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Storia del Lazzaretto di Cagliari
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Il Lazzaretto di Cagliari è un edificio monumentale risalente al XVII secolo, che si sviluppa su due piani attorno ad un chiostro quadrangolare. Immerso nei colori tipici della Sardegna, sorge ai piedi di una collina e si affaccia sul mare, ed è oggi un centro polivalente di incontro tra cultura e attività sociali nel quartiere Sant’Elia.
-Origini-
Il Lazzaretto era un luogo preposto al ricovero in quarantena di uomini, merci e animali provenienti da paesi in cui erano diffuse epidemie di malattie contagiose quali peste, colera, tifo, vaiolo, lebbra. A Cagliari si ricorda soprattutto quella del 1655, la cui conclusione fu attribuita all'intercessione di Sant'Efisio, ringraziato con l'istituzione della festa che, a partire dal 1657, si celebra ogni anno dal 1 al 4 Maggio. L'imperversare di queste epidemie e il tentativo di arginarne la diffusione sono la probabile dimostrazione che la scelta del sito di Sant'Elia non fu casuale. Infatti, il luogo, abbastanza lontano dalla città, pressoché disabitato e cosparso di fortificazioni, aveva le caratteristiche idonee per ricevere malati in isolamento. Dai documenti conservati all'Archivio di Stato di Cagliari si apprende che il primo nucleo dell'impianto risale al Seicento. Con il tempo si resero indispensabili degli ampliamenti alla struttura e la creazione di fosse comuni destinate alla sepoltura. Per questo motivo nel 1720, Vittorio Amedeo II di Savoia, re di Sardegna, trasformò il primo nucleo del lazzaretto, composto da "meschinissime case" in un ospedale per malattie contagiose. La struttura attuale, anche se restaurata, corrisponde agli ultimi...
Read moreOttimo sito polifunzionale con spazi al chiuso e all'aperto che si prestano a eventi culturali, convegni, mostre e tanto altro. La posizione è fronte mare e permette di ammirare tramonti mozzafiato. Riporto dei cenni storici tratti da Wikipedia. Documenti custoditi nell'archivio di stato di Cagliari permettono di datare il primo impianto del lazzaretto al XVII secolo, epoca confermata anche dallo stemma marmoreo della città, che appare sopra l'ingresso, in cui sono presenti i pali d'Aragona.[1] Nel 1720,[1] per volere di re Vittorio Amedeo II di Savoia, l'antico lazzaretto venne ampliato e trasformato in un vero ospedale per malattie contagiose, con tanto di regolamento per la preservazione della salute pubblica. Ulteriori ampliamenti vennero operati nel 1835.[1] Nel 1837, Giovanni Spano, di ritorno da Napoli (città colpita da un'epidemia di colera), venne internato nel lazzaretto di Sant'Elia. Poté così farsi testimone del degrado e delle carenze igienico - sanitarie della struttura. Il sotterraneo deve lo rinchiusero, venne da lui stesso definito "botte di Diogene".[1] Verso la fine dell'XIX secolo, l'edificio perse la sua funzione, in seguito all'acquisizione di nuove conoscenze mediche e al disuso della pratica della quarantena.[1] Nel secondo dopoguerra, i locali del lazzaretto ospitarono un gruppo di sfollati, primo nucleo di abitanti del quartiere Sant'Elia.[1] Dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, l'edificio, restaurato dall'architetto veneziano Andrea de Eccher, venne riaperto in occasione della manifestazione Monumenti Aperti, nel 2000, e destinato ad ospitare varie manifestazioni...
Read moreStruttura monumentale del '600 intelligentemente recuperata come spazio culturale Piacevolmente ambientata fronte mare all'estremità del quartiere di S. Elia, è indubbiamente incantevole in prossimità del tramonto. L'evento occasione di visita presso il "Lazzaretto" di Cagliari è stata la 3a edizione di "PARATISSIMA" mostra/evento di giovani artisti prevalentemente sardi operanti nei più svariati campi dell'arte contemporanea (pittura, scultura, fotografia digitale ed analogica, ecc.) e presenti individualmente o rappresentati da galleristi o gruppi d'interesse. Evento che meriterebbe una partecipazione più vasta per quanti artisti più o meno conosciuti operano in Sardegna ed una maggiore risonanza mediatica che non appare proporzionata alla qualità dei partecipanti ed agli sforzi compiuti dall'organizzazione. Quest'anno, ed in particolare nella giornata potenzialmente più proficua di sabato 4 agosto, nel pomeriggio è stato letteralmente funestato da un improvviso e violento temporale che ha impedito la circolazione dei visitatori tra i vari ambienti della mostra e vanificato l'organizzazione degli eventi ubicati nel chiostro. Un vero disastro che ha gettato nello sconforto tutti i presenti, organizzatori, artisti e visitatori. Auspico una 4a edizione 2019 più partecipata, più sostenuta e promossa da enti e sponsor, più seguita dai media, perché meritano di più tutti gli artisti che hanno partecipato e tutti gli artisti che non hanno potuto o voluto partecipare, perché tutti hanno a cuore la loro terra, rappresentandola ed interpretandola con i mille sentimenti che questa terra è capace...
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