Il Palazzo Ducale, o Palazzo Grande, è un edificio storico di Sabbioneta, in provincia di Mantova, con due piani, un portico ed una torretta centrale, che si affaccia su piazza Ducale. Nella seconda stanza al secondo piano vi è l'albero genealogico della famiglia Gonzaga in cui ogni membro è affiancato dalla propria moglie e dal proprio marito. In questo palazzo morì il duca Vespasiano Gonzaga. Fu il primo significativo edificio fatto realizzare da Vespasiano Gonzaga (1531-1591) (figlio di Rodomonte e di Isabella Colonna, educato a Fondi dalla famosa zia Giulia Gonzaga) nella sua città ideale, capitale dell'omonimo staterello: fu la dimora della famiglia regnante e il fulcro dell'organizzazione politica, amministrativa e cortigiana del ducato.[1]
Il piano terreno è preceduto da un bel porticato rivestito di marmo. Il piano nobile è valorizzato dalle cosiddette sale d'oro, con la volta di legno dorato e dipinto: al centro del soffitto della saletta dei dardi si nota lo stemma del duca circondato dal collare del Toson d'Oro, conferitogli dal re Filippo II di Spagna; l'originale fu rinvenuto nel suo sarcofago nella vicina chiesa della Beata Vergine Incoronata.[2]
Sono interessanti: la sala del duca d'Alba, con un maestoso camino in marmo rosa; la sala delle aquile con le statue equestri lignee (un tempo erano dieci) raffiguranti Vespasiano, il padre Luigi Gonzaga "Rodomonte", il bisavolo Gianfrancesco e Ludovico[non chiaro]; la Galleria degli antenati, decorata a grottesche, in cui sono allineate molte effigi dei Gonzaga fino allo stesso duca, la seconda moglie Anna d'Aragona e l'unico figlio maschio, morto precocemente Luigi Gonzaga (1566-1580); la sala degli elefanti; la sala dei leoni, con il blasone ducale retto dai due felini araldici: la sala delle città e dell'angelo, con soffitto in cedro; la sala degli ottagoni e dei grappoli, che ospitavano la ricca biblioteca di Vespasiano.[3]
Autori degli affreschi furono, tra gli altri, Fornaretto Mantovano, Bernardino Campi, Alberto Cavalli[4] e Giulio Rubone.[5]
Alla morte del duca (26 febbraio 1591) il palazzo, il restante patrimonio immobiliare e lo staterello furono ereditati dalla figlia Isabella Gonzaga (1565-1637), sposa di Luigi Carafa...
Read moreIl palazzo fu la residenza dei signori di Sabbioneta e venne ricostruito nel 1559 dopo un grave incendio. Realizzato dai capimastri cremonesi Antonio della Torre e Nicolò della Noce, presenta numerose decorazioni ad affresco nelle volte e sulla parte sommitale delle pareti, mentre in origine la parte bassa era ricoperta da arazzi o cuoio. Di notevole pregio anche i soffitti in legno che in origine erano ricoperti da foglia d'oro, come quello presente nella Sala dei Dardi. Spicca inoltre per l'apparato decorativo la Galleria degli Antenati coperta da una volta a botte che si imposta su un fregio riportante ventuno bassorilievi a stucco dei membri della famiglia Gonzaga. Nell'ovale centrale della volta è dipinto Apollo sul carro del sole, mentre le due figure laterali sono Mercurio, dio della sapienza e dell'eloquenza, e Marte, dio della guerra. Da questo ambiente si accede alla Sala degli Elefanti, in cui è rappresentato un fregio dipinto ad affresco con figure di cariatidi a monocromo alternate ad elefanti. L'allegoria degli elefanti allude alla capacità del principe di governare con l'uso delle leggi e della ragione, pur non essendo militarmente molto forte. La visità si può fare con o senza guida. Il biglietto cumulativo risulta conveniente per vedere il Palazzo Giardino, il Palazzo Ducale e il Teatro all'Antica che sono i tre siti da non perdere. State attenti però all'orario perché il Teatro chiude in...
Read morePalazzo Ducale a Sabbioneta rappresenta una classica situazione di scarsa valorizzazione e scarsa gestione del patrimonio culturale. Percorso di visita non chiaro e definito, le 4 statue equestri e i 4 busti (una della attrazioni principali della mostra) non si possono ammirare da vicino ma solo da un "corridoio" che passa a lato della stanza, snaturando così l'idea stessa di "statua" che dovrebbe essere vista a 360 gradi, forse perché non si vuole mostrare il consistente strato di polvere che le ricopre. La cosa peggiore di tutta la mostra è l'impianto di illuminazione, fatto fare probabilmente dal cugino del sindaco negli anni 80/90 caratterizzato da un invasivitá e una bruttezza indescrivibili. Si potrebbe proseguire a parlare di vistose infiltrazioni che intaccano gli affreschi o di pannelli accrochiatti con telo nero che bloccano l'accesso ad alcune stanze, o stand per cartellini abbandonati in giro per la mostra. Tuttavia merita una visita perché è e sarà sempre un piccolo gioiello, purtroppo mal...
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