Silvio Pellico.
Silvio Pellico nacque a Saluzzo in provincia di Cuneo il 24 giugno1789 e morì a Torino il 31 gennaio 1854. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino. Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Piero Maroncelli, il 13 ottobre 1820, Pellico, lo stesso Maroncelli, Melchiorre Gioia e altri furono arrestati. Da Milano Pellico fu condotto alla prigione dei Piombi di Venezia, e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1821. A Venezia fu letta pubblicamente il 21 febbraio 1821 la sentenza del celebre Processo Maroncelli-Pellico. I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. Nella sua vita scrisse molti libri tra cui le mie prigioni, è un libro di memorie scritto da Silvio Pellico e pubblicato nel 1832. Saluzzo è una località molto bella, nella sua zona ci sono grandi distese di frutteti ed è molto interessante da visitare.
Silvio Pellico.
Silvio Pellico was born in Saluzzo in the province of Cuneo on 24 June 1789 and died in Turin on 31 January 1854. He is buried in the monumental cemetery of Turin. Pellico and most of the friends were part of the secret sect of the so-called "Federati". Discovered by the Austrian police who had managed to intercept some compromising letters by Piero Maroncelli, on October 13, 1820, Pellico, Maroncelli himself, Melchiorre Gioia and others were arrested. From Milan, Pellico was taken to the prison of the Piombi of Venice, and then to that of the island of Murano, where he remained until February 20, 1821. In Venice the sentence of the famous Maroncelli-Pellico trial was publicly read on 21 February 1821. The two defendants were sentenced to the death penalty. For both, then, the sentence was commuted: twenty years of hard prison for Maroncelli, fifteen for Pellico. In his life he wrote many books including my prisons, it is a memoir written by Silvio Pellico and published in 1832. Saluzzo is a very beautiful resort, in its area there are large expanses of orchards and is very...
Read moreNasce il 24 giugno 1789 a Saluzzo, oggi in provincia di Cuneo, secondogenito del commerciante piemontese Onorato Pellico (1763-1838) e della savoiarda Margherita Tournier (1763-1837), originaria di Chambéry. Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica dalla devota madre. Uno dei suoi fratelli, Francesco, divenne gesuita; le sorelle Giuseppina e Maria Angiola presero i voti. Il primogenito Luigi (1788-1841) tentò la carriera politica, condividendo le idee di Silvio e le sue stesse passioni letterarie.
Dopo gli studi a Pinerolo, dove suo padre nel 1792 aveva rilevato la gestione di un negozio, nel 1799 in seguito al fallimento dell'attività paterna andò a vivere con la famiglia a Torinoe in seguito fu inviato dai genitori in Francia, a Lione, per fare pratica nel settore commerciale. Nella città francese Pellico dimostrò scarsa inclinazione per gli affari appassionandosi invece agli studi classici, alle lingue e agli autori contemporanei, quali Foscolo e Vittorio Alfieri di cui diventò un fervente ammiratore. Al rientro in Italia, nel 1809, si stabilì con la famiglia a Milano, dove il padre aveva trovato un impiego pubblico al Ministero della Guerra del Regno d'Italia. A Milano il Pellico fu insegnante di francese presso il collegio militare. Giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta Vincenzo Monti e Ugo Foscolo legando in particolare con quest'ultimo. Cominciò a scrivere tragedie in versi di impianto classico, come Laodamia (1813) ed Eufemio di Messina.
Alla caduta del regime napoleonico (1814) perse la cattedra di francese. Il 18 agosto 1815 a Milano viene rappresentata la sua tragedia Francesca da Rimini. La tragedia reinterpreta l'episodio dantesco alla luce delle influenze romantiche e risorgimentali del...
Read moreSilvio Pellico sitzt auf seinem Sockel in Saluzzo und wirkt, als wolle er sagen: „Ich habe neun Jahre Haft überlebt – da werde ich wohl auch das Taubenproblem meistern.“ Der Literat und Nationalheld lehnt sich mit bedächtiger Pose an Bücher und Lorbeer, ganz der stille Intellektuelle, der weiß: Ruhm braucht keine Lautstärke, nur Marmor. Das Denkmal, 1863 errichtet, steht noch immer aufrecht – auch wenn sich heute mehr Spaziergänger für Gelato als für Gefängnismemoiren...
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