PARTE 2 Alle 14:25 arrivano i due taglieri, accompagnati da una pinsa/focaccia per gustarseli + i vari appetizers che qualcuno ha ordinato a contorno del loro piatto principale (bocconcini di baccalà, olive ascolane, ecc). “Ok, sta arrivando il cibo… magari non saranno le 14:45 ma le 15:00, va bene lo stesso” La nostra fiducia fu ancora una volta mal riposta, ma in quel momento avremmo dovuto forse intuirlo. Il tempo passa e consigliamo ai due fortunati con il piatto davanti agli occhi, di non aspettarci e di mangiare. La focaccia fredda poi non sarebbe più la stessa cosa. Niente da fare, ci aspettano. Mi sto dilungando, quindi saltiamo un 20-30 minuti di racconto in cui non succede nulla. Si può segnalare soltanto un ragazzo (in abiti sportivi/da spiaggia), terminato di mangiare inizia a servire ai tavoli. Intorno alle 15 arrivano le pinse e gli hamburger (piano piano) e mancheranno solo l’hamburger di pollo e il piatto unico che arriveranno dopo 10-15 minuti buoni. Un commensale si trova però costretto a segnalare che la sua pinsa, richiesta rigorosamente e in modo inequivocabilmente colorito, senza mozzarella (per intolleranza alimentare)… è arrivata con la mozzarella. Siamo umani, ci si può sbagliare, anche se su cose gravi come questa. Capita. La rimandiamo indietro e speriamo solo di non dover attendere un’altra ora e mezza per la nuova pinsa, sarebbe una beffa. Inaspettatamente, però, dopo un paio di minuti ecco che ritorna. Che strano, ma siamo fiduciosi che ora si possa mangiare tuti insieme. Non l’avranno mica tolta “a mano” senza rifarla da zero, vogliamo sperare. La nostra fiducia fu stancamente mal riposta. Ancora. PLOT TWIST: la mozzarella era ancora presente. Sentitosi preso in giro, il nostro amico la rimanda indietro per la seconda volta, innervosito e giustamente sentitosi preso in giro. Non è tra l’altro un soggetto calmo, forse stuzzicarlo non è mossa saggia. Di nuovo inaspettatamente, però, dopo un paio di minuti ecco che ritorna, servita dal ragazzo in pantaloncini/costume giallo fluo che con sorriso esclama “eccola, stavolta senza mozzarella”. Ok, ironia che in quel preciso momento storico (stanchi per l’attesa e delusi dalla nostra fiducia ormai tradita in continuazione) non viene particolarmente apprezzata, ma del tutto comprensibile. PLOT TWIST 2: ci accorgiamo che quella innocente e apparentemente semplice battuta, celava un significato ben più sottile condito da quel black humour difficilmente intuibile al primo ascolto. La “nuova” pinsa aveva la mozzarella. Non l’avranno mica tolta “a mano” senza rifarla da zero, vogliamo sperare (parte 2). La nostra fiducia fu stancamente mal riposta. Ancora. (parte 2) Ora inizia ad essere colpa nostra però, perseverare così è da masochisti. Rimandiamo indietro il piatto per la terza volta, chiedendo un tagliere di salumi in sostituzione, così non dobbiamo aspettare troppo tempo. Ma ecco che cinque minuti dopo arriva la pinsa, condita questa volta da scuse per l’accaduto. Del resto è stata mandata indietro tre volte e già dalla seconda il proprietario disse si sarebbe fatto sentire in cucina, non ci sono scusanti per questa caduta di stile che avrebbe potuto causare problemi molto gravi. PLOT TWIST 3: La “quarta pinsa” aveva la mozzarella. Molta meno di prima, ma ce l’aveva. Perché molta meno? Perché era sempre la stessa pinsa della prima volta, mai rifatta, come anche confermato successivamente e tacitamente dal personale. Una cosa del genere non mi è mai capitata: mai ripetere lo stesso “colpo di scena” in modo identico e nel giro di così pochi minuti, addirittura per tre volte. Mai visto, neanche nei...
Read morePARTE 1 Probabilmente -anzi, senza alcun dubbio- la peggior esperienza e il peggior pranzo della mia vita. Chiariamoci, di cucine peggiori ne ho trovate (giusto due o tre, non di più), ma considerando anche tutto quello che va oltre il cibo, senza dubbio il peggio del peggio. Memorabile, nell'accezione più cattiva del termine. Voglio essere dettagliato, penso che l’esperienza lo meriti. Al via il racconto, il mito, l’epopea. Siamo un gruppo numeroso e questa sosta non era prevista, dunque ci troviamo alle ore 13:00 a dover prenotare e ci rendiamo conto come non sia facile, per un ristorante, gestire così tante persone e con poco preavviso. Cercando qualcosa di più di una catena di fast food, troviamo questo posto. Prenotiamo tramite The Fork, dove si ha diritto a uno sconto del 30% ma fino a un massimo di 5 persone. Siamo in 13, quindi non ne abbiamo diritto, poco male... non ci interessa. Avvisiamo che potremmo arrivare con qualche minuto di ritardo, ci presentiamo alle ore 13:31. Il personale è gentile e, su nostra richiesta, ci sposta il lungo e bellissimo tavolo all’ombra. Ci accomodiamo e attendiamo. Nel frattempo diamo un sguardo al locale, piccolino, curato, con non tanti posti a sedere. Visto anche l’orario notiamo che i clienti a mangiare sono pochi, forse un paio di coppie, forse una sola… comunque l’ambiente è molto calmo e non c’è bisogno di correre tra i tavoli: ci siamo quasi solo noi, insomma. Nel giro di una decina di minuti arriva il personale di sala che provvede ad apparecchiare… una decina di minuti per apparecchiare? Non ci facciamo caso, siamo in compagnia e il tempo passa veloce quando ci si diverte. Quando però sono passati più di 20 minuti e non si sono ancora visti i menù, forse un po’ di preoccupazione è d’obbligo. I pochi altri clienti presenti, intanto, hanno terminato il loro pranzo e hanno lasciato il locale. Rimaniamo solo noi (arriverà, dopo, una coppia). Bene, il locale è “tutto nostro”, fa orario continuato, dunque siamo certi che ora i tempi saranno decisamente più veloci. Magari pure “normali”. La nostra fiducia fu decisamente mal riposta, ma non potevamo ancora saperlo. Arrivano i menù, la cucina è modestamente varia (3 tipi di hamburger, un piatto unico, forse un paio di primi, qualche pinsa…) ma va benissimo così. Pochi minuti dopo la cameriera prende le ordinazioni: due taglieri di salumi, un piatto unico e il resto diviso tra hamburger e pinse. Ok, più di mezz’ora da quando ci siamo seduti è servita soltanto per ordinare, però ora siamo gli unici clienti, possiamo rimanere fiduciosi che in tempi standard riusciremo a mangiare. La nostra fiducia fu decisamente e di nuovo mal riposta, ma si spera sempre per il meglio. Ecco le bibite! Bene, possiamo placare la nostra sete, saliamo a circa 40 minuti. Sfruttiamo l’inaspettato tempo a disposizione per decidere come organizzare il resto della giornata, siamo “in gita” dunque ci aspettano 300 km per rientrare a casa e valutiamo se fare una tappa aggiuntiva sulla via del ritorno. Sono le 14:10, siamo arrivati da 40 minuti, abbiamo ordinato e sono arrivate le bibite. Il pensiero comune è: “Ragazzi, prima delle 14:45 da qui non ci alziamo” Ok, allora valutiamo e organizziamo una visita al museo Ferrari di Fiorano Modenese… è di strada e nonostante iniziamo ad essere un po’ tirati con i tempi, e un po’ stanchi e accaldati, ce la possiamo fare. Del resto non abbiamo ordinato pizze con impasto fatto lievitare al momento, o una polenta, o un pulled pork con tempi di cottura di 6-9 ore. Quanto ci vorrà per fare degli hamburger e...
Read morePARTE 3 - FINALE
Decisamente arrabbiati aspettiamo il tagliere di salumi in sostituzione, che arriva in modo celere, mentre tutti ormai hanno consumato il proprio pranzo. La qualità del cibo? Il meglio era mediocre, il resto era pessimo. Evitiamo i commenti sul formaggio fuso di alcuni hamburger e crudo di altri, o la carne, o il pane, o le patatine, ecc ecc. Il cibo era medio/scarso, ma a quel punto non era neanche un problema. Poteva essere anche un piatto dei fratelli Roca, non avrebbe salvato minimamente l’esperienza cui siamo stati sottoposti. Ordiniamo 8 caffè ma neanche quelli (come tutti i piatti prima) vengono serviti insieme. Prima 4 caffè, e dopo un paio di minuti gli altri 4. Chiediamo il conto e dopo quanto successo arriviamo pure a pensare che ci avrebbero fatto pagare le 4 pinse rimandate indietro. Se tanto ci dà tanto, non ci stupiremmo ormai. Le 4 pinse non ci sono, il tagliere in sostituzione sì. Onestamente avrei evitato, visto quanto successo. Si paga il coperto (Euro 3,50 per tovagliette di carta, niente pane), e nonostante questo si paga pure il caffè servito al tavolo. Imbarazzante. Siamo QUASI tutti fortemente tentati, PER LA PRIMA VOLTA NELLE NOSTRE VITE, ad alzarci e andarcene senza pagare. Ma non sarebbe giusto, siamo gente per bene. Entriamo in 3 (tra cui io) chiedendo di rivedere il conto, come gesto simbolico di scuse (visto che a fronte di un conto di 300+ Euro non ci è stato offerto nulla, e non è stato fatto nessun tentativo per “sistemare le cose”, quanto meno per provare a salvare la faccia). Dico alla ragazza in cassa che, considerando che c’è uno sconto del 30% su The Fork e considerando l’enorme disservizio ricevuto, e tutto quanto sopra descritto, magari un simbolico 10-15% di sconto avrebbero potuto farcelo. Del resto nulla ci vietava, in principio, di fare 3 diverse prenotazione con 3 diversi account su The Fork e sederci in 13 (magari in tavoli diversi) e mangiare con lo sconto. Ci sembrava una caduta di stile che poco ci si addice, quindi non l’abbiamo neanche presa in considerazione. La risposta, però, è che pagando già una grande commissione a The Fork, non ci avrebbero fatto nessuno sconto. Va bene, ma senza The Fork non vi avremmo MAI trovati. Ma chissenefrega, non è questo il punto, e dopo come siamo stati trattati non avrebbe senso cercare di discutere con queste persone, che giocano sulla salute del cliente per risparmiare pochi euro di impasto di una pinsa. Mi tengo il pensiero per me, ma insistiamo per ottenere qualcosa, anche un minimo, visto che va bene aver riposto troppa fiducia ed essere stati ingannati e traditi, ma venir presi in giro ed essere trattati per stupidi anche no. Alla fine ci scontano il tagliere (17 euro), pari al 5-6 % del conto, senza manco offrire un giro di amari, i caffè, nulla. Mentre ce ne andiamo, esce il proprietario dicendo che sono un po’ a corto di personale (eravamo sostanzialmente gli unici clienti) e che avrebbero fatto sicuramente meglio se ci fosse capitato di passare una seconda volta. Due considerazioni rapide: La promessa di fare meglio è facile da mantenere, fin troppo direi: fare peggio è impossibile. Non c’è la benché minima possibilità che qualcuno di noi torni mai in questo postaccio.
Mi spiace per le due cameriere, sono gentili e fanno quello che possono, ma non c’è nient’altro di salvabile lì dentro.
Per chi ha letto fino a qui: ...
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