HTML SitemapExplore
logo
Find Things to DoFind The Best Restaurants

Basilica di San Simplicio — Attraction in Olbia

Name
Basilica di San Simplicio
Description
The Basilica of San Simplicio is a Basilica in Olbia, northern Sardinia, Italy. It was built in the late 11th century on a small hill, once located outside the city walls, used since the Carthaginian times as a cemetery area.
Nearby attractions
Parco Fausto Noce
Via Gabriele d'Annunzio, 07026 Olbia SS, Italy
Chiesa Parrocchiale di S.Paolo Apostolo
Piazza Civita, 3, 07026 Olbia SS, Italy
Museo Archeologico di Olbia
Via Isola Peddone, 07026 Olbia SS, Italy
Nearby restaurants
Triku Restaurant
Via Fausto Noce, 34, 07026 Olbia SS, Italy
Restaurant Be free 100% Gluten free ,senza lattosio.
Via Gabriele d'Annunzio, 89, 07026 Olbia SS, Italy
Kyoo sushi restaurant (Menù alla carta)
Via S. Simplicio, 2, 07026 Olbia SS, Italy
Meiwei Ristorante
Corso Umberto I, 174, 07026 Olbia SS, Italy
Bar Trattoria San Simplicio
Via S. Simplicio, 39, 07026 Olbia SS, Italy
Ichi Asian Fusion
Via Goffredo Mameli, 1, 07026 Olbia SS, Italy
Tierra La Rue Ristorante & Pizzeria Gourmet
Via Gabriele d'Annunzio, 72, 07026 Olbia SS, Italy
Trattoria Il Gambero
Via la Marmora, 6/A, 07026 Olbia SS, Italy
La Tigella
Via Goffredo Mameli, 1, 07026 Olbia SS, Italy
Ristorante Tipico Disizos Sardos Olbia
via Giacomo Pala, 4, 07026 Olbia SS, Italy
Nearby hotels
B&b St joseph Olbia
Via Fausto Noce, 14, 07026 Olbia SS, Italy
Altré Guest House
Via Trieste, 3, 07026 Olbia SS, Italy
B&B La Casa di Pier
Via S. Simplicio, 1, 07026 Olbia SS, Italy
B&B Good Vibe Sardinia
Vicolo Brigata Sassari, 07026 Olbia SS, Italy
Colonna Palace Hotel Mediterraneo
Via Montello, 9, 07026 Olbia SS, Italy
Assajè guestroom
Via Fiume D'Italia, 1d, 07026 Olbia SS, Italy
B&B Corso 151
Corso Umberto I, 151, 07026 Olbia SS, Italy
Hotel Panorama Olbia
Via Giuseppe Mazzini, 7, 07026 Olbia SS, Italy
CasAunoe Boutique Hotel
Corso Umberto I, 141, 07026 Olbia SS, Italy
Sa Cannacca-Guest House
Corso Umberto I, 191, 07026 Olbia SS, Italy
Related posts
Keywords
Basilica di San Simplicio tourism.Basilica di San Simplicio hotels.Basilica di San Simplicio bed and breakfast. flights to Basilica di San Simplicio.Basilica di San Simplicio attractions.Basilica di San Simplicio restaurants.Basilica di San Simplicio travel.Basilica di San Simplicio travel guide.Basilica di San Simplicio travel blog.Basilica di San Simplicio pictures.Basilica di San Simplicio photos.Basilica di San Simplicio travel tips.Basilica di San Simplicio maps.Basilica di San Simplicio things to do.
Basilica di San Simplicio things to do, attractions, restaurants, events info and trip planning
Basilica di San Simplicio
ItalySardiniaOlbiaBasilica di San Simplicio

Basic Info

Basilica di San Simplicio

Piazza S. Simplicio, 07026 Olbia SS, Italy
4.5(974)
Closed
Save
spot

Ratings & Description

Info

The Basilica of San Simplicio is a Basilica in Olbia, northern Sardinia, Italy. It was built in the late 11th century on a small hill, once located outside the city walls, used since the Carthaginian times as a cemetery area.

Cultural
Accessibility
attractions: Parco Fausto Noce, Chiesa Parrocchiale di S.Paolo Apostolo, Museo Archeologico di Olbia, restaurants: Triku Restaurant, Restaurant Be free 100% Gluten free ,senza lattosio., Kyoo sushi restaurant (Menù alla carta), Meiwei Ristorante, Bar Trattoria San Simplicio, Ichi Asian Fusion, Tierra La Rue Ristorante & Pizzeria Gourmet, Trattoria Il Gambero, La Tigella, Ristorante Tipico Disizos Sardos Olbia
logoLearn more insights from Wanderboat AI.
Phone
+39 0789 396241
Website
guideturisticheolbia.com
Open hoursSee all hours
Mon7 AM - 8 PMClosed

Plan your stay

hotel
Pet-friendly Hotels in Olbia
Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.
hotel
Affordable Hotels in Olbia
Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.
hotel
The Coolest Hotels You Haven't Heard Of (Yet)
Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.
hotel
Trending Stays Worth the Hype in Olbia
Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.

Reviews

Nearby attractions of Basilica di San Simplicio

Parco Fausto Noce

Chiesa Parrocchiale di S.Paolo Apostolo

Museo Archeologico di Olbia

Parco Fausto Noce

Parco Fausto Noce

4.5

(1.8K)

Closed
Click for details
Chiesa Parrocchiale di S.Paolo Apostolo

Chiesa Parrocchiale di S.Paolo Apostolo

4.5

(324)

Open 24 hours
Click for details
Museo Archeologico di Olbia

Museo Archeologico di Olbia

4.1

(818)

Open 24 hours
Click for details

Things to do nearby

Make authentic pasta and tiramisu in local home
Make authentic pasta and tiramisu in local home
Mon, Dec 8 • 10:00 AM
07021, Arzachena, Sardinia, Italy
View details
Try traditional pasta-making in a typical village
Try traditional pasta-making in a typical village
Wed, Dec 10 • 10:30 AM
07026, Olbia, Sardinia, Italy
View details

Nearby restaurants of Basilica di San Simplicio

Triku Restaurant

Restaurant Be free 100% Gluten free ,senza lattosio.

Kyoo sushi restaurant (Menù alla carta)

Meiwei Ristorante

Bar Trattoria San Simplicio

Ichi Asian Fusion

Tierra La Rue Ristorante & Pizzeria Gourmet

Trattoria Il Gambero

La Tigella

Ristorante Tipico Disizos Sardos Olbia

Triku Restaurant

Triku Restaurant

4.5

(961)

Click for details
Restaurant Be free 100% Gluten free ,senza lattosio.

Restaurant Be free 100% Gluten free ,senza lattosio.

4.5

(495)

Click for details
Kyoo sushi restaurant (Menù alla carta)

Kyoo sushi restaurant (Menù alla carta)

4.8

(636)

Click for details
Meiwei Ristorante

Meiwei Ristorante

4.2

(645)

$$

Click for details
Get the Appoverlay
Get the AppOne tap to find yournext favorite spots!
Wanderboat LogoWanderboat

Your everyday Al companion for getaway ideas

CompanyAbout Us
InformationAI Trip PlannerSitemap
SocialXInstagramTiktokLinkedin
LegalTerms of ServicePrivacy Policy

Get the app

© 2025 Wanderboat. All rights reserved.
logo

Reviews of Basilica di San Simplicio

4.5
(974)
avatar
4.0
9y

La parrocchiale di S. Simplicio è nell’abitato di Olbia, il cui territorio documenta la continuità insediativa dal Neolitico antico all’Altomedioevo. Secondo fonti mitografiche di età classica, città e poleonimo sarebbero da riferire a fondazione greca. La voce Ulbia sembra però di sostrato mediterraneo, mentre l’archeologia ha potuto verificare la frequentazione precoloniale fenicia (VI sec. a.C.) e la struttura urbana punica (III sec. a.C.) nello stesso sito della città romana. La sede diocesana vi è attestata con la denominazione Fausiana alla fine del VI secolo (quand’è vacante) e come Civita dal 1113-16 (quand’è documentato il vescovo Villanus) al 1503, quand’è unita a quella di Ampurias e traslata a Castelgenovese (oggi Castelsardo). Nell’area della necropoli occidentale, utilizzata dalla fine del I secolo al Medioevo, fu impiantata la cattedrale intitolata al “Simplicius presbyter”, che il “Martyrologium Hieronimianus” dice martirizzato in Sardegna; risale forse al momento della ricostruzione romanica la tradizione agiografica che lo vorrebbe vescovo di Fausiana e vittima della persecuzione dioclezianea. Il toponimo Fausiana potrebbe riferirsi alla cittadella vescovile, sorta nell’immediato entroterra come polo ecclesiastico, contrapposto a quello giudicale rappresentato dal distrutto “castrum Terrae Novae” o castello di Terranova, a cinta quadrata con torri angolari e al centro dei lati, una delle quali superstite fino al 1817. Il toponimo Civita sarebbe da riferire al ripristino della cattedra nel “cimitero sancti Semplici” (ricordato in un documento del 1113-16), dove fu intrapresa la fabbrica romanica in due tempi costruttivi entro il primo quarto del XII secolo. All’impianto trinavato, in grandi conci di granito locale, appartengono i muri perimetrali (tranne la parte mediana della facciata) e i setti divisori ad arcate su pilastri e colonne. Si prevedevano absidi contrapposte, nella navata mediana tetto ligneo e nelle navatelle volte a botte in cantonetti granitici. Un probabile crollo o cedimento della volta nella navatella destra determinò la rinuncia al sistema alternato dei sostegni e l’abbandono del granito in favore di paramenti in cotto, interpolati per alleggerire le volte e le murature portanti, con arcatelle in laterizio, sovrapposte agli archetti litici dell’abside e dei fianchi. Nel medesimo corso d’opera dovettero completarsi i muri alti della navata mediana, rinunciando all’abside orientata (sostituita dalla facciata), talché l’attuale risulta a nordovest. All’interno, le colonne hanno abaco a tavoletta e capitello in granito. Uno è ad angoli smussati secondo tipologia protolombarda; un altro ha protomi d’ariete; un altro protomi umane. Sono spie della formazione toscana delle maestranze il telaio strutturale e i dettagli nei paramenti murari esterni. Fra larghe paraste d’angolo, lo zoccolo a scarpa è interrotto da plinti dadiformi che innalzano le basi delle lesene; gli archetti poggiano con ritmo alterno su queste e su robusti peducci sgusciati, modanati o con decoro figurato. Nello specchio mediano dell’abside, la monofora ha davanzale con cornice modanata. Nella facciata, il portale è architravato e ha arco di scarico a sesto rialzato, in asse con la grande trifora, entro un’arcata sovrastata da quattro alloggi per bacini ceramici disposti a croce; altri bacini si disponevano nelle vele fra le centine gradonate, nascenti dai corposi capitelli delle colonnine ofitiche e degli stipiti. Nelle testate delle navatelle, alcuni archetti ospitano rilievi marmorei a decoro geometrico o figurato. Nell’aula si conservano lacerti di affreschi romanici....

   Read more
avatar
5.0
4y

La basilica di San Simplicio, ad Olbia, è il più importante ed antico monumento religioso della Sardegna nord-orientale .e una testimonianza della diffusione del cristianesimo sull'isola. Cattedrale fino al 1839, chiesa parrocchiale dal 1955, è stata insignita del titolo di basilica minore, nel 1993, dal papa Giovanni Paolo II.

È dedicata a san Simplicio, presunto protovescovo della città e martire sotto l'imperatore Diocleziano, oggi patrono della diocesi di Tempio-Ampurias e di Olbia. La chiesa è stata studiata con metodo archeologico ed ha rivelato di 5 fasi costruttive, a discapito delle 3 sino ad ora evidenziate. In origine era costituita da un edificio trinavato, più corto (quattro coppie di archi) e più basso e con la copertura in legno. La seconda fase ha visto la creazione delle volte a botte nelle navatelle, mentre nella terza fase è avvenuta l’elevazione della copertura. La quarta fase corrisponde all’allungamento dell’aula di due coppie di arcate con lo spostamento della facciata all’ultima coppia di pilastri. La quinta fase ha visto la predisposizione di una torre campanaria con l’ulteriore spostamento della facciata nella posizione attuale accorpando la nuova costruzione. Tuttora la Basilica mostra lo stile finale tipico delle ultime maestranze operanti: lo stile romanico lombardo, sorge su una piccola collina, situata un tempo fuori dalle mura e utilizzata dall'epoca repubblicana fino al Medioevo come area cimiteriale. Dubbie le congetture sull'esistenza di un edificio di culto paleocristiano, eretto probabilmente tra il 594 e il 611 dato che la fonte è del 1600 circa. La chiesa è costruita per la maggiore in granito locale, a parte degli interventi di accrescimento realizzati in opera laterizia.

Della chiesa originaria non si conosce, allo stato attuale delle ricerche, la data precisa di fondazione. L'indagine archeologica recente ha evidenziato, subordinatamente alle tecniche murarie e alle unità di misura, una prima fase costruttiva precedente all'XI secolo in cui le maestranze hanno eretto l'abside, parte dei muri perimetrali, quattro colonne interne e quattro pilastri a sorreggere le prime quattro arcate. Le coperture a botte in mattoni delle navatelle laterali sono il risultato di migliorie architettoniche per risolvere questioni di infiltrazioni e stabilità come la sopraelevazione del claristorio alla quota attuale. Alla fine del XI secolo, probabilmente a seguito della Riforma della Chiesa e della legatoria pontificia, è stato effettuato l'allungamento della navata centrale e delle navatelle di due coppie di archi con maestranze e unità di misura diverse dalla fase precedente. L'ultima fase, probabilmente attuata nel XIII secolo vede un ulteriore allungamento e il posizionamento della facciata attuale e in seguito lo sfondamento per l'apertura della trifora.

L'edificazione della chiesa e i suoi committenti sono sconosciuti mentre l'ampliamento si deve forse ai legati pontifici del papa Alessandro II oppure Gregorio VII. Congettura sinora priva di fondamento scientifico è l'ipotesi che accanto alla futura basilica - unico elemento superstite della Civita medievale - sorgesse probabilmente la cancelleria giudicale, mentre, in considerazione dell'architettura e dei riscontri archeologici, è verosimile considerare che annesso vi fosse il palazzo vescovile o ambienti a carattere clericale, secondo un'idea di Insula...

   Read more
avatar
4.0
5y

La basilica di San Simplicio sorge in un contesto che purtroppo non le rende onore: un'arida e assolata piazza circondata da brutte abitazioni. In realtà, in passato, questa era la zona cimiteriale dell'antico abitato, tanto che sotto la pavimentazione della basilica e, in generale, sotto la piazza stessa, sono presenti numerose sepolture, una parte delle quali sono visitabili, a pagamento, proprio a due passi da qui. Diciamo subito che in confronto alle altre chiese romaniche visitate nel nord Sardegna, come Sant'Antioco di Bisarcio, San Lussorio a Fordongianus e la basilica maggiore di San Gavino a Porto Torres, quella di San Simplicio è sicuramente meno scenografica, specie in esterno. Tuttavia, la facciata ed i prospetti laterali conservano gli stilemi tipici del romanico pisano, non alterati da superfetazioni o aggiunte successive, il che consente di fare degni paragoni con le chiese toscane coeve. All'interno sono degni di nota un paio di capitelli longobardi che, insieme ad una lastra in facciata, costituiscono tracce materiali del rimaneggiamento dell'originaria chiesa che, ab origine, era molto più corta e bassa (lo si vede bene osservando la muratura il laterizio che arriva alla seconda campata). Interessanti anche due lacerti di affreschi staccati, di matrice bizantina, e riposizionati sull'abside. Per il resto la chiesta si presenta oggi molto spoglia, ma con la visita guidata, compresa nel biglietto di 4 euro, il giro si fa più interessante. L'archeologa che ci ha accompagnato era molto appassionata e, da studiosa, ha elaborato alcune teorie che ci ha esposto, specie sull'iconografia dei reperti longobardi. Da storica dell'arte ho apprezzato. Se invece non siete interessati alla visita, potete avvalervi della brochure e del materiale multimediale informativo che fornisce l'operatore all'ingresso, che credo essere il marito. In conclusione, se passate per Olbia e magari state aspettando il traghetto di ritorno, vale la pena arrivare fin qui e ascoltare la storia di quella che un tempo fu la chiesa in cui venne sepolto San Simplicio (che deve ancora essere...

   Read more
Page 1 of 7
Previous
Next

Posts

Michele MarrasMichele Marras
La parrocchiale di S. Simplicio è nell’abitato di Olbia, il cui territorio documenta la continuità insediativa dal Neolitico antico all’Altomedioevo. Secondo fonti mitografiche di età classica, città e poleonimo sarebbero da riferire a fondazione greca. La voce Ulbia sembra però di sostrato mediterraneo, mentre l’archeologia ha potuto verificare la frequentazione precoloniale fenicia (VI sec. a.C.) e la struttura urbana punica (III sec. a.C.) nello stesso sito della città romana. La sede diocesana vi è attestata con la denominazione Fausiana alla fine del VI secolo (quand’è vacante) e come Civita dal 1113-16 (quand’è documentato il vescovo Villanus) al 1503, quand’è unita a quella di Ampurias e traslata a Castelgenovese (oggi Castelsardo). Nell’area della necropoli occidentale, utilizzata dalla fine del I secolo al Medioevo, fu impiantata la cattedrale intitolata al “Simplicius presbyter”, che il “Martyrologium Hieronimianus” dice martirizzato in Sardegna; risale forse al momento della ricostruzione romanica la tradizione agiografica che lo vorrebbe vescovo di Fausiana e vittima della persecuzione dioclezianea. Il toponimo Fausiana potrebbe riferirsi alla cittadella vescovile, sorta nell’immediato entroterra come polo ecclesiastico, contrapposto a quello giudicale rappresentato dal distrutto “castrum Terrae Novae” o castello di Terranova, a cinta quadrata con torri angolari e al centro dei lati, una delle quali superstite fino al 1817. Il toponimo Civita sarebbe da riferire al ripristino della cattedra nel “cimitero sancti Semplici” (ricordato in un documento del 1113-16), dove fu intrapresa la fabbrica romanica in due tempi costruttivi entro il primo quarto del XII secolo. All’impianto trinavato, in grandi conci di granito locale, appartengono i muri perimetrali (tranne la parte mediana della facciata) e i setti divisori ad arcate su pilastri e colonne. Si prevedevano absidi contrapposte, nella navata mediana tetto ligneo e nelle navatelle volte a botte in cantonetti granitici. Un probabile crollo o cedimento della volta nella navatella destra determinò la rinuncia al sistema alternato dei sostegni e l’abbandono del granito in favore di paramenti in cotto, interpolati per alleggerire le volte e le murature portanti, con arcatelle in laterizio, sovrapposte agli archetti litici dell’abside e dei fianchi. Nel medesimo corso d’opera dovettero completarsi i muri alti della navata mediana, rinunciando all’abside orientata (sostituita dalla facciata), talché l’attuale risulta a nordovest. All’interno, le colonne hanno abaco a tavoletta e capitello in granito. Uno è ad angoli smussati secondo tipologia protolombarda; un altro ha protomi d’ariete; un altro protomi umane. Sono spie della formazione toscana delle maestranze il telaio strutturale e i dettagli nei paramenti murari esterni. Fra larghe paraste d’angolo, lo zoccolo a scarpa è interrotto da plinti dadiformi che innalzano le basi delle lesene; gli archetti poggiano con ritmo alterno su queste e su robusti peducci sgusciati, modanati o con decoro figurato. Nello specchio mediano dell’abside, la monofora ha davanzale con cornice modanata. Nella facciata, il portale è architravato e ha arco di scarico a sesto rialzato, in asse con la grande trifora, entro un’arcata sovrastata da quattro alloggi per bacini ceramici disposti a croce; altri bacini si disponevano nelle vele fra le centine gradonate, nascenti dai corposi capitelli delle colonnine ofitiche e degli stipiti. Nelle testate delle navatelle, alcuni archetti ospitano rilievi marmorei a decoro geometrico o figurato. Nell’aula si conservano lacerti di affreschi romanici. (Sardegna Cultura)
Ilaria OrlandiniIlaria Orlandini
La basilica di San Simplicio sorge in un contesto che purtroppo non le rende onore: un'arida e assolata piazza circondata da brutte abitazioni. In realtà, in passato, questa era la zona cimiteriale dell'antico abitato, tanto che sotto la pavimentazione della basilica e, in generale, sotto la piazza stessa, sono presenti numerose sepolture, una parte delle quali sono visitabili, a pagamento, proprio a due passi da qui. Diciamo subito che in confronto alle altre chiese romaniche visitate nel nord Sardegna, come Sant'Antioco di Bisarcio, San Lussorio a Fordongianus e la basilica maggiore di San Gavino a Porto Torres, quella di San Simplicio è sicuramente meno scenografica, specie in esterno. Tuttavia, la facciata ed i prospetti laterali conservano gli stilemi tipici del romanico pisano, non alterati da superfetazioni o aggiunte successive, il che consente di fare degni paragoni con le chiese toscane coeve. All'interno sono degni di nota un paio di capitelli longobardi che, insieme ad una lastra in facciata, costituiscono tracce materiali del rimaneggiamento dell'originaria chiesa che, ab origine, era molto più corta e bassa (lo si vede bene osservando la muratura il laterizio che arriva alla seconda campata). Interessanti anche due lacerti di affreschi staccati, di matrice bizantina, e riposizionati sull'abside. Per il resto la chiesta si presenta oggi molto spoglia, ma con la visita guidata, compresa nel biglietto di 4 euro, il giro si fa più interessante. L'archeologa che ci ha accompagnato era molto appassionata e, da studiosa, ha elaborato alcune teorie che ci ha esposto, specie sull'iconografia dei reperti longobardi. Da storica dell'arte ho apprezzato. Se invece non siete interessati alla visita, potete avvalervi della brochure e del materiale multimediale informativo che fornisce l'operatore all'ingresso, che credo essere il marito. In conclusione, se passate per Olbia e magari state aspettando il traghetto di ritorno, vale la pena arrivare fin qui e ascoltare la storia di quella che un tempo fu la chiesa in cui venne sepolto San Simplicio (che deve ancora essere ritrovato!)!
Giorgio PegorettiGiorgio Pegoretti
L’impianto della chiesa e i suoi committenti, allo stato attuale delle ricerche, non si conoscono affatto. La chiesa è stata studiata archeologicamente e in relazione alle tecniche murarie ha rivelato 5 fasi costruttive, comprese tra un periodo precedente all’XI sec. e la seconda metà del XIII sec.. In origine la basilica, di dimensioni minori, si estendeva sino alla quarta coppia di archi interni con un tetto reso completamente in legno. Problemi legati alla copertura resero necessari chiudere con una volta a ‘botte’ le navate laterali, impiegando laterizi disposti in modo longitudinale. Creando ambienti vuoti a coprire le navatelle, uno strato isolante sopra l’abside e edificando su questi strati impiegando nuovo granito, la Basilica venne elevata all’altezza attuale. In seguito, la chiesa verrà allungata di due coppie di archi e vedrà la seconda facciata nell’ultima coppia di pilastri interni. La predisposizione di una torre campanaria mai ultimata, in prossimità della struttura, spinse le maestranze ad avanzare di un’ulteriore coppia di archi la costruzione inglobando la torre. La chiesa (m 33 x 13, alta 12 m circa) ha pianta a tre navate divise da arcate su pilastri e colonne, secondo un sistema alternato di sostegni. I capitelli sono anch'essi in granito. A coronare i pilastri ci sono abachi spessi di forma a tronco di piramide. Tra i capitelli uno si presenta ad angoli smussati, attestato nella valle del Po a partire dall’Alto Medioevo, mentre quelli decorati presentano la forma generale a tronco di cono rovesciato e altri due ancora sono semplicemente delle basi di colonna impiegate all’uopo. Due di questi capitelli vedrebbero rappresentati rispettivamente: uno facce contornate da volatili e l’altro delle protomi d’ariete, motivi inquadrabili in epoca longobarda.
See more posts
See more posts
hotel
Find your stay

Pet-friendly Hotels in Olbia

Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.

La parrocchiale di S. Simplicio è nell’abitato di Olbia, il cui territorio documenta la continuità insediativa dal Neolitico antico all’Altomedioevo. Secondo fonti mitografiche di età classica, città e poleonimo sarebbero da riferire a fondazione greca. La voce Ulbia sembra però di sostrato mediterraneo, mentre l’archeologia ha potuto verificare la frequentazione precoloniale fenicia (VI sec. a.C.) e la struttura urbana punica (III sec. a.C.) nello stesso sito della città romana. La sede diocesana vi è attestata con la denominazione Fausiana alla fine del VI secolo (quand’è vacante) e come Civita dal 1113-16 (quand’è documentato il vescovo Villanus) al 1503, quand’è unita a quella di Ampurias e traslata a Castelgenovese (oggi Castelsardo). Nell’area della necropoli occidentale, utilizzata dalla fine del I secolo al Medioevo, fu impiantata la cattedrale intitolata al “Simplicius presbyter”, che il “Martyrologium Hieronimianus” dice martirizzato in Sardegna; risale forse al momento della ricostruzione romanica la tradizione agiografica che lo vorrebbe vescovo di Fausiana e vittima della persecuzione dioclezianea. Il toponimo Fausiana potrebbe riferirsi alla cittadella vescovile, sorta nell’immediato entroterra come polo ecclesiastico, contrapposto a quello giudicale rappresentato dal distrutto “castrum Terrae Novae” o castello di Terranova, a cinta quadrata con torri angolari e al centro dei lati, una delle quali superstite fino al 1817. Il toponimo Civita sarebbe da riferire al ripristino della cattedra nel “cimitero sancti Semplici” (ricordato in un documento del 1113-16), dove fu intrapresa la fabbrica romanica in due tempi costruttivi entro il primo quarto del XII secolo. All’impianto trinavato, in grandi conci di granito locale, appartengono i muri perimetrali (tranne la parte mediana della facciata) e i setti divisori ad arcate su pilastri e colonne. Si prevedevano absidi contrapposte, nella navata mediana tetto ligneo e nelle navatelle volte a botte in cantonetti granitici. Un probabile crollo o cedimento della volta nella navatella destra determinò la rinuncia al sistema alternato dei sostegni e l’abbandono del granito in favore di paramenti in cotto, interpolati per alleggerire le volte e le murature portanti, con arcatelle in laterizio, sovrapposte agli archetti litici dell’abside e dei fianchi. Nel medesimo corso d’opera dovettero completarsi i muri alti della navata mediana, rinunciando all’abside orientata (sostituita dalla facciata), talché l’attuale risulta a nordovest. All’interno, le colonne hanno abaco a tavoletta e capitello in granito. Uno è ad angoli smussati secondo tipologia protolombarda; un altro ha protomi d’ariete; un altro protomi umane. Sono spie della formazione toscana delle maestranze il telaio strutturale e i dettagli nei paramenti murari esterni. Fra larghe paraste d’angolo, lo zoccolo a scarpa è interrotto da plinti dadiformi che innalzano le basi delle lesene; gli archetti poggiano con ritmo alterno su queste e su robusti peducci sgusciati, modanati o con decoro figurato. Nello specchio mediano dell’abside, la monofora ha davanzale con cornice modanata. Nella facciata, il portale è architravato e ha arco di scarico a sesto rialzato, in asse con la grande trifora, entro un’arcata sovrastata da quattro alloggi per bacini ceramici disposti a croce; altri bacini si disponevano nelle vele fra le centine gradonate, nascenti dai corposi capitelli delle colonnine ofitiche e degli stipiti. Nelle testate delle navatelle, alcuni archetti ospitano rilievi marmorei a decoro geometrico o figurato. Nell’aula si conservano lacerti di affreschi romanici. (Sardegna Cultura)
Michele Marras

Michele Marras

hotel
Find your stay

Affordable Hotels in Olbia

Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.

Get the Appoverlay
Get the AppOne tap to find yournext favorite spots!
La basilica di San Simplicio sorge in un contesto che purtroppo non le rende onore: un'arida e assolata piazza circondata da brutte abitazioni. In realtà, in passato, questa era la zona cimiteriale dell'antico abitato, tanto che sotto la pavimentazione della basilica e, in generale, sotto la piazza stessa, sono presenti numerose sepolture, una parte delle quali sono visitabili, a pagamento, proprio a due passi da qui. Diciamo subito che in confronto alle altre chiese romaniche visitate nel nord Sardegna, come Sant'Antioco di Bisarcio, San Lussorio a Fordongianus e la basilica maggiore di San Gavino a Porto Torres, quella di San Simplicio è sicuramente meno scenografica, specie in esterno. Tuttavia, la facciata ed i prospetti laterali conservano gli stilemi tipici del romanico pisano, non alterati da superfetazioni o aggiunte successive, il che consente di fare degni paragoni con le chiese toscane coeve. All'interno sono degni di nota un paio di capitelli longobardi che, insieme ad una lastra in facciata, costituiscono tracce materiali del rimaneggiamento dell'originaria chiesa che, ab origine, era molto più corta e bassa (lo si vede bene osservando la muratura il laterizio che arriva alla seconda campata). Interessanti anche due lacerti di affreschi staccati, di matrice bizantina, e riposizionati sull'abside. Per il resto la chiesta si presenta oggi molto spoglia, ma con la visita guidata, compresa nel biglietto di 4 euro, il giro si fa più interessante. L'archeologa che ci ha accompagnato era molto appassionata e, da studiosa, ha elaborato alcune teorie che ci ha esposto, specie sull'iconografia dei reperti longobardi. Da storica dell'arte ho apprezzato. Se invece non siete interessati alla visita, potete avvalervi della brochure e del materiale multimediale informativo che fornisce l'operatore all'ingresso, che credo essere il marito. In conclusione, se passate per Olbia e magari state aspettando il traghetto di ritorno, vale la pena arrivare fin qui e ascoltare la storia di quella che un tempo fu la chiesa in cui venne sepolto San Simplicio (che deve ancora essere ritrovato!)!
Ilaria Orlandini

Ilaria Orlandini

hotel
Find your stay

The Coolest Hotels You Haven't Heard Of (Yet)

Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.

hotel
Find your stay

Trending Stays Worth the Hype in Olbia

Find a cozy hotel nearby and make it a full experience.

L’impianto della chiesa e i suoi committenti, allo stato attuale delle ricerche, non si conoscono affatto. La chiesa è stata studiata archeologicamente e in relazione alle tecniche murarie ha rivelato 5 fasi costruttive, comprese tra un periodo precedente all’XI sec. e la seconda metà del XIII sec.. In origine la basilica, di dimensioni minori, si estendeva sino alla quarta coppia di archi interni con un tetto reso completamente in legno. Problemi legati alla copertura resero necessari chiudere con una volta a ‘botte’ le navate laterali, impiegando laterizi disposti in modo longitudinale. Creando ambienti vuoti a coprire le navatelle, uno strato isolante sopra l’abside e edificando su questi strati impiegando nuovo granito, la Basilica venne elevata all’altezza attuale. In seguito, la chiesa verrà allungata di due coppie di archi e vedrà la seconda facciata nell’ultima coppia di pilastri interni. La predisposizione di una torre campanaria mai ultimata, in prossimità della struttura, spinse le maestranze ad avanzare di un’ulteriore coppia di archi la costruzione inglobando la torre. La chiesa (m 33 x 13, alta 12 m circa) ha pianta a tre navate divise da arcate su pilastri e colonne, secondo un sistema alternato di sostegni. I capitelli sono anch'essi in granito. A coronare i pilastri ci sono abachi spessi di forma a tronco di piramide. Tra i capitelli uno si presenta ad angoli smussati, attestato nella valle del Po a partire dall’Alto Medioevo, mentre quelli decorati presentano la forma generale a tronco di cono rovesciato e altri due ancora sono semplicemente delle basi di colonna impiegate all’uopo. Due di questi capitelli vedrebbero rappresentati rispettivamente: uno facce contornate da volatili e l’altro delle protomi d’ariete, motivi inquadrabili in epoca longobarda.
Giorgio Pegoretti

Giorgio Pegoretti

See more posts
See more posts