Diring the well-known "Mostra" of Mondoví, I've got the chance to visit this fantastic museum not to be missed. A few steps from Piazza Maggiore, continuing along the via Vico and then turning right, next to the precious brotherhood of Battuti Neri, is the other important museum of Monregalese, dedicated to a great historical tradition of Mondovì : the museum of printing. To date, the city is still very lively from an editorial point of view, but it can boast of a long and noble tradition in this area. It was Mondovì which printed the first book of Piedmont, thanks to the works of Baldassarre Cordero and the printer Antonio Di Mattia of Antwerp, in 1472. As soon as other typographies opened their doors: the peak of printing in the city came with the opening, in the 16th century, of the University of Piazza. Thus Mondovì was for many years the "City of Studies" and saw the opening of schools, institutes and boarding schools to welcome students, as well as a seminar for the training of new priests.
To preserve and enhance this long tradition, this museum was opened in 2001, and houses the public collection of most complete printing machines in Italy. The richest nucleus consists of pieces from the collection of Ernesto Saroglia (1908-1989), a brilliant inventor and manufacturer of presses distributed worldwide. These were joined by other pieces from the “Modern Typographic Editions” to Nizza Monferrato, which closed in 2001. The seat of this museum is also historic: the palace was built by carmelites with bare feet at the beginning of the 17th century. Inside, seven thematic routes dividing the exhibition have been set up. Among the exhibited parts, some relics of great historical value and curiosities of great interest: there is the press and the paper cutter used by Don Bosco in Valdocco in his printing school, the first in Italy; The first cylindrical press which printed the first issue of the "Gazzetta del Popolo", historical newspaper of Turin; And again the lithographic press of the Royal Turin Library, long used by the University to print end -of...
Read moreDella carta stampata qui troviamo i mezzi di produzione, che pressappoco dalla metà del XIX secolo hanno via via “invaso” le città europee, anche solo di media grandezza. Macchinari affascinanti, manovrati il più delle volte da operai che non percepivano i messaggi politici e la propaganda che si celavano dietro ogni frase e, a crescere, dietro ogni articolo (anche oggi, sia pur per mezzi digitali, la conoscenza degli intenti è forse per lo più bassa, da parte di chi collabora alla diffusione di notizie in qualità di operatore, non per sua insita ignoranza, bensì stavolta per maggior raffinatezza del linguaggio politico interessato a fare gregge e condurre). Macchinari con tantissimo meraviglioso acciaio, bronzo e altre leghe, ma pure una discreta quantità di legno (visibile particolarmente nelle impugnature).
I ritmi di quasi chiunque erano i ritmi che permettevano di fare le cose con cura. È così che possiamo godere, oggi, persino di decori sulle gambe lignee di questi pesantissimi strumenti.
C'è un rimando alle attività di don Bosco nel settore (precisamente come creatore della prima scuola di tipografia in Italia) e questo mi è risultato particolarmente gradito, come gradita mi è risultata la libertà con cui ho potuto muovermi e impregnarmi (è il caso di dire) di quelle storie sconosciute di salariati che attorno a quelle «stampanti» avranno trascorso interminabili ore, in genere con basculanti o lineari spostamenti delle braccia (e delle gambe poi, quando si è intuito come sfruttarne la forza).
Ma dietro quelle macchine c'è pure il gran lavoro di chi le ha progettate e di chi le ha fatte conoscere agli editori. Era il periodo della rivoluzione industriale.
C'è pure un “pezzo” di modernariato, per la stampa offset, della Provincia di Cuneo, che attualmente non regge il confronto nel fascino con tutti gli altri (può darsi riuscirà un domani a trasmettere qualcosa).
C’è il calco in due materiali diversi della prima pagina della Stampa che annunciava la nomina a Pontefice di Karol Wojtyla, come un personal computer degli albori di Apple, un Macintosh che sembra arrivare, a tinte sbiadite ma evocanti, da un bel film di qualche decennio fa. Ci sono le riproduzioni audio e video, per contenuti anche interessanti, ma, se vogliamo, evitabili. La cartellonistica, infatti (tra l’altro qui presente e lineare nell’esposizione), generalmente basterebbe a fornire tutte le indicazioni utili per conoscere meglio ciò che si osserva. Inoltre, l’ascolto è disturbato dall’obbligata vicinanza delle casse che diffondono registrazioni diverse.
Devo ammettere di esser rimasto un po’ dispiaciuto per il fatto che non fosse stata erogata sufficiente preparazione a colei che è chiaramente apparsa, fra le due presenti, come sorta di responsabile, sia per l’accoglienza in senso stretto, nel modo di porsi (che è quanto più duole), sia per la conoscenza della gestione dell’eventuale rientro in giornata nel museo. Parlandoci è stato possibile risolvere (intendiamoci), ma un sorriso sincero, e non un’espressione dura, è il puntello di partenza in un luogo aperto al pubblico che il pubblico deve, possibilmente, incantare. Molto affabile e professionale si è rivelata l’altra signorina alla reception (le sue qualità, il mio augurio, possa accadere nel museo in questione o altrove, è che siano riconosciute nel suo cammino lavorativo).
Se consiglio la visita? Sì, la consiglio anche dovendo percorrere varie decine di chilometri. Essa consente di sprofondare per almeno una mezz’ora in un mondo passato, fatto di lettori per strada, nei bistrot e nelle case, custodito fra mura che mai avrebbero potuto esser più adatte. Fatto ancor più del lavoro, spesso notturno, di chi ha potuto deliziare quei lettori stando attaccato alle maliose macchine appena, e...
Read moreIl museo occupa il piano terra dell’Ex Collegio delle Orfane, edificio del XVII secolo, sede dei padri Carmelitani Scalzi e Collegio delle Orfane dal 1802 fino al 1927.
La storia della stampa, dall’invenzione dei caratteri mobili alla digitalizzazione, passando per la stampa tipografica e quella artistica, diventa protagonista dell’allestimento museale multimediale articolato in sei sale al piano terra, due laboratori didattici e la ricostruzione di una tipografia a conduzione familiare al primo piano.
Andiamo incontro al “piombo” e osserviamo da vicino le macchine che, attraverso la diffusione della carta stampata, hanno reso possibile la rivoluzione della comunicazione.
Ammirerete: la Pianocilindrica L'indispensabile (Ippolyte Marinoni, Parigi metà del XIX secolo), Platina Hogensfort (Hogensfort, Lipsia 1890), la Pressa per legatori (Ditta Bollito e Torchio, Torino metà del XIX secolo), nella Sala 3 La Typograph e la Linotype ed altre macchine e documenti sempre ben illustrati.
Infine segnalo che l’ingresso è gratuito per i possessori dell’Abbonamento Musei Piemonte, mentre consiglio di noleggiare il tablet (€ 2/persona) per apprezzare i video sul funzionamento delle macchine da stampa.
Nota di merito sia per la grande cortesia della ragazza in cassa esaustiva e sorridente...direi un esempio per molti altri suoi colleghi/e, che per l'aspetto ordinato e la gestione del sito.
Gli orari di apertura sono: Giovedì e venerdì 14:00 – 18:00; Sabato, domenica e festivi...
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