La tradizione, narrata dagli scritti di un gesuita del XVII secolo, vuole che il Colosso, forgiato da tal Polifobo, fosse asportato dai veneziani durante il sacco di Costantinopoli del 1204, e abbandonato durante il viaggio di ritorno sulla spiaggia di Barletta a causa della navigazione resa critica da una tempesta e dal pesante carico. Analisi chimiche inquadrate negli ultimi restauri non hanno riscontrato, però, segni di un'eventuale permanenza in mare della statua.
La versione preferita dagli storici negli ultimi anni proviene da un resoconto del 1279 del frate minorita Tommaso da Pavia. A cavallo tra il 1231-1232 fu infatti rinvenuta, durante degli scavi effettuati dall'imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, una statua colossale: pertanto è possibile che proprio Federico II, appassionato ricercatore di antichità e impegnato nella renovatio imperii, abbia fatto trasportare in Puglia la preziosa statua.
Le uniche notizie certe e documentate del Colosso risalgono invece al 1309, quando i domenicani di Manfredonia chiesero e ottennero da Carlo II d'Angiò il permesso di asportare e fondere gli arti della statua, situata a quel tempo presso la dogana di Barletta, per farne delle campane per la loro chiesa. Infatti recenti studi hanno attestato che almeno la testa e il busto della statua sono originali, mentre le gambe sono posteriori.
La statua rimase nella dogana del porto di Barletta fino al 1491 quando, su commissione dei cittadini di Barletta, rifatte le gambe e le braccia dallo scultore Fabio Alfano di Napoli in forma molto differente dallo stile originale, venne posta nella sua attuale collocazione sotto il Sedile del Popolo, una loggia marmorea a sesto acuto di epoca rinascimentale edificata sulla parete orientale della basilica del Santo Sepolcro e abbattuta nel 1925. L'identificazione tradizionale e popolare con l'imperatore Eraclio I (610-641), collegato alla statua per aver recuperato la Vera Croce contro i Sasanidi, va scartata decisamente per ragioni stilistiche.
Sono state proposte queste identificazioni:
Valentiniano I (364-375); Teodosio I (379-395); Arcadio (395-408); Onorio (395-423); Marciano (450-457); Leone I (457-474); Giustiniano I (527-565). La difficoltosa identificazione ha recentemente ottenuto una possibile soluzione con l'ipotesi che l'imperatore raffigurato sarebbe Teodosio II, mentre il committente sarebbe stato il suo cugino e genero Valentiniano III, il quale aveva con l'imperatore d'Oriente un debito di riconoscenza per essere stato posto sul trono d'Occidente da Teodosio in opposizione all'usurpatore Giovanni. Un indizio importante è la presenza sul diadema della statua di un gioiello di arte gota, riconducibile a Elia Eudossia, figlia di un generale goto e madre di Teodosio II. La raffigurazione di un uomo di trentotto-trentanove anni è compatibile con l'età di Teodosio all'epoca del matrimonio di Valentiniano con Licinia Eudossia, figlia di Teodosio. Nel 439, infatti, Teodosio celebrava il trentennale del regno, e nell'agosto di quello stesso anno Licinia dava alla luce una figlia e veniva elevata al rango di Augusta: uno di questi due eventi sarebbe stata l'occasione giusta per erigere una statua al padre dell'imperatrice, che deteneva un'effettiva superiorità sul genero e collega...
Read moreTra i vari monumenti della città di Barletta, uno dei più rappresentativi è proprio Eraclio, detto anche il Colosso. Dai suoi concittadini viene affettuosamente chiamato “ARE’ ”. Varie sono le ipotesi sia sulla sua provenienza che sulla sua identità iconografica. L’ipotesi più accreditata è che il “Colosso” sia approdato, a seguito di un naufragio, in circostanze oscure, sulle coste della città di Barletta, nel 1204. Esso doveva far parte del carico di una nave veneziana che faceva ritorno in Patria. La statua molto probabilmente doveva essere stata trafugata dai Veneziani a Costantinopoli, dopo la quarta Crociata. Successivamente, gli arti della statua bronzea furono fusi per ottenerne delle campane per la nuova chiesa dei Padri Predicatori di Manfredonia. Nel 1491 gli arti furono rimessi al posto e la statua fu collocata, su un basamento di cemento, nel luogo ove si trova attualmente. Relativamente alla sua identità, il colosso dovrebbe rappresentare l’effigie di un imperatore: Teodosio il Grande (383-395 a.C.), Valentiniano I (364-375 d.C.) o Eraclio I (610-641 d.C.) Una singolare leggenda caratterizza questa statua bronzea alta oltre 5 metri. Tramandataci dai nostri nonni, in forma orale, è stata man mano riveduta e corretta, affascinando comunque sempre sia i grandi che i piccini. Di questa bellissima leggenda, si conoscono varie versioni. Quella che noi conosciamo è la seguente: “Si narra che, tanti anni fa, ci fosse stato un tentativo di assedio alla città di Barletta da parte di un esercito nemico. Barletta, non avendo i mezzi per fronteggiarlo, tentò di salvarsi con uno stratagemma. Fece in modo che l’esercito nemico fosse ricevuto, fuori dalle porte della città, da un gigante di nome Eraclio. Quest’ultimo, furbescamente, si presentò agli invasori in lacrime. Alla loro curiosità l’energumeno, in un pianto dirotto, riferì di essere stato scacciato dalla città in quanto era il più piccolo e pertanto non adatto alla battaglia. Spaventato dal racconto, l’esercito nemico, temendo di trovare a Barletta una città popolata da giganti, pensò bene di dirottare le proprie mire espansionistiche verso altri lidi. Barletta...
Read moreThe Colossus of Barletta, an awe-inspiring marvel of ancient sculpture, stands tall and proud in the heart of Barletta, Italy. My eyes are immediately drawn to the colossal bronze statue, which embodies the strength, valor, and rich historical tapestry of this ancient city. At over five meters in height, it exudes an air of grandeur, captivating all who lay their gaze upon it. This magnificent masterpiece, believed to depict Emperor Heraclius or possibly a Roman emperor, transports us back in time to an era of noble warriors and majestic rulers. The Colossus of Barletta truly encapsulates the essence of history, invoking a sense of admiration and wonder that ignites the passion within every...
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