Di recente ho avuto l'opportunità di visitare "Er Bottarolo", un ristorante che fa parte di una catena a Roma. Ho scelto di andarci con la mia famiglia, composta da 5 adulti e 3 bambini, usufruendo della formula "all you can eat". Le aspettative erano alte, considerando la fama della cucina romana, ma purtroppo l’esperienza è stata ben lontana da ciò che ci si aspettava. Ambiente L'atmosfera del ristorante è fredda e poco curata. L’arredamento e i dettagli non trasmettono calore e accoglienza, creando un ambiente poco invitante. Antipasti Gli antipasti sono stati deludenti. Si è trattato di un piatto con 15 fette di salame di scarsa qualità, 5 pezzi di formaggio simile alla caciotta, 7 sfilacci di pizza fredda, una piccola ciotola di carciofi fritti (anch'essi freddi) e una ciotola di polenta in umido, che avrebbe dovuto essere un piatto "tipico romano", ma era fredda. Definire tutto ciò "misero" sarebbe un eufemismo. Servizio Una nota positiva è stata il servizio. La ragazza, presumo la responsabile, è stata molto educata e gentile. Tuttavia, sembrava pensare che fossimo clienti normali, cercando di promuovere i primi piatti in modo poco convincente, come se avesse temuto che non avremmo ordinato secondi visto la grande abbondanza dei primi. E invece, lo abbiamo fatto. Secondi Piatti Per quanto riguarda i secondi, abbiamo ordinato saltimbocca alla romana, ma ci è stata servita carne di suino ( ISO vitello) spessa come un filetto, praticamente non deglutibile. I carciofi alla giudia, indicati nel menu, non erano disponibili, mentre i carciofi alla romana erano così duri da risultare immangiabili. Gli unici piatti accettabili sono stati la trippa e la cicoria ripassata, per fortuna difficili da sbagliare.
Dessert e Bevande Anche i dolci, a 5€ ciascuno, e il fatto che caffè e alcolici non siano inclusi nella formula all you can eat, sono un'altra nota negativa.
In conclusione, spero che la nostra sia stata solo una serata sfortunata in un locale non adatto. Ho intenzione di tornare nei prossimi mesi, cambiando location, e spero di ricevere un'esperienza migliore.
Recently, I had the opportunity to visit "Er Bottarolo," a restaurant that is part of a chain in Rome. I chose to go there with my family, consisting of 5 adults and 3 children, taking advantage of the "all you can eat" formula. Expectations were high, considering the reputation of Roman cuisine, but unfortunately, the experience was far from what we anticipated. Environment The atmosphere of the restaurant is cold and poorly maintained. The decor and details do not convey warmth and hospitality, creating an uninviting environment. Appetizers The appetizers were disappointing. We were served a plate with 15 slices of low-quality salami, 5 pieces of cheese resembling caciotta, 7 scraps of cold pizza, a small bowl of fried artichokes (also cold), and a bowl of polenta in sauce, which should have been a typical Roman dish but was served cold. To call this "meager" would be an understatement.
Service A positive note was the service. The girl, presumably the manager, was very polite and kind. However, she seemed to think we were normal customers, trying to promote the first courses in a rather unconvincing way, as if she feared we wouldn’t order second courses. Instead, we did. Main Courses Regarding the main courses, we ordered saltimbocca alla romana, but we were served pork that was as thick as a filet, practically inedible. The carciofi alla giudia, indicated on the menu, were unavailable, while the carciofi alla romana were so hard that they were impossible to eat. The only acceptable dishes were the tripe and the sautéed chicory, which, fortunately, are hard to get wrong.
Desserts and Drinks Desserts at 5€ each, and the fact that coffee and alcoholic beverages were not included in the all you can eat formula, were further negative points.
In conclusion, I hope that our experience was just a stroke of bad luck in an unsuitable venue. I plan...
Read moreDar Bottarolo: l’Odissea del Centralino Perduto. Tutto era cominciato bene, anzi benissimo: un pranzo di famiglia per diciotto persone, organizzato con dovizia di chiamate e conferme al mitico centralino unico di “Dar Bottarolo”, quel totem della ristorazione romana in franchising che sembra gestito più dal Fato che da esseri umani. Il nostro organizzatore, diligente come un generale alla vigilia di una battaglia, aveva richiamato più volte nei giorni precedenti: “Siamo in diciotto eh, mi raccomando!”. E loro, rassicuranti come una nonna: “Tutto confermato signò, vi aspettiamo!”. Arriva finalmente il giorno X. Ci presentiamo al locale di via Tiburtina, sorridenti e affamati. Ma l’espressione del cameriere ci gela: “Prenotazione? Diciotto persone? No, qui non risulta niente.” Un brivido lungo la schiena: il centralino unico, in un atto di pura arte astratta, non aveva mai trasmesso la nostra esistenza al ristorante. Richiamiamo il centralino: una voce gentile ci propone la “soluzione”: “Ah sì, non vi preoccupate, vi spostiamo noi… c’è posto libero a Tor Marancia!”. Certo, dall’altra parte di Roma, ma cosa vuoi che siano 40 minuti di traffico quando la fame è ormai spirituale. Diciotto pellegrini del supplì partono dunque per Tor Marancia, seguendo l’organizzatore tenace come Ulisse che non si arrende al canto del centralino. Ma la malasorte non ci molla: “Ah… ma non sappiamo nulla del vostro arrivo.” Silenzio. Occhi sgranati. Un paio di forchette simboliche lanciate in aria. Il locale è pieno e la “soluzione” è degna di un film di Totò: “Aspettate che la gente sfoltisca un po’, poi vi componiamo la tavolata a pezzi”. Tradotto: pranzo previsto per il 2032. Qui però un plauso al proprietario, che almeno si è dato da fare per trovarci un posto. Dopo lunga attesa e digiuno interiore, entriamo — sono c.ca le 14:45 — con la fame che parlava al plurale e chiedeva vendetta. L’antipasto arriva trionfale: panzanella sminuzzata (versione “pane bagnato post-trauma”), fagioli e polenta dall’aria mesta, crocchette surgelate salvate solo perché non bruciate come quelle dell’altra metà del tavolo, dove avevano sperimentato la tecnica “lanciafiamme da un lato solo”. Un cinque e mezzo di incoraggiamento più che di gusto. Poi la pasta, servita in fiamminghe da mensa dei centurioni: cacio e pepe, gricia, amatriciana… tutte uguali. Stesso profumo di nulla, stesso sapore di poco, stesso destino: o troppo cotta o quasi cruda. Al dente? Sì, ma nel senso che ti restava… tra i denti. I secondi, poverini, arrivano con l’aria stanca dei gladiatori sconfitti: saltimbocca ridotti a pergamene croccanti, pollo ai peperoni risalente al Giurassico e qualche polpetta al sugo che, con un po’ di fede, si poteva anche definire “buona” e da 6½. Il vino della casa merita un capitolo a parte: colore promettente, ma il primo sorso rievoca esperienze da laboratorio di alchimica. Un 2 secco, e solo perché 1 sarebbe sembrato cattivo. Il locale, freddino e un po' malinconico, cerca di tirarsi su con decorazioni improbabili: un finto tetto sporgente con finte tegole, sotto cui pendono finte piante di plastica stanche della vita, che sembrano chiedere pietà più che luce. L’unica vera nota positiva: un giovane cameriere, volenteroso ma spaesato, che cercava di capire chi fossimo e da dove fossimo spuntati, con la faccia di chi non sa se portarci il conto o un calmante. Alla fine siamo usciti stremati ma ridendo. Avevamo attraversato Roma, il caos, il centralino e la fame. Non un pranzo, ma un pellegrinaggio gastronomico verso l’assurdo. Un’esperienza irripetibile — nel senso che, giuro, non la ripeteremo. Voto complessivo: 5 stiracchiato. Mi auguro sinceramente che il locale riesca a migliorare, nel servizio e nella cucina, e che non si adagi sulla stanchezza dei cuochi o sull’improvvisazione del centralino. L’idea e l’atmosfera meriterebbero di più: basta poco per trasformare un’odissea in un piacevole...
Read moreSiamo venuti al ristorante la sera del 25 aprile, festa della liberazione. Da subito risulta un’atmosfera fredda e poco accogliente. Il locale è praticamente vuoto per tutta la durata del nostro pasto, con solo due tavoli occupati oltre al nostro.
Le aspettative nonostante ciò erano comunque molto alte in quanto trattandosi di cucina romana ci aspettavamo qualcosa di particolare e caratteristico. Inoltre vedendo foto e video sui social si percepiva un’atmosfera completamente diversa rispetto a quella che purtroppo abbiamo percepito.
Qualità del cibo molto basica, non lontana da una cucina casalinga che chiunque avrebbe potuto persino migliorare. Impiattamenti mediocri e mise en place scadente. Gli antipasti sono gli unici piatti a mantenere una qualità discreta, il resto purtroppo per nulla gustoso e soprattutto caratteristico! Abbiamo lasciato più della metà dei piatti di primi, secondi e contorni, perché tra aglio, peperoncino e olio risultava un pasto pesante e nemmeno gradevole.
I bagni sono trasandati, privi di igiene e opportuna manutenzione.
Per niente soddisfatti del pasto non abbiamo avuto certo voglia di testare uno dei dolci presenti nella misera offerta del ristorante (3 dolci classici), esposti in vetrina con un aspetto tutt’altro che invitante.
Il titolare si è dimostrato gentile e abbastanza accogliente ma purtroppo questo non è stato sufficiente a rendere la nostra esperienza gradevole. Il cameriere invece non è stato per niente sul pezzo e ha dimostrato un’attenzione al cliente inesistente.
Ho effettuato la prenotazione sul sito selezionando menu all you can eat a €20. Di all you can eat non c’è nulla a parte acqua e “vino” (se così si può chiamare) e il prezzo è invece di €25 a persona. Rispetto al menù del sito, al ristorante sono presenti 4 primi e 5 secondi oltre a due contorni.
Sorpresa finale: muffa nel tappo dell’acqua...
Essendo una catena molto presente su Roma, ci aspettavamo ben altri standard. Forse siamo stati penalizzati dal fatto che il ristorante si trova in una posizione meno centrale rispetto per esempio a trastevere o piazza navona, tuttavia questo non giustifica in alcun modo una mancanza di cura e attenzione per questo locale, anzi, al contrario danneggia l’immagine del brand.
Dubito fortemente che torneremo qui o in altri ristoranti della catena. Consiglio di dare più attenzione a standardizzare il locale, o altrimenti di chiuderlo se non si riesce a garantire un servizio e un’immagine del locale pari agli altri, quindi proporzionata al prezzo e alla reputazione...
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