Mater Dal latino “madre”, traduzione dall’inglese “materia”, non è solo un ristorante. È una filosofia, uno stile di vita di persone che vivono immerse nel Parco delle Foreste Casentinesi, a stretto contatto con la natura. Accoglienza, cibo e bevande si fanno interpreti del luogo di origine, valorizzando le materie prime, la storia, i profumi e le immagini del bosco, addirittura con la presenza fisica di tronchi di betulle che entrano negli arredi della sala ed una pavimentazione tutta in rovere. Vetrate su un paesaggio che dona quiete ed armonia.
Il nostro viaggio gustativo di Mater inizia con un inaspettato tavolo di fronte ad una cucina interamente a vista e con il calore e lo splendido sorriso di Marta, che ti accoglie con la massima cura ed empatia Tra le varie proposte dei drink di benvenuto -alcolici ma non solo in accompagnamento all’amouse bouche- dopo aver scelto il vermouth bianco scopro con gioia dal racconto di Marta che lo ha realizzato lei, partendo dalle erbe dell’orto e dai vini disponibili nel dato momento della preparazione Questa bevanda sarà il perfetto abbinamento a tutto il percorso di benvenuto Indimenticabile la sfera verde di erbe e fiori che esplode in bocca con un’estrazione di fragole pomodoro e pepe!
La carta dei vini permea del vitigno che regna sovrano nel casentino: sua maestà il Pinot Nero (in tema di connessioni: indimenticabile il Cuna prodotto da Federico Staderini insieme a suo figlio… la prossima volta veniamo a trovarvi) ed è attenta alla ricerca di vini prodotti nei monasteri e nelle abbazie, così come al tempo stesso Mater sorge ai piedi del monastero di Camaldoli.
Sempre nel percorso di benvenuto, Marta ci propone l’Emeritus, uno spumante metodo classico con rifermentazione in bottiglia prodotto dai monaci dell’abbazia di Praglia nel padovano (100% raboso vinificato in bianco, pur essendo una bacca rossa), che personalmente non avrei mai scelto e che ha scelto Alessandro e che poi ho adorato La carta dei vini è riflesso ed espressione della cucina dello chef Filippo Baroni, che racconta d’ingredienti e di pazienti produttori del territorio e di sapori spinti sulle durezze - acidità ed amari, che a mio modo di vedere rappresentano la maturità del palato a tavola.
Il menù è composto da una carta semi trasparente con semi di fiore all’interno (che non vedo l’ora di piantare e di far nascere) e tra le varie possibilità del menù alla carta e dei tre percorsi degustazione, non riusciamo mai a staccare gli occhi dalla proposta vegetariana, quindi scegliamo “in verde”, che inizia con il servizio del pane a base di grani antichi e lievito madre, accompagnato all’olio al posto del burro, sempre in tema di acidità (non chiedetemi quanto ami l’olio toscano) per proseguire con: ~ zucchina, fiore di zucchina fritto e spuma di ginepro ~ spaghetti all’Abbucciato aretino (pecorino a latte crudo) e genziana = piatto firma che letteralmente esplode in abbinamento al metodo classico valdostano “Pavese XXIV”100% Prié Blanc ed alle sue note minerali di idrocarburi ~ insalatina selvaggia, sorbetto di aceto di peperone (indimenticabile), conditella ~ pomodoro cuore di bue alla brace, datterini confit, levistico ~ granita alla pesca, assenzio, erbe ~ insalata di frutta in osmosi ~ infuso di erbe e piccola pasticceria Il plus è che la maggior parte delle materie prime viene coltivata nell’orto ai piedi del ristorante (compreso il frutto della passione, pianta tropicale che non sapevo nemmeno venisse coltivata in Italia… quasi quasi ci provo anch’io... ) ed alcune botaniche che crescono in maniera spontanea lungo la collina e ci sono persino le api
Quando in un qualche modo hai aspettative alte e che vengono di gran lunga superate. Mater è un luogo mistico, per gli amanti del silenzio e della vita lenta, un momento dell’anno per fermarsi e riflettere.
Immensamente innamorata di...
Read moreBeautiful location in the middle of a national park. Beautifully renovated restaurant with a huge glass window into the kitchen, but also lots of windows overlooking the forest. Spectacular dining location. The dining experience, in our view, could not keep up with the location. Ambitious cooking with some nice moments and excellent execution on every dish. Unfortunately, not a single dish I would come back for, though. None of them left me with a "wow, I want another plate of this". All of them were a bit edgy, a lot of focus on bitter tones, and usually at the end of the each course one rather felt richer by an experience, but also not wanting to go back for more. The atmosphere in the restaurant felt a bit stiff and formal in my view. One would rarely see a smile, but rather a very professional, neutral face expression. By no means was the service bad, but I do prefer a more relaxed, friendly, chatty atmosphere over this very formal setting. The location has a lot of potential and the cooking definitely feels like its aiming at Michelin stars. A few more smiles and a few less edges in every single course and I'd be glad to come back in a few years time and see how things...
Read moreLocale dallo stile semplice e accogliente. Servizio attento. Materie prime ricercate e preziose, preparazioni originali. Due menù degustazione disponibili: purtroppo se si va in coppia non è possibile sceglierne due differenti, per cui abbiamo dovuto prendere lo stesso. Personalmente non ci è piaciuto il menù "in profondità", l'unico che abbiamo provato: sapori (a nostro modesto avviso) troppo acuti ed accostamenti dissonanti. Lo staff ci aveva informati del fatto che fossero sapori "decisi", ma per noi lo sono in maniera eccessiva, non gradevole (siamo abituati a mangiare cibo da tutto il mondo, a provare ristoranti di qualunque tipo/livello). Il neo principale è stata la conclusione della serata: la titolare ci ha chiesto come fosse andata, mentre allo stesso tempo emetteva lo scontrino, gesto a nostro parere poco elegante; ci aspetteremmo infatti che prima di chiudere il conto si ascoltasse l'esperienza del cliente, poiché eventuali osservazioni o brutte esperienze a volte possono essere riflesse sul conto finale. Ad ogni modo paghiamo col sorriso, come è giusto che sia. Rispondiamo che in generale siamo stati bene, ma un piatto proprio non ci è piaciuto (un dolce a base di "pesche alla brace") perché c'erano parti letteralmente bruciate, nere carbonizzate. Ci viene risposto, dalla titolare, in modo secco: "a noi piace così". Sempre con serenità e col sorriso, facciamo notare che non è una questione di gusti, perché il cibo carbonizzato semplicemente non è salubre. Al che, la titolare ci sorride freddamente e ci liquida con un "buona serata ragazzi". Al di là dell’appellativo ‘ragazzi’ - che un po’ stonava con il formalismo quasi aulico del servizio, tipico e anche piacevole di questi locali -, personalmente l’abbiamo trovato un atteggiamento maleducato e poco professionale, non consono e non all’altezza delle ambizioni di un locale come questo. Possiamo capire che il cuoco abbia fatto un errore, e possiamo anche capire che ci sia una ragione specifica per cui invece quel piatto dovesse essere proprio in quel modo. Se è così, ci saremmo aspettati una argomentazione ben sostenuta del perché il piatto debba essere fatto e presentato proprio in quel modo. Poi uno può condividere o meno certe scelte culinarie e ci sta. Ma liquidare un cliente in quel modo ci è sembrato segno di maleducazione, scarsa attenzione al cliente, non interesse ad un suo ritorno, poca attenzione verso la propria...
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