La chiesa di S. Giovanni battista prospetta sulla strada litoranea di accesso ai ruderi della città di Tharros, fondata dai Fenici tra l’VIII e il VII secolo a.C. ed estremamente prospera in età punica e romana. Sull’epoca di abbandono della città non si hanno dati certi. Il “Codice Sanjust” (apografo cinquecentesco di un originale del XV sec.) riferisce di un ripopolamento attorno alla metà del Mille, a opera di Navarresi. Nel manoscritto “In Sardiniae Chorographiam”, Giovanni Francesco Fara (morto nel 1591) fissa l’abbandono di Tharros attorno al 1070, quando gli abitanti si sarebbero trasferiti nell’entroterra a Oristano. Nel 1183 un cronista arabo descrive Tharros come una città morta. Il sito del S. Giovanni di Sinis corrisponde a un settore della necropoli fenicio-punica (tombe a fossa del VII sec. a.C.; tombe a camera ipogeica del IV-III sec.). Il perdurare dell’uso cimiteriale dell’area in epoca cristiana è indicato da vari reperti, fra cui una mensa funeraria epigrafica di forma circolare. Con ogni probabilità fra i sette vescovi sardi menzionati in una lettera di papa Gregorio Magno (599) è quello della diocesi di Sines. Il primitivo complesso episcopale (V-VI sec.) andrebbe localizzato nell’“ecclesia sancti Marci” ricordata come titolo in fonti medioevali, da identificare forse nella basilica urbana trinavata con abside a ponente e annesso battistero, di cui si è avuta evidenza archeologica. Il titolo del battistero sarebbe passato al S. Giovanni battista entro la fine del VII secolo, quando il geografo bizantino Giorgio Ciprio distingue fra “Sines” e “Kastron tou Tarou”, probabilmente sulla base della dicotomia instauratasi fra il centro vescovile e la città fortificata. La chiesa di S. Giovanni risulta dalla trasformazione longitudinale trinavata di una chiesa bizantina con pianta a croce inscritta, ascrivibile al VI-VII secolo, della quale sopravvivono il corpo cupolato e i bracci trasversali, voltati a botte con bifore aperte in età protoromanica. I bracci longitudinali furono resecati al rispettivo fornice d’origine; al posto di quello orientale si impiantò l’abside (perfettamente orientata), al posto del braccio occidentale la navata mediana. Qui la volta a botte fu costruita più in alto, senza utilizzare i conci di ammorsatura dell’antica (rimasti infatti in vista), e impostata lungo le cornici dei setti divisori, ad arcate su tozzi pilastri a base rettangolare. Nelle navate laterali le volte a botte scaricano (senza segnare l’imposta) sui fianchi irrobustiti da archi parietali. Sia le strutture d’impianto che quelle di ampliamento sono in grossi conci di arenaria, prelevati dalle mura fenicio-puniche. Nel paramento liscio della facciata si apre un oculo e si pronunciano soltanto i profili semicircolari dei conci di ammorsatura delle volte. Elementi per l’ascrizione di questi interventi struttivi a età protoromanica si ricavano dalle caratteristiche dell’abside, con estradosso del catino rientrante sul filo dell’imposta, dal partito degli archi formerets, dalle bifore nel muro absidale e nelle testate dell’originario braccio trasversale, cui è assegnata funzione di transetto....
Read moreChiesa paleocristiana dedicata a S Giovanni di Sinis. La chiesa, costruita su un'area anticamente adibita a necropoli punica e poi cristiana, fu edificata durante il periodo bizantino a metà del VI secolo: subì un ampliamento longitudinale tra l'IX e il X secolo e si presenta ancora oggi nella sua forma altomedievale che ne fa una delle più antiche della Sardegna. Dedicata a san Giovanni Battista la piccola chiesa si presenta oggi con pianta rettangolare e abside sporgente rivolta ad Este appare costruita in blocchi di spoglio in arenaria a vista presumibilmente provenienti dalle mura dell'antico abitato punico di Tharros che dista poche centinaia di metri dall'edificio. L'interno è organizzato in tre navate separate da tre archi in successione e coperte da volte a botte; al di sopra una piccola cupola; l'illuminazione è assicurata da una finestra ottagonale in facciata e da tre bifore nell'abside che rimandano a modelli diffusi nella aree lombarde e ravennate. Alcuni particolari come le cornici romaniche del transetto fanno supporre un intervento dell'XI secolo, periodo in cui è documentata la presenza di popolazioni navarresi a Tharros, presumibilmente fra il 1050 e il 1070, anno del definitivo abbandono di quella città. Sicuramente nell'XI secolo la chiesa aveva struttura a pianta centrale bizantina a quattro bracci uguali e con la parte centrale sovrastata da una cupola sull'esempio della basilica di San Saturno a Cagliari che fu costruita nello stesso periodo. Solo nel IX-X secolo fu quindi ingrandita con l'aggiunta delle due navate laterali con volte a botte. Recenti scavi hanno portato alla luce un edificio sacro precedente a quello attuale e con abside orientata sempre ad Est e con sarcofagi e sepolture che indicano che la precedente chiesa dovesse essere adibita a basilica sepolcrale paleocristiana. Da segnalare, all'ingresso sulla destra, una squisita acquasantiera con piedestallo in arenaria e conca in pietra finemente lavorata risalente al XVI secolo, traslata della chiesa di San Giovanni Battista di Nurachi per ordine del parroco Don Cano, che porta sullo sfondo in bassorilievo un pesce, stemma della Villa di Nurachi (Pitzalis, 2003). La chiesa è stata oggetto, tra il maggio del 2010 e il maggio del 2012, di un importante progetto di ricerca dove un'innovativa procedura sistematica termovalutativa, messa a punto dal Dr. Gianluca Cuozzo dell'Università di Cagliari, basata su codici e classi da attribuire in funzione al degrado e alla priorità di intervento di restauro rilevati, ha consentito di diagnosticare lo stato attuale di conservazione e di predire la propensione al degrado su base oggettiva, stabilendo l'esatto contesto tecnico che ha provocato lo stato di deterioramento e individuando strategie di contrasto per l'attuazione di un...
Read moreUNA DELLE PIÙ ANTICHE della SARDEGNA 😍 COSA BISOGNA SAPERE: