Siamo stati di recente con un gruppo di amici al Nù, e le prime impressioni non sono state subito buone, a cominciare dal menù che non c’è stato portato né tanto meno elencato a voce. ( e sappiamo tutti che è un sacrosanto diritto del consumatore consultare e visionare il listino proposto). Prima regola infranta! Gravissimo errore! La provenienza degli ingredienti è di fondamentale importanza bisogna scriverli sul menù e ai sensi di legge è obbligatorio per chi ha intolleranze e allergie alimentari onde evitare gravi incidenti. Primo piatto un assaggio di pappa al pomodoro... che di toscanità aveva ben poco... più che agrodolce il sapore era acidulo il che vuol dire che tendeva ad essere acido. Le altre pietanze, a parte un buon prosciutto crudo, (che però solo pochi lo hanno assaggiato in quanto era per il numero di persone a tavola scarsamente insufficiente), non si identificavano bene né gli ingredienti, che non sapevano di bontà e non avevano un gusto accattivante né tanto meno la presentazione... che come è risaputo “ si mangia prima con gli occhi e poi con il palato” ... un uovo da dividere in due con pezzi di guscio lasciati all’interno, (oltretutto fatto notare alla cameriera, senza la sostituzione immediata del piatto e doverose scuse ) e un carciofo in tre ricoperto da una fonduta che ne andava a coprire il sapore e per ultimo un assaggio di gnocchetti di scarsa fantasia....e qualità. Il tutto senza l’impiattamento adeguato da stella Michelin, anzi, eravamo noi a versare le pietanze nei piatti... roba che neanche all’osteria trovi un servizio così inqualificabile. Purtroppo, altra regola infranta! Che sia ristorante pluristellato o la Cantina di “ zio Mario” l’impiattamento è la necessaria fase finale di uno sforzo culinario di un cuoco o chef che sia. Devo dire che non ho avuto la libertà e il piacere di assaporare un qualcosa di estremamente delizioso e sublime. Delusione totale, prezzo troppo alto e per di più non ci è sembrato corretto non poter conoscere prima il listino prezzi. (Tra l’altro tanto per farvi capire non è stata servita nemmeno un po’ di carne....)
Concludo dando ahimè una valutazione scarsa e negativa, purtroppo non è da consigliare ai palati fini. Qui udite bene di stellato c’è ben poco...!Mi dispiace dirlo ma sono stata male e non ci tornerò più. Anzi sarei curiosa di tornarci a sorpresa con il grande Chef...
Read moreSi può essere alternativi facendo cucina tradizionale? Provate. Entri nel locale, ed a destra trovi una signora che tira la sfoglia e confeziona ravioli, tortellini, spaghettini. Il proprietario ti disillude subito: “è solo scena, a voi do i tortellini Rana”, sguardo obliquo. La sala è ampia, un bancone centrale con cose varie, cucina a vista, su una credenza e’ esposta la carta dei vini: prendi la bottiglia che vuoi, giratela fra le mani. La signora che ti segue ti dice “e’ buono”. Quasi tutti Cesanese (“guarda che l’origine è di Affile, mica del Piglio “). Ok, pensiamo al mangiare. No ci pensa lui, lui il cuciniere. Menu’ fisso, neanche te lo dicono. Però se a tavola c’è una persona allergica, massima attenzione. Non ti arriva un piatto di ripiego, ma sempre una grande scelta, oppure qualcosa di costruito sull’intuizione del momento. Quindi aspetti, e gusti. Ecco, la tradizione. C’è, ma… Tortellini con brodo insaporito da alloro e rosmarino (le piante stanno davanti alla finestra). Quella sfoglia che avevi visto, sottilissima (ma non troppo, dice lui, che deve mediare l’incontro del ripieno col brodo. Sublime. Il carpaccio, con una riduzione in cui ogni ingrediente ha il suo ruolo, gioca in squadra. Zuppa di fagioli, cipolle e cavolo cotto al forno; quel sapore, quel fondo appena amaro. Le misticanze di insalate o verdure, o il cuore di vitello, intenso. Anche qui, ogni sfumatura della riduzione, della cottura, rivela una mano sensibilissima, una ricerca di un risultato mai scontato. Piacere. Anche col dolce. E lui che ad ogni piatto soppesa le tue reazioni, spiega, il perché degli ingredienti, il perché...
Read moreSono stato nel ristorante e mi trovo a dare un giudizio parzialmente positivo, non interamente perché il pranzo è stato macchiato da un fatto per me molto negativo. Partiamo dal cibo: abbiamo preso un orto e un Carpaccio e la valutazione dei piatti è molto alta, Davvero di livello soprattutto l'orto. Successivamente abbiamo aspettato 40 minuti o poco più per Ravioli di ciliegia e tortelli in brodo freddo e probabilmente l'attesa è dovuta al fatto che la pasta venga fatta al momento. Abbiamo concluso con un tagliere di buone materie prime e un bignè, per me, troppo cotto. La cosa che ci ha fatto storcere il naso è il trattamento ricevuto una volta pagato il conto. Siamo rimasti seduti a finire il vino e a chiacchierare con un tavolo a fianco mentre fuori aveva iniziato a piovere. Giustamente i clienti esterni si sono riversati all'interno e siamo stati invitati ad alta voce a lasciare il tavolo seduta stante perché erano rimasti in piedi e necessitavano del tavolo. Ora! Io capisco tutto, ma bisogna attrezzarsi per poter ovviare a questi inconvenienti perché trovo estremamente maleducato metterci prescia per uscire, tra l'altro neanche a bassa voce bensì platealmente (nemmeno fossimo nelle pizzerie di quartiere che fanno doppio turno serale). Tra l'altro mettendoci nella conduzione di attendere in piedi in mezzo alla sala o facendoci bagnare per tornare alla macchina. Peccato ma...
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