Visitare il Museo Archeologico Nazionale di Crotone è come aprire uno scrigno polveroso e scoprire al suo interno un tesoro inestimabile. È un'esperienza che suscita ammirazione per la grandezza del passato, ma anche profonda frustrazione per l'ingiustificabile stato di abbandono e la mancata valorizzazione di un patrimonio culturale di inestimabile valore. Un viaggio nel cuore della Magna Grecia Il museo ospita una collezione eccezionale di reperti che tracciano la storia millenaria dell'antica Kroton, dalla sua fondazione come colonia achea nel VIII secolo a.C. fino all'età romana. Tra gli innumerevoli ritrovamenti, si possono ammirare splendidi vasi a figure rosse e nere, monete d'oro e d'argento che raccontano le rotte commerciali della città, e sculture che testimoniano il fervore artistico dell'epoca. Il vero fulcro della visita, il "gioiello di famiglia" che da solo meriterebbe un'esposizione degna di un grande museo europeo, è il Diadema d'oro di Hera Lacinia. Questo pezzo unico al mondo faceva parte della statua cultuale della dea, che si trovava nel suo celebre tempio sul promontorio di Capo Colonna. La sua lavorazione, finissima e complessa, e il suo valore storico e simbolico sono immensi. Oltre a questo, il museo custodisce il cosiddetto "Tesoro di Hera", un insieme di oggetti preziosi, offerte votive e monili rinvenuti nell'area del santuario. Le collezioni narrano anche di scoperte più recenti, come quelle subacquee che hanno riportato alla luce reperti marini, tra cui anfore e parti di sculture che facevano parte dei carichi delle navi affondate lungo le coste. Una struttura che non rende giustizia al suo contenuto E qui arriva la nota dolente. Per quanto i reperti siano straordinari, il museo stesso è una struttura desueta e incapace di valorizzare appieno il suo contenuto. L'allestimento è datato, con bacheche che non riescono a illuminare o a contestualizzare adeguatamente i materiali esposti. Mancano completamente le moderne tecniche di musealizzazione: non ci sono sale tematiche che guidino il visitatore attraverso i periodi storici, non ci sono supporti multimediali, schermi touch-screen o video che offrano approfondimenti o ricostruzioni tridimensionali delle opere o degli antichi luoghi. L'assenza di un percorso audiovisivo che spieghi l'importanza storica di Crotone, la sua scuola pitagorica o il suo ruolo di potenza incontrastata della Magna Grecia, è un'occasione persa. È un peccato che una città dal passato così glorioso e con un patrimonio archeologico così ricco non abbia un museo degno di tale nome. I reperti sembrano quasi soffrire in una cornice che non è all'altezza della loro importanza, e il visitatore è lasciato a sé stesso, senza il supporto narrativo necessario a comprendere pienamente la grandezza di ciò che ha di fronte. In conclusione, il Museo Archeologico Nazionale di Crotone è una tappa obbligata per chi ama la storia e vuole ammirare tesori unici al mondo, come il Diadema di Hera Lacinia. Tuttavia, è un monito severo su quanto ancora debba essere fatto per dare a questo patrimonio la dignità e la visibilità che merita, per il bene della cultura e della città stessa. ISTITUZIONI...
Read moreExpected More from Such a Rich History Given the depth and variety of the region’s history, I expected a much larger and more engaging museum. Instead, it’s quite small, with most of the exhibits focused on items from different necropolises and coin collections. Explanations are mainly in Italian, and overall, the museum lacks storytelling — the kind that brings history to life.
Maybe that’s why we were the only two visitors there. A missed opportunity to make an incredible past feel vivid...
Read moreIl personale? Una meraviglia! Ci hanno accolti con un entusiasmo raro e una simpatia contagiosa. Ci hanno persino creduto sulla parola quando abbiamo detto di essere studenti di ingegneria edile e architettura, senza chiederci alcun tesserino. Un gesto di fiducia che ci ha fatto iniziare la visita col sorriso (e qualche euro risparmiato)!
Poi però... iniziano le dolenti note. La collezione è davvero affascinante, ma la struttura avrebbe urgente bisogno di qualche coccola: tende fissate con viti a vista (arte contemporanea?), pittura applicata in modo un po’ frettoloso, muffa che spunta timidamente in alcuni angoli e impianti elettrici visibili con rifiniture alla “meglio che niente”. E, dulcis in fundo, fessure nei muri lasciate a vista – roba che noi, da aspiranti ingegneri e architetti, abbiamo notato al volo con un misto di tristezza e istinto di ristrutturazione.
Un vero peccato, perché i reperti esposti sono pazzeschi: strumenti in pietra del Neolitico da Petilia Policastro, un frammento rarissimo di ceramica minoico-micenea da Capo Piccolo (mica roba da mercatino), e lo splendido diadema di Hera che sembra uscito da una saga epica.
Il museo merita senza dubbio una visita, ma meriterebbe anche – e al più presto – un intervento di manutenzione serio, perché il patrimonio che custodisce è di livello altissimo. Forza, un po’ di stucco e...
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