Al giorno d'oggi il concetto di Trattoria si è sempre più avvicinato a quello di ristorante ed ormai viene usato cone termine strategico per dare un'idea di maggiore informalità. La cucina delle trattorie tuttavia spesso non è più mera tradizione ma si sa raffinare e diventare gourmet. Questo è certamente il caso della Trattoria alla torre, che propone una cucina di territorio con un occhio di riguardo per la tradizione ma allo stesso tempo fresca, giovane e raffinata. Un piatto in particolare mi ha letteralmente rapito il cuore: terrina di faraona con cipolle rosse in agrodolce, maionese allo zenzero anacardi e - udite udite - la pelle della faraona fritta! Quest'ultimo elemento mi ha fatto riflettere su quanto a volte delle cose semplici e di recupero siano mille volte più efficaci di una sferificazione fine a se stessa o di una spuma col Pacojet. Un piatto di alto livello che mi ha fatto entusiasmare molto più di diversi piatti mangiati in ristoranti premiati. Applausi a scena aperta per lo chef, che ci ha deliziato anche con una eccezionale pasta fresca con ragù d'anatra e cioccolato (!) ed uno splendido coniglio arrosto (altra grande passione) con porri e scalogni servito col suo fondo. Spettacolo anche il dolce: una specie di camilla fatta in casa su crema al cocco. Tutto è frutto di ricerca e nulla lasciato al caso. La carta dei vini, da cui abbiamo pescato il Rubino di Josef Guadalupe, gli amari, il caffè ed anche un servizio impeccabile. Tutto ciò ad un prezzo veramente basso rispetto a come siamo abituati in città