La cattedrale di S. Maria assunta è nel sito di un insediamento tardoantico e bizantino, corrispondente all’area della città medioevale, oggi centro storico di Oristano. Dell’abitato paleobizantino (V-VI sec.) si è recuperata evidenza archeologica nel sagrato della cattedrale, interessato da sepolture del VII secolo. Forse alla chiesa bizantina va riferito il frammento di pluteo marmoreo decorato a girali, ascrivibile al IX secolo e reimpiegato nella cappella del Rimedio. Da un’antica fonte, tramandata dal Fara, risulta che nel 1070 il giudice arborense Orzocco I de Lacon-Zori trasferì la corte da Tharros a Oristano, stabilendovi la capitale. Sull’elevazione a sede metropolitana non si hanno invece notizie; il primo arcivescovo è Homodei, che attorno al 1100 acconsente all’istituzione del monastero camaldolese in Bonarcado. Dal 1131 è attestata l’“ecclesia sanctae Mariae de Orestano”, già cattedrale. La fabbrica romanica fu impiantata tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo e dotata di arredo presbiteriale in marmo, del quale restano due plutei frammentari con Leoni che adunghiano cerbiatti e Daniele nella fossa dei leoni. Si trattava probabilmente di un’aula trinavata con abside a sudest, coperta in legname nella navata mediana. L’ipotesi che ogni setto divisorio allineasse otto colonne è autorizzata dai sedici fusti in marmo grigio, che ancora si conservano in parte riutilizzati in un portico moderno, in parte abbandonati nel cortile dell’episcopio. Nel seminario adiacente sono custoditi capitelli di spoglio di età romano-imperiale e un capitello romanico. L’edificio fu almeno parzialmente ricostruito nel primo trentennio del XIII secolo sotto il giudice Mariano II de Lacon-Gunale. Il rifacimento del tetto e delle porte lignee fu commissionato dall’arcivescovo Torgotorio de Muru a Placentinus, carpentiere o fonditore che nel 1228 appose la sua firma nei picchiotti bronzei in forma di protomi leonine, conservati nell’aula capitolare. Il rinnovo del paramento litico si deduce da una fonte seicentesca, che lo descrive in opera bicroma prima della ricostruzione pressoché integrale, attuata tra il 1729 e il 1745. Furono risparmiate soltanto tre delle cappelle che si affiancavano (due per lato) al presbiterio quadrangolare e come questo appartenevano al transetto gotico aggiunto all’aula trinavata attorno alla metà del XIV secolo. Nella cappella «dedicata alla Vergine del Rimedio» (G. Spano) è murata l’iscrizione funeraria di Filippo Mameli, che fissa al 1348 il termine ante quem per la ristrutturazione secondo modi gotico-italiani. Della prima cappella (contando da sinistra) sono visibili tratti del paramento esterno in conci calcarei di media pezzatura, con zoccolo a scarpa. Gli spigoli delle larghe paraste d’angolo sono ribattuti da esili fasci di semicolonne, provviste di capitello da cui nascono le ghiere a toro degli archetti semicircolari. A loro volta queste scaricano sui capitelli delle lesene polistili di partizione in specchi assai sfilati. Nella testata orientale gli archetti poggiano su peducci, in quanto nell’unico specchio si apre un’ampia bifora con luci e sopracciglio ogivali. La cappella del Rimedio (quarta da sinistra) è apprezzabile solo all’interno. L’arco d’accesso ogivale ha spigoli modanati con semicolonna interrotta da stretti capitelli con decoro fitomorfo. La crociera della volta è data da costoloni con gemma floreale alla chiave. Nella testata si apre una trifora archiacuta, sormontata da rosone e inquadrata da largo strombo a fitta successione di modanature gotiche....
Read moreCattedrale dedicata a Santa Maria Assunta. La cattedrale di Santa Maria Assunta è il duomo di Oristano e la chiesa madre dell'arcidiocesi Arborense. Sorge nel centro storico cittadino, in piazza Duomo. Nell'aprile del 1957 papa Pio XII l'ha elevata alla dignità di basilica minore. È la cattedrale più grande della Sardegna. La cattedrale di Oristano sorge sul luogo di un insediamento di epoca bizantina, come testimoniano le sepolture, risalenti al VII secolo, rinvenute nella piazza antistante l'edificio. L'esistenza della cattedrale, l'ecclesia sanctae Mariae de Orestano, è documentata dal 1131; le sedici colonne conservate nel cortile del duomo e i capitelli custoditi nel vicino seminario, permettono di ipotizzare che il primitivo edificio, in stile romanico, avesse tre navate. Alcuni restauri, commissionati dall'arcivescovo Torgotorio de Muru, vennero effettuati nel 1228, anno in cui maestro Placentinus appose la sua firma sui battenti bronzei del portone ligneo, attualmente conservati nell'aula capitolare. Entro il 1348venne edificato il transetto con le quattro cappelle in stile gotico italiano. Il grave stato di degrado della cattedrale nella prima metà del XVIII secolo determinò i lavori di ricostruzione che hanno portato all'attuale edificio, risparmiando poco dell'antica fabbrica romanico-gotica. I lavori, voluti dall'arcivescovo Antonio Nin e dal capitolo, iniziarono nel 1729. Vennero inizialmente affidati all'architetto cagliaritano Salvatore Garrucciu e successivamente, dopo la morte di quest'ultimo, a Giovanni Battista Ariety di Alghero. Il tempio venne consacrato nel 1745 ma i lavori terminarono solo nel corso della seconda metà del secolo. Tra il 1830 e il 1837 vennero costruiti i cappelloni semicircolari del transetto secondo il progetto dell'architetto piemontese Giuseppe Cominotti, su commissione dell'arcivescovo Giovanni Maria Bua, mentre al 1912 risalgono le decorazioni pittoriche che ornano le pareti interne...
Read moreL"ecclesia sanctae Mariae de Orestano", già cattedrale, è documentata dalle fonti fin dal 1131. La fabbrica romanica, oggi completamente occultata dai rifacimenti successivi, fu impiantata tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo e dotata di arredo presbiteriale in marmo, del quale restano due plutei frammentari con Leoni che adunghiano cerbiatti e Daniele nella fossa dei leoni. E probabile che la chiesa presentasse una pianta con abside a sud est, coperta in legno nella navata mediana e ripartita in tre navate di otto colonne per parte, dal momento che sono sedici i fusti in marno grigio che ancora si conservano, in parte riutilizzati in un portico moderno, in parte adagiati a terra nel cortile dell'episcopio. Nel seminario adiacente sono custoditi capitelli di spoglio di età romano-imperiale e un capitello romanico. Durante il giudicato di Mariano II de Lacon-Gunale, nel primo trentennio del XIII secolo, la chiesa fo in parte riedificata. L'arcivescovo Torgotorio de Muru commissionò il tetto e le porte di legno al maestro Placentinus, che nel 1228 firmò i pregevoli picchiotti in bronzo oggi conservati nell'aula Capitolare. Il rinnovo del paramento litico si deduce da una fonte seicentesca, che lo descrive in opera bicroma. Verso la metà del XIV secolo, all'aula trinavata fu aggiunto un transеttо, соn quattro cappelle che affiancavano, due per parte, il presbiterio quadrangolare. Nella cappella detta "del Rimedio" o del Santissimo è collocata l'iscrizione funeraria di Filippo Mameli, datata 1348, che segna il termine ante quem per la ristrutturazione secondo modi gotico-italiani. Nel 1729 le preoccupanti condizioni della chiesa portarono il Capitolo Arborense, convocato dal vescovo Antonio Nin, a deliberare una ristrutturazione che ha comportato la demolizione delle vecchie strutture romaniche e gotiche, risparmiando soltanto tre delle cappelle che ti affiancavano al presbiterio...
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