Il castello di epoca medioevale realizzato in pietra lavica, in origine era un'abbazia benedettina, e si presenta in buone condizioni. Grazie alla sua posizione strategica, a picco sul fiume Flora e tra lo stato pontificio e il gran ducato di Toscana, fu per anni contesa, fino a cambiarne l'aspetto in quello attuale. E' un castello fortificato, di forma trapezoidale con torre di vedetta. Nel periodo napoleonico fu assegnato al fratello dell'imperatore Napoleone, Luciano come principe di Canino e successivamente acquistato dalla famiglia Torlonia. Dal 2016 è sede del Museo Archeologico Nazionale di Vulci, dove poter ripercorre i secoli di storia della città etrusca di Vulci, dalla nascita del centro urbano nel IX-VIII secolo a.C. alla conquista romana, avvenuta nel 280 a.C. attraverso i reperti provenienti dagli scavi archeologici delle necropoli e dell’area urbana della città di Vulci. Il museo si articola su due piani, dove si può ammirare un’interessante collezione di ceramiche che hanno permesso di ricostruire come si svolgevano le attività produttive e gli scambi commerciali della città in epoca etrusca e romana. Il Ponte della Badia, situato accanto al maestoso Castello di Vulci, è rinomato principalmente come il “Ponte del Diavolo”. La sua struttura attuale riflette diverse fasi di costruzione. La più antica, presumibilmente di epoca etrusca, è caratterizzata dalla realizzazione di due possenti piloni in blocchi di tufo rosso, posti direttamente sulla roccia del fiume Fiora. Nel corso dell’epoca medievale, ulteriori modifiche furono apportate al Ponte della Badia per adattarlo alle necessità del castello. Sulla parte settentrionale, sono ancora evidenti le concrezioni calcaree formate dall’acqua che gocciolava dal condotto idrico situato sopra la spalletta del ponte. Durante l’era etrusco-romana, il Ponte della Badia rappresentava un importante punto di connessione tra la città di Vulci e i piccoli centri nell’interno dell’Etruria. Il castello, si trova all’interno di una vasta area archeologica nonché del Parco Naturalistico di Vulci. Noi abbiamo visitato il castello approfittando dell’ingresso gratuito della prima domenica di ottobre e abbiamo anche avuto la fortuna di essere accompagnati da una dipendente del museo che ci ha guidato e fornito tante informazioni sui...
Read morePosto incantevole in cui ho sempre il piacere di tornare. Vorrei solo fare alcune precisazioni in seguito ad una recensione in cui mi sono imbattuta e scritta alcuni giorni fa e che reputo alquanto fuorviante per chi legge. Il "solito vasellame e gli ammennicoli" citati è il "SOLITO" repertorio che si può trovare all'interno di un "qualsiasi" museo etrusco, probabilmente giudicato dal nostro visitatore noioso e ripetitivo, sarebbe insolito trovare in un museo etrusco sfingi egizie o korai provenienti direttamente dall'Acropoli di Atene, e non definirei nemmeno un'anfora Panatenaica il "SOLITO" vasellame. Per quanto riguarda le teche l'organizzazione potrebbe apparire confusionaria a chi probabilmente si approccia ad esse senza alcuna conoscenza di ciò che contengano e del periodo al quale il repertorio esposto appartenga, dato che seguono un filone cronologico che si snoda dagli albori della Civiltà Etrusca sino ad arrivare ai secoli più recenti. All'interno dell'esposizione, immerso tra il "monotono" vasellame etrusco spiccano opere ascrivibili al pittore della Sfinge Barbuta, che definirei uno dei ceramografi più noti del VI a.C. ed esposto nei più grandi musei archeologici internazionali. Le stanze chiuse presumibilmente non sono adibite ad esposizioni museali e si tratta di uffici e depositi, non ritengo così interessante la visita di un ufficio amministrativo! La stessa scalinata che porta in cima alla torre principale probabilmente è chiusa per motivi di sicurezza, non credo serva specificarne il motivo ma se spinti da tale curiosità si può sempre chiedere al personale "intento a controllare, tra gli altri, anche il suo Green Pass" attraverso l'uso del proprio telefono. Il personale all'interno del museo, gentile, è disponibile a dare spiegazioni a chiunque lo chieda, sicuramente più preparato di chi millanta conoscenze e competenze che non...
Read moreStrategica posizione sul fiume Fiora, gioiello peculiare della campagna nell'entroterra di Montalto di Castro. Piccolo museo all'interno, ben allestito. Breve filmato e pannelli didattici accompagnano il visitatore nella storia dei luoghi. Costo 4 € ... "Il castello, in origine, era un'abbazia benedettina (da cui il nome), dedicata a san Mamiliano: la sua posizione strategica nella zona tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana e l'importante arteria su cui vigilava il ponte, rendevano l'edificio conteso e appetibile. Infatti, dal XII secolo in poi, gli Aldobrandeschi, Orvieto e i Prefetti di Vico se lo contesero aspramente modificandone l'aspetto e trasformandolo in castello fortificato, in forma trapezoidale e con torre di vedetta. Nel 1430 Ranuccio Farnese il Vecchio ebbe il maniero in feudo e nel 1513 il cardinaleAlessandro Farnese, futuro papa Paolo III, lo ebbe in vitalizio e vi dimorò piacevolmente quando gli impegni da porporato lo permettevano. Il futuro pontefice modificò la struttura esterna ed interna del castello nella maniera in cui lo si vedrà nei secoli futuri. Nel 1537 l'Abbadia fu inserita nel Ducato di Castro che il papa Farnese aveva appositamente costituito per il figlio Pier Luigi: rientrò nello Stato della Chiesa nel 1649 dopo la distruzione della città. Nel periodo napoleonico il castello fu assegnato a Luciano Bonaparte, fratello dell'imperatore, come principe di Canino. In seguito passò ai Torlonia, ma nel corso dell'Ottocento, vista la sua posizione decisiva, fu adibito a dogana pontificia. Dopo anni di incuria il complesso fu incamerato dallo Stato italiano e diventò la sede del Museo Archeologico Nazionale di Vulci"...
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