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Ristorante Buonumore — Restaurant in Unione dei comuni della Versilia

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Ristorante Buonumore
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Ristorante Buonumore things to do, attractions, restaurants, events info and trip planning
Ristorante Buonumore
ItalyTuscanyUnione dei comuni della VersiliaRistorante Buonumore

Basic Info

Ristorante Buonumore

Via Marco Polo ang, Vle Gino Capponi, 1, 55049 Viareggio LU, Italy
4.3(248)$$$$
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spot

Ratings & Description

Info

attractions: Pineta Di Ponente, Villino Giacomo Puccini, Viareggio Promenade, restaurants: Ristorante La Casina Pizzeria, Nuova Viareggio, Il Chioscio Brotherhood, Fanatiko, Principino, Il Piccolo Principe, Ristorante Puccini20 Viareggio, Ristorante Cabreo, La Terrazza Bistrot, Ristorante Giardino di Mari - Cucina di pesce
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Reviews of Ristorante Buonumore

4.3
(248)
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5.0
42w

Cucina jazz al top Direte: che c’entra la musica? Il titolo è ispirato all’accoglienza con un sottofondo di buon jazz, che cambierà poi in rythm&blues. Ma il jazz soprattutto vale a metafora della filosofia del cibo in questo eccezionale ristorante di mare. Il jazz è improvvisazione, sorretta da talento e passione, è ritmo tradotto in armonia mai banale, è originalità che valorizza il virtuosismo e la sapiente fantasia degli esecutori. È anima (soul, come bene rende il termine che lo contraddistinse ai primordi, a New Orleans). Tutto quello che si ritrova gustando i piatti al Buonumore. Scordatevi la costruzione dei sapori che – cucina gourmet docet – va di moda. Si ritorna alle origini e si innova nel rispetto dei sapori autentici e naturali. La forza delle proposte gastronomiche sta nella capacità di trattare una materia prima genuina, locale, fresca, con un tocco di genialità, attento a preservarne la verità (e la varietà) attraverso cotture leggere (che non alterano i sapori e conservano i valori nutrizionali) se non crude e l’essenzialità dei condimenti (che non stemperano né, tanto meno, coprono il gusto originario). Il risultato è un’esperienza culinaria unica. Sapori delicati, sapidità che restituiscono l’essenza del mare, morbidità e croccantezze sublimi. Perché, come spiega Simona – che sta ai fornelli a rilanciare e rinvigorire la scuola del babbo Amelio – i fornitori sono tutti produttori di base: pescatori e contadini. Tant’è che, se la pesca non s’è potuta fare per le condizioni atmosferiche, il ristorante non apre. Cucina per palati fini. Non per tutti. Non per chi cerca sapori forti, il salato e gli zuccheri e le salse a colpire le papille gustative, diseducate dal cibo industriale e dalla rincorsa al tradimento della naturalità della nutrizione travestita da originalità. Abbiamo goduto il menu degustazione, percorso tra le delizie offerte dal nostro mare, preparate con cura e amore. Fantastico il piatto dei crudi, cui fa da contrappunto la presentazione delle medesime specialità di mare cotte con mano lieve; leggero e stuzzicante il fritto; fantastico il piatto definito “provocazione”; squisito il sorbetto alla pera; appetitoso e seducente tutto il resto, incluso il pane fatto in casa. Da provare, per chi sceglie di conoscere quel che la natura propone e che rimanda al rapporto tra cibo e territorio, che a Viareggio vuol dire profumo di mare, vini non trattati, verdure e frutta stagionali. Un modo di affinare il palato, di recuperare la dimensione naturale del cibo, di unire il piacere al benessere a tavola. In buona compagnia, perché il mangiare, se non è conviviale, non...

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1.0
2y

I dont leave any star for the food since we didn't manage to eat. As soon as we sat the owner(I gues he was) brought the menu written on a blackboard. We asked info about the plates at which the guy replied he didn't want to explain and that we had to trust him. He then went on saying that in case we didn't like what he was saying we could go somewhere else. We tried to understand the situation but the guys kept on saying that if we didn't like we had to leave. He actually repeated that phrase 4 times!! We just surrendered and left the place. The whole experience lasted no more than 5min and was just hilarious. I guess the guy has mental problems, which actually made me think it wasn't just worth getting mad. The only think I have to say is "I feel sorry...

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3.0
1y

Originalità nel cibo e nell'atmosfera, ma il proprietario rovina l'esperienza.

Il cibo e l'atmosfera di questo ristorante sono senza dubbio originali, su questo non c'è nulla da dire. Tuttavia, il proprietario è un personaggio problematico, il classico esempio di ego eccessivo. La sua filosofia è chiara: o ti dimostri all'altezza del suo ristorante o, secondo lui, sarebbe meglio se te ne andassi. Non è una mia interpretazione: te lo dice proprio in faccia.

La nostra esperienza è iniziata con un monologo infinito e paternalistico su quanto lui, con i suoi 40-50 anni di esperienza in cucina, sia insuperabile. Ci ha quasi obbligato a scegliere il menù degustazione, ovviamente il più costoso, nonostante avessimo espresso il desiderio di ordinare piatti specifici perché non avevamo molta fame. La nostra scelta non è stata per nulla apprezzata. Ci ha definiti "omologati" e "paurosi", persone senza voglia di sperimentare. A quel punto, per lui eravamo già mentalmente catalogati e il rapporto si è fatto impossibile.

Ci ha invitato ad andarcene o a entrare pienamente nella filosofia del ristorante. Eravamo tentati di alzarci e andarcene, ma un misto di educazione, incredulità e spaesamento ci ha trattenuti. Siamo rimasti giusto il tempo di consumare le poche portate ordinate. Ogni tanto tornava al tavolo per provocare, con un'arroganza mai vista. Ad un certo punto, notando il malumore che aveva generato, mi ha addirittura detto che se avessimo potuto leggerci nei pensieri, "uno di noi sarebbe finito all'ospedale"! 😂 E tutto questo senza che io avessi detto quasi nulla di provocatorio, visto che mi interrompeva costantemente per tornare ad adorare il suono della propria voce.

Concludendo, trovo assurdo che con la scusa dello slow food e della cucina ricercata, alcune persone si sentano in diritto di trattare i clienti in modo così irrispettoso. Come se far sentire i clienti a proprio agio non fosse parte integrante dell'arte della ristorazione. E non venga a giustificarsi dicendo che era tutto ironico: l'intento aggressivo era palese. Per finire, il cibo era buono, ma dopo tutta la premessa di eccezionalità che ci è stata fatta, non era poi nulla di così...

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Anna MazzaAnna Mazza
Cucina jazz al top Direte: che c’entra la musica? Il titolo è ispirato all’accoglienza con un sottofondo di buon jazz, che cambierà poi in rythm&blues. Ma il jazz soprattutto vale a metafora della filosofia del cibo in questo eccezionale ristorante di mare. Il jazz è improvvisazione, sorretta da talento e passione, è ritmo tradotto in armonia mai banale, è originalità che valorizza il virtuosismo e la sapiente fantasia degli esecutori. È anima (soul, come bene rende il termine che lo contraddistinse ai primordi, a New Orleans). Tutto quello che si ritrova gustando i piatti al Buonumore. Scordatevi la costruzione dei sapori che – cucina gourmet docet – va di moda. Si ritorna alle origini e si innova nel rispetto dei sapori autentici e naturali. La forza delle proposte gastronomiche sta nella capacità di trattare una materia prima genuina, locale, fresca, con un tocco di genialità, attento a preservarne la verità (e la varietà) attraverso cotture leggere (che non alterano i sapori e conservano i valori nutrizionali) se non crude e l’essenzialità dei condimenti (che non stemperano né, tanto meno, coprono il gusto originario). Il risultato è un’esperienza culinaria unica. Sapori delicati, sapidità che restituiscono l’essenza del mare, morbidità e croccantezze sublimi. Perché, come spiega Simona – che sta ai fornelli a rilanciare e rinvigorire la scuola del babbo Amelio – i fornitori sono tutti produttori di base: pescatori e contadini. Tant’è che, se la pesca non s’è potuta fare per le condizioni atmosferiche, il ristorante non apre. Cucina per palati fini. Non per tutti. Non per chi cerca sapori forti, il salato e gli zuccheri e le salse a colpire le papille gustative, diseducate dal cibo industriale e dalla rincorsa al tradimento della naturalità della nutrizione travestita da originalità. Abbiamo goduto il menu degustazione, percorso tra le delizie offerte dal nostro mare, preparate con cura e amore. Fantastico il piatto dei crudi, cui fa da contrappunto la presentazione delle medesime specialità di mare cotte con mano lieve; leggero e stuzzicante il fritto; fantastico il piatto definito “provocazione”; squisito il sorbetto alla pera; appetitoso e seducente tutto il resto, incluso il pane fatto in casa. Da provare, per chi sceglie di conoscere quel che la natura propone e che rimanda al rapporto tra cibo e territorio, che a Viareggio vuol dire profumo di mare, vini non trattati, verdure e frutta stagionali. Un modo di affinare il palato, di recuperare la dimensione naturale del cibo, di unire il piacere al benessere a tavola. In buona compagnia, perché il mangiare, se non è conviviale, non dona felicità.
Cla GCla G
Siamo stati qua due settimane fa ed è stata da subito l'esperienza più bizzarra in un ristorante mai vissuta. Non in senso positivo. Ci è stato spiegato il menù dal proprietario e non avendo scelto bene (secondo lui) ci è stato consigliato di andarcene. Onestamente mi sentivo in imbarazzo per lui. Arrivati i piatti ci sono stati spiegati nuovamente dal padrone e poi dalla figlia. Dopo 15 minuti in cui osannavano la loro cucina abbiamo finalmente potuto mangiare. Piatti diversi dal solito con pesce molto fresco, difatti comprano solo ciò che arriva in porto. Su questo niente da dire? In realtà no, se uno ha un'allergia non può chiedere niente perché i piatti sono già perfetti così. Evviva l'umiltà. Avendo ancora fame perché le porzioni sono assai scarse e i prezzi assai esagerati, abbiamo ordinato il dolce. Un'altra filippica su quanto siano bravi e unici e finalmente abbiamo potuto ordinare. Altra spiegazione, solo una volta grazie al cielo, e abbiamo mangiato il dessert che era buono ma niente di fantasmagorico. Ora, magari a qualcuno piace essere preso a pesci in faccia ma io quando vado al ristorante pretendo di essere trattata con gentilezza, non con sdegno perché potrei essere uno chef stellato e voi vi permettete di declamarvi i migliori e noi zitti. Il trattamento riservato a un mio ospite è stato indegno, vergognoso e poco professionale. Se si vuole fare i simpaticoni sgarbati bisogna averne le capacità, così si è solo sgradevoli. Aggiungo solo tre cose. Da sempre cucino il pesce senza sale ma se manca lo aggiungo, ne ho la capacità. Sono anni che cucino i dolci con il 40% di zucchero in meno, non avete scoperto l'acqua calda. Il pesce va spinato, mi si è conficcata una spina nel palato, non è stato divertente. Detto questo, probabilmente io e i miei ospiti non siamo la clientela giusta per un locale del genere quindi non torneremo mai più.
LUIGI OSARDILUIGI OSARDI
In passato avevo già scritto una recensione di questo locale ma mi è venuto naturale scriverne una più aggiornata, in seguito alla cena di sabato 18/5/24, per contrastare le tante recensioni negative che ho letto su Tripadvisor. È giusto che ognuno scriva quello che si sente di scrivere ma è importante anche essere equilibrati e onesti. Premetto che conosco e frequento il Buonumore da diversi anni ed ho sempre apprezzato la filosofia culinaria di questo locale. È vero che Amelio non sia un personaggio facile, ma il suo concetto di cucina è davvero interessante. Solo pescato locale (quando c’è il mare grosso o il fermo pesca il locale è chiuso, cosa molto rara per gli altri ristoranti), vietato chiedere sale o olio per insaporire le pietanze perché secondo Amelio il sapore lo devi cercare nel piatto. In cucina da tempo c’è Simona, la figlia di Amelio, che ha preso in mano le redini della cucina in maniera convinta e con ottimi risultati. Questa volta i miei amici ed io abbiamo trovato anche un miglioramento nell’esecuzione dei piatti. Sempre la formula degustazione che con 5 portate propone il concetto di cucina di Amelio e Simona ad un prezzo davvero onesto (45€). Molto buono e saporito il cacciucco viareggino, il crudo con pesci locali, anche molto bello da vedere, il fritto di paranza con cipolle in agrodolce e cartilagine di razza, le polpette di razza e le linguine al pottino (lampreda) che chiude la degustazione. L’unico appunto che ho già fatto anche nelle precedenti recensioni e che ho chiaramente espresso anche di persona è il presentare il piatto di pasta come ultima portata. Interessante la carta dei vini con buone proposte di etichette non molto conosciute e famose ma di grande qualità. Segnalo lo Scopeto di Bibi Graetz, un blend di vermentino e ansolica dell’isola del Giglio, e il vermentino di Candia di Vigne Conti.
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LUIGI OSARDI

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