La basilica di S. Gavino turritano è parrocchiale di Porto Torres, sede episcopale dal 484 sino al 1441, quando fu trasferita a Sassari. Gli scavi seicenteschi identificarono una piccola struttura cruciforme, probabilmente una memoria divenuta ipogeica quando fu incorporata nell’edificio romanico, la cui navata settentrionale si sovrappone a una basilica trinavata con abside a occidente. La prima menzione del titolo è contenuta nel “Condaghe di S. Pietro di Silki” e risale al 1065 circa. Dallo “Pseudocondaghe di S.Gavino” si ricava la notizia della costruzione della basilica in due tempi: iniziata da Gonnario-Comita (giudice di Torres e Arborea) ad adempimento votivo, fu ripresa e ultimata dal figlio Torcotorio-Barisone I de LaconGunale, giudice turritano nel 1065. L’indagine archeologica ha confermato l’esattezza della fonte apografa. Nella navata settentrionale l’allestimento delle fondamenta si è arrestato in corrispondenza dei primi due pilastri da levante, quando nella navata mediana i lavori erano stati condotti sino alla coppia di pilastri mediani; dunque la fabbrica procedette a partire dall’abside orientale. La basilica è frutto di un progetto unitario, con pianta trinavata ad absidi contrapposte lungo l’asse nordestsudovest. Tuttavia la ripresa dei lavori comportò un avvicendamento di maestranze, distinte nelle consuetudini di taglia anche se nell’alveo della stessa formazione pisana. Di questa rimane memoria nello “Pseudocondaghe”. Al maestro che poco prima del 1065 progettò e impiantò la basilica si devono abside e corpo orientale, dove sull’alto zoccolo poggiano paraste con basi marmoree innalzate da un dado che interrompe la scarpa, mentre sul paramento in grandi cantoni calcarei si incavano alloggi per bacini ceramici e si profilano specchi conclusi da un archetto, come nel timpano del frontone, dove però gli archetti hanno doppia ghiera a spigolo vivo. Le monofore sono di tipo arcaico, con strombo gradonato a spigolo vivo, come nell’oculo del timpano di levante e nella prima luce sinistra del fianco settentrionale. Alla ripresa dei lavori, nell’abside e nel corpo occidentale le monofore gradonate vengono sostituite dal tipo a sguanci lisci, mentre gli archetti sono filettati a listelli sottili. L’unità architettonica è assicurata dal ritmo degli specchi che, fra larghe paraste d’angolo, rifasciano il paramento dei fianchi con archetti impostati su una parasta o su un peduccio in asse con una monofora. L’interno è trinavato da ventidue colonne e tre coppie di pilastri cruciformi, oggi senza funzione strutturale ma probabilmente destinati, nel progetto originario, a reggere archi-diaframma tra i muri della navata mediana, così da definire uno spazio concamerato e non bidirezionale, com’è ora che le opposte direttrici conducono alle absidi con arco frontale a leggero rincasso. Le colonne sono di spoglio, in granito e in marmo, con abachi a tavoletta. Dei capitelli, perlopiù di età romana, tre con colombe furono rilavorati in età altomedioevale, mentre due sono romanici. La navata mediana ha tetto ligneo, esternamente in lastre di piombo; ogni navatella è voltata a crociera. La divisione fra le campatelle è segnata da un arco trasverso, impostato su mensole altomedioevali o d’imitazione romanica. L’ultima coppia di campatelle verso occidente duplica l’ampiezza dell’arcata per marcare un transetto, che si pronuncia anche all’esterno con la maggiore altezza dei muri. La costruzione dovette completarsi entro il 1111, come attesta l’iscrizione funeraria nella base della parasta del fianco allo spigolo nord. Al 1492 risale un’epigrafe, relativa al restauro aragonese dell’unico portale romanico superstite. Ubicato sul fianco nordovest, centrato nello specchio fra paraste e dunque in situ , si compone di elementi marmorei: architrave istoriato con motivi geometrici, stipiti a più risalti, capitelli con aquile imperiali, figure zoo-antropomorfe. Nella lunetta campeggia a rilievo bassissimo una scena di combattimento...
Read moreNel cuore di uno dei centri più importanti del Sassarese, a nord-ovest della Sardegna, che in origine fu una famosa colonia romana, sorge il monumento cristiano romanico più grande e antico dell’Isola, nonché uno dei più significativi. Gavino, Proto e Gianuario, perseguitati dall’imperatore Diocleziano, furono martirizzati nella colonia romana di Turris Libisonis – oggi area archeologica - a inizio IV secolo. A loro è dedicato un maestoso monumento, eretto nell’XI secolo e avvolto nel mistero di episodi leggendari. La basilica di san Gavino si erge sul Monte Agellu al centro di Porto Torres, che fu dapprima necropoli romana e paleocristiana, poi sede di due chiese (V-VII secolo), i cui resti furono inglobati nella cripta della basilica. Scenderai lungo una galleria appositamente scavata per accogliere, in artistici sarcofagi, le reliquie dei martiri, scoperte nel 1614, oggi meta di devozione di migliaia di fedeli. E ammirerai la moltitudine di reperti emersi dagli scavi e custoditi nell’Antiquiarium Turritano: tombe abbellite con mosaici e affreschi, statue e una cisterna bizantina. Cattedrale quando la città, per un millennio (484-1441), fu sede episcopale, San Gavino sorge tra due cortili, gli atri Comita e Metropoli: il primo deriva il nome dal giudice di Torres che commissionò la costruzione della chiesa a maestri pisani. Si narra che i corpi dei martiri sarebbero stati rinvenuti dal giudice in seguito a un prodigio: durante una grave malattia, Gavino gli apparve in sogno promettendogli la guarigione se avesse cercato i corpi perché ricevessero degna sepoltura. Scoperti nelle tombe vicine all’attuale chiesetta di Balai, furono trasferiti nella basilica. In onore dell’episodio, il 3 maggio, ogni anno, si celebra la solenne processione della Festha Manna. Molte le peculiarità della basilica: la particolare pianta longitudinale – la chiesa è lunga 58 metri, il triplo di quanto è larga - l’‘anomalia’ delle due absidi contrapposte e l’assenza di facciata. L’esterno è scandito da lesene e archetti pensili e ha gli ingressi sui lati lunghi: a nord un portale romanico con rappresentazioni di Adamo ed Eva, a sud un portale gotico-catalano. Dalla grandiosità dell’esterno passerai al fascino discreto dell’interno, rischiarato dalla luce di monofore che si riflette su tre navate, divise da arcate sorrette da 22 colonne in granito rosa e marmo grigio, derivanti da edifici di età romana e bizantina. La struttura longitudinale è chiusa su ambo i lati minori...
Read moreVisited here on a day trip when docking in Porto Torres with Tui cruises.Basically there isn't a great deal to see or do in this dirty place.Having said that the beaches are clean but the town has dog mess everywhere⅞. Anyway we found this little place which is about a 20 minute walk from the town centre.It was built between 1030 and 1080 and has two apses facing each other.Refused to pay the entrance fee but from what I could see it there wasn't much to see inside.If you are religious then this...
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