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Ristorante agrituristico il giardino segreto — Restaurant in Tarano

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Ristorante agrituristico il giardino segreto
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Ristorante agrituristico il giardino segreto
ItalyLazioTaranoRistorante agrituristico il giardino segreto

Basic Info

Ristorante agrituristico il giardino segreto

sr sabina 657 km 12,600, 02040 Tarano RI, Italy
4.7(100)
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Giardino Di Verdure E Ricotta Di Pecora
Tortino Di Patate Lardo Di Maiale Nero Su Crema Di Bufala E Cipolla Rossa Croccante
Carpaccio Di Wagyu Con Cracker Soffiati Al Pomodoro
Arancino Di Riso Al Ragù Di Wagyu Con Salsa Di Piselli
Tartara Di Wagyū, Panna Acida E Tuorlo Croccante

Reviews

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Discover the Truffle Experience, the truffle hunt
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Tue, Dec 16 • 10:00 AM
02049, Torri in Sabina, Lazio, Italy
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Guide and tasting in Umbria
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Mon, Dec 15 • 9:00 AM
05030, Otricoli, Umbria, Italy
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Mammas Pizza Class in the Countryside
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00060, Capena, Lazio, Italy
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Michele AbresciaMichele Abrescia
Scoperto per caso, il Giardino Segreto insegna che quando la qualità è vera, totale, assoluta non ha bisogno di molto altro. Parla da sola, senza bisogno di racconti o di un approcci commerciali (che qui al Giardino forse per pudore, forse per consapevole scelta sono del tutto assenti). Ho assaggiato, in compagnia di amici, tra i primi piatti: cannelloni al ragù bianco di wagyu, lasagne con cimaroli e guanciale di maiale nero e fettuccine cacio e pepe. I cannelloni sono bilanciatissimi, delicati e saporiti, un piatto leggero che si vorrebbe non finisse mai (nonostante la porzione giusta/abbondante); le lasagne giocano, riuscendoci, su un contrasto tra sapori che stimola il gusto a ogni boccone. Le fettuccine sono ciò che sintetizza ‘il’ cacio e pepe. Un piatto che diventa concetto: esprimere tutta la potenza di un gusto noto portandolo a livelli di eccellenza, distillandolo in maniera indimenticabile. E raggiungendo tali livelli diventa ‘il’ cacio e pepe. Tra i secondi: wagyu alla brace, fettina panata di wagyu con salse fatte in casa (tra cui una rielaborazione di ketchup, deliziosa) e il biancostato, tagli diversi sempre di questa carne superlativa, con contorni leggeri. È qui che la qualità assoluta della materia prima, rispettata e esaltata con sapienza dal giovane chef, (presente in sala quando serve, altrimenti impegnato in cucina, come deve essere), esplode. La carne proviene tutta dall’agriturismo alle spalle del Giardino segreto. Pascoli e casali si alternano in questa regione bellissima a cavallo tra l’alto Lazio e l’Umbria. Qui razza chianina, wagyu e suini (anch’essi liberi nei prati) sono allevati con rispetto, in un ambiente naturale molto favorevole. Wagyu (dal giapponese "wa": Giappone, e "gyū": bue) è un termine riferito a una razza bovina di origine giapponese, selezionata e nota in tutto il mondo per avere carne intensamente saporita, anche se tenera tanto da riuscire a tagliarla con una forchetta. Di solito (ma non qui all’agriturismo) molto costosa propria per tali speciali caratteristiche. I tre secondi che ho provato sono eccezionali ed esprimono la qualità assoluta della materia prima e il rispetto (direi l’amore) che per essa ha la cucina del Giardino, che evidentemente lavora in piena armonia con l’azienda agricola e chi la conduce. Qui la descrizione si interrompe, perché tali piatti vanno oltre ogni aspettativa e sono da provare direttamente (con una mia personale preferenza per la preparazione alla brace). La carta dei vini esprime una scelta di alta qualità, anch’essa espressione di una ricerca consapevole, e con ricarichi assai onesti. Il conto infine sorprende per difetto (e forse si spiega per la volontà di rendere questa qualità accessibile). Insomma: il Giardino è una perla destinata ad un grande successo. Già ora una guida (‘Roma nel piatto’), lo pone al primissimo posto (!) tra i ristoranti di carne del Lazio. Credo si possa dire senza smentite che sale sul podio anche se si guarda a tutta l’Italia. Se a quanto detto sopra si aggiunge che il locale è bello, sia nei tavoli interni sia in quelli esterni, e che anche lo staff di sala è giovane, preparato e sorridente... l’unico dispiacere è andarsene, e dover aspettare un po’ di tempo per tornare. Bravissimi! Ps: se la carne è il vero motivo per venire qui, (e ciò merita un viaggio dedicato) anche i dolci meritano... in questo caso però rinvio alle foto.
Rome “foodiario”Rome “foodiario”
Abbiamo sempre frequentato con piacere e soddisfazione questo ristorante: purtroppo ieri abbiamo avuto il dispiacere di notare una generale perdita di qualità nel servizio, nella qualità e nel rapporto qualità-prezzo delle porzioni di alcuni piatti. Il menù ha inevitabilmente subìto - come in generale in tutta la ristorazione e negli altri settori- un sostanzioso ritocco dei prezzi verso l’alto (ad es. pietanze offerte a 25€ ad ottobre 2021 ora vengono vendute a 35€) e nel piatto si trova una generale diminuzione della quantità e della qualità. Sebbene in generale la nostra esperienza non sia stata così negativa, purtroppo non ci è stato possibile confrontarci “serenamente” e professionalmente sui dettagli di cui ho accennato sopra. In particolare: - “La nostra fettina panata di wagyu con le sue salse”: è letteralmente una sfoglia di wagyu tagliata all’affettatrice (una grammatura della sola carne di ca 100gr) in una croccantissima panatura modaiola dove la carne non è apprezzabile purtroppo. Servita a 35€, considerando l’ambiente “agrituristico, rasenta il teatro dell’assurdo; - la “Tarte Tatin di mele con gelato al caramello salato” è in realtà una crostatina di frolla ripiena di crema sovrastata da alcune micro semisfere di mela non caramellate, affiancata da una pallina di gelato: il tutto di una dolcezza al limite dello stucchevole, dove peraltro ci si aspettava una tatin classica; - altri dolci (la “sei veli” e il “tortino al cioccolato dal cuore caldo”) alquanto banali, frutto di espedienti da ristorazione più “furbetta”; - il pane e la focaccia fatti in casa presentano lievitazione insufficiente e cottura scorretta (la focaccia è semi-cruda all’interno) Cercando di confrontarci con la proprietà abbiamo trovato solo “un muro” di convinzioni. Osservando tavoli consumare amarone servito a “temperatura ambiente” in pieno sole (purtroppo pur essendo nella campagna sabina a pranzo di un 8 ottobre abbiamo ancora 32^C) capiamo anche il punto di vista della clientela media. Torneremo in caso di maggiore “apertura mentale” e miglioramenti. Grazie comunque per l’ospitalità ed il servizio pur zoppicanti. Ad majora
Riccardo MenichiniRiccardo Menichini
Cibo e servizio da top ma senza essere troppo pettinati. Io e mia moglie abbiamo piacevolmente scoperto questo posto. Siamo stati accolti da subito con familiarità, ma senza perdere mai di vista il concetto di cliente. Servizio davvero ben fatto, cortese, simpatico e puntuale, ma senza scadere mai nel troppo pettinato, anzi come scritto accogliente e famigliare. Insomma vivi una esperienza top ma ti senti a tuo agio. Cibo davvero eccezionale. E il servizio è svoltk davvero con molta cura. Conto in linea con l'esperienza e alla fine ci si rende conto che quello che si spende è giusto. Nota di merito, cibo tutto autoprodotto compreso wagyu che allevano loro (rarissimo da trovare). La tagliata è strepitosa, ma in realtà è stato tutto super. Vale la pena uscire una volta in meno, ma provare questa esperienza. Lo consigliamo vivamente e sicuramente terremo. P.s. devo per forza complimentarmi per la tarte tatin.
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Scoperto per caso, il Giardino Segreto insegna che quando la qualità è vera, totale, assoluta non ha bisogno di molto altro. Parla da sola, senza bisogno di racconti o di un approcci commerciali (che qui al Giardino forse per pudore, forse per consapevole scelta sono del tutto assenti). Ho assaggiato, in compagnia di amici, tra i primi piatti: cannelloni al ragù bianco di wagyu, lasagne con cimaroli e guanciale di maiale nero e fettuccine cacio e pepe. I cannelloni sono bilanciatissimi, delicati e saporiti, un piatto leggero che si vorrebbe non finisse mai (nonostante la porzione giusta/abbondante); le lasagne giocano, riuscendoci, su un contrasto tra sapori che stimola il gusto a ogni boccone. Le fettuccine sono ciò che sintetizza ‘il’ cacio e pepe. Un piatto che diventa concetto: esprimere tutta la potenza di un gusto noto portandolo a livelli di eccellenza, distillandolo in maniera indimenticabile. E raggiungendo tali livelli diventa ‘il’ cacio e pepe. Tra i secondi: wagyu alla brace, fettina panata di wagyu con salse fatte in casa (tra cui una rielaborazione di ketchup, deliziosa) e il biancostato, tagli diversi sempre di questa carne superlativa, con contorni leggeri. È qui che la qualità assoluta della materia prima, rispettata e esaltata con sapienza dal giovane chef, (presente in sala quando serve, altrimenti impegnato in cucina, come deve essere), esplode. La carne proviene tutta dall’agriturismo alle spalle del Giardino segreto. Pascoli e casali si alternano in questa regione bellissima a cavallo tra l’alto Lazio e l’Umbria. Qui razza chianina, wagyu e suini (anch’essi liberi nei prati) sono allevati con rispetto, in un ambiente naturale molto favorevole. Wagyu (dal giapponese "wa": Giappone, e "gyū": bue) è un termine riferito a una razza bovina di origine giapponese, selezionata e nota in tutto il mondo per avere carne intensamente saporita, anche se tenera tanto da riuscire a tagliarla con una forchetta. Di solito (ma non qui all’agriturismo) molto costosa propria per tali speciali caratteristiche. I tre secondi che ho provato sono eccezionali ed esprimono la qualità assoluta della materia prima e il rispetto (direi l’amore) che per essa ha la cucina del Giardino, che evidentemente lavora in piena armonia con l’azienda agricola e chi la conduce. Qui la descrizione si interrompe, perché tali piatti vanno oltre ogni aspettativa e sono da provare direttamente (con una mia personale preferenza per la preparazione alla brace). La carta dei vini esprime una scelta di alta qualità, anch’essa espressione di una ricerca consapevole, e con ricarichi assai onesti. Il conto infine sorprende per difetto (e forse si spiega per la volontà di rendere questa qualità accessibile). Insomma: il Giardino è una perla destinata ad un grande successo. Già ora una guida (‘Roma nel piatto’), lo pone al primissimo posto (!) tra i ristoranti di carne del Lazio. Credo si possa dire senza smentite che sale sul podio anche se si guarda a tutta l’Italia. Se a quanto detto sopra si aggiunge che il locale è bello, sia nei tavoli interni sia in quelli esterni, e che anche lo staff di sala è giovane, preparato e sorridente... l’unico dispiacere è andarsene, e dover aspettare un po’ di tempo per tornare. Bravissimi! Ps: se la carne è il vero motivo per venire qui, (e ciò merita un viaggio dedicato) anche i dolci meritano... in questo caso però rinvio alle foto.
Michele Abrescia

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Abbiamo sempre frequentato con piacere e soddisfazione questo ristorante: purtroppo ieri abbiamo avuto il dispiacere di notare una generale perdita di qualità nel servizio, nella qualità e nel rapporto qualità-prezzo delle porzioni di alcuni piatti. Il menù ha inevitabilmente subìto - come in generale in tutta la ristorazione e negli altri settori- un sostanzioso ritocco dei prezzi verso l’alto (ad es. pietanze offerte a 25€ ad ottobre 2021 ora vengono vendute a 35€) e nel piatto si trova una generale diminuzione della quantità e della qualità. Sebbene in generale la nostra esperienza non sia stata così negativa, purtroppo non ci è stato possibile confrontarci “serenamente” e professionalmente sui dettagli di cui ho accennato sopra. In particolare: - “La nostra fettina panata di wagyu con le sue salse”: è letteralmente una sfoglia di wagyu tagliata all’affettatrice (una grammatura della sola carne di ca 100gr) in una croccantissima panatura modaiola dove la carne non è apprezzabile purtroppo. Servita a 35€, considerando l’ambiente “agrituristico, rasenta il teatro dell’assurdo; - la “Tarte Tatin di mele con gelato al caramello salato” è in realtà una crostatina di frolla ripiena di crema sovrastata da alcune micro semisfere di mela non caramellate, affiancata da una pallina di gelato: il tutto di una dolcezza al limite dello stucchevole, dove peraltro ci si aspettava una tatin classica; - altri dolci (la “sei veli” e il “tortino al cioccolato dal cuore caldo”) alquanto banali, frutto di espedienti da ristorazione più “furbetta”; - il pane e la focaccia fatti in casa presentano lievitazione insufficiente e cottura scorretta (la focaccia è semi-cruda all’interno) Cercando di confrontarci con la proprietà abbiamo trovato solo “un muro” di convinzioni. Osservando tavoli consumare amarone servito a “temperatura ambiente” in pieno sole (purtroppo pur essendo nella campagna sabina a pranzo di un 8 ottobre abbiamo ancora 32^C) capiamo anche il punto di vista della clientela media. Torneremo in caso di maggiore “apertura mentale” e miglioramenti. Grazie comunque per l’ospitalità ed il servizio pur zoppicanti. Ad majora
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Riccardo Menichini

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Scoperto per caso, il Giardino Segreto insegna che quando la qualità è vera, totale, assoluta non ha bisogno di molto altro. Parla da sola, senza bisogno di racconti o di un approcci commerciali (che qui al Giardino forse per pudore, forse per consapevole scelta sono del tutto assenti).

Ho assaggiato, in compagnia di amici, tra i primi piatti: cannelloni al ragù bianco di wagyu, lasagne con cimaroli e guanciale di maiale nero e fettuccine cacio e pepe. I cannelloni sono bilanciatissimi, delicati e saporiti, un piatto leggero che si vorrebbe non finisse mai (nonostante la porzione giusta/abbondante); le lasagne giocano, riuscendoci, su un contrasto tra sapori che stimola il gusto a ogni boccone. Le fettuccine sono ciò che sintetizza ‘il’ cacio e pepe. Un piatto che diventa concetto: esprimere tutta la potenza di un gusto noto portandolo a livelli di eccellenza, distillandolo in maniera indimenticabile. E raggiungendo tali livelli diventa ‘il’ cacio e pepe.

Tra i secondi: wagyu alla brace, fettina panata di wagyu con salse fatte in casa (tra cui una rielaborazione di ketchup, deliziosa) e il biancostato, tagli diversi sempre di questa carne superlativa, con contorni leggeri. È qui che la qualità assoluta della materia prima, rispettata e esaltata con sapienza dal giovane chef, (presente in sala quando serve, altrimenti impegnato in cucina, come deve essere), esplode. La carne proviene tutta dall’agriturismo alle spalle del Giardino segreto. Pascoli e casali si alternano in questa regione bellissima a cavallo tra l’alto Lazio e l’Umbria. Qui razza chianina, wagyu e suini (anch’essi liberi nei prati) sono allevati con rispetto, in un ambiente naturale molto favorevole. Wagyu (dal giapponese "wa": Giappone, e "gyū": bue) è un termine riferito a una razza bovina di origine giapponese, selezionata e nota in tutto il mondo per avere carne intensamente saporita, anche se tenera tanto da riuscire a tagliarla con una forchetta. Di solito (ma non qui all’agriturismo) molto costosa propria per tali speciali caratteristiche. I tre secondi che ho provato sono eccezionali ed esprimono la qualità assoluta della materia prima e il rispetto (direi l’amore) che per essa ha la cucina del Giardino, che evidentemente lavora in piena armonia con l’azienda agricola e chi la conduce. Qui la descrizione si interrompe, perché tali piatti vanno oltre ogni aspettativa e sono da provare direttamente (con una mia personale preferenza per la preparazione alla brace).

La carta dei vini esprime una scelta di alta qualità, anch’essa espressione di una ricerca consapevole, e con ricarichi assai onesti. Il conto infine sorprende per difetto (e forse si spiega per la volontà di rendere questa qualità accessibile).

Insomma: il Giardino è una perla destinata ad un grande successo. Già ora una guida (‘Roma nel piatto’), lo pone al primissimo posto (!) tra i ristoranti di carne del Lazio. Credo si possa dire senza smentite che sale sul podio anche se si guarda a tutta l’Italia. Se a quanto detto sopra si aggiunge che il locale è bello, sia nei tavoli interni sia in quelli esterni, e che anche lo staff di sala è giovane, preparato e sorridente... l’unico dispiacere è andarsene, e dover aspettare un po’ di tempo per tornare. Bravissimi!

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Abbiamo sempre frequentato con piacere e soddisfazione questo ristorante: purtroppo ieri abbiamo avuto il dispiacere di notare una generale perdita di qualità nel servizio, nella qualità e nel rapporto qualità-prezzo delle porzioni di alcuni piatti.

Il menù ha inevitabilmente subìto - come in generale in tutta la ristorazione e negli altri settori- un sostanzioso ritocco dei prezzi verso l’alto (ad es. pietanze offerte a 25€ ad ottobre 2021 ora vengono vendute a 35€) e nel piatto si trova una generale diminuzione della quantità e della qualità.

Sebbene in generale la nostra esperienza non sia stata così negativa, purtroppo non ci è stato possibile confrontarci “serenamente” e professionalmente sui dettagli di cui ho accennato sopra.

In particolare: “La nostra fettina panata di wagyu con le sue salse”: è letteralmente una sfoglia di wagyu tagliata all’affettatrice (una grammatura della sola carne di ca 100gr) in una croccantissima panatura modaiola dove la carne non è apprezzabile purtroppo. Servita a 35€, considerando l’ambiente “agrituristico, rasenta il teatro dell’assurdo; la “Tarte Tatin di mele con gelato al caramello salato” è in realtà una crostatina di frolla ripiena di crema sovrastata da alcune micro semisfere di mela non caramellate, affiancata da una pallina di gelato: il tutto di una dolcezza al limite dello stucchevole, dove peraltro ci si aspettava una tatin classica; altri dolci (la “sei veli” e il “tortino al cioccolato dal cuore caldo”) alquanto banali, frutto di espedienti da ristorazione più “furbetta”; il pane e la focaccia fatti in casa presentano lievitazione insufficiente e cottura scorretta (la focaccia è semi-cruda all’interno)

Cercando di confrontarci con la proprietà abbiamo trovato solo “un muro” di convinzioni. Osservando tavoli consumare amarone servito a “temperatura ambiente” in pieno sole (purtroppo pur essendo nella campagna sabina a pranzo di un 8 ottobre abbiamo ancora 32^C) capiamo anche il punto di vista della clientela media.

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We had a great locavore meal last week. I suspect the locals are all over the "agrituristico" experience, but as a foreign tourist it may not be so easy to choose. We visited Il Giardino Segreto based on a friend's suggestion. Not only is the country setting beautiful, but the staff was welcoming, attentive, and professional. Chef Fares described the menu selections (he speaks perfect English) with winning enthusiasm. The beef is outstanding, everything on the menu is grown or raised right on the farm, and did I say how much I like the rosemary gelato with chocolate? So fellow tourist: rent that car, get out of the city and your pizza habit, and don't leave Italy without this...

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