This former abbacy was once the main convent of Celestinians - followers of st Pope Celestin V. Now we can see the result of reconstructions of XVIII century so it's not as old as I want))) Moreover after secularization the convent "works" as a prison and most part of its treasuries were taken to museums or thieved. So it's more like nut-shell than real nut but it's still impressive. You can visit three cloisters of five, the former church, refectorium and library Be careful: the convent is open for visitors with very strange timetable (see one...
Read moreAd oggi metà dell’Abbazia è ancora in restauro. “Le origini dell'Abbazia sono legate alla figura di Pietro, monaco benedettino, eremita, fondatore dell’ordine dei Celestini e Papa con il nome di Celestino V. Sarà lui a iniziarne la costruzione ampliando probabilmente la chiesetta di Santa Maria risalente alla prima metà del XIII secolo e promuovendo poi la costruzione di una nuova chiesa dedicata allo Spirito Santo con annesso Monastero.
Nel corso dei secoli l’Abbazia ha subito varie fasi di ampliamento di cui abbiamo ancora bellissime testimonianze, fino ad arrivare agli importanti interventi a seguito del terremoto del 1706. I monaci hanno abitato questo complesso fino all’emanazione della legge napoleonica del 1806 che disponeva la soppressione degli Ordini religiosi. In seguito a ciò l'abbazia ha cambiato diverse destinazioni d’uso: adibita dapprima a Collegio Reale dei tre Abruzzi, poi ad ospizio, poi a quartiere militare con annesso ospedale, nel 1868 viene trasformata in casa di reclusione e sarà tale fino al 1993. Nel 1998 è assegnata al Ministero per i Beni e le Attività Culturali che avvia un progetto di restauro tutt'ora in corso di esecuzione.
Oggi l’Abbazia si presenta come un grandioso complesso monumentale di forma quadrangolare circondato da possenti mura; composto da una monumentale chiesa settecentesca e da un imponente monastero che si articola su cinque cortili interni, tre maggiori...
Read moreNonostante il sito sia notevole, siamo rimasti molto delusi e amareggiati, a causa del recente restauro, che definirei piuttosto "sterilizzazione", che ha portato a una intonacatura-tinteggiatura uniforme colore pastello piuttosto asettica e che dà un senso di finto e di vuoto. Ci ha sconvolto sapere che in origine il complesso era rosso, e che per scelte assurde si è deciso di ritinteggiarlo in beige. Una tinta innaturalmente monocromatica che appiattisce il dinamismo architettonico dell'interno della chiesa, smorzando quella grandiosità barocca che aveva in origine. La cripta poi, a causa di una talebana applicazione del principio di minimo intervento e riconoscibilità, ha perso ogni capacità evocativa, apparendo vuota e asettica. Le vernici azzurrine nel refettorio si stanno già staccando. Ma la cosa più micidiale è forse il progetto di nuova biglietteria, che ricorda un negozio di un centro commerciale. Se questi sono i restauri secondo i dettami della soprintendenza, allora c'è da...
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