Se si vuol esser allegramente schedati, proprio come nel periodo fascista, basta recarsi nella casa museo di un antifascista; incredibile ma vero! Almeno così è nella Casa Museo Galimberti, di Cuneo, da quanto appare sul sito comunale e quanto riferitomi, su richiesta, dalla guida incontrata, amministrata dal Comune del capoluogo piemontese.
Andiamo con ordine.
Credevo che, per prima cosa, mi sarebbe stato richiesto il pagamento di un prezzo, sia pur irrisorio, mentre la visita è gratuita. Ciononostante, essa ha ben poco gratificato i sensi, oltretutto ritenendo il costo della capata a un luogo d’arte (a meno che non sia davvero sproporzionato) uno degli ultimi elementi da tenere in considerazione per un complessivo giudizio. Il giro comincia, infatti, dovendo sottostare al racconto preimpostato gestito dalla guida, che lo si voglia (generalmente non lo disdegno, ma una cosa è sceglierlo un’altra è vederselo, oserei dire, irrogato) oppure no. In tal guisa diventa difficile soffermarsi dilettevolmente sulle (pur esigue) opere custodite. La casa ha ospitato tre generazioni, a partire dal nonno di Duccio Galimberti, dalla cui moglie ebbe quattordici figli e che al pian terreno aveva installato la propria tipografia, per passare al padre, Tancredi (politico, anche di livello nazionale, di trascorsi intensi e impegno per la popolazione locale, il quale fu nominato, al culmine della carriera, ministro delle Poste e Telegrafi), dell’antifascista che qui si celebra, giustappunto Duccio, avvocato come il padre. Curiosamente (ma com’era anche in potenza supponibile) l’antifascismo del povero Duccio dovette passare per più di quelle che si fanno credere come simpatie fasciste della sua famiglia di provenienza, e come di esse pochissime se non inesistenti sono, di primo acchito, le tracce nel museo. Discretamente consistenti risultano, invece, le effigie di coloro che remarono, non senza macchia di sangue, per un’annessione manu militari di un regno che niuno aveva attaccato e se ne stava pacifico per i fatti propri, come quello delle Due Sicilie. Rappresentazioni di Garibaldi in primis e Mazzini in secundis, ma anche Cavour, adornano gli spazi di questo luogo, il quale rimane testimone di una vita di famiglia di rilievo, particolarmente per il cuneese. L’ambiente è sufficientemente oscuro, in senso figurato, come si sarebbe potuto immaginare un ambiente, pur professionale e domestico a un tempo, Ottocentesco piemontese: austero, della locuzione cogliendo peculiarmente la parte più seriosa dell’imprinting.
A fine percorso (e qui giunge la nota la quale mi ha sospinto all’attribuzione di una sola stella), la guida mi dice, come nulla fosse, non che avrei potuto, ma che avrei dovuto: 1) rilasciare nome, cognome e numero di telefono, 2) rispondere a un questionario di apprezzamento destinato al Comune, nonché 3) rispondere a un questionario di apprezzamento destinato alla sua cooperativa (l’Itur). Rimango allibito e quando cerco di farle osservare l’assurdità della cosa, invece di riconoscerla “rincara la dose”, aggiungendo essere ormai prassi un po’ ovunque (una pretesa del genere). Peccato non mi abbia comunicato con precisione dove (e a quel punto il partire nella discussione da due piani non combacianti o anche solo viciniori, domanda non mi avrebbe offerto la minima garanzia di inequivocabile risposta), in modo da verificare (ed eventualmente aiutare altri successivi potenziali visitatori).
Malgrado il tentativo di coinvolgere emotivamente l’utente facendo compagnia per tutto il percorso (e qui sta, evidentemente, la tecnica di marketing in uso, che tuttavia contrasta non solo colla costumatezza, altresì con le vere e proprie norme vigenti nel momento stesso in cui si esordisce con ), ho accettato di rispondere (e benevolmente, pur in animo ormai contrariato) al questionario (viziato dalla presenza della guida museale alla compilazione) di apprezzamento destinato alla cooperativa Itur. Al resto, ovviamente, no.
A malincuore, ma decisamente, sconsiglio la visita alla Casa Museo...
Read moremi trovavo a Cuneo per visitare il museo civico e la mostra sulla pop art italiana e per puro caso transitando sotto i portici della enorme Piazza Galimberti ho visto il cartello appeso che segnalava questa casa-museo. l'ora per combinazione coincideva con quella della visita guidata e così, guidata dall'ignoranza più assoluta su ciò che stavo per vedere ma come sempre molto curiosa di tutto quello che è "museo" son salita al secondo piano dove si trova l'appartamento. le scale sono un po' anguste e necessiterebbero di manutenzione. magari una bella riverniciata. l'ascensore è assai vecchiotto. del resto è un palazzo dell'800. con 5 minuti di anticipo un ragazzo molto gentile ha aperto la porta e ho potuto così fare la visita che avviene solo in modo guidato e dura più o meno 40 minuti. si visitano 7 o 8 ambienti. si inizia nel corridoio di accesso allo studio del babbo di Duccio Galimberti, dove viene raccontata la storia di questa famiglia che inizia con il nonno Bartolomeo, tipografo e ideatore di un giornale politico-economico i cui fascicoli sono stati raccolti, rilegati e conservati in questo spazio. l'appartamento è stato pensato per il figlio Tancredi, che potesse qui sia abitare che esercitare la professione di avvocato. Tancredi ebbe due figli, uno ingegnere e l'altro, detto Duccio, avvocato come lui e fondatore della prima brigata partigiana piemontese nel 43. lodevole iniziativa considerando che il padre fu fascista per tutta la vita fino alla morte avvenuta nel 39, dopo esser stato tra le altre cose anche ministro. Duccio assume un ruolo direttivo e viene arrestato a fine 44. viene ucciso prima del processo. il fratello, sopravvissuto alla guerra, ha donato la proprietà al comune di Cuneo con l'intento che casa e enorme biblioteca restassero aperti al pubblico e i testi fruibili. parte della biblioteca si trova nell'ingresso. sono i testi giuridici. la prima stanza è lo studio del padre Tancredi, con la sua macchina da scrivere Olivetti bellissima, il suo cappello a bombetta, il bastone con testa di Garibaldi sul pomello e gli attestati partigiani dei 2 figli alle pareti. si entra quindi nell'appartamento della famiglia, molto sobrio, con i soffitti dipinti a colori vividi, tutti restaurati e rivitalizzati ad eccezione di quello della cucina che è stato mantenuto così come fu trovato. anche i pavimenti in legno sono quasi tutti originali. l'allestimento è stato risistemato così com'era negli anni 20. nei due salotti si possono vedere molti quadri e alcune sculture degli artisti famosi del tempo: Delleani, Olivero, Sacheri, Troubetzkoy, Bistolfi... tra le curiosità si può notare un piatto etrusco. nella cucina sono riuniti i ritratti - fotografie e dipinti - di nonni, genitori e i due bambini. i ritratti di Tancredi e della moglie Alice sono stati realizzati dal Grosso di cui in questo periodo e fino a gennaio si può vedere una mostra su più sedi a Torino - pinacoteca albertina e museo accorsi - e nel suo paese natale Cambiano. una vetrina ospita diverse medaglie e onorificenze di Tancredi. tenerissimo il seggiolone in legno dei bimbi. la visita prosegue nella stanza dove sono collocati la vasca da bagno della madre Alice, alcuni ritratti dei bambini e testi scritti da lei, che oltre che professoressa era anche scrittrice e studiosa. attraverso un vetro è visibile la stanza dei bambini dove attualmente è collocata la gran parte della biblioteca, aperta dal martedì al venerdì dalle 8.30 alle 12 e il mercoledì anche dalle 14.30 alle 17 oppure su prenotazione telefonica. una rampa conduce agli ultimi due ambienti di cui uno ospitava la camera di Tancredi e Alice, oggi vuota. qui si effettuano eventi, laboratori, ecc.
davvero una scoperta piacevole e una storia che merita di essere conosciuta! le visite si svolgono sabato, domenica e festivi alle 15.30 e alle 17 e sono gratuite! consigliatissima!! meriterebbe molta più visibilità. ho consigliato di insistere con chi è responsabile affinchè questa struttura entri nel circuito dell'Abbonamento Musei di modo da avere un po'...
Read moreTancredi Achille Giuseppe Olimpio Galimberti, detto Duccio (Cuneo, 30 aprile1906 – Cuneo, 3 dicembre 1944), è stato un avvocato, antifascista e partigiano italiano.
Fu la figura più importante della Resistenza in Piemonte. Medaglia d'Oro al Valor Militare e Medaglia d'oro della Resistenza, fu proclamato Eroe nazionale dal CLNpiemontese.
Biografia
Figlio di Tancredi (che era stato ministro delle Poste con Giuseppe Zanardelli e poi senatore fascista) e di Alice Schanzer, studiosa e poetessa di origini austriache, gli vennero imposti i nomi di Tancredi, Achille, Giuseppe, Olimpio, ma per tutta la vita sarebbe stato, appunto, Duccio. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza a Torino, esercitò l'attività di avvocato e continuò a svolgere studi inerenti a problemi giuridici. Divenne un valente penalista già in giovane età e, nonostante la posizione del padre, non venne mai a compromessi con il fascismo. Quando giunse il momento della chiamata obbligatoria alle armi, decise di svolgere il servizio di leva come soldato semplice, perché per poter frequentare il corso di allievo ufficiale avrebbe dovuto iscriversi al partito fascista. Mazziniano fervente, negli anni tra il 1940 e il 1943 tentò di organizzare gli antifascisticuneensi. Nel 1942 fu tra gli organizzatori del Partito d'Azione nella sua città, raccogliendo attorno a sé personaggi di antiche convinzioni democratiche e un gruppo di giovani cresciuti nell'ambito delle organizzazioni universitarie fasciste e maturati agli ideali dell'antifascismo. Galimberti venne clamorosamente allo scoperto dopo la destituzione di Mussolini: il 26 luglio del 1943si affacciò alla finestra del suo studio che dava sulla Piazza Vittorio (divenuta negli anni successivi piazza Galimberti in suo onore) e arringò la folla. Intervenne la polizia e le persone che accorsero ad ascoltarlo vennero disperse a colpi di manganello. Nello stesso giorno parlò in un comizio a Torino. Riferendosi al proclama del generale Badoglio gridò: «Sì, la guerra continua fino alla cacciata dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista!». Queste frasi gli causarono subito un mandato di cattura delle autorità badogliane, che fu revocato soltanto tre settimane dopo. L'8 settembre lo Studio Galimberti a Cuneo si trasformò in centro operativo per l'organizzazione della lotta armata popolare, dopo che Galimberti non riuscì a convincere il Comando militare di Cuneo ad opporsi in armi all'avanzata dell'esercito tedesco che stava calando dal Brennero in tutta la penisola. Tre giorni dopo Duccio, con Dante Livio Bianco ed altri dieci amici si recò in Valle Gesso, dove costituì il primo nucleo della banda partigiana Italia Della Guerra (analoga banda viene formata in Valle Grana da Giorgio Bocca, Benedetto Dalmastro ed altri amici di Duccio), dalla quale nacquero le Brigate Giustizia e Libertà. Duccio dimostrò rilevanti capacità di organizzazione e conduzione della lotta partigiana. Egli si occupava tra l'altro del reclutamento di nuovi partigiani vagliando la validità "morale" dei nuovi arrivati. Infatti era altissimo il rischio che fra loro si annidassero delle spie fasciste. Dimostrò inoltre una grande cultura politica e progettuale e, soprattutto, una grande umanità. L'umanità di Galimberti traspariva dal suo tratto, dal suo sorriso, dalla sua saggezza, ed anche dal suo disagio di fronte alle crudeltà, quali erano le rappresaglie ritenute indispensabili sui tedeschi e i fascisti che avessero infierito sulla popolazione civile. Trasferitosi più tardi in valle Grana, alla frazione San Matteo, Galimberti impostò il lavoro di organizzazione delle unità partigiane da cui sarebbero nate le Brigate Giustizia e Libertà...
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