La conquista della Pala di San Martino è stata lunga e difficile ed è durata circa 8 anni: tutti i pionieri delle Dolomiti si sono cimentati nel tentativo di salirla e l'impresa è riuscita a Julius Meurer, Alfredo Pallavicini, Michele Bettega, Arcangelo Dimai e Santo Siorpaes nel 1878 attraverso il versante nord, per un itinerario oggi completamente abbandonato. Nonostante l'accesso non troppo problematico, la bellezza della montagna e l'epica prima salita, la Pala non ha mai esercitato una grande attrazione sugli alpinisti, infatti i suoi itinerari di salita non sono tanti e vari come quelli del vicino Sass Maòr e quelli esistenti sono poco frequentati. La parete sud fu scalata la prima volta da A. G. S. Raynor e John S. Phillimore con le guide Antonio Dimai e Luigi Rizzi nel 1896, poi fu la volta della cresta ovest-nord-ovest nel 1898 scalata da Oskar Schuster, Bortolo Zagonel ed Antonio Tavernaro. Bisogna attendere il 1920 affinché la Pala acquisti interesse per il mondo alpinistico: Gunther Langes apre con Erwin Merlet uno dei suoi itinerari più famosi superando il pilastro sud-ovest detto "Gran Pilastro", esso diventa uno dei più classici itinerari delle Dolomiti (qualche giorno prima gli stessi avevano vinto lo Spigolo del Velo). L'anno successivo lo stesso Langes inaugura quella che attualmente è la via normale di salita alla Pala, tramite la cresta nord-est. Nel 1925 J. W. Hoxel e Carlo Zagonel vincono la parete est mediante un difficile itinerario, nel 1926 Emil Solleder e Franz Kummer scalano invece la remota parete nord per una difficile via attraverso profondi camini, nel 1927 Fritz Wiessner e Felix Simon aprono un nuovo itinerario diretto e molto impegnativo alla parete est, nel 1928 A. Simon e R. Schuler salgono la parete nord-ovest. Altre due importanti aperture sono compiute nel 1934 lungo lo spigolo sud-est da parte di Ettore Castiglioni e Vitale Bramani e nel 1946 per la parete sud di Gino Pisoni e Guido Leonardi, poi per 20 anni la Pala...
Read moreUno dei posti più noti delle Dolomiti, più affollati, è forse dove ho mangiato peggio in assoluto. La cornice paesaggistica é di tutto rispetto, facile percorso per arrivarci sia a piedi che ahimè in navetta a 5 euro, che faceva la spola dal Passo Rolle. Ora capisco che anche i diversamente abili hanno diritto di godere delle meraviglie della natura ma in 30 minuti di percorso a piedi sono passate 3 navette piene e di persone diversamente abili alla baita ho visto solamente un signore in carrozzina. Ho visto più rane/rospi spalmati a terra dai suddetti pulmini lungo la strada. (ma non si era dentro al Parco Naturale Paneveggio/Pale di San Martino? O sbaglio?) Politica...non è colpa dei gestori. Differentemente, se é da lodare l organizzazione dello staff, la gentilezza e la pazienza che ho notato sia al piano terra(bar) che al piano superiore cioè al ristorante, dove avevo prenotato per pranzo, un voto inclassificabile va al menu (scarno) e alla cucina imbarazzante. Si salva solo l"antipasto ossia il tagliere di formaggi con marmellata, ovviamente farmaggi non fatti in cucina. Le porzioni di pasta, misere, condite con un sugo di qualità discutibile. Non parliamo poi della zuppa del giorno. Acqua calda acida con dentro qualche ingrediente bollito. Talmente acida che ci siamo portati a casa il mal di pancia. Dolci: voto medio 4. Secondo me alla mensa interna della Fincantieri di Marghera si mangia meglio. Mai mangiato così male...
Read moreIl panorama più bello del mondo. GHIACCIAIO DEL TRAVIGNOLO: la traccia inizia poco sopra la baita, attraversa pendii erbosi e raggiunge i ghiaioni discendenti dal Cimon. Si attraversano i suddetti ripidi ghiaioni, esposti alla caduta di massi, fino al canalone spesso colmo di neve vecchia. In leggera discesa e poi in ripida salita si arriva al filo della morena laterale sinistra, si percorre il ripidissimo lato interno su traccia strettissima molto spesso asportata dalle frane e si raggiunge il fondo. Si risale, senza traccia, il canalone molto ripido e instabile con il costante pericolo di frane e caduta massi, fino a raggiungere la base del gradino roccioso che sostiene la fronte del ghiacciaio. Da qui, su percorso libero, si può salire in poco tempo alla sommità del panettone roccioso ben visibile già dalla baita e che costituisce un ottimo punto panoramico, oppure alla fronte del ghiacciaio. Attualmente, agosto 2022, il ghiacciaio è in pessime condizioni, in gran parte ricoperto da detriti e massi di varie dimensioni. Impressionati e magnifiche le pareti del Cimon e della Vezzana osservate dal ghiacciaio. ⚠️ Dal canalone (freccia rossa) in poi, il percorso obiettivamente è da considerarsi molto pericoloso per la costante minaccia di frane e caduta massi sia dall'alto (pareti e canaloni del Cimon della Pala) che dalla superficie del ghiacciaio stesso, specie da metà mattina in poi e in caso di recenti...
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