IL PROMONTORIUM SOMNIORUM Così è stato definito e più volte citato questo luogo da Gabriele d’Annunzio sia nelle numerose lettere a Barbara Leoni che nel Trionfo della Morte. Un ciclopico blocco di arenaria, che si solleva tra due voragini laterali e strapiomba sul mare , identificato nelle carte topografiche come Punta del Guardiano.
Il piccolo spiazzo sommitale un tempo selvaggio, fitto di vegetazione e quasi impenetrabile, è oggi di proprietà comunale, transennato ed accessibile a tutti: un vero palcoscenico aperto sul mare sconfinato, sul “divino infinito” e sulla movimentata costa dei Trabocchi in tutta la sua estensione. Così leggiamo nel Trionfo della Morte: “il margine (del precipizio) era tutto libero, senza alcun riparo…il promontorio calava A picco su la deserta scogliera nerastra intorno a cui l’acqua tranquilla si moveva Appena con tenue sciacquio cullando nelle sue lene ondulazioni i riflessi delle stelle” Questo, invece, lo spettacolo descritto da d’Annunzio in un’altra pagina dello stesso romanzo (cap. III): “Il mare mosso da un tremolio sempre eguale e continuo, rispecchiando la felicità diffusa del cielo, pareva come rifrangerla in miriadi di sorrisi inestinguibili. A traverso il cristallo dell’aria tutte le lontananze apparivano distinte. La Penna del Vasto, il monte Gargano, le isole Tremiti, destra. La Nicchiola, la punta di Ortona, a sinistra. Ortona biancheggiava come un’ignea città asiatica su un colle della Palestina, intagliata nell’azzurro, tutta in linee parallele, senza i minareti. Quella catena di promontorii e di golfi lunati dava imagine d’un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L’aria respirata deliziava come un sorso di elisire”(Trionfo della Morte libro III) Durante il suo lungo soggiorno all’eremo sanvitese nell’estate del 1889, il poeta vi si ritirava a leggere, a scrivere, a meditare, a liberare i sensi e la mente nacque nella sua mente l’idea de Il Trionfo della Morte e qui ha la l’epilogo il racconto del romanzo , con la tragica fine dei due amanti protagonisti precipitati dalla rupe “avvinti nella morte”, nella finzione letteraria. Il 22 luglio 1889 d’Annunzio è a S. Vito a esplorare l’eremo ideale e a preparare il nido d’amore da condividere con Barbarella, pronta a raggiungerlo da Roma. Così le scrive: “Vieni! Vieni! Sono qui ad aspettarti e mai aspettazione è stata più furiosa. Ogni minuto che passa è perduto irrimediabilmente per la felicità. Ti racconterò DELLA NATIVITA’ DEL MIO ROMANZO AVVENUTA NEL MIO CERVELLO,IERI, SUL PROMONTORIO DEI SOGNI. Sono ancora preso da una certa ebbrezza intellettuale. Addio, amica e amante, supremamente cara!...” Il promontorio è oggi il cuore del Parco letterario-culturale di recente costituzione; sito di riconosciuto e consolidato valore storico, letterario, antropologico, paesaggistico, turistico, entrato nella Grande Letteratura, tutelato dal Parco dal Comune, dalla Provincia, dalla Regione, dallo Stato,nello spirito dell’art.9 della costituzione italiana. Ancora dopo anni dal suo soggiorno sanvitese, d’Annunzio lo ricordava con nostalgia nella lettera del 25 marzo 1991 da Francavilla a Barbarella ( il suo più grande “VERO” amore): “…Sempre gli occhi mi vanno dalla parte del promontorio dei Sogni, verso il paese delle ginestre. S. Vito è la mia Mecca, la mia città santa, a cui vanno tutte le aspirazioni dell’essere…” Alberto di Giovanni Per documentazione, il volume : GABRIELE d’ANNUNZIO E S.VITO – i luoghi, la gente, l’amore”(lettere a Barbarella) di A. di Giovanni -- edizioni...
Read moreUn luogo di perdizione. Nel senso più evocativo del termine. Dove perdizione sta per "perdersi"...Perdersi nel panorama dell'orizzonte del mare, laddove lo stesso D'Annunzio mirava al di là delle correnti l'altra parte dell'Adriatico. Siamo in un parco molto molto piccolo, con una panchina in marmo di Carrara, con la forma dell'Italia (in ricordo di D'Annunzio, immagino, e del suo pensiero patriottico...), siamo in una pinetina di ridottissime dimensioni. Ma al di là della staccionata e del muretto, c'è il panorama più vicino della vecchia ferrovia litoranea, oggi dismessa e diventata la pista ciclabile forse più lunga d'Italia e senza soluzione di continuità da Vasto fino ad Ortona; il panorama di due trabucchi sottostanti; ed infine, allargando il proprio sguardo, l'orizzonte del mare. Quello che quando è in tempesta e lo vedi da quassù, ti sembra di assistere ad uno spettacolo della natura. E quando è calmo, invece, ti porta via tutti i pensieri negativi e ti porta la pace...
Read moreUna località sulla strada provinciale che segue tutta la Costa dei Trabocchi, dalle reminiscenze dannunziane. In questo tratto di mare D'Annunzio visse l'amore con Barbara Leoni, "Barbarella", che gli ispirò l'opera "Il trionfo della morte". A poca distanza, sotto l'egida del FAI e perciò aperta solo in rare occasioni ( perché??), c'è la casa dove vissero la loro storia d'amore. La costa è selvaggia, punteggiata da pini marittimi e avvolta dalla macchia mediterranea, la baia piccola e riservata. Ad accogliere il turista anche ignaro è stato ricavato un piccolo spazio con cartelli illustrativi della vicenda dannunziana, oggi arricchito da una scultura in marmo, che è una panchina la cui seduta ha la forma della penisola italiana. Il belvedere è da godere specie nelle ore rosseggianti del tramonto, con la marina che brilla alternando la luce alle prime...
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