L'abbazia di Casamari è uno dei più importanti monasteri italiani di architettura gotica cistercense. Fu costruita nel 1203 e consacrata nel 1217. Si trova nel territorio del comune di Veroli, in provincia di Frosinone. Nel giugno del 1957 papa Pio XII ha elevato la chiesa abbaziale alla dignità di basilica minore.[1]
Storia
Essa fu edificata sulle rovine dell'antico municipio romano chiamato Cereatae,[2] perché dedicato alla dea Cerere. Il nome Casamari deriva dalla lingua latina e significa "Casa di Mario", patria di Gaio Mario, celebre condottiero, sette volte console e avversario di Silla nella guerra civile dell'88 a.C., ricordato anche nel nome della strada lungo la quale sorge l'abbazia (che collega Frosinone con Sora): via Mària.
Con la decadenza dell'Impero romano e le susseguenti invasioni barbariche Cereatae-Casa Marii subì le stesse sorti del decadimento di Roma, fino a quando i monaci benedettini nell'XI secolo s'insediarono nel luogo e vi fondarono l'abbazia.
La Cronaca del Cartario o Chartarium Casamariense redatto dal monaco casamariense Gian Giacomo de Uvis per conto dell'abate affidatario riporta le notizie riguardanti la fondazione dell'abbazia stessa. Secondo il resoconto, nel 1005 alcuni monaci della vicina Veroli decisero di riunirsi in un monastero e scelsero Cereatae-Casa Marii edificando sui resti di un tempio di Marte. Alcuni di essi (Benedetto, Giovanni, Orso e Azo) si recarono nel monastero di Sora per richiederne il saio monacale.
L'abbazia di Casamari negli anni trenta
Secondo alcuni storici è datata al 1005 l'erezione di una chiesa dedicata a san Giovanni e san Paolo, mentre la costruzione del monastero si fa risalire al 1036. Tra il 1140 e il 1152 i monaci cistercensi sostituirono i monaci benedettini. Fra il XII e il XIX secolo il monastero ebbe alterne fortune: dapprima acquistò possedimenti nella zona (tra cui la chiesa di Sant'Angelo de Meruleta a Castro dei Volsci) ed avviò la fondazione di nuovi monasteri anche nel Meridione, seguì all'inizio del XV secolo un periodo di decadimento, comune a tutti i monasteri della regione.
Nel 1623 i monaci si ridussero addirittura a soli otto. L'abbazia conobbe un piccolo periodo di prosperità dopo il 1717, quando papa Clemente XI l'affidò ai monaci cistercensi riformati, detti trappisti. Nel maggio del 1799 alcuni soldati francesi depredarono l'abbazia, uccidendo Simeone Cardon e altri cinque compagni, il cui martirio è stato riconosciuto il 27 maggio 2020.[3] Dal 1811 al 1814 seguì il regime laico imposto da Napoleone.
Nel 1874 l'abbazia fu dichiarata monumento nazionale e riacquistò così una posizione di prestigio e una maggiore stabilità economica. Nel 1929 la congregazione di Casamari fu eletta canonicamente congregazione monastica e fu aggregata alle altre dell'ordine dei Cistercensi.
Tra il 1100 e il 1800 l'abbazia di Casamari è stata gemellata con un'altra potente abbazia cistercense d'Abruzzo, quella di Civitella Casanova, fino alla distruzione di quest'ultima, della quale oggi è possibile ammirare solo alcuni ruderi e una massiccia torre diroccata. In seguito al declino, l'abbazia è rimasta gemellata con la parrocchia stessa di Civitella Casanova, infatti si sono sempre mantenuti saldi i rapporti fra i frati e il parroco.
Bellissima austera ed immense abbazia! Ricordo di viaggio: un frate cistercense immerso in meditazione vicino alla statua della Madonna, vedendomi intento nel fotografare si e' avvicinato e mi ha indirizzato alla visita del chiostro e del refettorio, fornendomi a riguardo utili informazioni, una gentilezza spontanea che trasmette la bonta' della preghiera, che sostiene armoniosamente il cammino di ogni fedele e lo porta a compiere buone opere... Grazie a Dio anche...
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Con la decadenza dell'impero Romano e le susseguenti invasioni barbariche Cereatae-Casa Marii subì le stesse sorti del decadimento di Roma, fino a quando i monaci benedettini nell' XI secolo s'insediarono nel luogo e vi fondarono l'abbazia. La Cronaca del Cartario o Chartarium Casamariense redatto dal monaco casamariense Gian Giacom de Uvis per conto dell'abate affidatario riporta le notizie riguardanti la fondazione dell'abbazia stessa. Secondo il resoconto, nel 1005 alcuni monaci della vicina Veroli decisero di riunirsi in un monastero e scelsero Cereatae-Casa Marii edificando sui resti di un tempio di Marte. Alcuni di essi (Benedetto, Giovanni, Orso e Azo) si recarono nel monastero di Sora per richiederne il saio monacale. L'abbazia di Casamari negli anni 30 Secondo alcuni storici è datata al 1005 l'erezione di una chiesa dedicata a San Giovannie San Paolo, mentre la costruzione del monastero si fa risalire al 1036. Tra il 1140 e il 1152 i monaci cistercensi sostituirono i monaci benedettini. Fra il XII e il XIV secolo il monastero ebbe alterne fortune: dapprima acquistò possedimenti nella zona (tra cui la chiesa di Sant'Angelo de Meruleta a CastrodeiVolsci) ed avviò la fondazione di nuovi monasteri anche nel Meridione, seguì all'inizio del XV secolo un periodo di decadimento, comune a tutti i monasteri della regione. Nel 1623 i monaci si ridussero addirittura a soli otto. L'abbazia conobbe un piccolo periodo di prosperità dopo il 1717, quando papa Clemente XI l'affidò ai monaci cistercensi riformati, detti trappisti. Nel maggio del 1799 alcuni soldati francesi depredarono l'abbazia, uccidendo Cardon Simeone e altri cinque compagni, il cui martirio è stato riconosciuto il 27 maggio 2020. Dal 1811 al 1814 seguì il regime laico imposto da Napoleone. Nel 1874 l'abbazia fu dichiarata monumento nazionale e riacquistò così una posizione di prestigio e una maggiore stabilità economica. Nel 1929 la congregazione di Casamari fu eletta canonicamente congregazione monastica e fu aggregata alle altre dell'ordine dei Cistercensi.
Tra il 1100 e il 1800 l'abbazia di Casamari è stata gemellata con un'altra potente abbazia cistercense d'Abruzzo, quella di CivitellaCasanova, fino alla distruzione di quest'ultima, della quale oggi è possibile ammirare solo alcuni ruderi e una massiccia torre diroccata. In seguito al declino, l'abbazia è rimasta gemellata con la parrocchia stessa di Civitella Casanova, infatti si sono sempre mantenuti saldi i rapporti fra i frati...
Read moreNel 1799, le notizie dei saccheggi e delle violenze portate avanti da un drappello dell’esercito francese, in rotta da Napoli dopo la fine dell’esperienza della Repubblica Partenopea, arrivarono anche a Casamari. L’abate, padre Romualdo Pirelli, fuggì a Palermo; la responsabilità della comunità, quindi, passò a padre Simeone Maria Cardon, il priore conventuale. Alle otto di sera del 13 maggio 1799, mentre la comunità si accingeva al canto della Compieta, che precedeva il grande silenzio della notte del monastero, un gruppo di una ventina di soldati francesi sbandati irruppe all’interno dell’abbazia. Il priore li accolse e distribuì loro cibo e bevande. Tuttavia, non appena si furono rifocillati, partirono alla ricerca di oggetti preziosi, anche commettendo veri e propri sacrilegi. Mentre la maggior parte dei monaci fuggiva spaventata, padre Domenico Maria Zawrel raccolse per due volte le sacre specie sparse sul pavimento, prima nella chiesa, poi nella cappella dell’infermeria, dove rimase in adorazione. Fra Albertino, che aveva sempre mostrato un grande amore all’Eucaristia, si unì a lui insieme a fra Dosideo. I monaci furono sorpresi da tre soldati, che gettarono per terra le particole. Quindi uccisero con due colpi di sciabola fra Albertino e ferirono gravemente fra Dosideo, che si finse morto, quindi poté raccontare l’accaduto. Secondo un testimone oculare, probabilmente lo stesso religioso sopravvissuto, «infine lasciarono morto ai loro piedi anche il padre Domenico, dopo avergli tirati più colpi di spada sul capo ed in altre parti del corpo; subito spirò nella medesima cappella dicendo: “Jesus Maria”». Altri monaci dell’abbazia di Casamari vennero uccisi durante la notte del 13 maggio: fra Modesto Maria Burgen e fra Maturino Maria Pitri. Il priore padre Simeone Cardon, invece, si spense verso le sette del mattino del 14. Un altro, fra Zosimo Brambat, si era nascosto; morì il 16 maggio, a causa delle ferite riportate, mentre cercava di andare nel vicino paese di Boville Ernica per ricevere l'Estrema Unzione. I corpi dei sei monaci, da subito considerati martiri, furono sepolti nel cimitero monastico dai confratelli, ritornati dopo il gran pericolo, in modo da essere facilmente riconosciuti. Nel 1859 furono traslati nella chiesa abbaziale, precisamente nella navata sinistra. Nel 1951 le spoglie vennero collocate nella parte opposta, ossia nella navata destra, verso il portale d’ingresso. La loro fama di santità e di martirio non venne meno nel corso dei secoli. Subito dopo l’accaduto, i fedeli della zona avevano cominciato a venire a pregare sulle loro tombe e a domandare grazie per loro...
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