La chiesa di S. Francesco è annessa al convento dei Minori conventuali in pieno centro storico di Oristano; la sua collocazione urbanistica infra moenia ne evidenzia il ruolo storico di fulcro della vita politico-culturale cittadina, a breve distanza dalla cattedrale di S. Maria assunta e dalle sedi delle massime autorità oristanesi. Agli inizi dell’Ottocento il complesso monumentale versava in stato di avanzato degrado; nel 1835 la chiesa fu abbattuta e (crollata la cupola dell’edificio eretto tra il 1836 e il 1838 su progetto di Antonio Cano) ricostruita tra il 1841 e il 1847 sotto la direzione dell’architetto Gaetano Cima in forme canoniche del Classicismo purista. Dell’antica chiesa sopravvive la porzione inferiore sinistra della facciata (a nordovest, m 8,63), in conci di trachite e calcare di media pezzatura; la comunità francescana di Oristano, ancora attiva, mantiene parte dell’antico edificio monastico e ha intrapreso un’azione di recupero delle strutture attualmente inglobate nel Distretto militare. Nel secolo scorso era tradizione che la chiesa appartenesse in origine a un cenobio dell’Ordine basiliano; nel Tesoro è custodito il reliquiario con il teschio supposto di S. Basilio, argento bizantino del IV secolo rimaneggiato nel XV in una bottega oristanese. Appartenevano con ogni probabilità alla dotazione liturgica del S. Francesco alcuni dei codici custoditi nella cattedrale, in particolare l’antifonario e responsoriale con canto gregoriano, ascrivibile al terzo quarto del XIII secolo, con 23 iniziali miniate, una delle quali raffigurante il santo assisiate. L’istituzione della comunità francescana a Oristano avvenne entro il 1253, ma alla prima metà del XIII secolo sembra di poter ascrivere soltanto alcune strutture murarie incluse nell’edificio conventuale, in particolare il tratto di paramento a filari bicromi in trachite e arenaria, dove si apre una monofora con centina ogivale a doppio strombo. All’ultimo quarto del secolo vanno riferiti il portale del chiostro, con mostra archiacuta sopraccigliata a punte di diamante, e le altre luci recentemente riportate in vista; aperte nel prospetto del monastero verso la cattedrale, sono notevolmente larghe e hanno centina semicircolare con ampia mostra inclinata. Stessa collocazione cronologica conviene al brano di facciata superstite, di accentuata tipologia gotica. Lo zoccolo ha scarpa modanata; lungo lo spigolo del pilastro angolare è inalveolata una colonnina con capitello a decoro fitomorfo come quelli delle paraste d’angolo. Sullo zoccolo poggiano le colonnine a fascio, che determinavano la tripartizione in specchi, di cui sono visibili esternamente quello sinistro (dove resta traccia della statua che vi campeggiava) e quello mediano, in cui si apriva il portale poi tamponato. Ogni specchio è concluso da arcata ogivale strombata con modanature gotiche. L’arcata sinistra è ribattuta in alto da cornice timpanata, quella destra da sopracciglio ogivale, anch’esso riccamente istoriato a motivi fitomorfi....
Read moreAdiacente alla Chiesa di San Francesco ospita i padri Francescani. Il convento di San Francesco citato nel testamento del giudice d'Arborea Ugone II del 1335. L'edificio fu testimone di importanti momenti storici della vita politica e religiosa del giudicato d'Arborea: nel refettorio dei frati erano infatti solite riunirsi le massime autorità del regno arborense, e nella stessa aula venne firmato il trattato di pace nel 1388 tra Eleonora e il re catalano-aragonese Giovanni I il Cacciatore. Purtroppo il vasto complesso, dopo quasi sei secoli, perdette coesione e consistenza e scomparve quasi interamente con la trasformazione completa, dovuta alla nuova costruzione tra il 1835 e il 1838. Nella chiesa trova collocazione particolare il celebre crocefisso, detto di Nicodemo, scultura policroma, creduta in prevalenza di scuola valenzana e di sicura ispirazione renana. Il crocefisso s'ascrive al tipo tragico e dilaniato e della più straziata agonia, che il nascente espressionismo tedesco diffuse anche in Spagna. Venerato il 14 settembre per la sagra e la fiera in occasione dell'Esaltazione della Santa Croce, il crocefisso può essere datato alla prima metà del 1300, forse portato ad Oristano dalla Toscana. All'inizio dell'800 la chiesa gotica minacciava il crollo e nel 1834 fu completamente ricostruita. L'incarico di eseguire l'opera fu dato all'architetto cagliaritano Gaetano Cima che, nel ricostruirla, utilizzò lo stile neo-classico e si ispirò al Pantheon di Roma, costruendo all'esterno un pronao con 4 colonne e all'interno, oltre all'altare maggiore e a un piccolo coro semicircolare, 4 cappelle alte e 2 cappelle finte e basse. Il 22 maggio 1855, per effetto della “legge di soppressione” degli ordini religiosi, parte del convento e dei suoi arredi furono incamerati dal Demanio. Il monastero, il 24 agosto 1866, fu occupato dal Distretto Militare e l'orto adiacente fu dato in concessione gratuita ai religiosi che continuarono a officiare la chiesa, ma vivendo in case private. Nel gennaio 1875 i francescani riscattarono la piccola infermeria del convento e vi si stabilirono. Restano ancora oggi nella chiesa del convento: Il crocefisso di Nicodemo;Una statua di marmo del Santo Vescovo Basilio (opera di Nino Pisano del XIV secolo);Una pala del retablo di Pietro Cavaro (San Francesco che riceve le stimmate);Una croce processionale d'argento (di bottega oristanese del 1300, con influssi senesi);Un reliquiario (di bottega oristanese del 1456);Parti di un retablo (datato 1602) di Bartolomeo Castagnola da Castelfranco Veneto;Altre tavole sono esposte nel Museo Antiqvarivm Arborense di Oristano e nella Pinacoteca Nazionale...
Read morePleasant church in the centre of Oristano. It is officiated by Franciscan monks who have lived in the adjacent...
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