto scaturire dubbi sulla sua antica funzione. Il termine orto potrebbe significare sia recinto (in senso militare), o rifarsi all’idioma hortus, come gli antichi popoli italici erano soliti designare i luoghi sacri. Anche l’attributo Regina ha sollevato non poche questioni, tanto da essere stata considerata come possibilmente veritiera l’ipotesi che la parola si riferisse ad una divinità femminile: Mefitis. Alcuni studiosi infatti hanno rinvenuto nella città di Roccamonfina una pietra tufacea di epoca romana, facente parte di un cunicolo utilizzato per la captazione delle acque, dove appare il nome Mifineis. L'iscrizione romana rinvenuta a Roccamonfina Esempio di incisione lapidare su tufo dedicata alla dea Mefitis Questa espressione ha generato varie interpretazioni. La prima, secondo cui nel territorio fosse stato eretto un tempio alla dea, e di conseguenza l’iscrizione facesse parte di un contesto più ampio (ammettendo che il nome della divinità venisse storpiato). Tutto ciò viene reso credibile dal fatto che questa figura mitologica fosse legata alle sorgenti e alle emissioni solforose, e chiamata Regina. La seconda interpretazione vuole che il recinto non fosse un posto sacro, bensì un confine militare. Infatti, Mifineis potrebbe significare pietra di confine, giacché in epoca preromana gran parte del territorio di Roccamonfina delimitava la frontiera orientale tra il territorio Aurunco e quello dei Sidicini (un’antica popolazione italica, vicina ai Sanniti). Esiste, poi, una terza via, che è quella considerata maggiormente plausibile: l’Orto della Regina fu dapprima adibito a santuario, e utilizzato successivamente come forte strategico per fronteggiare gli attacchi dei nemici. Qualunque sia la verità l’Orto della Regina incarna parte della storia del nostro territorio, e ne conserva immutata la bellezza e l’incanto nei secoli. Scrivo dall’età di sedici anni, e (per fortuna) non ho mai smesso. Sono laureata con orgoglio alla Federico II di Napoli, città che amo e che mi diede i natali. Con mia grande gioia, ho avuto la possibilità di veder pubblicato il mio primo romanzo, dopo tanti anni che era rimasto segregato in un cassetto. Una frase che mi rispecchia? I sogni migliori si fanno da svegli!
Yuliya DomenkoYuliya Domenko
Diciamo che per arrivarci è stato un po complicato ma n'è valsa davvero la pena. Si percorre un sentiero tra l'odore del bosco e la vista della vegetazione allo stato naturale. Di tanto in tanto udendo qualche cinguettio, o si ha la fortuna di incontrare qualche coleottero (lucanus tetraodo), sinonimo di benessere della natura. Arrivati alla vetta (928 metri c. s.l.m.) c'è una bellissima struttura in opera poligonale, da girarla completamente nella sua ampiezza. Una zona costruita con enormi blocchi di roccia intagliati e incastrata da formare un muro di protezione che racchiude un'area di circa 2500 mq. Una specie di posto di vedetta o forse un santuario, non se ne sa molto ma comunque affascinante. Il pezzo forte arriva alla fine: pochi metri prima c'è un'apertura con un grande panorama che affaccia su tutta la costa Sud del Lazio e il Nord Campania, con la possibilità di osservare le stelle di notte grazie ad un'apposita strutturina. Nelle giornate serene e soleggiate si riesce ad escorgere le isole di Ventotene in mezzo al mare e l’aria è sempre fresca e ventilata. Bhè insomma, che dire, se siete amanti della natura ve lo consiglio vivamente! Ma comunque e sempre a 1 condizione: Rispettate sempre l'ambiente in cui state e se dovete proprio sporcare, non fate i soliti cafoni, abbiate la cura di riportarvi la vostra immondizia a casa x il rispetto della natura!
Giancarla Zaino MarcianoGiancarla Zaino Marciano
Il sentiero era privo di indicazioni. Non abbiamo trovato online istruzioni né cartelli in loco sui percorsi da poter fare per arrivare a piedi fino all’orto. Abbiamo deciso così di salire in auto. Arrivati al piazzale, la mappa era poco chiara (basterebbe aggiungere un semplice bollino “tu sei qui”), per cui abbiamo seguito il sentiero steccato speranzosi di raggiungere la meta. Suggerirei più cura.
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Chiunque sia appassionato di escursioni o di piacevoli passeggiate nei boschi rigogliosi, non può non conoscere l’Orto della Regina di Roccamonfina. La magnifica opera poligonale, sita sulla cima del monte Frascara (a 928 metri di altitudine), racchiude in sé tutta la magia e la suggestione di un luogo del cuore incontaminato. Questa piccola perla immersa in un vivace castagneto, è stata per anni fonte di discussione. Ci si è infatti interrogati non solo sulle sue antiche funzioni, ma anche sulle sue origini. Cosa è scaturito da questi studi? L’orto della Regina di Roccamonfina: la struttura… Le mura che compongono l’Orto della Regina sono costituite da diversi blocchi di trachite di svariate dimensioni. Contano ognuna un perimetro di 180 metri, e cingono un territorio di circa 2500 metri quadrati. Come anticipato, la struttura è a forma poligonale e può arrivare ad una lunghezza massima di 71 metri, e una larghezza massima di 35. Ci sono, però, alcuni segmenti che raggiungono persino i 2 metri di spessore e 3 di altezza. Le mura rispettano l’andamento orografico del pavimento naturale, e sebbene ci siano stati dei crolli in passato, il complesso è ben conservato. Oltretutto questa peculiare tappa paesaggistica dà vita, soprattutto in autunno, ad uno spettacolo cromatico favoloso. Il manto di foglie che accompagna il sentiero è caldamente variopinto, e gli esemplari di neviere che caratterizzano il percorso ricordano quando, nel passato, per produrre ghiaccio ci si destreggiava senza il sussidio della tecnologia. …e la toponomastica Sicuramente l’Orto della Regina rappresenta una cornice naturale degna di nota, ma cosa si cela dietro il suo nome? Ebbene, proprio il segreto della sua toponomastica ha fatto scaturire dubbi sulla sua antica funzione. Il termine orto potrebbe significare sia recinto (in senso militare), o rifarsi all’idioma hortus, come gli antichi popoli italici erano soliti designare i luoghi sacri. Anche l’attributo Regina ha sollevato non poche questioni, tanto da essere stata considerata come possibilmente veritiera l’ipotesi che la parola si riferisse ad una divinità femminile: Mefitis. Alcuni studiosi infatti hanno rinvenuto nella città di Roccamonfina una pietra tufacea di epoca romana, facente parte di un cunicolo utilizzato per la captazione delle acque, dove appare il nome Mifineis. L'iscrizione romana rinvenuta a Roccamonfina Esempio di incisione lapidare su tufo dedicata alla dea Mefitis Questa espressione ha generato varie interpretazioni. La prima, secondo cui nel territorio fosse stato eretto un tempio alla dea, e di conseguenza l’iscrizione facesse parte di un contesto più ampio (ammettendo che il nome della divinità venisse storpiato). Tutto ciò viene reso credibile dal fatto che questa figura mitologica fosse legata alle sorgenti e alle emissioni solforose, e chiamata Regina. La seconda interpretazione vuole che il recinto non fosse un posto sacro, bensì un confine militare. Infatti, Mifineis potrebbe significare pietra di confine, giacché in epoca preromana gran parte del territorio di Roccamonfina delimitava la frontiera orientale tra il territorio Aurunco e quello dei Sidicini (un’antica popolazione italica, vicina ai Sanniti). Esiste, poi, una terza via, che è quella considerata maggiormente plausibile: l’Orto della Regina fu dapprima adibito a santuario, e utilizzato successivamente come forte strategico per fronteggiare gli attacchi dei nemici. Qualunque sia la verità l’Orto della Regina incarna parte della storia del nostro territorio, e ne conserva immutata la bellezza e l’incanto nei secoli. Scrivo dall’età di sedici anni, e (per fortuna) non ho mai smesso. Sono laureata con orgoglio alla Federico II di Napoli, città che amo e che mi diede i natali. Con mia grande gioia, ho avuto la possibilità di veder pubblicato il mio primo romanzo, dopo tanti anni che era rimasto segregato in un cassetto. Una frase che mi rispecchia? I sogni migliori si fanno da svegli!
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Yuliya Domenko

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Giancarla Zaino Marciano

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