a sera ero contento di essere entrato a visitare il museo, ma onestamente sono stato un po' spinto. non essendo in uno dei miei periodi più sereni, e pur non essendo stato coinvolto da questa tragedia direttamente (ero bambino, e dalle mie parti gli adulti avevano avvertito il movimento in casa ed eravamo scesi comunque tutti giù in strada) la mia titubanza era data appunto dal rischio di farmi coinvolgere emotivamente in qualcosa di sconvolgente, cosa di cui non avevo voglia in questo week end. Ha cambiato tutto un 'accoglienza affabile, preparata, colta; una persona coinvolta e discretamente coinvolgente della cui presenza e presentazione siamo stati davvero privilegiati, poter disporre della sua conoscenza e delle sue risposte alle nostre sollecitazioni ci ha permesso di accedere al museo con un'altra consapevolezza. il museo vuole offrire un occhio alla tragedia sicuramente dal punto di vista emozionale, con foto e documentazioni grafiche, e con l’interessante possibilità per il visitatore di registrare un video con la sua personale e soggettiva testimonianza, sottolineando però anche il coinvolgimento di molti diversi attori, e a diversi livelli, e (un aspetto che a me è risultato molto interessante prospettatomi dalla docente di cui scrivevo prima) la nascita – a partire da quel momento subito successivo alla tragedia - di un modello friulano. Voglio sottolineare questo aspetto, perché ha cambiato radicalmente il mio pensiero nel visitare il museo. Non è stato più nella mia testa un museo storico, nel senso che ripercorre “semplicemente” quello che è accaduto, ma è anche e soprattutto il delinearsi di come la gente ha saputo e ha voluto ripartire da lì, la testimonianza della forza morale delle persone coinvolte, la solidarietà, il voler ripartire (scene di un matrimonio che si è voluto comunque celebrare a poca distanza di giorni, si può immaginare in quali condizioni) il leggere questo evento quasi paradossalmente come il nascere di una serie di conoscenze e di opportunità a diversi livelli (a partire da quelli emotivi, a quelli occupazionali, alla nascita dell’Università, alla consapevolezza di dover vivere in un’area che sarà sempre soggetta al rischio terremoto, e dall’insieme di tutti questi livelli ricostruire anche la propria vita. Non solo un museo storico, come dicevo, ma un museo rivolto al futuro. Un particolare ringraziamento alla persona che ci ha accolti, di cui purtroppo non so il nome, senza della quale il museo sarebbe stato una visita interessante ma di cui non avremmo potuto coglierne (e conseguentemente apprezzarne)...
Read moreHo avuto la fortuna di visitare il museo sotto la guida di Aldo (potete trovarlo all'InfoPoint nella piazza o nella sede della ProLoco di Venzone.
La sua straordinaria competenza, e il suo fantastico modo di esporre i drammatici fatti accaduti ti guidano in un racconto di due ore da lasciarti con il fiato sospeso.
Un racconto che mischia l'aspetto geologico, umano, politico e territoriale in un unico filo conduttore che parla di coraggio, di dignità, di mutuo soccorso e sopratutto di voglia di fare bene le cose per rinascere da una tragedia immensa.
Incredibile pensare a come le cose si siano svolte allora e come questo "modello" non sia mai stato più applicato, sintomo di come il paese Italia e le persone che lo abitano e governano siano cambiate negli anni (e purtroppo non in meglio)
Lo proporrei come tappa "obbligatoria" da quanto sia istruttivo e profondo entrare, trasportati così sapientemente nella dinamica di questa immane tragedia, nelle sue viscere e scoprire come Venzone sia una perla di quella che è la possibile "rinascita" dopo un evento devastante.
Visitatelo vi prego! Rimarrete stupiti, terrorizzati, increduli, arrabbiati e tante altre cose....un esperienza unica...
Read moreUn’esperienza straordinaria, profondamente toccante, con un repertorio di immagini d’archivio capace di asciugare la suggestione e restituire l’unicità del segno dell’Orcolat sulla carne e lo spirito dei Friulani.
Vi sono singoli scatti capaci di valere da soli la visita, e che nel contesto del museo assumono, se non la sacralità, la predisposizione, l’attenzione e l’intenzione verso i quali l’ottimo percorso e l’allestimento sanno condurre il visitatore.
Le sale multimediali ad opera del laboratorio di interazione uomo-macchina dell’Università degli Studi di Udine riescono, nella loro essenzialità, sia a riassumere la realtà del sisma nel suo incessante riproporsi nei mesi del ‘76 sia, attraverso l’iper-realismo di un’eccellente simulazione fisica del crollo del duomo, a capirne il dramma materiale da una prospettiva soggettiva.
Una visita intensa ed unica, capace di far sentire vivo il legame tra la realtà e la rappresentazione e di comunicare quanto sia vero e sentito tutto ciò che si legge, vede e ascolta a Venzone e nel Friuli.
Grazie anche per la gentilezza e la simpatia trasmessa dallo...
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