Visitato lo scorso marzo A El Molin si entra in un luogo che trasuda tradizione ed eleganza rustica, molto piacevoli sono infatti gli ambienti, caldi, moderni, con tanto legno ben ristrutturato…insomma piacevole e rilassante. Lo chef si affaccia dalla cucina e ci da il suo benventuo. Noi decidiamo per il menu da 8 portate a cui io abbino anche la degustazione di 5 calici che non sono esclusivamente di vino, ma aggiungono anche un cocktail davvero buono a base di succo di mela e affumicatura, che accompagna le numerose entree, mentre il secondo “non vino” è un gin tonic creato dallo chef che usa il suo gin in diverse sue preparazioni. Quest’ultimo sinceramente non mi ha entusiasmato e se devo dirla tutta, a parte pensare che l’abbinamento con la parte dolce del menu fosse forzata e non centrata, ho notato un’eccessiva presenza di offerta di gin tonic anche all’interno del menu. Insomma, capisco la creazione dello chef, ma secondo me è un po’ troppo. La serata è iniziata con delle amouse bouche che abbiamo abbinato ad un fantastico calice di Kettmeir di Chardonnay in purezza, per poi entrare nel vivo con tutta una serie di entree che facevano parte del percorso degustativo. Di questo primo assaggio di percorso posso solo dire che l’esperienza è quella di una passeggiata nel bosco di montagna, al mattino presto, dove i profumi sono intensi e si mischiano tra loro quelli terrosi con quelli più eterei di legno e di affumicatura, sempre molto presenti nelle preparazioni dello chef. Ancora ottimo il capitolo che vede i primi piatti come protagonisti: si parte con una sorta di connubio tra raviolo del plin alla lepre, ma creato con la consistenza del passatello…credetemi è proprio così! Piatto che avresti voglia di continuare a mangiare e mangiare! Si passa poi ad un riso cotto in modo divino, dove ogni chicco è protagonista di per sè. Anche qui abbiamo un affumicatura leggera che lo completa e nobilita insieme ad altri sapori che purtroppo ora non riesco a ricordare. In abbinamento un buon riesling renano in purezza del 2020 di Pojer e Sandri. Continuiamo poi con una piccola sorpresa che devo dire, da cultore, di aver molto apprezzato: al pane è stata data dignità di portata! Infatti il pane, di lievito madre, è il protagonista assoluto dell’intermezzo che segue. Non solo questo fantastico elemento viene elevato a protagonista, ma viene accompagnato magistralmente con due formaggi, dell’olio del garda e un burro che praticamente viene ricreato direttamente al tavolo. Semplicemente fantastico. Al termine del piatto, mi preme di dare un suggerimento al servizio: dato che loro sanno perfettaemnte che il pane non comparirà più sulla tavola, sarebbe stata buona prassi quella di raccogliere tutte le briciole dalla tovaglia senza invece attendere che si servissero, e terminassero, altri due piatti per poi invece passare alla pulizia prima dei dolci. Per quale motivo? Non c’è! Quindi, una volta terminato il pane, si passa direttamente al piatto che meno ha convinto sia me che la mia compagna: una minestra di funghi che però, in tutta sincerità, pur apprezzando notevolmente il brodo di funghi, non abbiamo proprio capito, nè tantomeno particolarmente apprezzato la composizione del piatto. Forse un po’ ostico e complesso. Si passa infine a chiudere la parte salata con un’ottima guancia di cervo brasata. Che dire? Piatto perfetto, carne succulenta e cotta alla perfezione. In abbinamento ho avuto qui un validissimo Pinot Nero di Bellaveder riserva Faedi del 2019. La parte dolce avrebbe, come detto, meritato un abbinamento di vino del tutto diverso dal gin tonic, sinceramente non la capisco proprio. Comunque le proposte sono state valide ed interessanti, non immediate, ma dietro c’era un pensiero che teneva tutte le preparazioni insieme e la sequenza proposta per l’assaggio ben guidava il palato a meglio apprezzare tutta l’offerta. Nel complesso direi che l’esperienza è stata decisamente positiva e siamo davvero contenti di aver avuto il piacere di trascorre una serata presso...
Read moreMe and my dad had a good day in the beautiful alpines of Cavalese, when we randomly found the hidden beautiful restaurant El Molin. The architecture of the restaurant is really something else. You get greeted at the restaurants front door by knocking. You then get led to a table in the comfy and good looking inner dining room. We ordered the course where you get AMAZING dishes. The service is perfect with professional waiters who knows a lot about every single ingredient which they put into the dishes. People are complaining about the price but what you get for that kind of money is just...
Read morePrenotato con mesi di anticipo e segnalato che sono vegana. Sono rimasta molto delusa ed amareggiata dal menu presentato. Praticamente era un’imitazione di quello onnivoro dove sono stati eliminati o sostituiti con verdura gli elementi animali. Non essendo quindi un menu studiato ma “aggiustato” basandosi su quello onnivoro, è stato piuttosto deludente. È un vero peccato che in un ristorante di questo livello e con uno chef con una stella verde, quindi attento all’ambiente, agli ingredienti e alla sua terra, non abbia nel suo ristorante una vera alternativa vegana. Abbiamo anche fatto notare quanto non sia corretto il prezzo del menu, identico a quello onnivoro ma senza gli elementi pregiati che lo compongono (per esempio i secondi: salmerino sostituito con l’insalata belga e maiale sostituito con il finocchio). Per quanto chiaramente siano verdura di ottima qualità arricchiti da ingredienti particolari, non penso siano paragonabili alla proteina animale né a livello di gusto (addirittura sgradevole) né a livello di prezzo. Un vero peccato, non ritornerò e sconsiglio l’esperienza a chi segue un’alimentazione vegetale finché l’alternativa sarà questa. Spero che, in futuro, se verrà proposto un menu vegano sarà ben studiato e di pari qualità a quello onnivoro perché credo che tutti i clienti abbiano diritto di essere trattati con lo stesso rispetto. Il personale in sala è stato molto gentile, soprattutto la ragazza con la camicia bianca e gli occhiali; dolcissima e...
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