Serra San Bruno trae la sua origine dalla venuta del Santo eremita nel cuore della Calabria nel 1091. Il nome originario dell’altipiano era Torre fino al secolo XIV, quando, al tempo di Ferdinando I d’Aragona (1375 – 1416), prevalse quello di Serra, a cui dopo la proclamazione del Regno d’Italia si volle aggiungere l’epiteto di "San Bruno" per qualificare meglio la cittadina calabrese e soprattutto quale manifestazione di riconoscenza e di devozione filiale al Fondatore e Padre dell’abitato.
Quando San Bruno giunse in Calabria, il generoso Conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, tra Arena e Stilo, a circa 850 metri di altitudine e in posizione lontana da ogni centro abitato.
Qui Bruno fondò l’eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 Km più a valle – dove sorge l’attuale Certosa – venne eretto successivamente il monastero di Santo Stefano.
Il 6 ottobre 1101 Bruno morì e fu seppellito a Santa Maria nel cimitero degli eremiti.
Dopo la morte di Bruno, nel 1193, una parte della comunità lasciò l’Ordine certosino e passò a quello dei cistercensi di Fossanova (Latina), cosicché finì col condurre vita essenzialmente cenobitica. L’altra si ritirò alle falde settentrionali dell’Aspromonte, nella zona di Castellace, oggi frazione di Oppido Mamertina, a circa 200 metri di altitudine.
Dal 1193 fino al 1411 ressero il monastero, o abbazia nullius, una ventina di abati cistercensi.
Nel 1411 il Monastero di Santo Stefano passò in Commenda a un Prelato residente a Napoli, che percepiva le rendite, mentre il Convento venne governato da un superiore privato dei beni materiali necessari a una ordinata e proficua amministrazione del Feudo, di modo che l’economia languì e ogni attività stagnò, finché nel secolo XV i terreni furono alienati e l’Abbazia di Santo Stefano fu messa a disposizione del Sommo Pontefice.
Agli inizi del 1500, verso l’anno 1505, avvenne un lietissimo evento, che fece rifiorire il monastero di Santo Stefano, ossia il ritrovamento nella chiesa di S. Maria dei corpi di Bruno e del successore Lanuino, che erano stati sepolti in quella chiesa, ma dei quali, probabilmente a causa dell’amministrazione cistercense e della Commenda, s’era perduta la memoria. Le Reliquie furono portate solennemente in processione, il martedì di Pentecoste, con grandissimo concorso di popolo, non solo dei serresi, ma anche di numerosi fedeli dei paesi vicini, processione continuata ogni anno da allora fino da oggi.
In seguito a questi avvenimenti, il Papa Leone X richiamò a Serra i Certosini e nel 1514 approvò il culto di San Bruno. In quegli anni venne anche fatto forgiare a Napoli il busto argenteo del santo che contiene parte delle sue spoglie mortali.
I monaci bruniani con stenti, ma anche con tenacia, energia e fervore ricominciarono a restaurare chiesa e convento e a ricostruire la comunità. I beni alienati ritornarono ai loro legittimi proprietari, e la chiesa della Certosa era già completamente restaurata nel 1600, diventando una delle più belle della Calabria. Fu principalmente il Priore D. Bertrand Chalup (+1619) che ricostruì completamente il monastero.
Purtroppo nel 1783 un terribile terremoto venne ad arrestare improvvisamente e tragicamente tutto quel fervore di opere. Il 7 febbraio, giorno di venerdì, verso le ore due del pomeriggio una violenta scossa del 9° grado della scala Mercalli, con epicentro a Soriano (paese a circa 15 chilometri da Serra) e dintorni, seminò il terrore in tutta la Calabria e cagionò rovine indescrivibili, mietendo in pochi instanti circa 40.000 vittime.
In Certosa non ci furono perdite di vite umane, ma degli edifici neppure uno rimase illeso; andò in rovina in un attimo il lavoro di secoli. Ben presto i monaci dovettero abbandonare Serra; i loro terreni furono incamerati; i libri, i documenti e i tesori della chiesa furono sequestrati o trafugati, finché nel 1808 la Certosa fu soppressa con decreto di...
Read moreFondata il 24 giugno 1084 in Francia, nei dintorni di Grenoble, la prima Abbazia certosina, sei anni più tardi Bruno di Colonia fu convocato presso la corte vaticana da Oddo di Châtillon (suo ex discepolo, tra il 1056 e il 1076, alla scuola del Duomo di Reims), giunto in Italia nel 1080 ed eletto pontefice nel 1088 col nome di Urbano II. Costretto a stabilirsi sull'Isola Tiberina causa l'ostilità della Curia romana, favorevole al reinsediamento (1087) dell'antipapa Clemente III (Guiberto di Ravenna), tra il 1089 e il 1098 Urbano II soggiornò ripetutamente nei territori dell'Italia meridionale conquistati dai Normanni. Se non già nel 1089, negli anni 1090-1091 Bruno fu certamente al seguito del papa nel Ducato di Calabria, ove gli venne offerta la nomina di vescovo. Ma Bruno, declinata la mitria, ottenne dal pontefice il consenso di potersi ritirare in solitudine sull'Altopiano delle Serre calabresi, in un fondo fra Arena e Stilo donatogli da Ruggero I d'Altavilla.[1] Qui, nella località chiamata Torre, a circa 835 metri di altitudine, nel cuore della Calabria Ulteriore, l'attuale Calabria centro-meridionale, Bruno fondò nel 1091 l'Eremo di Santa Maria di Turri o del Bosco. Non diversamente che a Grenoble, le celle dei padri eremiti - capanne di legno e fango, rustiche e primitive, ma solide abbastanza da resistere al peso della neve - erano distribuite intorno alla chiesa monastica: un edificio in muratura di piccole dimensioni, probabilmente simile alla Cattolica di Stilo o alla chiesa di S. Ruba in Vibo Valentia. La chiesa fu consacrata solennemente il 15 agosto 1094 alla presenza di Ruggero I di Calabria e Sicilia che, per l'occasione, volle ampliare la sua precedente donazione in favore di Bruno includendovi ulteriori appezzamenti di Stilo e i casali di Bivongi e Arunco (Montepaone).[2] In una lettera (1097) indirizzata a Raoul le Vert, uno dei due compagni che fecero insieme con lui il voto di consacrarsi alla vita monastica, Bruno descrisse così la natura del luogo: «In territorio di Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l'aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti? Né mancano orti irrigati, né alberi da frutto...
Read moreLuogo sacro non più visitabile. Al suo posto si può però visitare il museo della Certosa dove, tra l'altro, c'è anche la ricostruzione di parte del convento. Fondata il 24 giugno 1084 in Francia, nei dintorni di Grenoble, la prima Abbazia certosina, sei anni più tardi Bruno di Colonia fu convocato presso la corte vaticana da Oddo di Châtillon (suo ex discepolo, tra il 1056 e il 1076, alla scuola del Duomo di Reims), giunto in Italia nel 1080 ed eletto pontefice nel 1088 col nome di Urbano II. Costretto a stabilirsi sull'Isola Tiberina causa l'ostilità della Curia romana, favorevole al reinsediamento (1087) dell'antipapa Clemente III (Guiberto di Ravenna), tra il 1089 e il 1098 Urbano II soggiornò ripetutamente nei territori dell'Italia meridionale conquistati dai Normanni. Se non già nel 1089, negli anni 1090-1091 Bruno fu certamente al seguito del papa nel Ducato di Calabria, ove gli venne offerta la nomina di vescovo. Bruno declinò l'offerta e , ottenne dal pontefice il consenso di potersi ritirare in solitudine sull'Altopiano delle Serre calabresi, in un fondo fra Arena e Stilo donatogli da Ruggero I d'Altavilla.[1]
Qui, nella località chiamata Torre, a circa 835 metri di altitudine, nel cuore della Calabria Ulteriore, l'attuale Calabria centro-meridionale, Bruno fondò nel 1091 l'Eremo di Santa Maria di Turri o del Bosco. Non diversamente che a Grenoble, le celle dei padri eremiti - capanne di legno e fango, rustiche e primitive, ma solide abbastanza da resistere al peso della neve - erano distribuite intorno alla chiesa monastica: un edificio in muratura di piccole dimensioni, probabilmente simile alla Cattolica di Stilo o alla chiesa di S. Ruba in Vibo Valentia. La chiesa fu consacrata solennemente il 15 agosto 1094 alla presenza di Ruggero I di Calabria e Sicilia che, per l'occasione, volle ampliare la sua precedente donazione in favore di Bruno includendovi ulteriori appezzamenti di Stilo e i casali di Bivongi e Arunco...
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