La conchiglia è immortalata nella simbologia universale dal Botticelli; ricordandola come la custode di Venere, la conchiglia passò alla storia come portatrice di bellezza e amore, e similmente questo locale immortala un'altra figlia del mare: la cozza.

La cozza incrostata è evidentemente la gioia del posto, il figlio prediletto, che discende dai cieli in un dorato vascello. La "crosta", cotta meravigliosamente, custodisce le cozze tenendole calde. E in fondo, il meraviglioso sugo, versatile e pertanto dall'infinito potenziale.

Invero, il piatto è una scoperta continua di sapori, ogni cosa va aperta. Quando si schiude la crosta, al suo interno fiorisce la gioia del palato: le cozze, che a loro volta presentano umilmente la loro preziosa panacea. La crosta accompegnerà il tutto, e può essere imbevuta del prezioso sugo.

Le cozze incrostate sono effettivamente il piatto perfetto, dove niente va buttato, e questa consapevolezza è presto dimostrata: un servizio attento saprà quando è l'ora propizia per presentare il gran finale del piatto, ossia gli spaghetti. Questi non aspettano altro che celebrare il gran finale. Calandosi il sipario, allo stesso tempo la forchetta si posa con l'ingrediente finale, che si unisce al sugo restante, per un ultimo apprezzamento di magia.

In questo trionfo della gastronomia, ciliegina sulla torta è il personale cordiale, rapido, e gentile.

Quando mangio le cozze qua, penso al castello vicino, e la mente va subito ai nobili che lo abitavano. Seppur immersi nel lusso, costoro non poterono assaggiare le cozze incrostate del Gattopardo, e allora ecco che lì realizzo: "io non manco di nulla".

Amo le cozze.