Sono stato all’Agriturismo Cascina Carretto in compagnia di mio figlio Matteo, mia nuora Maria, il mio nipotino Tommaso e la piccola Matilde, che ha appena un mese. Con noi c’era anche Melody, la mia cagnolina, che fa parte della famiglia a tutti gli effetti.|Il luogo, lo ammetto, è molto bello: immerso nel verde, circondato da vigne e campi che raccontano ancora la storia agricola della Bassa Bresciana e della Franciacorta. Il contesto è quindi di grande fascino e promette, a prima vista, un’esperienza autentica, rurale ma curata.||Tuttavia, quando si va oltre l’aspetto paesaggistico, emergono alcune note dolenti.|L’accoglienza iniziale è stata discreta, e il personale, pur cortese, ha mostrato un’evidente difficoltà nella gestione dei momenti più impegnativi della giornata. Capisco perfettamente che ci fossero degli sposi e che il personale fosse impegnato, ma non si può abbandonare completamente i clienti già seduti, lasciandoli in attesa anche solo di un caffè. Il servizio si è mostrato disorientato, poco coordinato e, in alcuni momenti, del tutto assente.||Il menù, poi, è un altro punto su cui vorrei soffermarmi.|Il locale sembra voler abbandonare la cucina casereccia che, in passato, era forse il suo punto forte, per tentare una formula più moderna, più “ricercata”. Ma quando si compie un salto di questo tipo, serve competenza, visione e mano esperta, altrimenti il rischio è di smarrirsi in una via di mezzo che non soddisfa né i nostalgici della tradizione né gli amanti della cucina contemporanea.|E purtroppo, questo è ciò che ho percepito.||Gli antipasti, pur presentati con buona volontà, non lasciano il segno: salumi nella media, accompagnati da una giardiniera modesta (ne ho assaggiate di ben migliori in altri agriturismi) e da pomodori secchi di tipo pugliese, ma senza particolare personalità.|Assenti del tutto i formaggi, a parte la ricottina, che in un agriturismo di questa zona dovrebbero invece essere un elemento imprescindibile, un tratto distintivo, quasi un orgoglio del territorio.|Il vino della casa, fortunatamente, è discreto e bevibile — un piccolo merito da sottolineare — anche se, trovandoci a pochi metri da vigneti splendidi e con una cantina visitabile, mi sarei aspettato una selezione più identitaria, più legata alla terra che circonda il locale.||I dolci hanno salvato in parte l’esperienza, ma non fino al punto di far dimenticare le carenze generali.|Alla fine del pasto, quando abbiamo chiesto il caffè, ci siamo trovati in una situazione quasi paradossale: il personale passava accanto ai tavoli senza degnarci di uno sguardo, troppo impegnato con il banchetto nuziale. Una piccola attenzione — anche solo una parola, un cenno — avrebbe fatto la differenza.||E poi, c’è un dettaglio che per molti potrà sembrare marginale, ma per chi ama la ristorazione e la cultura del luogo non lo è affatto.|Ho scattato una foto al tavolo: il legno era truciolato, eroso, grezzo, un materiale che mal si sposa con l’ambiente circostante.|In una cascina così antica, dove un tempo lavoravano i nostri derivatori, dove il vino e la terra erano la vita stessa della comunità, trovarsi davanti un tavolo in truciolato dà un senso di disarmonia, di trascuratezza. Non è solo una questione estetica, ma di coerenza culturale: chi entra in un agriturismo cerca autenticità, ma anche rispetto per la memoria del luogo.||Non scrivo queste righe per demolire, ma per stimolare una riflessione.|Da autodidatta che ha cucinato per passione e partecipato a concorsi gastronomici nazionali e internazionali — vincendone anche alcuni — mi permetto, con tutta l’umiltà possibile, di dire che un salto di qualità si fa con coraggio, ma anche con equilibrio.|Serve una guida esperta in cucina, una maggiore attenzione ai dettagli e soprattutto la consapevolezza che la vera eccellenza non si improvvisa: nasce dal rispetto per la tradizione, dall’amore per il territorio e dall’ascolto del cliente.||Per questo assegno 3 stelle, non di più, ma nemmeno di meno.|Tre stelle per fiducia e speranza, perché credo che la critica, quando è sincera, possa essere un invito a migliorare.|Con le giuste attenzioni, l’Agriturismo Cascina Carretto può tornare a essere ciò che promette di essere: un luogo di calore,...
Read moreSono stato all’Agriturismo Cascina Carretto in compagnia di mio figlio Matteo, mia nuora Maria, il mio nipotino Tommaso e la piccola Matilde, che ha appena un mese. Con noi c’era anche Melody, la mia cagnolina, che fa parte della famiglia a tutti gli effetti. Il luogo, lo ammetto, è molto bello: immerso nel verde, circondato da vigne e campi che raccontano ancora la storia agricola della Bassa Bresciana e della Franciacorta. Il contesto è quindi di grande fascino e promette, a prima vista, un’esperienza autentica, rurale ma curata.
Tuttavia, quando si va oltre l’aspetto paesaggistico, emergono alcune note dolenti. L’accoglienza iniziale è stata discreta, e il personale, pur cortese, ha mostrato un’evidente difficoltà nella gestione dei momenti più impegnativi della giornata. Capisco perfettamente che ci fossero degli sposi e che il personale fosse impegnato, ma non si può abbandonare completamente i clienti già seduti, lasciandoli in attesa anche solo di un caffè. Il servizio si è mostrato disorientato, poco coordinato e, in alcuni momenti, del tutto assente.
Il menù, poi, è un altro punto su cui vorrei soffermarmi. Il locale sembra voler abbandonare la cucina casereccia che, in passato, era forse il suo punto forte, per tentare una formula più moderna, più “ricercata”. Ma quando si compie un salto di questo tipo, serve competenza, visione e mano esperta, altrimenti il rischio è di smarrirsi in una via di mezzo che non soddisfa né i nostalgici della tradizione né gli amanti della cucina contemporanea. E purtroppo, questo è ciò che ho percepito.
Gli antipasti, pur presentati con buona volontà, non lasciano il segno: salumi nella media, accompagnati da una giardiniera modesta (ne ho assaggiate di ben migliori in altri agriturismi) e da pomodori secchi di tipo pugliese, ma senza particolare personalità. Assenti del tutto i formaggi, a parte la ricottina, che in un agriturismo di questa zona dovrebbero invece essere un elemento imprescindibile, un tratto distintivo, quasi un orgoglio del territorio. Il vino della casa, fortunatamente, è discreto e bevibile — un piccolo merito da sottolineare — anche se, trovandoci a pochi metri da vigneti splendidi e con una cantina visitabile, mi sarei aspettato una selezione più identitaria, più legata alla terra che circonda il locale.
I dolci hanno salvato in parte l’esperienza, ma non fino al punto di far dimenticare le carenze generali. Alla fine del pasto, quando abbiamo chiesto il caffè, ci siamo trovati in una situazione quasi paradossale: il personale passava accanto ai tavoli senza degnarci di uno sguardo, troppo impegnato con il banchetto nuziale. Una piccola attenzione — anche solo una parola, un cenno — avrebbe fatto la differenza.
E poi, c’è un dettaglio che per molti potrà sembrare marginale, ma per chi ama la ristorazione e la cultura del luogo non lo è affatto. Ho scattato una foto al tavolo: il legno era truciolato, eroso, grezzo, un materiale che mal si sposa con l’ambiente circostante. In una cascina così antica, dove un tempo lavoravano i nostri derivatori, dove il vino e la terra erano la vita stessa della comunità, trovarsi davanti un tavolo in truciolato dà un senso di disarmonia, di trascuratezza. Non è solo una questione estetica, ma di coerenza culturale: chi entra in un agriturismo cerca autenticità, ma anche rispetto per la memoria del luogo.
Non scrivo queste righe per demolire, ma per stimolare una riflessione. Da autodidatta che ha cucinato per passione e partecipato a concorsi gastronomici nazionali e internazionali — vincendone anche alcuni — mi permetto, con tutta l’umiltà possibile, di dire che un salto di qualità si fa con coraggio, ma anche con equilibrio. Serve una guida esperta in cucina, una maggiore attenzione ai dettagli e soprattutto la consapevolezza che la vera eccellenza non si improvvisa: nasce dal rispetto per la tradizione, dall’amore per il territorio e dall’ascolto...
Read moreI recently had the pleasure of dining at this incredible restaurant. The atmosphere is truly special, with its vaulted brick ceilings, warm lighting, and a beautiful fireplace that adds to the cozy, medieval charm. The elegant decor, complete with classic paintings and rustic furnishings, makes you feel like you've stepped back in time.
The ambiance is relaxed and intimate—perfect for a romantic dinner or a quiet evening with friends.
As for the food, it was absolutely delicious. Every dish was thoughtfully prepared, with fresh ingredients and rich flavors that showcased the chef’s skill and dedication. The service was attentive and friendly, making the whole experience even more enjoyable.
If you’re looking for a restaurant that combines history, warmth, and excellent cuisine, this is definitely a place to visit. Highly...
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