Museo Civico della Stampa
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Della carta stampata qui troviamo i mezzi di produzione, che pressappoco dalla metà del XIX secolo hanno via via “invaso” le città europee, anche solo di media grandezza. Macchinari affascinanti, manovrati il più delle volte da operai che non percepivano i messaggi politici e la propaganda che si celavano dietro ogni frase e, a crescere, dietro ogni articolo (anche oggi, sia pur per mezzi digitali, la conoscenza degli intenti è forse per lo più bassa, da parte di chi collabora alla diffusione di notizie in qualità di operatore, non per sua insita ignoranza, bensì stavolta per maggior raffinatezza del linguaggio politico interessato a fare gregge e condurre). Macchinari con tantissimo meraviglioso acciaio, bronzo e altre leghe, ma pure una discreta quantità di legno (visibile particolarmente nelle impugnature). I ritmi di quasi chiunque erano i ritmi che permettevano di fare le cose con cura. È così che possiamo godere, oggi, persino di decori sulle gambe lignee di questi pesantissimi strumenti. C'è un rimando alle attività di don Bosco nel settore (precisamente come creatore della prima scuola di tipografia in Italia) e questo mi è risultato particolarmente gradito, come gradita mi è risultata la libertà con cui ho potuto muovermi e impregnarmi (è il caso di dire) di quelle storie sconosciute di salariati che attorno a quelle «stampanti» avranno trascorso interminabili ore, in genere con basculanti o lineari spostamenti delle braccia (e delle gambe poi, quando si è intuito come sfruttarne la forza). Ma dietro quelle macchine c'è pure il gran lavoro di chi le ha progettate e di chi le ha fatte conoscere agli editori. Era il periodo della rivoluzione industriale. C'è pure un “pezzo” di modernariato, per la stampa offset, della Provincia di Cuneo, che attualmente non regge il confronto nel fascino con tutti gli altri (può darsi riuscirà un domani a trasmettere qualcosa). C’è il calco in due materiali diversi della prima pagina della Stampa che annunciava la nomina a Pontefice di Karol Wojtyla, come un personal computer degli albori di Apple, un Macintosh che sembra arrivare, a tinte sbiadite ma evocanti, da un bel film di qualche decennio fa. Ci sono le riproduzioni audio e video, per contenuti anche interessanti, ma, se vogliamo, evitabili. La cartellonistica, infatti (tra l’altro qui presente e lineare nell’esposizione), generalmente basterebbe a fornire tutte le indicazioni utili per conoscere meglio ciò che si osserva. Inoltre, l’ascolto è disturbato dall’obbligata vicinanza delle casse che diffondono registrazioni diverse. Devo ammettere di esser rimasto un po’ dispiaciuto per il fatto che non fosse stata erogata sufficiente preparazione a colei che è chiaramente apparsa, fra le due presenti, come sorta di responsabile, sia per l’accoglienza in senso stretto, nel modo di porsi (che è quanto più duole), sia per la conoscenza della gestione dell’eventuale rientro in giornata nel museo. Parlandoci è stato possibile risolvere (intendiamoci), ma un sorriso sincero, e non un’espressione dura, è il puntello di partenza in un luogo aperto al pubblico che il pubblico deve, possibilmente, incantare. Molto affabile e professionale si è rivelata l’altra signorina alla reception (le sue qualità, il mio augurio, possa accadere nel museo in questione o altrove, è che siano riconosciute nel suo cammino lavorativo). Se consiglio la visita? Sì, la consiglio anche dovendo percorrere varie decine di chilometri. Essa consente di sprofondare per almeno una mezz’ora in un mondo passato, fatto di lettori per strada, nei bistrot e nelle case, custodito fra mura che mai avrebbero potuto esser più adatte. Fatto ancor più del lavoro, spesso notturno, di chi ha potuto deliziare quei lettori stando attaccato alle maliose macchine appena, e sinteticamente, descritte.
Alessandro VolucelloAlessandro Volucello
00
Ho visitato il Museo Civico della Stampa in occasione dell'inaugurazione dell'installazione sonora "A Song A part" dell’artista scozzese Susan Philipsz. Ho colto al volo l'opportunità di una visita guidata gratuita (da prenotare in anticipo). Ho così potuto visitare sia il piano terra che il primo piano (quest'ultimo accessibile solo con la visita guidata) e anche partecipare a un divertente laboratorio creativo. Concluse le attività ho fatto un secondo giro in autonomia del piano terra per guardare con calma i filmati e le interviste proiettati sugli schermi. Nelle sei sale del Museo della Stampa sono esposte le macchine che hanno contraddistinto la storia della stampa. Alcune sono state utilizzate nelle tipografie italiane fino a pochi decenni fa! Il Museo della Stampa aderisce al circuito Abbonamento Musei Piemonte.
Nadia MeriggioNadia Meriggio
10
Ho fatto la prenotazione per l'ingresso e la visita guidata. Dai miei ricordi da bambina è tutta un'altra esperienza, una grande rivelazione. Si trova vicino a Piazza d'Armi nell'edificio delle ex Orfane. Luogo che ospitò a suo malgrado anche la mia nonna. Completamente ristrutturato e con progetti ancora in espansione. La guida è stata molto dettagliata con tantissime informazioni. Non molti sapranno che fu proprio a Mondovì stampato il primo libro del Piemonte grazie a Baldassarre Cordero nel lontano 1472. Spostandosi da una stanza all'altra si scopre l'evoluzione della stampa e può capitare anche di innamorarsi della Linotype che trovo fantastica. Spaziosi laboratori. Bagni pubblici ed un piccolo shop. Tutto perfettamente descritto anche con l'aiuto di tablet. Da provare.
Elisa Gava WilliamsElisa Gava Williams
00
Museo della stampa, in parte accessibile col biglietto a cui bisogna fare una integrazione per poterlo visitare completamente con visita guidata non essendo ancora del tutto completato. Bella ristrutturazione nella parte storica della città di Mondovì, nel quartiere piazza, il museo è accessibile dal parcheggio di testata. Nel complesso una piacevole integrazione fra testi e manufatti esposti, soprattutto macchinari per la lavorazione della stampa. Ps essendo il museo incompleto non posso dare un voto completo per cui la parte che ho visto va bene, passerò al completamento e potrò dare un voto più consono.
Domenico OliveroDomenico Olivero
40
Il Museo Civico della Stampa, parte integrante del progetto di riqualificazione del Polo Culturale delle Orfane, valorizza il patrimonio storico monregalese legato al tema del libro a stampa. Il visitatore viene condotto nelle sale del museo che ospitano le macchine a stampa di varie epoche - locali tutti magistralmente recuperati con un sapiente restauro conservativo - lungo un moderno percorso immersivo che alterna ologrammi, video, voci narranti, touch screen e pannelli didascalici che ripercorrono la storia del libro a stampa.
Livio AttanasioLivio Attanasio
30
Un'esperienza inaspettata. Abbiamo ammirato, con visita guidata serale (evento raro), macchinari antichissimi ed originali, scoprendo che da Mondovì proviene il primo libro della storia stampato in Piemonte. L'allestimento è notevole e degno dei migliori musei piemontesi. Un progetto veramente interessante. Brava la nostra guida. Bravi gli ideatori. Bravi tutti. Andateci!
Fabio BorgognoFabio Borgogno
00
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