Interessante zona archeologica con i resti dell’antichissimo santuario di “Diana dei Boschi”, a due passi dal Museo delle Navi romane e dalle sponde del lago di Nemi. Fra i più importanti della religione romana, il culto di Diana Nemorensis (da “nemus” = “bosco sacro”), patrona delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne e delle partorienti, si svolgeva all’interno di una vasto quadrato sacro, di circa 200 metri di lato, in cui si trovavano, oltre ad un vasto tempio, ambienti per i sacerdoti, alloggi per i pellegrini e celle donarie, così come un teatro e bagni idroterapici. La cerimonia per la scelta del sacerdote-capo, il cosiddetto “Rex Nemorensis”, era particolarmente cruenta. Qualora uno schiavo fuggitivo fosse riuscito a raggiungere Nemi e a strappare una fronda dall’albero proibito che cresceva dentro il santuario, avrebbe potuto sfidare il sacerdote in carica a duello: se lo avesse ucciso, avrebbe preso il suo posto. Frequentatissimo fino alla tarda età imperiale, il sito, da inquadrare nella logica di un’area sacra in cui rientravano pure le navi cerimoniali volute da Caligola, cadde poi in disgrazia con l’avvento del cristianesimo, finendo a più riprese saccheggiato. Ciò che appare visibile oggi, nel contesto di un parco archeologico difficilmente raggiungibile e quasi per nulla segnalato, gravemente trascurato, sono i resti di un grosso muro di contenimento, con nicchioni, in cui, probabilmente, erano alloggiate statue, parti del pronao del tempio, con un altare votivo, e le basi, dipinte di rosso, di alcune colonne di ordine dorico. L’area ricade, in parte, all’interno di proprietà private, che ne rendono difficile una lettura d’insieme, e, sul posto, nessuna indicazione appare attendibile: io e mia moglie siamo riusciti a trovare i resti solamente dopo vari tentativi infruttuosi per viottoli e mulattiere, incappando, fortunosamente, in un abitante del posto, che ci ha dato delle dritte per farci largo fra le frasche. Sono certo che l’area archeologica potrebbe rappresentare un gioiello turistico, stretto com’è, fra l’altro, in scenica posizione sopraelevata fra il lago di Nemi e l’omonimo borgo medievale. Al momento, però, si tratta di una meta per appassionati, disposti a faticare non poco per raggiungere la meta, fra cartelli mancanti, fronde degli alberi, rampicanti ed insetti. Nota curiosa, il luogo pare segnato da nastri rossi, piccole icone e segnali fai-da-te, tracce di frequentazioni e...
Read moreQuesto santuario dedicato alla Diana nemorense romana risale al IV secolo a.C. ed era lei la divinità che presiedeva ai boschi, alla fertilità, alla fecondità, all’abbondanza della natura ed alla natività, insomma aveva un sacco da fare. Una di queste sue prerogative aveva un grande impatto sociale, cioè quella legata alla fertilità. Motivo per cui il santuario era meta anche del pellegrinaggio delle donne che volevano risolvere questo problema. In caso di esito positivo, le puerpere in adempimento alla promessa, si recavano a questo luogo di culto portando una torcia accesa per sciogliere il voto. Non era quindi casuale il fatto che nel tempio fossero presenti le vergini Vestali che custodivano il Fuoco Sacro. E non altrettanto casuale la circostanza che la Diana nemorense era chiamata anche Vesta. Riassumendo: un fuoco perennemente acceso nel santuario del bosco sacro, composto essenzialmente di querce perché questa specie era considerata l’albero scelto dagli dei. Il tutto era completato da un rituale di cui era protagonista il Re del Bosco che garantiva la sua continuità con un duello annuale con il quale se vinceva, si salvava. Tutte queste pratiche devozionali ed i riti cultuali spiegano perché venisse edificato in questo luogo il tempio maestoso che poteva vantare strutture imponenti con almeno tre livelli terrazzati : il tutto occupava un'area di circa 45.000 mq. Inoltre un vasto terrazzamento artificiale sosteneva due portici e grandi nicchie semicircolari che ospitavano eleganti sculture. Dell'intera struttura è oggi visibile non molto: una grande parete con le grandi nicchie, una parte del pronao con l'altare votivo ed alcune colonne. Prima dell'affermarsi di Roma il santuario fu preceduto da un tempio più antico costruito dalla lega latina alla fine del...
Read moreLe sancturaire de Diana au sein de son bois sacré (Lucus ou Nemus, et donc Diana Nemorensis) situé dans le cratère dans volcan éteint et tout proche du lac de Nemi. Le lucus (ou Nemus) était pour les anciens Romains un lieu créé et habité par une divinité, un lieu “monstrueux” en pleine terre habitée, à l’instar du tescum de la formule augurale, où la toute-puissance divine se manifestait de façon éclatante. Ce sanctuaire était l'un des plus vénérables pour les Latins, sur le territoire de l'antique cité latine de Aricia, où le roi romain Numa Pompilius venait entendre les conseils de la nymphe Egeria. Pour s'y rendre, débuter le parcours à hauteur du numéro 1 de la Via delle Navi di Tiberio (voir photo 1), puis marchez 200 mètres et vous verrez à votre gauche, une petite route pavée sous les feuiilages. Après une courte montée, la route se divise en deux bras et il faut prendre encore à gauche à travers la végétation et vous ne tarderez pas à apercevoir la grille d'entrée du site antique. Encore quelques pas et vous verrez les vestiges du sanctuaire. Des bougies et offrandes attestent que le site attire toujours la vénération des humains depuis 3000 ans et le calme bucolique de ce lieu hors du temps invite au silence et à l'apaisement. En résumé, c'est une visite qui vaut un détour et qui ne s'oubliera pas. Dommage toutefois que le site en soit pas plus...
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