La premessa è che il cibo è buono. Il problema è tutto il resto. Vi prego di immaginare un gruppo di persone dopo una giornata di convegni che decide di mangiare qualcosa prima di tornare in hotel. Troviamo questo posto con alternative vegetali, perfetto perché due di noi sono vegane. Seduti a tavola ci si trova di fronte al tanto diffuso qr code per il menù, e fin qui nulla di male, fino ad arrivare a comprendere che il piatto te lo devi comporre tu anche qui va bene, se non fosse che da quel momento ci si trova in una sorta di scatola cinese piuttosto assurda. Ci sono i piattini, la loro cucina, componi un tuo hummus, componi la tua pita e non è affatto chiara la differenza. La cameriera cerca di aiutarci, ma tant’é che le difficoltà invece di diminuire aumentano, perché per ogni cosa che scegli ti trovi a dover riempire una serie di caselle anche di tutto ciò che vuoi togliere, e se non lo fai non puoi andare avanti nell’ordine. Per cui qualcuno dei nostri inizia a spazientirsi. Quelli che hanno forse capito un po’ di più cercano di dare una mano agli altri, e quella che avrebbe voluto essere una cena di confronto e socialità tra colleghi diventa un’isolata guerra con i cellulari per uscire da questo labirinto. I camerieri ti avvertono che una volta messo tutto nel carrello, bisogna aspettare di essere tutti pronti per fare l’invio, per cui anche chi è riuscito in qualche modo a finire nell’impresa, sta lì non potendo “dimenticare” il telefono per aspettare gli altri per l’invio. Io volevo solo sedermi a tavola e mangiare qualcosa in serenità. Finito il tutto, vado per inserire nel nostro ordine il vino. Mi dico “questo sarà facile”. Scelgo la bottiglia di quello che si sarebbe rivelato un ottimo vino, ma mi esce un’altra schermata: quanti bicchieri volete? Oddio no, non è possibile, vado per indicare il numero dei bicchieri, peccato che noi siamo 8 ed il massimo indicabile è 6. Quando lo faccio presente vengo anche “corretta” dalla cameriera che con una bottiglia ci si beve in massimo 6. Peccato che io ne avessi ordinate 2 di bottiglie. Ma andiamo avanti, iniziano velocissimi ad arrivare gli ordini, peccato che alcuni di noi, stufi del sistema di ordinazione, ha buttato dentro delle cose a caso pur di fare in fretta, non riconoscendo quindi tempestivamente il proprio ordine una volta arrivato al tavolo; il cameriere ha proprio avuto uno scatto di nervi, sbuffando, imprecando e facendo basculare le porte più del dovuto per tornare in cucina per verificare il piatto. Per uscirne pochi istanti dopo ribadendo che quel piatto lo abbiamo ordinato NOI. Gli diciamo di lasciarlo, che non è un problema. Ma lui è irritato dalla nostra confusione. Ha ragione pure lui, ma non fa piacere anche a me. Ma proseguiamo, poco dopo ci portano le crocchette di melanzane, di chi sono? Silenzio. Ormai la difficoltà dei camerieri e nostra è alle stelle. Ma nessuno ha ordinato le crocchette alle melanzane: due di noi hanno ordinato un piatto che si chiama “crocchette per tutti” e la foto è un qualcosa che ricorda le crocchette a cui siamo abituati. Ma quelle che ci arrivano sono 3 palline nere. Di nuovo, per uscire dalla difficoltà ce le facciamo lasciare al tavolo: erano queste quelle chiamate “crocchette per tutti”. Sì ma che fatica. Ecco, la parola chiave della cena dell’altra sera è proprio “fatica”. E impossibilità totale di rilassarsi. Vuoi solo che finisca e scappare via. Cibo...
Read moreThis is a restaurant located in a quiet area, offering fusion flavors from the Mediterranean cuisine. You can create your plate by choosing all the ingredients according to your own taste, I loved that. In general, I loved all the flavors I chose. My only criticism is that the grilled chicken was too dry, more care should be taken when cooking it. The hummus, vegetables, sauces and pita were delicious. The portion was filling. I also loved the sangira I ordered, it had a fruity and fresh taste. We sat outside. We enjoyed it very much because it was located on a quiet street. The service was fast, the staff was attentive and the prices...
Read moreUn viaggio sensoriale nel Mediterraneo! Ieri sera ho cenato al Micapita, e posso dire senza esitazione che è stata un’esperienza gastronomica indimenticabile. Appena varcata la soglia, si è subito avvolti dal calore e dalla cordialità dei giovani camerieri, che ti fanno sentire a casa con un sorriso. Il locale, situato nel cuore pulsante di NoLo, è pulito, accogliente e luminoso, con un’atmosfera rilassata che invoglia a trattenersi. Per iniziare, ho scelto un carpaccio di salmone accompagnato da una selezione di pita con vari tipi di hummus: una combinazione fresca e cremosa che ha stuzzicato perfettamente il palato. Il piatto principale, però, è stato il vero protagonista: una pita farcita con straccetti di carne di maiale, melanzane in agrodolce, misticanza e una granella al curry. La pita, soffice e fragrante grazie alla lavorazione artigianale, era perfetta per accogliere questa esplosione di sapori. Il maiale, tenero e succoso, si fondeva con la dolcezza speziata delle melanzane e la freschezza della misticanza, mentre la granella al curry aggiungeva una croccantezza sorprendente e un tocco aromatico unico. Ogni boccone era come un viaggio attraverso i sapori autentici del Mediterraneo. E poi il gran finale: la panna cotta al pistacchio. Una vera coccola per il palato, con una consistenza setosa e un gusto intenso e avvolgente, capace di riportarti con la mente ai profumi e ai sapori della Sicilia. L’ho gustata lentamente, assaporando ogni cucchiaio come se fosse l’ultimo. Micapita non è semplicemente un ristorante, ma un luogo intimo dove il cibo diventa un’esperienza per i sensi. È la destinazione perfetta per chi cerca sapori autentici, freschi e creativi nel cuore di Milano. Io tornerò presto… mi sta già venendo...
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