Il ristorante è sicuramente di buon livello. Tutto quello che io e mia moglie abbiamo ordinato era davvero buono. Carni, affettati, pasta, polenta. Tutto molto buono. Lo staff è veloce, educato, efficiente e molto amichevole. Nessuna lamentela vera e propria, almeno per quanto riguarda il livello generale di ristorazione. Avrei però un appunto da fare al ristorante, perché è successa una cosa un po' spiacevole, e credo che lo staff dirigente debba tenerlo a mente. Io sono nato e cresciuto a Caserta. A 25 anni mi sono iscritto in un'accademia di teatro a Roma, che ho frequentato per tre anni, completando il corso di studi. Una delle materie studiate era la dizione, ed essendo l'unica materia per la quale non si poteva essere rimandati, l'unico modo per non essere bocciati al primo anno era quello di esercitarsi 24 ore su 24, parlando in dizione tutto il giorno, tutti i giorni, anche aldifuori dell'accademia. Il risultato dopo tanti sforzi è che io e i miei compagni di classe non abbiamo piú accento, ma parliamo un Italiano neutro, che continuiamo ad esercitare ogni giorno a causa del nostro lavoro, e a causa del fatto che ormai la dizione è diventata il nostro modo naturale di parlare.
Questa lunga spiegazione è per arrivare a dire che quando giro per l'Italia, da nord a sud la gente non riesce a capire di dove sono, data la neutralitá delle mie vocali e consonanti, e della mia cadenza. Il fatto che mia moglie sia Inglese rende il tutto ancora piú difficile. I camerieri di Ca' dei Gobj non hanno fatto eccezione, ed uno di loro, non avendo capito di dove fossi e sentendosi libero di poter parlare, ha detto una cosa un po' spiacevole. Avendo fatto il cameriere per tanti anni quando studiavo, la conversazione era abbastanza naturale, fino a che questa persona ha detto "sí, ne abbiamo di clienti fastidiosi, soprattutto quando vengono tutti quei terni a rompere le p*e". Io non gli ho detto nulla, e continuando a sorridere ho annuito e finito la nostra conversazione. Ma la gaffe era pesante, anche perché non dovrebbero prendersi queste libertá con nessun tipo di cliente. Ed è irrilevante il fatto che lui si stesse riferendo a me. Sarebbe stato altrettanto fastidioso e fuori luogo se avesse parlato di altre regioni o altre nazionalitá. Certe cose non si dicono. Non dirò chi è il cameriere, un po' perché non voglio metterlo nei guai, e un po' perché trovo che la cosa sia irrilevante; se lo dice uno, lo dicono tutti. Spero che lo staff dirigente prenda sul serio questa cosa, e faccia un discorso costruttivo con i suoi camerieri. Oppure potrebbero eliminare la pizza dal menu, sarebbe sicuramente...
Read moreC’è un istante, entrando da Ca’ dei Gobi, in cui il tempo sembra fermarsi: la luce soffusa accarezza le travi antiche, e l’aria è tinta di promesse. È qui, tra pareti che respirano storie e tavoli che sembrano invitare al racconto, che parenti di due continenti – l’Italia e gli Stati Uniti – si sono ritrovati per tastare il battito di un matrimonio in arrivo. Il locale è un quadro vivo, dipinto di legno scuro e tovaglie bianche, sospeso tra passato e presente. Le sedie invecchiate dai sorrisi di chi le ha abitate prima, il profumo del legno levigato e delle botti di rovere che si scorgono in un angolo: tutto qui parla di un Trentino autentico, di vallate verdi e di cieli che si specchiano nei laghi vicini. I bicchieri hanno cantato note profonde: un Pinot Nero che accarezzava il palato con una freschezza gentile, un Nosiola che rivelava i fiori di montagna in un sorso cristallino. Ogni etichetta sembrava raccontare una collina, un vignaiolo che conosce la vigna come un vecchio amico, e che ha passato a noi il testimone di un sapore antico. Nei piatti, la tradizione ha danzato con la delicatezza. Gli strangolapreti, soffici come nuvole di farina e spinaci, si scioglievano sotto un velo di burro ch’era quasi oro liquido; la polenta con funghi porcini, un abbraccio terroso, sussurrava storie di boschi e funghi nascosti tra le radici dei larici. E poi, il capriolo in umido: tenero, avvolto in un sugo che pareva un segreto custodito dalla foresta. Il personale – elegante, discreto, pronto a un sorriso che non suona mai di circostanza – ha reso ogni servizio un rituale d’accoglienza. Ma è stato Mario, il cuoco, a trasformare la cena in una festa indimenticabile. Con la sua affabilità ha varcato la soglia della cucina, portando con sé il calore di chi ama il proprio mestiere e lo condivide senza riserve. Ha parlato delle erbe, delle ricette imparate in cucina e di come, a volte, un tocco di spezia possa diventare magia. Quando le luci si sono abbassate e l’ultimo bicchiere è stato alzato in un brindisi sincero, c’era la certezza di aver tessuto un filo tra due famiglie, tra due culture. Il banchetto preparatorio di nozze ha preso la forma di un piccolo miracolo conviviale: un attimo sospeso in cui ogni dettaglio – dal sussurro del legno al primo sorso di vino – ha contribuito a scrivere un capitolo di gioia che difficilmente svanirà. Ca’ dei Gobi non è soltanto un ristorante: è un luogo dove il buono diventa bellezza, e la bellezza...
Read moreAn extremely average restaurant overall. I read the reviews prior to visiting. I chose it because of the menu and the location. The location is actually very nice. The food was extremely average. Between the two of us we had the spaghetti carbonara which was way too salty. We also had the vegetarian canardeli which was pasty and heavy. One of the reviews said that the Apple strudel was the best but it was actually quite mediocre. And the tiramisu was below average. Service was good not great. I would not go back again. I am an American who spends a lot of time in Italy and as someone appreciates good food, this is certainly not one of the memorable restaurants that I...
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