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Ristorante Tipico Luna Rossa — Restaurant in Terranova di Pollino

Name
Ristorante Tipico Luna Rossa
Description
Nearby attractions
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Osteria del Baccalà
85030 Terranova di Pollino, Province of Potenza, Italy
La Grotta
Via Convento, 6, 85030 Terranova di Pollino PZ, Italy
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Dolcedorme Bed And Breakfast
Via Dante Alighieri, 135, 85030 Terranova di Pollino PZ, Italy
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B&B Tufaro Alberico
Via Ines Zurlini, 10, 85030 Terranova di Pollino PZ, Italy
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Ristorante Tipico Luna Rossa
ItalyBasilicataTerranova di PollinoRistorante Tipico Luna Rossa

Basic Info

Ristorante Tipico Luna Rossa

Via Guglielmo Marconi, 18, 85030 Terranova di Pollino PZ, Italy
4.6(300)
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spot

Ratings & Description

Info

attractions: , restaurants: Osteria del Baccalà, La Grotta
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Phone
+39 0973 93254
Website
federicovalicenti.it

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Ciambotta & Cocola
Peperoni Cruschi
Tortino Di Patate Alle Nove Cose
Carchiolla Con Porcini All'uovo Che C'è Ma Non Si Vede
(Preparato con materia prima congelata o surgelata all'origine)
Insalatina Di Trippa Alla "Scapece"

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Winery Tour and Tasting of Wines and produces
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Sat, Dec 13 • 10:30 AM
87010, Saracena, Calabria, Italy
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NEXT STOP AI - ore 15:00 / AI PER IL BUSINESS
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Fri, Dec 12 • 2:30 PM
Stabilimento Loc. Piano Mulino Area P.IP. Lotto B 12-13, 85034 Francavilla in Sinni (PZ)
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Reviews of Ristorante Tipico Luna Rossa

4.6
(300)
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5.0
4y

Veniamo a Terranova del Pollino per visitare la Luna Rossa di Federico Valicenti. Provenienti dalla costa jonica calabrese, decidiamo di fare la strada più corta, ma anche la meno veloce, tra quelle disponibili. Salendo da Francavilla Marittima e San Lorenzo Bellizzi, teniamo un ritmo che quasi mai permette la terza marcia. Passiamo davanti alle gole del Raganello e ci fermiamo estasiati ad ammirare un paesaggio mozzafiato. Arriviamo a Terranova dopo due ore di viaggio. Lasciamo l'auto nell'area parcheggio e proseguiamo a piedi verso il Regno di Valicenti. Ci sistemiamo in terrazza, nonostante l'evidente affollamento. È una scelta che all'inizio crea un certo imbarazzo, contraddetto dai sorrisi con cui ci si saluta alla fine con i vicini di tavolo, dopo piacevoli scambi di battute. Quando arriviamo, lo chef si aggira già tra i tavoli per presentare i piatti della sua cucina. Lo fa anche con noi, con garbo e disponibilità. Concedendo anche il bis su richiesta. Naturalmente, la parte migliore la fanno i piatti. Essendo alla prima visita, scegliamo il meno degustazione "cucina dialettale". L'antipasto è servito su piatto lungo e comprende un assaggio di insalata di trippa alla scapece con sapore di menta; l'immancabile pepe crusco; una 'corchiola', disco di mais all'uovo con funghi porcini e lardo di colonnata; una sfera di patate seccagne alle nove cose (patate, baccalà, uva passa, noci, cipolla rossa, fichi secchi mollica pane, ceci, basilico). Due primi: a) lagane ai grani antichi, senza uovo, con cinque farine (ceci, orzo, fave, carosella e senatore cappelli per dare consistenza) e per condimento un ragù di erbe (basilico menta, semi di finocchietto) e mollica di pane sfritta; b) 'rascatielli' con ricotta di pecora, pepe crusco e grani di pistacchio di Stigliano tostati. Due secondi: a) filettino di maiale al rosmarino, sale grosso, crema di cavolo e verza con profumo d'arancio; b) agnello porchettato, su cicoria e uva sultanina con patata 'vulluta' e fritta. Per dolce, un raviolino della memoria, con crema di ceci e vin cotto con il TiramiSud, dolce al cucchiaio con ricotta, mascarpone, uva sultanina e amaretto della casa. Il dolce viene prodotto con la frutta di stagione. D'inverno, senza frutta, si fa con la zucca gialla. Arriviamo alla fine senza stanchezza, anche grazie alla sapiente regia che dosa bene la quantità di pari passo con la qualità. Il pasto è stato accompagnato con un calice di vino rosso Aglianico del Vulture e chiuso con un caffè. Alla notizia che d'inverno tutto il menù è rivisto in base alle produzioni di stagione ci siamo già dati appuntamento prenotando un tavolino all'interno. La giornata è stata bella, ricca di suggestioni, visive e di gusto, e carica di soddisfazione. Questo è il Sud che ci piace. Federico Valicenti, lo...

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5.0
8y

Nel giorno del mio compleanno ho deciso con mia figlia di recarmi a Terranova del Pollino, un paesino della Basilicata a quasi mille metri d’altezza per una strada fatta di curve che non porta da nessun’altra parte se non a Terranova. Ci siamo andati per salutare un cuoco che avevo conosciuto qualche anno fa al Museo Ridola di Matera in occasione della Settimana della cultura. Un cuoco che riesce a farti provare sensazioni mai provate prima, uno di quelli che, ricercando testi in archivi, recupera un patrimonio della nostra cucina lucana difficilmente conosciuta altrove, anche nella stessa Basilicata. Sto parlando di Federico Valicenti e del suo ristorante Luna rossa. La sua ospitalità, il suo buon umore, la sua capacità di preparare piatti e di spiegarteli quando te li serve, la sua cultura culinaria, sono indescrivibili. Affidatici alle sue mani esperte ci ha fatto assaporare cibi che in nessun altro posto avremmo potuto trovare. Dal 1981 con passione si dedica alla cura del suo ristorante situato sulla valle del Sarmento in un paese in cui è raro vedere giovani perché ormai sono andati tutti via. “Chi lo avrebbe mai detto!”, sostiene, che sarebbe riuscito ad attirare l’attenzione dell’Italia sulla cultura gastronomica e tradizionale della Basilicata. Il suo meticoloso lavoro di recupero e la sua attenzione alle antiche ricette, che risalgono al Medioevo e al Rinascimento, ha fatto di lui un punto di riferimento importante e imprescindibile per chi voglia conoscere a pieno il fascino di questa terra antica e meravigliosa. Il suo tortino di patate rosse del Pollino (spiega che sono patate povere di acqua e quindi più gustose, coltivate dagli “artigiani del gusto”, come lui li chiama, ad un’altezza di 1400 metri) con salsiccia e peperoni cruschi di Senise o gli strascinati impastati con peperone rosso e saltati con ricotta o l’agnello, privo dell’osso perché più gustoso, alle erbe del Parco del Pollino, con patate arrostite, sono il risultato di tanta maestrìa e hanno accarezzato il nostro palato, facendo dimenticare a mia figlia di essere...

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5.0
1y

Abbiamo fatto una deviazione sul percorso solo per andare a mangiare al Ristorante tipico Luna Rossa. Ci siamo persi più e più volte (per colpa nostra e dei navigatori) perchè Terranova di Pollino è un posto dove le cose funzionano ancora come una volta e quindi ci si muove chiedendo indicazioni ai passanti. Lo stesso vale per Federico, chef, oste e padrone di casa, che illustra i suoi piatti e la storia che raccontano si percepisce ad ogni boccone. Da vegetariana non ho avuto alcun problema, ho potuto mangiare tutto! Ci siamo fidati dello Chef e abbiamo preso un antipasto misto (peperone crusco strordinario, un tortino dai 9 ingredienti, una specie di crêpes ripiena di caciocavallo, una tortilla di farina di mais con dei funghi), due primi strepitosi (tutta la pasta è fatta in casa, con farine rare) ragù di erbe e mollica sfritta, e delle trofie fresche ai funghi buonissime. Di secondo, una bistecca di agnello che al tavolo hanno detto essere eccellente e il filettino di maiale dicono fosse il più buono mai assaggiato. I dolci tra tutte queste prelibatezze erano buoni ma non all'altezza del resto. Servizio eccellente, conto assolutamente commisurato allo studio dei piatti e alle materie prime usate. Torneremo...

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Federico BriaFederico Bria
Veniamo a Terranova del Pollino per visitare la Luna Rossa di Federico Valicenti. Provenienti dalla costa jonica calabrese, decidiamo di fare la strada più corta, ma anche la meno veloce, tra quelle disponibili. Salendo da Francavilla Marittima e San Lorenzo Bellizzi, teniamo un ritmo che quasi mai permette la terza marcia. Passiamo davanti alle gole del Raganello e ci fermiamo estasiati ad ammirare un paesaggio mozzafiato. Arriviamo a Terranova dopo due ore di viaggio. Lasciamo l'auto nell'area parcheggio e proseguiamo a piedi verso il Regno di Valicenti. Ci sistemiamo in terrazza, nonostante l'evidente affollamento. È una scelta che all'inizio crea un certo imbarazzo, contraddetto dai sorrisi con cui ci si saluta alla fine con i vicini di tavolo, dopo piacevoli scambi di battute. Quando arriviamo, lo chef si aggira già tra i tavoli per presentare i piatti della sua cucina. Lo fa anche con noi, con garbo e disponibilità. Concedendo anche il bis su richiesta. Naturalmente, la parte migliore la fanno i piatti. Essendo alla prima visita, scegliamo il meno degustazione "cucina dialettale". L'antipasto è servito su piatto lungo e comprende un assaggio di insalata di trippa alla scapece con sapore di menta; l'immancabile pepe crusco; una 'corchiola', disco di mais all'uovo con funghi porcini e lardo di colonnata; una sfera di patate seccagne alle nove cose (patate, baccalà, uva passa, noci, cipolla rossa, fichi secchi mollica pane, ceci, basilico). Due primi: a) lagane ai grani antichi, senza uovo, con cinque farine (ceci, orzo, fave, carosella e senatore cappelli per dare consistenza) e per condimento un ragù di erbe (basilico menta, semi di finocchietto) e mollica di pane sfritta; b) 'rascatielli' con ricotta di pecora, pepe crusco e grani di pistacchio di Stigliano tostati. Due secondi: a) filettino di maiale al rosmarino, sale grosso, crema di cavolo e verza con profumo d'arancio; b) agnello porchettato, su cicoria e uva sultanina con patata 'vulluta' e fritta. Per dolce, un raviolino della memoria, con crema di ceci e vin cotto con il TiramiSud, dolce al cucchiaio con ricotta, mascarpone, uva sultanina e amaretto della casa. Il dolce viene prodotto con la frutta di stagione. D'inverno, senza frutta, si fa con la zucca gialla. Arriviamo alla fine senza stanchezza, anche grazie alla sapiente regia che dosa bene la quantità di pari passo con la qualità. Il pasto è stato accompagnato con un calice di vino rosso Aglianico del Vulture e chiuso con un caffè. Alla notizia che d'inverno tutto il menù è rivisto in base alle produzioni di stagione ci siamo già dati appuntamento prenotando un tavolino all'interno. La giornata è stata bella, ricca di suggestioni, visive e di gusto, e carica di soddisfazione. Questo è il Sud che ci piace. Federico Valicenti, lo rappresenta al meglio.
Francesca Di PietroFrancesca Di Pietro
Abbiamo fatto una deviazione sul percorso solo per andare a mangiare al Ristorante tipico Luna Rossa. Ci siamo persi più e più volte (per colpa nostra e dei navigatori) perchè Terranova di Pollino è un posto dove le cose funzionano ancora come una volta e quindi ci si muove chiedendo indicazioni ai passanti. Lo stesso vale per Federico, chef, oste e padrone di casa, che illustra i suoi piatti e la storia che raccontano si percepisce ad ogni boccone. Da vegetariana non ho avuto alcun problema, ho potuto mangiare tutto! Ci siamo fidati dello Chef e abbiamo preso un antipasto misto (peperone crusco strordinario, un tortino dai 9 ingredienti, una specie di crêpes ripiena di caciocavallo, una tortilla di farina di mais con dei funghi), due primi strepitosi (tutta la pasta è fatta in casa, con farine rare) ragù di erbe e mollica sfritta, e delle trofie fresche ai funghi buonissime. Di secondo, una bistecca di agnello che al tavolo hanno detto essere eccellente e il filettino di maiale dicono fosse il più buono mai assaggiato. I dolci tra tutte queste prelibatezze erano buoni ma non all'altezza del resto. Servizio eccellente, conto assolutamente commisurato allo studio dei piatti e alle materie prime usate. Torneremo sicuramente!
Edizioni MagisterEdizioni Magister
Locale consigliato per coloro che non cercano solo di cibare il corpo va vogliono di più e osano andare persino sul paesino, Terranova del Pollino, per tuffarsi con il corpo e la mente nella "Luna Rossa". Arrivati sulla Luna sarebbe opportuno spegnere il telefono per mettersi in onda esclusivamente con il cibosofo Federico Valicenti, patron della Luna. Lo chef elargisce, esclusivamente a coloro che si sintonizzano sulle frequenze lunari, le sagge perle della cibosofia: saziano il corpo attraverso la mente con la narrazione storica del perchè e del come i prodotti che porta a tavola sono arrivati in questo paese di montagna lucana. Sono racconti storici distillati dalla passione, dalla professionalità e dalla ricerca effettuata in oltre vent'anni di studi sul campo che anno prodotto splendidi libri (da non perdere "Dalla tavola lucana al paradiso") ed eccellenti portate della tradizione regionale. Una carta vini attentamente selezionata completa l'opera d'arte. Il locale è corredato da due ambienti interni e una terrazza esterna mozzafiato. Una scelta in contrapposizione con i terreni "fast food" perchè quì, sulla Luna, il tempo scorre lento e non c'è spazio per le multinazionali.
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Veniamo a Terranova del Pollino per visitare la Luna Rossa di Federico Valicenti. Provenienti dalla costa jonica calabrese, decidiamo di fare la strada più corta, ma anche la meno veloce, tra quelle disponibili. Salendo da Francavilla Marittima e San Lorenzo Bellizzi, teniamo un ritmo che quasi mai permette la terza marcia. Passiamo davanti alle gole del Raganello e ci fermiamo estasiati ad ammirare un paesaggio mozzafiato. Arriviamo a Terranova dopo due ore di viaggio. Lasciamo l'auto nell'area parcheggio e proseguiamo a piedi verso il Regno di Valicenti. Ci sistemiamo in terrazza, nonostante l'evidente affollamento. È una scelta che all'inizio crea un certo imbarazzo, contraddetto dai sorrisi con cui ci si saluta alla fine con i vicini di tavolo, dopo piacevoli scambi di battute. Quando arriviamo, lo chef si aggira già tra i tavoli per presentare i piatti della sua cucina. Lo fa anche con noi, con garbo e disponibilità. Concedendo anche il bis su richiesta. Naturalmente, la parte migliore la fanno i piatti. Essendo alla prima visita, scegliamo il meno degustazione "cucina dialettale". L'antipasto è servito su piatto lungo e comprende un assaggio di insalata di trippa alla scapece con sapore di menta; l'immancabile pepe crusco; una 'corchiola', disco di mais all'uovo con funghi porcini e lardo di colonnata; una sfera di patate seccagne alle nove cose (patate, baccalà, uva passa, noci, cipolla rossa, fichi secchi mollica pane, ceci, basilico). Due primi: a) lagane ai grani antichi, senza uovo, con cinque farine (ceci, orzo, fave, carosella e senatore cappelli per dare consistenza) e per condimento un ragù di erbe (basilico menta, semi di finocchietto) e mollica di pane sfritta; b) 'rascatielli' con ricotta di pecora, pepe crusco e grani di pistacchio di Stigliano tostati. Due secondi: a) filettino di maiale al rosmarino, sale grosso, crema di cavolo e verza con profumo d'arancio; b) agnello porchettato, su cicoria e uva sultanina con patata 'vulluta' e fritta. Per dolce, un raviolino della memoria, con crema di ceci e vin cotto con il TiramiSud, dolce al cucchiaio con ricotta, mascarpone, uva sultanina e amaretto della casa. Il dolce viene prodotto con la frutta di stagione. D'inverno, senza frutta, si fa con la zucca gialla. Arriviamo alla fine senza stanchezza, anche grazie alla sapiente regia che dosa bene la quantità di pari passo con la qualità. Il pasto è stato accompagnato con un calice di vino rosso Aglianico del Vulture e chiuso con un caffè. Alla notizia che d'inverno tutto il menù è rivisto in base alle produzioni di stagione ci siamo già dati appuntamento prenotando un tavolino all'interno. La giornata è stata bella, ricca di suggestioni, visive e di gusto, e carica di soddisfazione. Questo è il Sud che ci piace. Federico Valicenti, lo rappresenta al meglio.
Federico Bria

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Locale consigliato per coloro che non cercano solo di cibare il corpo va vogliono di più e osano andare persino sul paesino, Terranova del Pollino, per tuffarsi con il corpo e la mente nella "Luna Rossa". Arrivati sulla Luna sarebbe opportuno spegnere il telefono per mettersi in onda esclusivamente con il cibosofo Federico Valicenti, patron della Luna. Lo chef elargisce, esclusivamente a coloro che si sintonizzano sulle frequenze lunari, le sagge perle della cibosofia: saziano il corpo attraverso la mente con la narrazione storica del perchè e del come i prodotti che porta a tavola sono arrivati in questo paese di montagna lucana. Sono racconti storici distillati dalla passione, dalla professionalità e dalla ricerca effettuata in oltre vent'anni di studi sul campo che anno prodotto splendidi libri (da non perdere "Dalla tavola lucana al paradiso") ed eccellenti portate della tradizione regionale. Una carta vini attentamente selezionata completa l'opera d'arte. Il locale è corredato da due ambienti interni e una terrazza esterna mozzafiato. Una scelta in contrapposizione con i terreni "fast food" perchè quì, sulla Luna, il tempo scorre lento e non c'è spazio per le multinazionali.
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