La chiesa, iniziata nel 1251 faceva parte del complesso conventuale degli Umiliati, un ordine giunto a Firenze da Alessandria nel 1239[1].
Anche se la loro regola era stata approvata da papa Onorio III, l'ordine si era costituito nell'ambito dei movimenti pauperistici ai limiti dell'eresia. Gli Umiliati si affermarono come congregazione laica maschile e femminile, dedita alla perfezione evangelica e alla povertà, ma specialmente al lavoro che era parte integrante della vita dei religiosi, impegnati soprattutto nella lavorazione della lana e del vetro[1].
A Firenze gli Umiliati si stabilirono prima fuori città, presso San Donato in Polverosa, quindi presso la chiesetta di Santa Lucia (1251), estendendo gradualmente le loro proprietà fino a comprendere un oratorio sul borgo (cioè su una strada fuori della vecchia cinta muraria), dove fecero costruire la loro chiesa ad honorem Sanctorum Omnium e il convento; il complesso venne portato a termine dal 1278 al 1294[2].
La zona era particolarmente adatta alla lavorazione della lana, perché all'altezza della porta alla Carraia, dove il Mugnone sfociava nell'Arno, c'era un'isoletta che formava un canale utile per ricavare l'energia idraulica per mulini e gualchiere. Per favorire tale sfruttamento, gli Umiliati costruirono la pescaia di Santa Rosa, insieme a un ricco sistema di canali. Il loro convento era dunque un vero e proprio centro del lavoro organizzato e il paesaggio urbano circostante venne caratterizzato da edifici legati all'attività produttiva dei religiosi, assieme alle case per gli artigiani ed ai tiratoi dove si "tirava" la lana, cioè la si lavava dopo la tintura e la faceva asciugare. Per il loro prestigio, alla fine del Duecento gli Umiliati furono chiamati a ricoprire importanti cariche pubbliche. Intanto la chiesa si andava arricchendo di opere d'arte di straordinario pregio, grazie anche al mecenatismo delle famiglie del quartiere, che avevano raggiunto una solida posizione economica e sociale[1].
All'inizio del Trecento la chiesa era così ricca da intraprendere un prestigioso programma decorativo, che aveva il fulcro nell'attività di Giotto: intorno al 1310 veniva posta sull'altar maggiore la Maestà ora agli Uffizi, la Croce dipinta e, dal distrutto coro dei monaci, la Dormitio Virginis oggi a Berlino.
In quegli anni Ognissanti era anche un fervido centro dell'attività politica repubblicana: qui si radunarono i congiurati contro Giano della Bella, tra i quali c'era anche Dino Compagni.
Nel Quattrocento, lavorarono in Ognissanti Sandro Botticelli (che nella chiesa è sepolto) e Ghirlandaio[1].
In particolare il Ghirlandaio era stato assoldato dalla famiglia Vespucci, di cui faceva parte anche il famoso Amerigo, il navigatore che diede il suo nome all'America. Per loro affrescò una Pietà e una Madonna della Misericordia e anche l'Ultima Cena nel refettorio[1].
Il Cinquecento: i Francescani Modifica Durante il secolo successivo gli Umiliati cominciarono a diminuire di numero e di prestigio, anche per il cambiamento del panorama artigianale della città, orientato ora sulla lavorazione della seta piuttosto che della lana.
I francescani portarono arredi ed opere d'arte in loro possesso e soprattutto una venerata reliquia di san Francesco D'Assisi, il saio che il santo avrebbe indossato nel 1224, quando ricevette alla Verna le stimmate (la reliquia da qualche anno è stata trasferita nel santuario della Verna)[1].
Subito vennero iniziati dei lavori di ristrutturazione: vennero costruiti i due chiostri, e la chiesa fu riconsacrata nel 1582 e intitolata a San Salvatore ad Ognissanti, in onore della primitiva sede dell'ordine nella chiesa di Monte alle Croci[1].
Ai primi del Seicento fu decorato il chiostro. Nel 1627 la chiesa fu ristrutturata internamente su disegno dell'architetto Matteo Segaloni con l'aiuto esecutivo di Sebastiano Pettirossi, su incarico di Ferdinando II de' Medici, con rinnovamenti radicali che determinano l'aspetto odierno...
Read moreThe complex was originally a monastery of the Umiliati. There were plenty of Renaissance highlights starting in the cenacolo with Domenico Ghirlandaio's fresco of the "Last Supper" from 1480. It is recognised as the most significant depiction of the Last Supper until that of Michelangelo. It is in excellent condition and a lovely work. There was good text explaining the significance of the various items - birds, food, etc. The cloisters also had partially preserved, nice (non-scary) frescoes. The church was built in 1250 but largely rebuilt in the 1600s. There is a large painted cross in the church which is attributed to Giotto. In the Sacristy there are 14th century frescoes - one attributed to a follower of Giotto and a "Crucifixion" by Taddeo Gaddi. The main church has three frescoes by Domenico Ghirlandaio and another by Botticelli. They were even well-illuminated. Botticelli is buried in the church, as is Napoleon's younger sister, Caroline (she was Queen of Naples during her...
Read moreThis is a surprising find, steps from the Westin and the St Regis hotels but rarely visited. The church is small but pleasant. There is a good collection of art here, although the crucifix by Giotto is now in the Uffizi gallery.
The church is best known for three things: Amerigo Vespucci, Columbus's mapmaker who named America, is buried here - his family donated a lot of money to the church, buying a chapel and frescoes of themselves. Second, the artist Sandro Botticelli is buried here, although it's easy to miss the seal making his tomb (look for the sun in the wall to the right of the altar). Lastly, the robe of St. Francis of Assisi is here -- not just any robe, but supposedly the robe he wore when he received the stigmata.
There is an additional bit of history here: Napoleon's sister Caroline, once the Queen of Italy, is buried here. Her story is worth reading although the tomb is a simple affair.
While not on the A list of sights to see, it is definitely...
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